giovedì 31 luglio 2014

LA CRISI, FACCIAMO ORSU’ UN RIPASSINO


Ci sono  precari equilibri nel ciclo economico produttivo, che la crisi ha fatto saltare e che si fa prepotente rimettere in sesto cambiandone i connotati.
Essipperchè, quando la crisi mostra il meccanismo dello scambio impallato, in quel ganglio vitale del mercato, stanno assieme un’offerta un eccesso ed un difetto di domanda. Sovraccapacità produttive e sottocapacità di consumo svalutano il valore delle risorse economiche, impiegate dagli agenti economici coinvolti nel ciclo.
Già, le risorse economiche: quelle che gestisce l’impresa per organizzare i fattori della produzione, quelle che impiega chi lì vi lavora; quelle insomma che, con il sovraprodotto, non trovano più adeguato ristoro economico. Inadeguato ristoro, appunto, che sottrae al ciclo pure l’impiego di quelle risorse che danno focillo al potere d’acquisto: il tempo, l’attenzione, l’ottimismo, atti prodromi a tenere attivo lo scambio; vieppiù scarsi, anzi scarsissimi. Valore appunto!
Hic et nunc, si verifica lo sconquasso che balza alla vista sbirciando tra i dati Istat: Tra il 2007 e il 2013 la produzione industriale scende del 25%; il reddito disponibile reale delle famiglie italiane diminuisce del 13 % in termini pro capite, tornando ai livelli del 1988, mentre la spesa per consumi scende del 10 per cento. C’è pure la montagna di debiti dei Paesi della zona euro che ha raggiunto all'inizio dell'anno un nuovo livello record. Eurostat  al  lo fissa al 93,9% rispetta al Pil.
Sconquasso, appunto, negli equilibri fra chi lavora nell’impresa operando a fini di lucro e manca di poter lucrare e chi, con l’azione di spesa, quel lucro lo genera. Differenza, questa, ratificata dagli esattori che, con il prelievo diretto, tassano il lucro dei primi; con quello indiretto il lavoro che genera il lucro dei secondi.
Massì, quel lucro: il guadagno o reddito che dir si voglia, che regola lo scambio tra gli agenti economici, si fa garante per ripristinare gli equilibri produttivi ripristinando
la redditività delle risorse impiegate; quelle di tutti!
Già, il reddito, quello che la crescita genera e il Pil misura. Pur mal allocato, ancora una montagna di soldi che se, riallocato per remunerare chi giust’appunto con la spesa remunera, smaltisce sovra/sotto capacita per tornare a rendere massimo il profitto nell’impiego dei fattori produttivi. Pure quelli del lavoro.
Toh, quel che serve per andare oltre la crisi
Mauro Artibani www.youtube.com/embed/EuIbyHel0FM

venerdì 25 luglio 2014

UNA VECCHIA STORIA VESTITA DI NUOVO



Nell’Europa la crisi si mostra così: si riduce la produzione industriale, oltre 20 milioni di disoccupati, il clima di fiducia dei consumatori nell’Europa sta a -10,9 dicembre 2013. Il debito pubblico, quello che a Maastricht vogliono al 60%, nel 2013 sta all’87,4 e oggi ancor più su.
Buio pesto! Bisogna fare, e presto, qualcosa!
In pompa magna lo dice il presidente designato della Commissione europea Jean-Claude Juncker: Investimenti per 300 miliardi di euro per rilanciare l'economia e creare posti di lavoro. I fondi dovrebbero arrivare dalle risorse di bilancio, dalla Banca europea di investimento e dal settore privato ed essere utilizzati per “banda larga e reti energetiche, infrastrutture nei trasporti, investimenti in istruzione, ricerca e innovazione”.
Eggià, così si fa occupazione e crescita.
Magari ridando spinta alla produzione manifatturiera, quella che darebbe lavoro se non avesse già ridotto la produzione perché sovraccapace.
Già, allora a quella digitale che di lavoro ne da meno, mettendo però altre merci sul mercato?
Possono così quegli sfiduciati, perché disoccupati o per chi lavora, frenati da un  insufficiente reddito, affacciarsi al mercato per acquistare merci ancorchè nuove?
Se poi non si vende, nè si acquista il prodotto, quale prelievo fiscale verrà prelevato per diminuire il debito? Debito, anzi, che dovrà aumentare se si vorrà dare soccorso a quelli che, già sfiduciati, saranno pure alle corde.
Bene, in quel che si mostra non v’è chi non veda come per fare la crescita  si renda indifferibile la pratica dell’acquisto.
Occhio allora Lor Signore d’Europa e agli astanti: la crescita si fa poco con la produzione, molto invece con la spesa; proprio quella spesa che smaltisce quelle sovraccapacità che fa nuovamente produrre, che crea lavoro, occupazione, reddito; che intercetta pure quel prelievo fiscale che riduce il debito.
Se tanto mi da tanto allora quei 300 miliardi, ammesso che si trovino, vanno riallocati magari per remunerare chi, facendo la spesa, può fare quei miracoli.
Mauro Artibani

