Nell'area euro oltre un attivo su sei,
il 18 per cento, risulta coinvolto dal problema della disoccupazione
o della sotto occupazione. Lo rileva la Banca centrale europea, che
in un riquadro di analisi, del bollettino economico, solleva rilievi
sui parametri di catalogazione internazionali sui disoccupati, quelli
stabiliti dall'Ilo (l'Ufficio sul lavoro dell'Onu) a cui si attiene
anche Eurostat e gli enti di statistica nazionali.
Occhio, emerge che i recenti
miglioramenti del mercato del lavoro appaiono più limitati di quelli
del solo tasso di disoccupazione.
Il tasso di disoccupazione mostra il
sotto utilizzo del lavoro. In base ai criteri Ilo, i disoccupati sono
catalogati come tali se, primo, non hanno una occupazione, secondo,
sono pronti a iniziarne una entro due settimane e, terzo, mostrino di
essere impegnati in una ricerca attiva del lavoro.
"Tuttavia, definizioni più ampie
potrebbero risultare rilevanti per soppesare la complessiva carenza
del mercato del lavoro, in particolare guardando a due gruppi. Il
primo è quello di coloro che sono senza lavoro ma mancano degli
altri due requisiti. Il secondo è quello di coloro che lavorano a
tempo parziale, laddove preferirebbero lavorare a tempo pieno".
Attualmente il primo gruppo, a livello statistico, viene incluso
negli inattivi, il secondo negli occupati.
"Sommare le stime della
disoccupazione e della sotto occupazione, con misure più ampie della
disoccupazione, suggerisce che la carenza complessiva del mercato del
lavoro coinvolge il 18 % della forza lavoro. Questo livello di sotto
utilizzo - rileva la Bce - è quasi il doppio del valore fotografato
dal tasso di disoccupazione, che attualmente si attesta al 9,5 %".
Gulp!
C'è dell'altro, il tasso di
occupazione della popolazione di età compresa tra i 15 e i 64 anni
nell'Ue sta al 65%. Gasp!
Maledizione, la Bce dopo averlo stimato
e detto, continua a voler fare le nozze con i fichi secchi con i suoi
obiettivi di politica monetaria e di normalizzazione dell'inflazione.
Dispone un meccanismo che consente, a
quelli del credito, di offrire a debito denari a chi,
disoccupato-inoccupato-sottoccupato, non ne ha e che non dispone del
merito di credito per prenderli. Si, è vero che la crescita
economica non si fa con il lavoro; si fa con la spesa però.
Già, proprio con quelle azioni
monetarie che mirano a portare l'inflazione al 2% tagliando ancor di
più il potere d'acquisto: robe da matti!
Un momento: secondo quanto evidenziato
da un report del World Economic Forum, "il 65% dei bambini
attualmente alle elementari domani farà un lavoro che oggi non
esiste".
Toh, magari, Il lavoro di consumazione?
Beh, se remunerato, almeno loro,
potranno così fare la spesa per fare la crescita economica.
Robe da matti?
Mauro Artibani
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