Se la spesa privata, quella delle Famiglie, fa il
60% del Pil beh, che ci piaccia o no, la vita deve essere spesa a fare la
spesa: boia chi molla!
Già, chi molla?
Beh, quando il reddito
disponibile delle famiglie italiane nel 2013 torna ai livelli di 25 anni fa
mollano proprio queste. l'Ufficio Studi di Confcommercio evidenzia che, nel
2013, il reddito disponibile e' pari a 1.032 miliardi di euro, rispetto ai
1.033 del 1988.
C’è dell’altro, fate mente a quante nuove merci sono
arrivate sul mercato dall’88 ad oggi.
Sommate le due cose: lo squilibrio si mostra patente
tra quanto abbiamo in tasca e quanto di più si deve acquistare per fare
crescere quel cacchio di Pil.
Indi per cui poscia,
nel 2013 il potere d'acquisto pro capite delle famiglie si riduce dell'1,3% sull'anno precedente,
registrando una caduta complessiva rispetto ai valori pre-crisi del 2007 di
quasi il 13%.
Poi c’è il danno collaterale: la tendenza ad assorbire nel
risparmio la diminuzione del reddito si è interrotta nel 2013 quando, alla
caduta del potere d'acquisto delle famiglie, si è accompagnata una riduzione
più marcata della spesa per consumi pro-capite.
Beh, quando Nomisma dice tutto questo non scopre l’arcano,
scopre invece l’ovvio.
Ovvio, appunto: senza soldi non si canta messa.
E qui viene il bello.
Essipperchè, nella vita spesa a fare la spesa sta
l’affare!
Il meccanismo economico viene tarato su questa
regola; quello produttivo, attraverso il quale tutti guadagnano, funziona
proprio tenendo al centro quella spesa per la quale si produce, senza la quale
non si ri-produce.
Ei, ei, noi siamo gli addetti a quella spesa e
quando quella spesa, che fa tutto questo, costa più delle nostre capacità di
acquisto, qualcuno dovrà finanziare quel costo.
Qualcuno chi?
Tutti quelli che ci guadagnano. Essì, toccherà
guadagnare dal loro guadagno!
Loro, d'altronde, avranno da guadagnare solo se noi guadagneremo per poter spendere.
Massì! Pressappoco una partita di giro!
Approposito di partite, abbiamo già il 60% di
possibilità di vincere il mondiale e possiamo ancora migliorare.
Mauro Artibani