Quando
i redditi mancano di dare sostegno alla domanda che smaltisce l’offerta di
merci la macchina economica si ferma.
Si
dirà: ma c’è l’aiuto del credito. Ennò, quello si è prima fatto debito, poi ha
fatto sboom!
Si rende
indispensabile mettere in campo opzioni di risarcimento in grado di
ripristinare l’efficienza del meccanismo dello scambio. Conditio sine qua non
per uscire dalla crisi.
Si intravvedono operose
azioni che attrezzano business; strategie di prodotto che il mercato apprezza e
prezza.
Dentro quelle officine si
scorgono fatti nuovi: vendono i consumatori, acquistano produttori,
commercianti e nuovi consumatori. Il mondo alla rovescia.
L’attenzione, il tempo,
l’acquisto: le merci esposte.
L’attenzione: venduta dagli
spettatori di format di ogni tipo, pagata con l’intrattenimento full time e
senza canone; il prodotto che le televisioni commerciali vendono ai
pubblicitari.
Stessa cosa con le free
press: la notizia cattura l’attenzione del lettore, ceduta al pubblicitario,
produce utili in parte restituiti al lettore con l’informazione quotidiana e il
costo zero: guadagno 365 euro l’anno.
«Parli gratis se ascolti
pubblicità»: efficace il business di quelle compagnie telefoniche che
retribuiscono l’ascolto di reclame mentre si dialoga con chicchessia. Un bel
guadagno.
Pure
il tempo è denaro: Ikea confeziona merci in scatola di montaggio, mobili da
assemblare; chi li acquista e li monta vede retribuito il tempo del suo lavoro
con un prezzo imbattibile. Ikea rinuncia a parti di utile per fare business;
pure il consumatore fa business.
Sondaggisti che retribuiscono il tempo di chi compila il
questionario.
Ci
sono agenzie che acquistano dati su abitudini, gusti, vezzi: il non tutto ma di
tutto dei consumatori; buoni per confezionare prodotti ad hoc da vendere a
quella stessa gente. Ci sono altri tempi e pure luoghi dove si accatastano
merci in eccesso: due volte l’anno con i saldi, tutto l’anno negli outlet. Lo
smercio di merci invendute fa l’affare: vendere l’istanza dell’acquisto
guadagna sconti esilaranti dal 20 al 70 per cento.
Tutto questo accade, altro
ancora si può fare.
Affari consumer-to-business:
il risparmio degli italiani, seppure in fase di contrazione e mal impiegato,
ammonta a 6 mila miliardi di euro. Offerto a investitori professionali capaci
di extra rendimenti, oplà, per ogni uno per cento in più, 60 miliardi nelle
tasche dei consumatori.
Affari
consumer-to-consumer: vendere l’acquistato e non usato. Il valore raddoppia, la
stessa merce fa due volte prezzo; non si impegnano nuove risorse, non si
smaltisce; guadagna chi vende, guadagna il prezzo più basso chi acquista,
migliora la redditività del reddito.
Business anche con il
peer-to-peer: occasioni per tutti senza spesa che rimpinguano il reddito. Sharing
il suffisso d’ordine, poi i prefissi: house, file, video. C’è pure il
coach-surfing.
Mauro Artibani
Nessun commento:
Posta un commento