giovedì 17 luglio 2014

LA CRISI DEL PARI E DISPARI


Continua a calare la spesa delle famiglie italiane. Nel 2013 la spesa media mensile per famiglia è scesa del 2,5%, calando a 2.359 euro, a fronte di un'inflazione all'1,2%. I livelli di spesa sono inferiori a quelli del 2004, pari a 2.381 euro: si torna così indietro di 10 anni. Lo ha comunicato l'Istat.
Due le tipologie familiari più colpite dalla contrazione dei consumi: le famiglie operaie e quelle in coppia con due figli.
Strano?
Beh, strano sarebbe se questo non accadesse, dal momento che il reddito disponibile delle famiglie italiane nel 2013 torna ai livelli di 25 anni fa. L'Ufficio Studi di Confcommercio evidenzia che, proprio nel 2013, il reddito disponibile e' pari a 1.032 miliardi di euro, rispetto ai 1.033 del 1988.
Se dico questo ingiustizia mi ficco nella diatriba con la giustizia, se mi spingo oltre intravvedo buoni e cattivi.
Tocca all’Etica, dipanare le diseguaglianze.
Attenzione però, maneggiare con cura. Quando quell’uguaglianza si fa legge  vieta a ricchi e poveri di dormire sotto i ponti: gulp!
Guardiamo oltre, occupiamoci di disparità. Massì, quella diseguaglianza privata dell’istanza morale.
La disparità, appunto, quella che fa premio di reddito alla capacità produttiva di chi lavora; di tutto il lavoro.
Quella, che quelli di Occupy wall street, gridano: l’1% incassa oltre il 50%  di quel reddito!
Quella che si intravvede dentro l’Impresa nella differenza di oltre 400  punti di retribuzione tra chi comanda e chi obbedisce.
Così come salgono a 700 mila gli assegni mensili Inps superiori a 3 mila euro. Molti i poveri: in 2,1 milioni ricevono appena 305 euro al mese.
In mezzo ci stanno pure due milioni di italiani sono con una pensione sotto i 500 euro, mentre altri 6,8 milioni stanno sotto i 1000 euro.
Bene, se tutto questo appare ingiusto, si mostra ancor più stupido; economicamente molto stupido!
Essipperchè questo sgraziato remunero è il frutto dei redditi erogati dalle imprese a chi lavora per produrre merci, risultati insufficienti per smaltire quanto prodotto.
Et voilà: Offerta in eccesso, domanda in difetto!
Dove sta la capacità produttiva, che ha organizzato in tal modo i processi, di chi ha intascato il malloppo?
Non basta. Se quelli della bassa propensione al consumo hanno i portafogli gonfi di non speso e quelli con alta propensione non hanno in tasca quanto serve per essere propensi, appunto, a spendere chi diavolo ha allocato in tal modo le risorse di reddito cheppur il sistema economico genera?
Beh, una soluzione si intravvede: La crescita si fa con la spesa. Così viene generato reddito, quel reddito che serve a fare nuova spesa. Tocca allocare quelle risorse di reddito per remunerare chi, con la spesa, più remunera.
Così, non più dispari, Pari!
Così il meccanismo economico può ritrovare equilibrio!

Mauro Artibani

giovedì 10 luglio 2014

LA SCOMMESSA PERSA DELLA PRODUTTIVITA’


La vulgata nazionale inneggia al miglioramento della produttività aziendale, costi quel che costi, per andare oltre la crisi.  Cosa buona e giusta che quel miglioramento debba passare, anche, per la riduzione del costo del lavoro.
 Come si ottiene? Beh, ad occhio e croce: con l’automazione dei processi produttivi  si riducono gli occupati , diminuisce il clup. Si può pure tener fermo il remunero del lavoro, come avviene da illo tempore, pure qui giù il clup.
Beh, detto fatto a giudicare dai numeri che mostra l’Istat: Tasso di occupazione tra i 15/64 anni sta al 55,6%;
a maggio il tasso di disoccupazione al 12,6%, in aumento di 0,1 punti percentuali su aprile; quella giovanile sta al 43%.

Orbene, ora così conciati, diamo volgarmente un’occhiata a dove ci si va a ficcare.

Con in giro meno redditi da lavoro, vieppiù pure insufficienti ,questo rende l’impresa più produttiva?
Non lo mandano a dir, le associazione dei consumatori Adusbef e Federconsumatori: "Cosa gravissima  che ha contribuito a far diminuire in termini complessivi il potere di acquisto delle famiglie, sceso del 13,6 % dal 2008, ciò ovviamente comportando una forte contrazione del mercato solo nel biennio 2012-2013 di -8,1%, pari alla colossale cifra di 58 miliardi".
E quando questo accade, accade pure che si riduce il prelievo fiscale, aumenta il debito pubblico; per mettere un freno lo Stato riduce le prestazioni di welfare erogate.
Fiuuuuuu, toccherà pure ad altri pagare dazio.
Se ne avvede Marco Venturi, presidente di Confesercenti  che scalpita:
"Nel 2014 un pensionato 'medio' perderà 1.419 euro di potere d'acquisto rispetto al 2008. Sono oltre 118 euro in meno a mese, sottratti a consumi e ai bilanci delle famiglie. Che sempre più spesso sono sostenuti proprio dai pensionati diventati, durante la crisi, pilastri del welfare familiare". 
E nell’impresa?
Beh, accade che il tornaconto della produttività si muta in sovraccapacità: danno insomma!
Si dirà: ma la produttività è produttività!
Già e quella produttività sarà in grado, contenendo il costo delle merci, di rifocillare quel potere d’acquisto al fin di rendere produttivo pure il fare di quelli che fanno la spesa?
La scommessa sta tutta qui e ad oggi sembra perduta!

Mauro Artibani

sabato 5 luglio 2014

LE PIETRE D’INCIAMPO DELLA CRISI


Dove si è ficcata la crisi?
La crisi si scorge  nel blocco del meccanismo dello scambio del mercato che ha reso l’offerta in eccesso e la domanda in decesso. Sta qui l’oggi; qui perdono tutti.
Ieri, tutt’un'altra musica: le politiche di reflazione , di tutti i tipi, in tutte le salse, messe in campo per decenni, hanno alterato il meccanismo di formazione dei prezzi per far funzionare quello scambio necessario per tenere attivo il ciclo economico.
Orbene chi ha tratto vantaggio da quella manipolazione?
L’Economia!
Già, l’economia però è l’ Ente; tra gli Esseri che la organizzano, invece, chi ha intascato il malloppo?
Quelli che fanno la spesa? Beh, se il reddito disponibile delle famiglie italiane nel 2013 torna ai livelli di 25 anni, fa come riferisce  l'Ufficio Studi di Confcommercio, con un reddito disponibile pari a 1.032 miliardi di euro, rispetto ai 1.033 del 1988.
Acqua, acqua!
 Quelli che lavorano  per fare merci e servizi?
Beh, il Centro studi Unimpresa sulla base dei dati Istat dice che: “Superano i 9 milioni  le persone in difficoltà in Italia. Ai disoccupati vanno aggiunte fasce di lavoratori con condizioni precarie: i contratti di lavoro a tempo determinato, quelli part time, quelli a orario pieno; ci sono pure i lavoratori autonomi part time, i collaboratori e i contratti a tempo indeterminato part time”.
Acqua, calda!
Ci sono infine quelli che con la produzione fanno profitto. Sono, c’è da scommetterci, tra gli High Net Worth Individual, coloro che possiedono asset da investire per 1 milione di dollari o più, al netto di residenza principale, collezioni, beni consumabili e beni di consumo durevoli. Nel mondo alla fine dell'anno passato erano 13,73 milioni, con una crescita del +15% sul 2012. I patrimoni disponibili agli investimenti di questi supericchi sono aumentati di quasi il 14% per raggiungere il record di 52.620 miliardi di dollari. E' quanto ha rilevato il World Wealth Report 2014.
Fuoco, fuoco.
Sbircia, sbircia, si scorge che anche l'Italia ha seguito il trend globale di crescita dei milionari, segnando una crescita degli Hnwi pari al 15,6%, un trend superiore alla media europea, e raggiungendo quota 203.200 nel 2013, rispetto ai 175.800 del 2012.
Bene,  tra acqua, fuoco e fuochini fatui una domanda rimbomba prepotente: se chi lavora trova difficoltà a racimolare reddito; se quelli della spesa mancano del denaro  sufficiente a farla; quelli del profitto per quanto ancora potranno approfittare di una congiuntura non più favorevole?
Occorrerà fare attenzione, la strada del domani tutt’altro che liscia, risulta lastricata da pietre d’ inciampo!
Mauro Artibani