mercoledì 28 ottobre 2020

APPROPOSITO DI DEBITO, QUELLO MISURATO DALL’IMPRONTA ECOLOGICA.

Dannazione, sai quando passa la storia e non t’accorgi. Giust’appunto l'Earth Overshoot Day, quello che indica il giorno nel quale l'umanità consuma interamente le risorse prodotte dal pianeta nell'intero anno. Quest'anno, a causa della crisi economica dovuta al lockdown, la data di inizio ufficiale del nostro debito con il Pianeta risulta scaduta il 22 agosto; nel 2019 era stata il 29 luglio. Da quel dì e per il resto d’anno, il mondo userà più risorse di quelle che la Terra genera. La dannata misura viene calcolata per “impronta ecologica”, quell’indice statistico che confronta l’impiego umano delle risorse naturali con la capacità della Terra di rigenerarle; il costo insomma pagato dalla Terra per generare la ricchezza che si ritiene necessaria a far star bene chi l’abita. Ricchezza che viene generata nello scambio tra chi produce e chi consuma. Ricchezza, tra l’altro, già abbondantemente surrogata con il debito; vieppiù con il credito preso a prestito dalla Terra dopo l’overshoot day che la indebita. Per il calcolo si stima l’area, biologicamente produttiva, necessaria a rigenerare le risorse impiegate per produrre merci e ad assorbirne i residui delle merci consumate. Si dirà, dando forza al paradosso: questo è il prezzo da dover pagare alla condizione benestante. Già, come a voler dire possano esistere pasti gratis. Ennò cocchi se domanda ha da esserci, per generare con la spesa la ricchezza, domanda sia: ecosostenibile, ipoenergivora, riciclabile, ignuda di packaging sfrontati. Il costo? Beh, in parte risibile se nel mondo benestante, che più lascia l’impronta profonda, si è affrancati dal bisogno ed il 70% della spesa viene fatta invece per dar ristoro ad emozioni, passioni finanche esperienze; di certo fungibile con il prezzo di un bel tramonto, andar per lucciole, passeggiare sul bagnasciuga. Tra i vantaggi, oltre l’aver un passo meno pesante nel calcare la terra, v’è pure il poter migliorare il potere d’acquisto. Essissignori questo, prima o poi, potrà accadere in un mondo nel quale vige la regola che si guadagni in ragione dell’efficienza e della produttività dell’esercizio reso. Un esercizio di consumazione di tal fatta consente di migliorare l’impiego delle risorse dalla terra; ridurne il debito che l’indebita, poterla accortamente ancora usare. E… quel potere d’acquisto migliorato, dite? Beh, cos’altro voler di più da un potere così, che da verbuccio di fila si fa sostantivo, per l’efficienza e la produttività che mette in campo! Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

