Il problema della disoccupazione
continuerà ad attanagliare l’economia mondiale. In futuro, ci sarà
sempre meno lavoro nel mondo mentre la disoccupazione sembra
destinata ad aumentare nei prossimi due anni, soprattutto nei Paesi
emergenti.
Lo dice l’Organizzazione
internazionale del lavoro secondo cui, tra due anni, il numero di
disoccupati a livello mondiale supererà quota 200 milioni.
E allora? Allora ci si attrezza:
In Svizzera la data del referendum per
un reddito minimo è stata decisa. Il governo l’ha fissata al
prossimo 5 giugno 2016. Potrebbe essere un giorno epocale per il
paese, il primo paese al mondo in cui i cittadini saranno chiamati ad
approvare o a bocciare la creazione di un sistema che garantisca uno
stipendio a tutti: 2.500 franchi svizzeri al mese; ai bambini
dovranno bastarne 625.
I sostenitori ritengono che il piano
abbia l’obiettivo di porre fine al legame tra occupazione e
reddito.
Essipperchè, a meno che non ti venga
offerto un lavoro che non c'è oggi, ancor meno domani, si può
venire retribuiti per alzarsi tardi al mattino, dar sfogo agli
hobbies, andare a zonzo: tanto paga Pantalone!
Giust'appunto, l’iniziativa
costerebbe alla Svizzera quasi 190,48 miliardi di euro l’anno. Più
della metà della somma verrebbe raccolta attingendo alle tasse,
mentre il resto verrebbe erogato dal sistema svizzero di assistenza
sociale.
Di qua dalle Alpi si tenta di fare
pressappoco la stessa cosa. Un reddito minimo di circa 320 euro al
mese: è questo il nuovo sussidio a cui starebbe pensando il ministro
del lavoro, Giuliano Poletti che dice “È un cambiamento radicale
perché nel nostro Paese non c’è mai stato un istituto unico
nazionale a carattere universale per sostenere le persone in
condizione di povertà. Vogliamo dare a tutti la possibilità di
vivere dignitosamente. È una riforma che vale almeno quanto il Job's
act“.
Già, quei jobs che prima del valore
mostrano il costo: 12 miliardi di soldi pubblici in tre anni.
Bando alle ciance: Un reddito minimo
che integri quei redditi da lavoro, insufficenti o mancanti, per fare
quella spesa e fare la crescita con i soldi di quel Pantalone che,
per tenere i conti in ordine, con una partita di giro taglia l'altra
spesa, quella pubblica?
Cui prodest?
A quel lavoro che manca perchè fatto
dalle macchine? Ad erogare quei servizi pubblici indifferibili? A
smaltire quell'altrimenti sovrapprodotto?
Ciancia per ciancia, se si sconette il
reddito dall'occupazione si rischia di remunerare l'ozio;
sconnettendo invece il potere d'acquisto dal reddito da lavoro può
venire remunerata l'azione. Quella del fare la spesa. Tutt'un'altra
musica se il profitto, guadagnato dai beneficiati dalla spesa,
rifocilla i beneficianti: non viene appesantito il Clup, migliora la
competitività dell'impresa remunerante, si tiene attivo il ciclo
economico.
Mauro Artibani
Nessun commento:
Posta un commento