martedì 29 giugno 2021

NUOVI CONSUMI PIU‘ EQUI, COMPETITIVI E SOSTENIBILI

Più equi, competitivi e sostenibili. Lo dice il presidente Draghi in Parlamento agli eletti, perchè gli elettori intendano; con lo stesso impeto non possiamo mancare! Beh, i Consumatori, per ruolo e quando possono, con la spesa fanno i 2/3 della crescita economica. Così viene generato reddito, quel reddito che serve a fare nuova spesa. Tocca allora allocare queste risorse di reddito per remunerare chi, con la spesa, crea lavoro e lo remunera remunerando tutti, pure quelli del capitale. Più equi di cosi? Okkei, d’accordo ma… non sembra esser tutt‘oro quel che luccica. Da un impegno di tal fatta, al dover fare i conti con un’ambiente che non regge la botta dei ritmi imposti dalla crescita, il passo è breve, anzi grave, tanto da dover pagare dazio. Talmente grave che di questa sostenibilità toccherà farsi carico. Dunque, se la Terra stenta a riprodurre risorse e a smaltire i rifiuti generati dall’attività economica c’è una raponsabilità da dover assumere: l’aver dato, in comodato d’uso, la domanda a quelli del marketing limitando la nostra azione alla sola spesa. Tocca allora pagar pegno. Se la domanda comanda, facendo quei 2/3 della crescita, con la ripresa in carico si può fare ancor di più! Approposito, comanda pure perchè la sovraccapacità dell’offerta, già prima della pandemia, stava imbarazzata dinanzi ai Consumatori del mondo ricco, affrancati dal bisogno. Questi fatti rimescolano le regole: l’offerta ha „bisogno“ che venga acquistata da consumatori senza il bisogno di doverlo fare. No, non è l’ennesimo paradosso che abita l’Economia dei Consumi, piuttosto una cunetta del mercato dove questi nuovi equilibri attendono di poter fare prezzo. Nell’attesa che il prezzo si faccia, facciamo domanda di merci a basso impiego energetico ed eco-compatibili; pure quella di beni immateriali e di prodotti ignudi, svestiti da packaging sfrontati. Suvvia, quando tutti in coro facciamo queste domande beh, pure così, all’offerta toccherà ubbidire. Eggià, questo s’ha da fare per la nostra cara Amica: rassodare la capacità riproduttiva e ripristinare quella di smaltire i residui. Con l’economia circolare si è proprietari della materia prima, il rifiuto da riciclare, e dei 2/3 di quella spesa aggregata: il perno, insomma, attorno a cui far girare il meccanismo per poter funzionare e riuscire a coniugare tornaconto e responsabilità, per tutti; per i Consumatori di più. Ehi, con il guadagnare vantaggio economico dall’aggiustare la Terra si fa bingo; da questa nuova competitività, tombola! Mauro Artibani, l’economaio

martedì 22 giugno 2021

PER NON FAR FIASCO CON LA RIFORMA DAL FISCO

Venghino Signori, venghino a ciurlar di redistribuir. Un ciurlìo che rimbomba tra i diseguaglianti e i diseguagliati. Essì, con la pandemia giungemmo a dover mettere mano a quel marchingegno che, mal funzionando, ha consentito di poter generare la crescita con un debito surrogante redditi mal trasferiti. Cominciamo: gli Stati Uniti godono di leadership su tutta la regolamentazione fiscale e l'annuncio di Joe Biden manda un segnale forte, che avrà sicuramente delle conseguenze per i negoziati in corso all'OCSE. Dunque l'amministrazione Biden da’ le carte con un piano per aumentare le tasse sulle società e sugli americani che guadagnano più di 400.000 dollari all’anno per pagare un piano, forte di investimenti nelle infrastrutture da $ 2 trilioni e quello per le famiglie da $ 1,8 trilioni. Fiuuu: il ritorno di un'economia più gestita con il declino delle soluzioni di mercato privilegiate dall'inizio degli anni '80? I diseguaglianti qualche dubbio l’hanno. Questo rialzo fiscale non rischia di penalizzare gli investimenti aziendali necessari alla ripresa economica? I diseguagliati, per ribattere, gridano il non esser tutti uguali e loro ancora meno! Beh, sia come sia; anzi, per non restare incastrati a stantii refrain, proviamo a fare come credo debba farsi. Se si invoca una riforma fiscale del già traferito si aggiusta forse, non si risolve, lo squilibrio che la connota. Si continuerà a prelevare direttamente e in malo modo dai redditi percepiti dai soliti noti, capitale e lavoro, prelevando indirettamente dal lavoro degli insoliti ignoti, i Consumatori, contravvenendo pure alla progressività del prelievo. Eilà Gente, se la riforma fiscale dovrà pagare i maggiori costi della sanità post pandemica, ri-attrezzare le infrastrutture della terra poi pure ri-sanarla e…. se ci attrezzassimo pure a far la crescita per poter pagarne meglio i costi? Dunque, la crescita si fa con la spesa al mercato, là dove dovrebbe fare il prezzo più alto la produttività del migliore; dove invece il vincente, escluso dalla conta, non prende niente. Essì, incassa il premio chi ha fatto le merci, non il migliore, che acquistandole ha potuto generare quel remunero. Negletto che, per poter tornare a spendere, deve chiedere gli spicci ai remunerati correndo il rischio, stante le iniquità nel prelievo, di trovarsi in tasca più di quanto possa, meno di quanto debba avere per fare quella spesa prodroma alla crescita. Orsù eletti del mondo, il tempo stringe, le iniquità strozzano. Tocca conferire “Premio”, fin qui negato, al più produttivo degli agenti che abitando sine die il mercato fa il più della crescita. Si vuol fare quella crescita che paga i costi post pandemici? Bene, la riforma del fisco dovrà riformare i modi di chi già paga, pure poi far pagare il costo fiscale* guadagnato con il “premio produttività” per aver fatto i 2/3 della crescita. Chi dovrà pagare il prezzo del premio? Beh, ad occhio e croce tutti gli agenti economici che da tal garantita crescita avranno da guadagnare! Come? Con il profitto che, nell’Economia dei Consumi, manca di ragione economica: impiegato dalle Imprese per attrezzare business fa fare utili se e quando i Consumatori, acquistando quelle merci, rifocillano il potere d’acquisto. A proposito di tasse, lo scrivo da tempo. Alla Politica toccherà de-fiscalizzare gli aderenti al nuovo modo di far business; fiscalizzare invece i renitenti! *Poter così ancor più incassare quanto occorre per fare quel che avete in mente di dover fare. Mauro

martedì 15 giugno 2021

DEI DIRITTI E DEI DOVERI DEI CONSUMATORI!

Nella conferenza sul futuro dell’Europa viene previsto un ragionar cortese sui diritti; si, in democrazia, se hai un bisogno devi avere, appunto, il diritto di vederti rispettato. Beh, i diritti dei Consumatori trovano forza nell’indifferibilità dell’esercizio di un dovere: quello della spesa per fare la crescita economica. Da agenti economici, la sola spesa delle Famiglie genera i 2/3 del Pil! Quando poi il sistema economico espone lo squilibrio tra una strutturale sovraccapacità del produrre e l’affrancamento dal bisogno del dover consumare, quanto si può avere voglia di esercitare quel dovere, magari a debito? Dunque, nell’Economia dei Consumi cambia la ragione di quel dovere che deve farsi obbligo. Altrettanto obbligo devono mostrare i Consumatori nel misurare l’utilità marginale residua che un individuo trae dal consumo di un bene prodotto e farne tesoro. Si, tesoro. Se tanto da’ tanto l'utilità marginale dei fattori, Capitale e Lavoro, decresce al ridursi proprio dell’utilità residua della spesa; quella della Domanda, invece, trasale! Si rende pertanto necessario dover ri-misurare il valore e calibrare il remunero dei fattori impiegati nel sistema produttivo. Tutti! Proprio tutti se, come afferma la teoria marginalista, ogni fattore produttivo deve ricevere una quota del prodotto in base alla sua produttività. Agli agenti economici del consumo tocca saper gestire il crescente valore dell'utilità marginale della Domanda per ottenere, dal mercato, un tornaconto; buono per migliorare l’efficienza dell’esercizio di spesa e la produttività di sistema. Per alzare ancor più la posta in gioco, all'arguzia del dilettante, tocca sostituire la perizia del Professional Consumer: un monito e dieci convincimenti dovrebbero bastare per avviare il giro di giostra del nuovo Diritto/Dovere: Io attribuisco valore alle merci; se non trovo “conveniente” farlo resteranno s-valutate. I. La crescita economica, per 2/3 fatta dalla spesa delle Famiglie, rende la pratica dell’acquisto indifferibile; diventa un obbligo l’esercizio di consumazione. II. L’atto dell’acquisto trasforma le merci in ricchezza; l'esercizio di consumazione genera nuova produzione, fornisce continuità al ciclo economico, sostanza alla crescita. III. L’obbligo di consumazione costituisce la nostra risorsa. Offerta al mercato deve produrre quel ristoro economico che fa funzionare il meccanismo dello scambio. IV. Il remunero ricavato dalla pratica del consumo consente di ripristinare il risparmio, controllare il debito, garantire l’esercizio di spesa. V. La produzione, governata dalla domanda, orienta qualità e quantità dell’offerta; tiene in equilibrio il conto economico. VI. La gestione attiva delle azioni di consumo rende possibile eliminare inefficienze e inerzie di processo, aumentando la produttività del sistema. VII. La spesa, intesa come esercizio di lavoro, promuove la responsabilità sociale del consumatore. VIII. L’ambiente è il luogo della pratica del consumo: non si può consumare un mondo consumato. IX. La pratica del consumare dispone le forme della socialità. Occorre governare questi processi. X. Onori e oneri, in un consorzio di interesse che tiene insieme tornaconto e responsabilità. Mi sia consentita una chiosa: Soggetti economici forti, questi, altro che bisognosi di tutele! Dunque, a questa Gente, per il valore crescente dell’utilità marginale della domanda e dell’esercizio di responsabilità che porta al mercato, spetta un premio, questo: "La crescita si fa con la spesa. Così viene generato reddito, quel reddito che serve a fare nuova spesa. Tocca allocare quelle risorse di reddito per remunerare chi, con la spesa, crea lavoro e lo remunera; remunerando tutti, pure quelli del capitale." Premio che dovrà pagare la Politica rappresentando queste istanze per il vantaggio che si intravvede per tutti; gli economisti, nel riaggiornare i paradigmi scaduti con i quali guardano il reale; i sociologi, nel dover riclassificare il consumare da vizio a virtù. Mauro Artibani, l’economaio https://www.amazon.it/s?k=mauro+artibani&rh=n%3A818937031&dc&__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&crid=E9J469DZF3RA&qid=1621952657&rnid=1640607031&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&ref=sr_nr_n_1

martedì 8 giugno 2021

MA QUALE INFLAZIONE D’EGITTO

Dannata Pandemia! La botta c’è stata, i rimbombi si scorgono: l'economia globale sta entrando in una terra incognita? Essì, questa volta tocca all’incognita dell’inflazione; dopo un decennio di preoccupazioni per una domanda e un potere di spesa inadeguati, all'indomani della crisi finanziaria globale, stanno ora emergendo segnali di offerta insufficiente. La mancanza di beni, servizi e persone significa che la domanda viene soddisfatta sempre più lentamente o per niente. Ci sono già segnali che le strozzature dell'offerta potrebbero portare a brutte sorprese fino a sconvolgere la ripresa post-pandemia. Da nessuna parte le carenze sono più acute che in America, dove è in corso un boom. La spesa dei consumatori sta crescendo di oltre il 10% a un tasso annuo, poiché le persone mettono in pista i $ 2 trilioni di risparmi extra, accumulati nell'ultimo anno. Cavolo, però, mentre la domanda in forte espansione si scontra con l'offerta limitata, l'inflazione sembra farsi strada. Ad aprile i prezzi al consumo americani sono aumentati del 4,2% su base annua, dal 2,6% di marzo. Le banche centrali non ci stanno e insistono sul fatto che il loro stimolo monetario deve continuare per non mettere a repentaglio la nascente ripresa. Jerome Powell, il presidente della FED, vede poche ragioni per preoccuparsi. Verrà tollerata per un po’ un'inflazione al di sopra dell'obiettivo, in parte perché si aspetta che i prezzi scendano presto. Toh, vuoi vedere che ‘stavolta i banchieri centrali ci pigliano? Essipperchè co’ ‘sto malCovid-19 si son messi in piedi gli accrocchi che non possono aver arrestato i danni economici: nel 2020, in Italia, sono stati persi quasi 2.000 euro di consumi pro capite, il dato emerge dal rapporto Confcommercio-Censis sui consumi delle famiglie; l’indice di fiducia dei consumatori elaborato dall’Università del Michigan si è ridotto del 6,2% a quota 82,8 punti a maggio. Si, vabbè ma questi sono i riflessi di una contingenza…. che non ti raccapezzi; quelli delle banche centrali conoscono invece i fatti strutturali che s-governano l’economia dei Consumi; le hanno provate tutte per reflazionare il mercato e rintuzzare la deflazione senza riuscirvi granchè. Lael Brainard, membro del consiglio dei governatori della Fed, va dritto al sodo: dice che il recente aumento dell'inflazione, in alcuni settori dell'economia degli Stati Uniti, dovrebbe indebolirsi una volta che i prezzi si saranno allontanati dai minimi raggiunti all'inizio della pandemia e gli squilibri temporanei tra domanda e offerta saranno riassorbiti. Fiuuu, lui sa. Già… ma cosa? Beh, che la crescita dovrà continuare a doversi fare con la spesa, pur di fronte ad una capacità produttiva sovradimensionata e all’affrancamento dal bisogno* e che, a fronte di questo, lo stampare moneta resta l’obbligo di ruolo della Fed non per fare inflazione, al contrario, per sventare quella deflazione che, rifocillando il potere d’acquisto, fa fare più spesa. Et voilà, così un altro paradosso viene servito ad un Mondo che si adegua impiegando la moda, il marketing, la pubblicità, il credito al consumo persino le merci “usa e getta” per fare reflazione; tutto, non per far salire i prezzi, per non farli scendere… alla faccia dell’inflazione! *Affrancamento che segna il discrimine tra opulenza e penuria. Mauro artibani, l’economaio https://www.amazon.it/s?k=mauro+artibani&rh=n%3A818937031&dc&__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&crid=E9J469DZF3RA&qid=1621952657&rnid=1640607031&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&ref=sr_nr_n_1