mercoledì 21 ottobre 2020

DI QUESTI TEMPI, PRIMUM VIVERE DEINDE PHILOSOPHARI

Primum vivere, deinde philosophari. Thomas Hobbes la metteva così. D’accordo, allora primum quella spesa, resa indifferibile per generare la ricchezza di cui si ha bisogno per poter vivere la vita; una vita fatta così rende necessaria nuova produzione e lavoro, prodromi per generare nuova spesa. Si, così nuova ricchezza e continuare a poter vivere; con il prelievo fiscale racimolato si finanzia la quella spesa pubblica che, garantendo l’istruzione, la sanità, la sicurezza, la prevenzione, la dotazione infrastrutturale, rende ancor migliore la vita. Poi, senz’attendere che finisca il primum, magari per intestarsi la paternità del tutto, s’insinua di soppiatto un assunto di “senso”. Beh, frutto più che del philosophari, di una combutta di economisti che, nel far “theoria”, trova la summa nel paradigma che attribuisce alle Imprese la generazione di tutta quella ricchezza pur senza, di fatto, averla generata. Tant’è! Incassato il malloppo tocca loro doverlo trasferire: con gli utili, a sè medesime; con il salario a chi per esse ha lavorato. Incuranti nell’allocare se, quel potere d’acquisto - generatore del malloppo, trovi il ristoro adeguato per potersi riprodurre. Bene seppur, nell’economia della produzione, tutto questo un sense l’ha avuto; diventa nonsense in quella dei Consumi tanto che, di fronte ai fatti che scuotono proprio la generazione della ricchezza, le imprese non si raccapezzano. Essì, quando, il 10 ottobre del ’20, reclamano un cambio di paradigma per la politica economica e, per bocca del patron Bonomi, nel paragrafo dedicato alle policy per la crescita, dicono: “Dall’inizio degli anni Novanta a oggi, dopo ogni crisi, l’Italia si è adagiata su ritmi di crescita man mano più modesti. In termini di PIL pro-capite, con la crisi da COVID-19, l’Italia è tornata ai livelli di fine anni Ottanta.” Cavolo…. rei confessi se, in questi 30 anni, si è generata penuria! Approposito, ai quei combutti dottrinari non sembra andare meglio se, il premio Nobel 2020 dell'Economia, viene assegnato agli statunitensi Paul R. Milgrom e Robert B. Wilsom "per i miglioramenti che hanno approntato alla teoria delle aste e l'invenzione di nuove forme di aste". Bella no? Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 13 ottobre 2020

LA PANDEMIA SCOPRE LE CARTE DEI CARTOMANTI

La pandemia, il Killer; l’Istat, imperterrita, il pandemonio lo indaga, stilando i dati: per le famiglie diminuisce il reddito e cresce la propensione al risparmio. Fosca a dir poco appare la fotografia dell’economia italiana scattata nel trimestre del pandemonio. Nel periodo compreso fra aprile e giugno 2020, infatti, il reddito disponibile delle famiglie risulta diminuito del 5,8% rispetto al trimestre precedente, con un calo dei consumi arrivato all’11,5%. Non paga, mette il dito nella piaga: “Diminuisce il reddito e cresce la propensione al risparmio” poi precisa come “per le famiglie italiane il periodo più duro del lockdown abbia coinciso con un incremento di 5,3 punti per la propensione al risparmio (al 18,6%).” Sono calati, insomma, sia i redditi sia i consumi in modo più che proporzionale a causa di un aumento della prudenza da parte delle famiglie. Oddio, prudenza…. forse, sapienza; ancor di più, lungimiranza! Si, mira lungo la famiglia, diamo un’occhiata. Sa di essere affrancata dal bisogno, tanto da non poter esser presa per fame; come sa che della spesa che gli tocca fare, per fare i 2/3 della crescita, son consumi superflui. Sa, insomma di esser forte, così come sa che non potranno esserlo allo stesso modo i figli. Che fa? Beh, se mette i soldi al pizzo per spizzarli domani ai suoi “piezz‘e core” fa mancare l’acqua ai pozzi e aspetta che finisca il pandemonio. Può! Chi non può? I cartomanti, per esempio, che continuano a dare le carte di quella reflazione che falsa i prezzi ma non funziona. No, Presidente Bonomi, lasci stare; non ricominci con l’accusa di “pregiudizio antimpresa”. Stavolta no. “E’ il mercato bellezza”, niente scuse per non far fare il prezzo al valore produttivo della forza di quel fare la spesa, che dovrà pagare chi avrà tutto da guadagnare, altrimenti… beh, faccia Lei. Uff… dal momento che il tempo stringe, se prima lo pensavo, ora ho dovuto dirlo. Tutto d’un fiato! Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 6 ottobre 2020

