In netto aumento il reddito disponibile
e il potere d’acquisto delle famiglie italiane. Questo si dice oggi
all’Istat. In evidenza soprattutto l’aumento marcato del potere
d’acquisto delle famiglie nel primo trimestre 2016 (+1,1% rispetto
al trimestre precedente) sotto la spinta della dinamica dei prezzi
con il deflattore implicito dei consumi delle famiglie, sceso in
termini congiunturali dello 0,3%.
Su base annua la capacità di spesa
sale del 2,3%, il rialzo maggiore dal secondo trimestre del 2007,
grazie proprio all'effetto positivo sul potere d’acquisto delle
famiglie del calo dei prezzi.
Il Reddito disponibile aumenta, ma i
consumi sono fermi.
Tatatà: Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici italiane risulta in aumento dello 0,8% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono rimasti invariati.
Tatatà: Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici italiane risulta in aumento dello 0,8% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono rimasti invariati.
Indipercuiposcia, la propensione al
risparmio delle famiglie consumatrici risulta pari all’8,8%, in
aumento di 0,8 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.
Il tasso di investimento delle famiglie
consumatrici nel primo trimestre 2016 è stato pari al 6,2%,
invariato sia rispetto al trimestre precedente, sia rispetto al
corrispondente trimestre del 2015. Tale stabilità, a livello
congiunturale, riflette una flessione degli investimenti fissi lordi
(-0,4%) ed un aumento del reddito lordo disponibile (+0,8%).
Cavolo, hanno più soldi in tasca ma
spendono meno!
Attenzione, non sono nè mosci nè
pazzi anzi, stanno facendo quel ch'è nel loro tornaconto.
Se non c'è luce in fondo al tunnel
della crisi e loro sono affrancati dal bisogno, indebitati, fanno di
necessità virtù. La virtù di non spendere, tanto per spendere se
manca la necessità di farlo e così mettere fieno in cascina per,
magari, inverni ancor più freddi.
Che tutto questo piaccia o meno,
tant'è!
C'è pure altro però. Ecchè altro.
Proprio quello che non si legge dalle note dell'Istat: la
svalutazione del valore. Quel valore che i consumatori attribuiscono,
con l'acquisto, alle quelle merci idonee ad assolvere al bisogno e
veppiù scarse. Gli affrancati dal bisogno stanno, come si vede, in
sciopero e quelle merci saranno ancor meno scarse.
Sciopero che nessuna istituzione può
precettare e che solo i produttori delle merci possono disinnescare.
Come? Rimettendo i loro debiti,
rimpinguando oltre il debito i loro portafogli!
Solo così a quei dannati satolli
mancheranno alibi al non far nulla.
Mauro Artibani
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