giovedì 24 settembre 2015

IL MIGRANTE PUO' SANARE L' OUTPUT GAP

Ehi, ehi, la Terra tira il fiato: Negli ultimi 25 anni il tasso di deforestazione globale si è ridotto di oltre il 50%. Lo rivela il rapporto Fao 'The Global Forest Resources Assessment 2015'.
Bene, quel "fattore produttivo" che prima genera materia per fare merci, poi smaltisce il residuo di quelle merci, sembra poter tornare a garantire capacità produttiva.
Fanno bene a questa terra i processi di "terziarizzazione" dell'economia in atto.
Fanno bene pure alla produttività di un altro fattore, il Capitale, sensibile ancor più all'automazione dei processi anch'essi in atto.
Tra i fattori c'è pure il lavoro: fatto utilizzando le tecnologie disponibili rende di più; esercitato dagli "scolarizzati di massa", attrezzati di idoneo capitale umano, ancor di più.
Con i giovani poi, allevati a fare la spesa, fino agli anziani che allevati tardi non vogliono andarsene perchè hanno molto ancora da recuperare : una cuccagna pure per la produttività dell'ultimo tra i fattori della produzione, il consumo.
Ei, ei, così va tutto bene. Così va al massimo la produttività totale del sistema economico.
Tanto che quando sembra aprirsi un gap, quello dell'allungamento delle apettative di vita, nei conti del sistema previdenziale, hop si trova la soluzione, forse due, tre, quattro.
Leonid Bershidsky a Bloomberg dice che per tenere in vita il sistema pensionistico, l’Europa avrà bisogno di 42 milioni di nuove persone attive entro il 2020 e di oltre 250 milioni entro il 2060.
Detto, fatto: Invece che predisporre la norma per la copula obbligatoria, le proposte del presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, annunciano una svolta nelle politiche europee dell’asilo.
Il vice-Merkel, Sigmar Gabriel, leader della Spd fa di più, la trova:
"Ritengo che potremo certamente far fronte a qualcosa come mezzo milione di profughi per diversi anni", ha spiegato in un'intervista alla tv pubblica Zdf, "non ho dubbi su questi, forse saranno di piu'".
Eggià, i Tedeschi, con la bassa disoccupazione che si ritrovano devono trovare il modo di depotenziare le aspettative di inflazione salariale. Devono poi mantenere competitive le loro merci e debbono pure venderle.
Questi ex intrusi fanno al caso loro: messi sul mercato tengono basso il costo del lavoro, quelli dotati di capitale umano lo mettono in campo, quelli danarosi magari addirittura investono.
Risorse insomma e, memori di come la crescita si faccia con la spesa, ce n'è pure per dare ristoro a quei migranti economici.
Massì. Dar da mangiare agli affamati, vestire gli ignudi, calzare gli scalzi, epperchenno motorizzare gli appiedati, smaltisce la sovraccapacità d'offerta che impalla le Imprese Ue.
Tutt'insieme rassodano finanche la leadership teutonica. Trovano ristoro addirittura le virtù commiserevoli di quanti si accalcano a guardare.
Bella no? Se tutti fanno al meglio, pure i Politici, la produttività vola e quando vola si genera un mucchio di ricchezza per tutti che, spesa ne generà ancor di più.
Eggià, occorre esser prodighi per migliorare la properità!
Sbirciando però di traverso tra i fatti, coperti dai rumori della cronaca, tuttun'altra musica: prodighi un cacchio!
Il governo finlandese annuncia tagli sostanziali ai benefici dei lavoratori nel tentativo di rianimare l'economia del Paese, in recessione negli ultimi tre anni. "Le festività lunghe, specialmente nel settore pubblico, saranno ridotte da 38 a 30 giorni lavorativi". Non pago punta a tagliare del 5% il costo unitario del lavoro. Ancora il dimezzamento delle retribuzioni per il lavoro straordinario e la riduzione dal 100% al 75% della retribuzione per il lavoro domenicale. Verranno eliminate alcune festività retribuite per il settore bancario mentre il primo giorno di malattia non sarà pagato.
Telecom Italia, invece, ha in casa 3000 eccedenze professionali. La societa intende operare un taglio costi che viene distribuito, come minor retribuzione, sui restanti 43000 dipendenti. L’accordo ha una durata di 3 anni.
Trattasi di deflazione salariale: bella, no?*
E le tecniche così come la politiche di reflazione che, alterando il meccanismo di formazione dei prezzi, ingolfano l'economia mondiale?
Trattasi di inflazione dei prezzi, tutti!
Se viene depauperato il potere d'acquisto, ganglio vitale della produttività dell'esercizio di consumazione, haivoglia ad esser prodighi.
Più che prodighi, predati, anzi improduttivi.
Eia, eia, alalà: una improduttività tira l'altra: quella del capitale, quella del lavoro, finanche quella dello smaltimento.
Tra la crescita potenziale e quella reale si mostra un gap. L'output gap.
Quello dell'insipienza economica fa più di un soldo di danno.

*Dati e fatti che, seppur con variazioni marginali, si scorgono in troppi paesi dell'Ue
Mauro Artibani




giovedì 17 settembre 2015

CON QUALE SPESA SI GUADAGNA?

C'è in giro spesa e spesa, quella produttiva e quella improduttiva; per tutteddue onori ed oneri.
Di questo si è detto e scritto nell'economia della produzione.
Secondo George Reisman: "la spesa produttiva è sinonimo di spesa riproduttiva, in quanto trattasi di risorse che vengono al contempo consumate e ripristinate, in virtù della produttività della spesa …. E questo essenzialmente perché, nel contesto del processo di cui è parte, la spesa in questione non costituisce un mero esborso di denaro. I fondi che vengono spesi in maniera produttiva producono un successivo ritorno economico, a cui solitamente è associato un profitto. Al contrario, i fondi che sono spesi improduttivamente, di regola, o non producono alcun ritorno, ovvero lo generano in misura alquanto limitata, e pertanto devono intendersi dei meri atti di consumo … In un caso, assistiamo alla ricostituzione e all’incremento. Nell’altro, semplicemente ad una perdita secca."*
Beh, nell'economia dei consumi tutt'un altro dire. Proviamo a dirlo.
Da Reisman, sempre lui, prendiamo in prestito la dritta produttivo/improduttivo: … In un caso assistiamo alla ricostituzione e all’incremento; nell’altro, semplicemente ad una perdita secca.
Orbene, può considerarsi produttiva quella spesa, che pur migliorando i processi ed i prodotti,
porta al mercato più beni di quanto l'altra spesa possa acquistare?
Quando questo avviene, e avviene eccome, cambiano le carte in tavola: una volta spesi i soldi della spesa ma restano resti in magazzino, diventa ineludibile trovare il modo per ricostituire nuovi fondi, necessari per poter esperire quel resto della spesa altrimenti.....
Altrimenti non vi sarà nè ricostituzione nè incremento cui dar corso con la spesa produttiva, anzi fortemente improduttiva.
Nel caso di specie si mostra per intero l'identità dell'economia dei consumi: vi è più valore nel consumare che nel produrre.
Si rende evidente pure dover ridefinire il ruolo delle spese redditizie ed apportatrici di valore aggiunto dentro il processo di produzione.
Vladimir Menshikov commentando gli studi di Reisman, lo scrive: "nell’alveo di un’economia monetaria in cui opera la divisione del lavoro, tutte le spese devono essere valutate o come produttive ovvero come improduttive. Detto altrimenti, una data quantità di moneta e il volume della spesa possono essere ripartiti in conformità allo scopo della spesa stessa di consumo, ovvero di produzione."
Fiuuuuu.... d'accordo. Lo sottoscrivo e chi ci guadagna, ci guadagna!
*George Reisman, Capitalism: A Treatise on Economics, pag. 444

Mauro Artibani