lunedì 23 maggio 2011

QUELLI DELLA PUBBLICITA’ HANNO SCIPPATO ADAMO


In principio fu Adamo. Si proprio Lui “the first”che, fornito della divina onomathesia, ha imposto il nome alle cose.
Così ci venne consegnato un mondo distinto, interpretato; dove le cose potessero accadere, dare loro esistenza: senso.
Poi è toccato a filosofi, poeti, artisti, religiosi. In ultimo, nei pressi del mondo contemporaneo, ai pubblicitari che mostrano straordinarie abilità nel perseguire cotanto compito.
Quelli della pubblicità hanno scippato Adamo.
Non solo informano: danno Nomi e Norme, ordinano Fatti, confezionano Emozioni, dispongono Significati.
Impacchettano dentro pakaging impeccabili Esperienze, altro che prodotti; Senso, altro che merci.
Là, dove tutto è merce, la pubblicità previene poi provvede quando, come, dove, perché delle cose che accadono e noi con-formati e con-vinti, senza remore, facciamo del nostro peggio.
Esecrabili, disdicevoli?
Loro no, noi si.
Loro fanno del loro meglio.
Chi meglio di loro propone domanda di consumo?
Chi meglio di loro olia i meccanismi dell’acquisto?
A noi, orfani della domanda, non resta che acquistare fino allo stremo; fino a confondere la fisiologia dello stare nel mercato per produrre ricchezza, con la patologia del consumare che ci alberga come Fine.
Fino a generare patenti diseconomie: sprechi, monnezze, debito in eccesso, allucinate solitudini.
Non è un bel vedere, dobbiamo cambiare registro.
Per non farla troppo lunga e noiosa si può cominciare da un giochino: “interferenza culturale” si chiama.
Un sagace passatempo per smontare il meccanismo pubblicitario: quello affisso sui muri, quello degli spot televisivi, quello esposto nei giornali, quello che ci pesca nella rete delle reti.
Guardare dentro il massaggio di sguincio, capovolgere, modificare, come fare i baffi alla Gioconda così da alterare quelle risoluzioni di senso e scardinare le nostre inerzie; separare l’informazione dalla sublimazione, la conoscenza dal Senso.
Quelli del Culture Jamming già lo fanno con risultati esilaranti.
Si potranno separare così i mezzi dai fini; sconnettere gesti fin troppo automatici, limare retoriche imperscrutabili che affannano e , mi voglio rovinare, così rinvigoriti ed informati poter andare al mercato per Offrire DOMANDA, contrattare l’OFFERTA fare il PREZZO
Questo il nostro mestiere, vieppiù un ricostituente per la nostra mente.

Mauro Artibani
www.professionalconsumer.splinder.com
www.professioneconsumatore.org

giovedì 19 maggio 2011

CORTESE MARCEGAGLIA LEI SBAGLIA


Onore al merito.
Lei svolge con solerzia, passione e competenza il compito d’istituto. Accredita ruoli, rivendica la responsabilità degli associati nel fare impresa: “Noi lo teniamo in piedi questo paese, tutti i giorni noi facciamo qualcosa per il Paese, visto che contribuiamo per il 70% alla crescita del Pil''.
Ai Consumatori tocca porre in dubbio questo suo dire: Il valore delle merci e dei servizi venduti, non quelli prodotti, generano quel Pil. Solo con l’acquisto il valore di quei beni, altrimenti svalutati, viene trasformato in ricchezza.
Questa ricchezza generata dalla spesa privata, da quella pubblica e da quella spesa oltre frontiera che acquista le vostre esportazioni va ben oltre il 70; il resto resta ai vostri investimenti e alle vostre scorte, quando non sono zavorra.
Questa ricchezza retribuisce i redditi da capitale, quelli da lavoro; rifocilla le scassate casse pubbliche.
Produrre , insomma, risulta condizione non sufficiente per sostenere lo sviluppo; occorre acquistare quel prodotto, trasformarlo in moneta ed ancora consumarlo per dare input ad un nuovo produrre, fornire continuità al ciclo, sostanza alla crescita economica.
La prova del 9: a fronte di una riduzione delle crescita del Pil, i gestori delle politiche reflattive somministrano potenti ricostituenti in grado di sostenere la domanda, non l’offerta.
Tutti conoscono il giochino, tutti sollecitano quelle politiche, Lei non può non conoscerlo.
Giaccheccisono mi consenta una chiosa: i fatti mostrano come vi sia più valore nell’esercizio del consumare che in quello del produrre.
Apprezzi quel valore, quel ruolo, quella responsabilità ed ancor più lasci che il mercato ne faccia il prezzo.
Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

www.professionalconsumer.splinder.com

martedì 10 maggio 2011

O CRESCITA O MORTE DICONO GLI INDUSTRIALI


O crescita o morte, dicono gli industriali.
La Marcegaglia di Confindustria, più soft, precisa: “con una crescita troppo lenta, di un + 0,8 o un + 1,0 non si và da nessuna parte. Si deve tornare a crescere almeno al 2%”.
Minacciano e imprecano la crescita, Loro.
Ma come, ma porc… stanno abdicando?
Loro, per definizione, produttori di valore, di occupazione; quelli che danno lavoro, quelli che retribuiscono reddito, quelli che insomma generano la crescita. Proprio loro la reclamano.
Già, da chi?
Vuoi vedere che si scoprono gli altarini?
Vuoi vedere che siamo finalmente punto a capo?
La crescita insufficiente è figlia di un meccanismo dello scambio offerta/domanda impallato. Le merci, non acquistate, perdono valore, l’economia rallenta.
La colpa: il reddito insufficiente. Chi altri sennò?
Già, quel reddito da lavoro, erogato dai Produttori per produrre merci, insufficiente ad acquistare quanto prodotto.
Quell’insufficienza che, surrogata dal debito, per decenni ha consentito di oliare il meccanismo dello scambio facendo funzionare la macchina economica, generando appunto crescita.
Quel reddito surrogato, ma impallato, che oggi non sostiene più quell’acquisto che fa ri-produrre, lavorare, crescere l’economia.
Eggià Signori miei, la spinta alla crescita non proviene più dall’impresa ma dalla spesa: vi è più valore nell’esercizio del consumare che in quello del produrre.
Tal ruolo dovrà essere remunerato da un reddito, giustappunto sufficiente e non surrogato, a generare altra crescita, magari al 2%.
Et voilà, il mondo alla rovescia!

Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

www.professionalconsumer.splinder.com

mercoledì 4 maggio 2011

I CONSUMATORI VANNO A BRACCETTO CON LA CRISI


In mezzo ai fatti, tra le notizie, i Consumatori banchettano con i perché.
Perché in UK, da almeno un decennio, si è scelto di rinunciare all’industria manifatturiera a vantaggio di quella finanziaria che fa profitti con il credito, che rifocilla redditi insufficienti?
Perché i gestori della crisi hanno messo in campo politiche reflattive di ogni sorta per sostenere la domanda?
Perché, in ogni dove, si edificano più centri commerciali che centri produttivi?
Perché, in mezzo alla crisi, cresce l’impresa Groupon che fa affari organizzando gruppi d’acquisto?
Oh bella, vuoi vedere che si estrae più valore dall’esercizio del consumare che da quello del produrre?
La prova del 9: con i consumi delle famiglie si genera i 2/3 del Pil!
Vuoi vedere che toccherà riallocare le risorse economiche così generate in altro modo, magari per retribuire quel valore e, magari, andare oltre la crisi?

Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

www.professionalconsumer.splinder.com
www.professioneconsumatore.org