IERI, OGGI E DOMANI POI ANCORA IERI

In tutto il mondo le chiusure dell’economia, adottate per contenere la diffusione del coronavirus, sono costate care ai lavoratori, in particolare nei Paesi a medio-basso reddito. Secondo le ultime stime dell’Organizzazione internazionale del Lavoro, nei primi nove mesi dell’anno, i redditi da lavoro nel mondo si sono ridotti di ben 3.500 miliardi di dollari, ovvero del 10,7% rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Un dato che non tiene conto delle misure di sostegno diretto ai redditi messe in campo dai governi – benché adottate prevalentemente nei Paesi più ricchi del pianeta. Le evidenze raccolte da quelli dell’ILO hanno potuto confermare come gli interventi di spesa pubblica, nei mesi della pandemia, sono riusciti a tamponare la perdita dei redditi da lavoro e delle ore lavorate. Uno stimolo fiscale aggiuntivo nella misura dell’1% del Pil annuo riduce la perdita delle ore lavorate dello 0,8%. Tuttavia, sebbene i pacchetti di stimolo fiscale abbiano svolto un ruolo significativo nel sostenere l’attività economica e ridurre il calo dell’orario di lavoro, si sono concentrati nei paesi ad alto reddito”. Pure l’Ufficio Economico Confesercenti, sulla base di elaborazioni condotte su dati Istat, Svimez e SWG, fa i conti, in casa nostra però: “Cig, bonus e sostegni fiscali non bastano a mettere al riparo i redditi degli italiani dalla tempesta Covid. E, nonostante la mole di aiuti introdotta dallo Stato, alla fine dell’anno le famiglie si troveranno a perdere ciascuna in media -1.257 euro l’anno, per un totale di 32 miliardi di euro di reddito annuale, bruciati dall’emergenza sanitaria e dal conseguente rallentamento economico. Un problema visto che gli italiani hanno risposto alla riduzione dei redditi incrementando la prudenza. E fanno le formiche, aumentando il risparmio e praticando tagli draconiani alla spesa. Che, nel solo semestre trascorso, è scesa di -2.304 euro.” Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nel suo intervento al Festival dell’Economia di Trento fa i conti, confronta poi stima: ″È vero che da noi la situazione sembra più contenuta rispetto ad altri paesi ma i consumi sono frenati; c’è un risparmio che non è più forzato dal periodo di chiusura ma è legato alla precauzione che tiene bassi i consumi. C’è uno stato di incertezza complessivo che ci accompagnerà per un certo periodo ma nessun economista ha la sfera di cristallo. Non siamo in grado di prevedere il futuro”. D’accordo, la sfera di cristallo no; lo specchietto retrovisore, per poter intravvedere oggi quel che non si è voluto vedere ieri e poter stimare il domani, forse si. Chi oggi con la spesa deve far la crescita, non può non dover rammentare quando ieri i padri non abbiano dovuto aiutare noi figli a star meglio e dover considerare come invece ci toccherà oggi farlo con i nostri, perché quel benessere che si va rincorrendo per il domani sembra appartenere ad un inesorabile ieri. Dunque, quel non visto può esser raccontato così: nel mercato si è progressivamente generato lo squilibrio tra un’offerta sovrabbondante e una domanda che, per smaltire quel sovrappiù, ha finito con l’affrancare i consumatori dal bisogno. Da qui a perdere slancio la crescita, poi l’occupazione, il lavoro e il reddito… beh questo il minimo di quel che possa capitare. Approposito, per non esser tacciato di voler menar il can per l’aia, la dico in un altro modo: la crescita viene generata dalla spesa talchè vi è stato, vi è, vi sarà più valore nell’esercizio del consumare che in quello del produrre. Questo valore deve trovare remunero per non dover ricorrere ancora al debito. Occhio, dentro l’economia di mercato stanno i remuneratori. Governatore, solo un mercato liberato da quei lacci reflativi che conosce a menadito, troverà il modo di fare il prezzo giusto di quel valore. Temo altrimenti debba continuare a scorgere ancora per molto quello “stato di incertezza complessivo” da Lei già intravvisto. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA