"Mi preoccupa che quasi un quarto
dei giovani europei under-25 non riesce a trovare un lavoro. In
Italia e Portogallo più di un terzo dei giovani sotto i 25 anni è
disoccupato. In Spagna e Grecia sono più della metà".
Il tono affranto è quello di
Christine Lagarde. Poverina.
Lei, a capo di quel Fondo Monetario
Internazionale che concorre alla gestione dei processi
economico/produttivi globali, si preoccupa.
Già, i Giovani, quegli uni e trini
senza quattrini, ahi ahi ahi!!
Niente paura, è solo l'inefficienza
del mercato.
Uni?
Sono quella categoria sociologica,
concentrato di vigore e salute.
Trini?
Si, trini perchè:
Primo, sono istruiti come mai chi li ha
preceduti;
Secondo, sono dotati di appannaggio
relazionale come mai prima d'ora: software ed App che li connettono a
tutti e tutto;
Terzo, l'Economia dei Consumi li
arruola, il loro credo:“la vita spesa a fare la spesa”. Ci
credono, la fanno.
Eggià, capitale umano, sociale e di
spesa a “più non posso”.
Sono loro la più grande concentrazione
di risorse del sistema economico.
Disoccupati, dissipano per intero quel
capitale; si abbatte così la produttività di quel sistema.
Lecito chiedere conto ai governatori di
tali processi per tanta insipienza: ben oltre il dirsi preoccupati,
ben oltre i bonus.
Non è finita.
C'è di più e peggio: Sono i
pensionati e gli over 64 a mantenere quasi invariato il livello di
reddito in tempi di crisi economica mentre a soffrire di più sono i
giovani con meno di 34 e i lavoratori autonomi.
Il Supplemento al Bollettino economico
diffuso da Bankitalia sui 'Bilanci delle famiglie italiane nel 2012'
evidenza come il reddito medio dei cittadini con più di 64 anni sia
salito oltre quota 20.236 euro, contro 17.800 euro a persona.
Rispetto all'ultima rilevazione del 2010, inoltre questa fascia d'età
e' l'unica ad aumentare il proprio reddito (era 20.116 due anni fa).
Parallelamente crolla il reddito delle generazioni più giovani, che
scende intorno a 15.829 euro, quasi 1500 euro in meno l'anno rispetto
alla rilevazione del 2010. Per i giovani inoltre, la Banca d'Italia
rileva la condizione di vulnerabilità dovuta al mercato del lavoro
che li penalizza in entrata e che distribuisce per questa classe di
eta' stipendi più bassi.
Ad occhio e croce, insomma, ad
insipienza si somma insipienza.
Raccapezziamoci: se la crescita
economica si fa con la spesa e quei giovani prodighi hanno meno
reddito per farla, rispetto agli attempati temperanti che già ne
fanno meno, ci sarà ancora meno crescita.
Ricapitolando, quando lavorano hanno
occupazioni impertinenti, precarie, mal retribuite che producono due
invidiabili risultati:
Nel breve termine, meno spesa genererà
invenduto che non farà riprodurre, mancherà il lavoro,
l'occupazione ed il reddito;
Nel lungo termine, disporranno di meno
contributi previdenziali e assistenziali, avranno da lavorare più a
lungo con meno reddito, avranno pensioni da fame.
Eggià, nel lungo termine perchè con i
progressi in campo medico, questi giovani così conciati avranno da
vivere fino a cento anni.
Altolà, che nessuno provi ad imprecare
contro l'iniquità per gli squilibri che qui si mostrano. Vi è di
più, molto di più: trattasi della stupidità economica
nell'utilizzo delle risorse produttive che oggi sottoutilizza e
impoverisce i giovani, per poi domani impoverire tutti.
Si, tutti, proprio tutti!
Mauro Artibani
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