martedì 25 giugno 2019

SOGNO DI UNA NOTTE DI INIZIO ESTATE

Permettetemi di darvi conto del vantaggio di tutti che ho contratto in sogno con Nonno Rizieri, un tard'ottocentesco che abita il novecento. Un individuo singolare, con nome plurale che si fa maiestatico. Monarchico per induzione, me lo trovo al capezzale abbigliato con la stola di ermellino, la corona in testa e un denaro in alto alla sua sinistra. La "matta" insomma con in una mano il libriccino "Bureaucracy"* del '44, che inaugurava la dinastia reale di quelli della spesa, e nell'altra il Times del marzo del '33 con su "The means of prosperity", sottolineato alla riga 123, che a quella spesa attribuiva Valore**. Non ebbi il tempo di dire che si intromise: "Si, con questi venimmo alla luce negli anni ottanta dell'ottocento; compagni di lignaggio: Von Mises da famiglia nobilitata ed il 1° Barone Keynes di Tilton. Il primo fornisce l'identità che ci incorona; l'imperativo invece del Sir del Leicestershire, riconsegna a questa corona il potere assoluto". Regale, comanda:"Prendi questo foglio e annota "Se la Nostra spesa diventa il reddito di cui tutti avete bisogno, si ha un obbligo: farla! Più siamo a farla, più se ne fa, più alto sarà il guadagno dei Capitalisti per riprodurre il capitale, come quello di chi lavora, non solo per poter imbandire il desco! Bene, tra quel che i Nostri han scritto, per quel che ne abbiamo dedotto e il tuo appezzato riflesso si può arrivare ad imperativo dire che l'offerta dipenderà ancor più dalla domanda, la produzione dal consumo, il Produttore dal Consumatore!" Conciossiachè, ti dò mandato di proferir per vece con taluni, acciocchè tal'altri scrollino dalle radici quell'appassita credenza che altrimenti copre la vista." In altro ordinario mi prolungherò di più. In questo, per verità, non me ne sento la forza. Adunque lo faccia chi, ad usum Delphini deve, e farlo con fiero cipiglio! Con lealtà di Re e con affetto di Nonno ti congedo. Rizieri Congedatomi, con incedere regale e un imbarazzante effluvio, lasciò il sogno. Bene, se da repubblicano non dovrei, da nipote debbo, e con il cipiglio richiesto mi accingo a dover dar esito al "Paradigma del Vantaggio Comparato": LA CRESCITA SI FA CON LA SPESA, NON CON LA PRODUZIONE NÈ CON IL LAVORO. COSÌ VIENE GENERATO REDDITO, QUEL REDDITO CHE SERVE A FARE NUOVA SPESA. TOCCA ALLOCARE QUELLE RISORSE DI REDDITO PER REMUNERARE CHI, CON LA SPESA, CREA LAVORO E LO REMUNERA, REMUNERANDO TUTTI. PURE QUELLI DEL CAPITALE! Non me ne vogliano gli epigoni ricardiani se, parafrasando questa teoria del loro diletto, vien fuori che il costo opportunità, così definito, definisce un incomparabile vantaggio per tutti gli agenti economici implicati nel ciclo. Beh, non so quanto di mio ci sia nei pensieri del Regal'Avo o dei suoi nel sogno; sia come sia, glielo devo tal lapideo paradigma affinchè si mondi, giust'appunto, quello negletto di prima. *Ludwig Von Mises nomina il consumatore Re. **Sir John Maynard Keynes dice: La mia spesa è il vostro reddito! Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 11 giugno 2019

IL PUNTO D'EQUILIBRIO DELLA PRODUTTIVITA' MARGINALI

Una nuova crisi si mostra alla vista: Alla vigilia del direttorio della Bce si moltiplicano i segnali di debolezza sull'area euro. Il commercio al dettaglio ha iniziato il secondo trimestre con la retromarcia ingranata. Ad aprile le vendite sono diminuite dello 0,4 per cento rispetto al mese precedente, secondo i dati diffusi da Eurostat, dopo una variazione nulla registrata a marzo. Bene, per non girare a vuoto e a caso, in un sistema produttivo circolare qual è il punto d'equilibrio delle produttività marginali? Un eterodosso, avvezzo all'esperienze empiriche del prima e del poi, costretto a rispondere la metterebbe così: Se prendi il miglior grano, l'acqua migliore e il lievito madre, poi la macchina per trafilare al bronzo e quel che vien fuori lo metti dentro il miglior contenitore; poi incarichi quelli del Marketing di confezionare la domanda e ai pubblicitari di strillarla al mondo; porti infine tutta questa meraviglia al mercato, dove sta il consumatore che non vuol perdere l'occasione di poterla gustare, beh, hai fatto al meglio quel si doveva fare. Già, tutto questo poteva accadere in quel "prima" dell'economia della produzione, quando a valore si aggiungeva valore, portando il livello di ciascuna utilità marginale impiegata al top. Quando si giunge al "poi" nell'economia dei consumi e su quello stesso mercato arriva quella stessa Impresa con un troppo, seppur "fatto bene", che vuol vendere ad un consumatore che ha già tutto e ad un'altro che non ha i soldi per averlo, beh, si è fatto il peggio. Visto? Sconquassi, questi che sconquassano le competenze impiegate e le sagacie mostrate; le fatiche messe in campo e le speranze di tutti. Dunque la fase dell'Economia dei Consumi, caratterizzata da redditi erogati per produrre e insufficienti ad acquistare il prodotto, segnala lo squilibrio nell'impiego dei fattori produttivi. I gestori dell'Offerta stanno in ambasce, le merci restano invendute generando sprechi; viene così alterato il Valore di quelle merci, annullata la scarsità del bene, mal usate le risorse naturali. Stesse ambasce per i gestori della Domanda: l'obbligo di surrogare il reddito mediante il credito, acquistare oltre la capacità di spesa ed oltre il bisogno. Alterato l'equilibrio delle singole unità produttive, l'intero si squassa. In un sistema circolare e continuo di tal fatta nuove “unità minime” di produzione devono entrare nel circuito, aggregate nel sistema, devono eliminare gli attriti, rendere fluida la successione, sostenibile la vicenda economica: Ai Produttori tocca rifocillare un potere d'acquisto adeguato al sostegno della domanda. Adeguata la capacità di spesa, si restituisce valore al bene, torna appetibile la merce; migliora la resa produttiva delle risorse impiegate. Ai Consumatori tocca erogare responsabilità. Fornire misura agli acquisti, aumentare la redditività del proprio reddito, diminuire il debito. Si riducono gli sprechi, le quantità smaltite, l'inquinamento. Tra interessi confliggenti e forza contrattuale dispari, insomma, si deve incontrare l'equilibrio. Un adeguato poter acquistare, unito ad altrettanta responsabilità, sono le unità minime lubrificanti per consentire di migliorare il livello di efficienza di quelle unità marginali già impiegate e restituire una prospettiva di efficienza all'economia. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

mercoledì 5 giugno 2019

STANNO PROVANDO A FARE AUTO ANTIRUGGINE?

Dopo la notizia, Fca in Borsa fa + 7,98; Renault + 12,09". Urrà, gli investitori ci credono e comprano. Cosa? Beh, comprano quel che ha detto John Elkann: "Con Renault creeremo il terzo più grande produttore di automobili al mondo. E con i partner giapponesi, Nissan e Mitsubishi, il più grande. In base all'esperienza avuta siamo molto incoraggiati da quello che si potrà fare insieme, è la ragione della nostra proposta". L'auspicio di Elkann è che si ripetano "gli ultimi 10 anni che abbiamo vissuto, che hanno fatto di Fca uno dei più grandi operatori auto al mondo". Il numero uno del gruppo ha ricordato che "l'automobile è in fortissimo mutamento, gli anni che abbiamo davanti sono anni con tantissimi sfide e noi queste sfide le prendiamo perché siamo convinti che ci sono tante opportunità". Già fortissimo mutamento nei sistemi di automazione dei processi, nei modi di guida autonoma, nei sistemi di alimentazione. Dunque fare gruppo per fare massa critica, economie di scala anche migliorare la produttività e la competitività va benissimo. Bene, bravi 7+; non 8 però. Essì, meno bene se il settore auto, nel mondo, deve fare i conti con una sovraccapacità superiore al 30%. Lo disse, prima di lasciare questo mondo, il compianto Sergio Marchionne. Con modestia lo confermo se il reddito, erogato a chi lavora, risulta insufficiente ad acquistare quanto quello stesso lavoro abbia prodotto. Orbene, ce la farà l'affare che si sta mettendo in piedi ad aumentare quella produttività, tanto quanto occorre, per sanare in busta paga l'ampio gap del potere acquistare quel sovrappiù? Se così non dovesse essere, le auto invendute non genereranno ricchezza; ruggine si, che nessuna mirabil vernice riuscirà a coprire. Esimi investitor di Borsa, occhio alla penna! Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA