Nell’Europa la crisi si
mostra così: si riduce la produzione industriale, oltre 20 milioni di
disoccupati, il clima di fiducia dei consumatori nell’Europa sta a -10,9 dicembre
2013. Il debito pubblico, quello che a Maastricht vogliono al 60%, nel 2013 sta
all’87,4 e oggi ancor più su.
Buio pesto! Bisogna
fare, e presto, qualcosa!
In pompa magna lo dice il
presidente designato della Commissione europea Jean-Claude Juncker:
Investimenti per 300 miliardi di euro per rilanciare l'economia e creare posti
di lavoro. I fondi dovrebbero arrivare dalle risorse di bilancio, dalla Banca
europea di investimento e dal settore privato ed essere utilizzati per “banda
larga e reti energetiche, infrastrutture nei trasporti, investimenti in
istruzione, ricerca e innovazione”.
Eggià, così si fa
occupazione e crescita.
Magari ridando spinta
alla produzione manifatturiera, quella che darebbe lavoro se non avesse già
ridotto la produzione perché sovraccapace.
Già, allora a quella
digitale che di lavoro ne da meno, mettendo però altre merci sul mercato?
Possono così quegli
sfiduciati, perché disoccupati o per chi lavora, frenati da un insufficiente reddito, affacciarsi al mercato
per acquistare merci ancorchè nuove?
Se poi non si vende, nè
si acquista il prodotto, quale prelievo fiscale verrà prelevato per diminuire
il debito? Debito, anzi, che dovrà aumentare se si vorrà dare soccorso a quelli
che, già sfiduciati, saranno pure alle corde.
Bene, in quel che si
mostra non v’è chi non veda come per fare la crescita si renda indifferibile la pratica
dell’acquisto.
Occhio allora Lor Signore
d’Europa e agli astanti: la crescita si fa poco con la produzione, molto invece
con la spesa; proprio quella spesa che smaltisce quelle sovraccapacità che fa
nuovamente produrre, che crea lavoro, occupazione, reddito; che intercetta pure
quel prelievo fiscale che riduce il debito.
Se tanto mi da tanto
allora quei 300 miliardi, ammesso che si trovino, vanno riallocati magari per
remunerare chi, facendo la spesa, può fare quei miracoli.
Mauro Artibani
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