Quando i redditi, erogati dalle Imprese a chi lavora
per produrre merci, si sono mostrati insufficienti ad acquistare quanto
prodotto, si è generato un pericoloso squilibrio. Fin quando il credito ha
surrogato quell’insufficienza si è fatto finta di niente. Quando quel credito
sparso nel mondo ha confezionato per ogni dollaro 3,7 di debito si è impallato il meccanismo
dello scambio. L’offerta si è fatta in eccesso, la domanda in difetto.
La crisi sta tutta qui. Anzi peggio, nasce da questo
squilibrio, si perpetua con l’aggravarsi dello squilibrio.
I Policy-maker di questo mondo, dopo tanti
arzigogoli più o meno ineffettuali, per uscire dal guado, sembrano convergere
su un punto: spingere gli investimenti.
Cacchio, gli investimenti.Quali? di chi? Come?
Verosimile che tocchi a quelli delle Imprese
sovraccapaci e con i magazzini pieni;
a quelli che governano Stati messi all’angolo dalla
riduzione del gettito fiscale che fa aumentare deficit e debito; finanche a quelli
dell’ industria finanziaria squassata dai crediti incagliati, frutti amari di
“investimenti” sballati.
Sant’iddio toccherebbe, insomma, per compito
d’istituto, proprio a quegli agenti che mancano
di agio per poter agire, peggio di così…..
Vuoi vedere che toccherà fare l’inverosimile per
rimettere in pristino un equilibrio decente?
Vuoi vedere che toccherà aguzzare uno sguardo
traverso per vedere oltre?
Si, oltre, dove ci sono altri agenti che hanno
risorse che, quando agite per il meglio, garantiscono l’equilibrio proprio nel
cuore del sistema: nel meccanismo dello scambio.
E qui si mostra il danno, l’impiego delle loro
risorse produttive, che fanno buona parte della crescita, risultano
imbolsite dal debito d’ossigeno
reddituale.
Bolsi si, pure però affrancati dal bisogno. Eggià, questi
non bisognosi, di quanta sprone possono disporre per fare esercizio e rassodare
la pancetta?
Ad occhio e croce, tanta quanta ne consentirebbe un adeguato
portafoglio.
Tanto quanto i nuovi bisognosi hanno convenienza che
quel potere d’acquisto venga rassodato.
Tanto quanto serve, insomma.
Beh, quei 1.560 mld di euro l’anno, per esempio, che
pur in mezzo alla crisi ci stanno. Basta riallocarli in modo da togliere alibi
ai pancettari e smaltire il bisogno di smerciare per chi vende; con un
rimpinguato prelievo fiscale far fare al pubblico la spesa che gli spetta. E ci
vogliamo rovinare, se resta pure il resto, si possono disincagliare i crediti
di quelli del credito per farli tornare ad investire in prestiti e guadagnare.
Se poi, come misura l’Fmi, scorgendo persino la
relazione inversa che vige nell’economia dei consumi tra spesa e occupazione, un
punto di Pil aumenta di uno 0,6% l’occupazione giovanile, beh… allora tocca proprio
fare fitness, senza se, senza ma.
Mauro Artibani
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