C’era una volta, nell’economia, un fine causale
che forniva regole; pur essendo un output, organizzava modi di fare, per fare
al meglio: il bisogno. Con tal target, le cose nell’economia trovavano il modo
di fare gruppo mediante aggregazioni semplici, poste in sequenza
lineare. Coppie causali, giust’appunto, tenevano insieme l’insieme:
(produzione/occupazione), (lavoro/reddito), (reddito/spesa), (spesa/domanda),
(domanda/offerta). Il rapporto di necessità tra i congiunti appariva evidente.
Il lavoro forniva il reddito per fare la spesa affinchè la domanda potesse
acquistare l’offerta e generare ricchezza: l’efficacia sorprendente.
Parte del mondo lasciava così l’atavica fame;
l’altra parte ci sta provando.
Cotanto fare, lineare e rettilineo, fece tanto.
Tanto pure che, circa la
metà del cibo prodotto nel mondo - due
miliardi di tonnellate circa - non viene consumato e finisce nella spazzatura.
Sta scritto in un rapporto curato dalla britannica Institution of Mechanical Engineers.
Dice pure Danny Dorling, professore di geografia alla Oxford University: “ oggi
giorno possediamo circa sei volte più roba rispetto ad una generazione fa, che
si tratti di vestiti, mobili, tecnologia o soprammobili”.
Quando infine i pubblicitari e gli uomini del marketing si
mettono a sollecitare le emozioni, le passioni, finanche l’esperienza per dar sprone all’acquisto, siamo ben oltre
il bisogno.
Quando questo si mostra, cambia tutto: hanno più bisogno i
produttori di vendere che i consumatori di acquistare.
Si fa finta di niente!
Così quando i Consumatori, oltre che affrancati
da quel bisogno, si trovano in tasca pure portafogli sgonfi: patatrac!
Essì patatrac, perché quel perfetto congegno di
fluidità, che muove, tutto si inceppa. La successione ordinata salta, quella
lineare si incrina; l’equilibrio va in stallo.
Per metterci una pezza si fa e rifà il già fatto:
prima col credito facile che diventa debito, poi con zaffate di reflazione per
non far scendere i prezzi; persino con la riduzione del costo del lavoro che
spreme salari e stipendi; non paghi, ancora con la riduzione del ciclo di vita
dei prodotti, con l’automazione dei processi,in ultimo con la riduzione del ciclo del lavoro.
Essipperchè, annullato il bisogno che
forniva direzione al processo economico
si naviga a vista. Pur rimettendo insieme i frammenti di quelle coppie
scoppiate non si vede granchè.
Lo dice
persino Joseph Stiglitz: “ci sono situazioni tali che
bisognerebbe cercare nuove soluzioni, un nuovo pensiero economico.”
Appunto, proviamo con un pensierino:
Scoppiate nella deflagrazione, il
determinismo che teneva assieme gli accoppianti, si fa indeterminato.
L’occasione è ghiotta, si possono ricomporre accoppiate che non t’aspetti, dove
le cause si fanno effetti e gli effetti cause.
La sequenza Reddito/Spesa, per esempio, solo invertita mostra
il vero. E’ la spesa che trasformando il valore delle
merci, altrimenti svalutate, in ricchezza genera reddito.
Invertita così pure quella Lavoro/Reddito.
Essipperchè, quel reddito fa la spesa,
consuma; occorre riprodurre , si crea lavoro.
Lavoro, appunto, funzione del reddito.
Si scambiano le parti pure in quella vecchia
coppia domanda/offerta quando i consumatori, senza bisogno, offrono
spudoratamente la voglia di acquistare a chi ha bisogno di vendere. Così la
domanda si fa offerta per un’offerta che domanda.
Questo accade nel mondo alla rovescia, dove il sistema produttivo da lineare aperto
si fa circolare e continuo, la produzione fornisce l’input al ciclo mentre
l’output della spesa lo rende perpetuo.
Le nuove relazioni di coppia vanno rese istituto.
Per tutta risposta le vecchie coppie, ancora agenti, continuano
a dettare le regole: in questo modo si è generata la crisi; così la si rende
perpetua.
Mauro Artibani
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