Mi venga un colpo! Per abbattere il gap
dell'output occorre adeguare il potere d'acquisto al fine di poter
smaltire quanto si è prodotto, così viene riportato il meccanismo
produttivo in equilibrio che, gira e rigira, genera tutta la
ricchezza possibile.
Ennò! Quelli dell'Output gap working
group*, una "Giuria" di giudiziosi che giudica ma non giura
sul giudicato, non ci stanno.
Tra il lusco e il brusco li senti
sussurrar: se tutti hanno venduto e tutti hanno acquistato non stiamo
nel migliore dei mondi possibili. Essipperchè, così si acquista
pure il vecchio, il malfatto, magari anche il più costoso. Così la
voglia di migliorare la produttività e la capacità competitiva
delle Imprese va a farsi friggere!
Okkei, siamo alle solite. D'accordo,
non mi sottraggo, ho in casa i Led come tutti ma.... l'emozione del
lume di candela, vuoi mettere... intriga e se smucinando nel
borsellino trovo un soldino la voglio e quella cera la piglio.
Intriga al tempo dell'Ikea, che ha
cambiato i connotati all'abitare, pure un mobile artigianale.
Intriga anche andare a cena "dar
bugliaccaro" pure dopo quel McDonald's che ha uniformato il
mangiare.
Ehivoi del calcolo esoterico, che
intendete misurare il divario della crescita, ce la farà il
miglioramento produttivo a braccetto della competitività di quelle
Imprese a tenere al massimo la produttività totale di capitale e
lavoro dell'intero sistema, se restan fuori quelle merci invise a
voi?
Orbene se, quel seduto su una sedia
impagliata mangiando casereccio al lume di candela, sembra ledere
l'assoluto "produttività/competitività", mi tocca
rammentare come non stia nella merce il valore ma nel lavorio, nei
bisogni, nelle voglie, nelle emozioni e nelle passioni di Tizio; nel
fare i conti poi tirar fuori il borsellino, infine spendere.
Giust'appunto, il valore non sta dentro
la merce; sta invece nella soddisfazione di quelle "voglie";
nell'esser scarse e che quello stesso tizio disponga del denaro
necessario per poterla acquistare. Valore, insomma, che si mostra
solo nel gesto del prezzo pagato.
Altro che il valore della produzione
potenziale; schiava del consumo potenziale che, suddito della spesa
potenziale, subisce il ricatto del potere d'acquisto reale. Già,
quel misero reale che resta in tasca quando le Imprese dopo aver
strizzato il Clup,** riducendo il lavoro e/o il salario,
trasferiscono la ricchezza, generata dalla spesa, per mal remunerare
i fattori della produzione.
Bella no?
Dunque, care Vestali dell'output per
ridurre quel gap e poter fare il "Pil massimo" non basta
ben produrre, s'ha da fare ben la spesa; per farla tocca avere in
tasca i denari sufficienti e, piaccia o meno, acquistare tutto quel
che passa il convento, magari disponendo, alla bisogna, in
portafoglio delle USUP. Si, quelle Unità di Spesa per Unità di
Prodotto.
Chi le paga? Beh, chi ha ancora in
magazzino scorte di quel "ben prodotto" e non vuole
svalutarle.
A meno che... non si voglia continuare
a surrogare il Pil con il debito. Quello complessivo globale ha
raggiunto 247 mila miliardi di dollari nel primo trimestre del 2018.
Lo riporta l'Institute of International Finance, precisando nel suo
Global Debt Monitor che l'incidenza dell'indebitamento totale
rispetto al Pil globale ha raggiunto il 318%.
*Quelli che sul loro sito scrivono:
"Il divario del PIL o l'output gap è la differenza tra
output potenziale e output effettivo. La produzione potenziale è il
livello di produzione che può essere raggiunto quando l'economia
funziona a piena capacità e i fattori di produzione sono quindi
utilizzati a livelli non inflazionistici."
** Clup: costo del
lavoro per unità di prodotto
Mauro
Artibani, l'economaio
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