martedì 26 maggio 2020

RIPRESA A “V” UN CORNO

La crescita economica viene generata dalla spesa aggregata; quella fatta dai consumatori corrisponde a 2/3. Il reddito disponibile delle famiglie italiane, nel 2013, torna ai livelli di 25 anni fa. L'Ufficio Studi di Confcommercio evidenzia che, in quello stesso anno, il reddito disponibile risultava pari a 1.032 miliardi di euro, rispetto ai 1.033 del 1988. Tatatà, così si lascia il mondo “normale” della crescita zero, si entra in quello pandemizzato. Qui dentro, non sapendo affatto qual santo pregare, si divina sulla forma della ripresa: V, U, L…? Gli agnostici, meno interessati alla forma, guardano ad altro. Alla nuova allocazione della ricchezza per esempio che, in questi tre mesi si è di fatto realizzata. Toh, proprio in quell’Economia dei Consumi dove pur vige il detto: occorre esser prodighi per esser prosperi; prosperi, per esser prodighi! Pensionati, dipendenti pubblici e, seppur con qualche acciacco, cassaintegrati dispongono pressappoco dello stesso portafoglio; i detentori del capitale, i professionisti, gli esercenti e gli artigiani lo hanno visto svuotarsi. Se in questo mondo l’abbiente ha da esserci, per poter mostrare che ci sono, abbienti si sia! Bene, gli abbienti di prima oggi non hanno; i non abbienti invece hanno: magari poco più della mera sussistenza la maggior parte dei pensionati, per gli “statali” poco più di quel che avevano un decennio fa, per i cassaintegrati poi, beh… fate voi. Dunque, questi neo prodighi ce la faranno a generare quella prosperità che potrà consentire pure agli ex prosperi di poter tornare prodighi? Nell’attesa della crescita post Covid-19, tra V, U, L… meglio forse X: si, l’incognita! Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 19 maggio 2020

FARE… NON DEF ICERE

La maggioranza, nella bozza della risoluzione al DEF al voto nella Camera dei deputati, impegna il governo "ad agevolare gli investimenti orientati a promuovere un nuovo modello di sviluppo produttivo ed industriale, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitivo, orientato alla crescita, all'innovazione tecnologica e alla creazione di lavoro; a promuovere lo sviluppo del capitale umano". Tal generica disposizione d’animo, dei maggiorenti la maggioranza, fa voler bene ai suddetti. Talmente bene che vien voglia di dare una mano: la proposizione principale sta nel voler “agevolare gli investimenti”? No, non si dica sia poco, di questi tempi… a poterlo fare. Dunque, un nuovo modello di sviluppo produttivo ed industriale. Modello che, per quanto nuovo potrà essere, dovrà – temo - ancor dover funzionare facendo la spesa per generare la ricchezza. Bene investimenti allora, all’uopo orditi, per poterla fare! Vorranno investire le Imprese se non avranno la certezza di poter vendere quel sovrappiù che proprio quegli investimenti avranno consentito di poter produrre? Lo Stato, già indebitato oltre misura, potrà investire per migliorare la produttività generale del paese, ancor più privato dei ristori fiscali che incassa dallo scambio economico? I Consumatori avranno da investire per fare la spesa, smaltire il prodotto, spronare le Imprese ad investire e, tenendo attivo il ciclo, pure lo Stato a fare lo stesso? Alfin… mi voglio rovinare, sempre con quella maledetta spesa, poter creare pure il lavoro poi remunerarlo? Per quel che riguarda lo sviluppo del capitale umano, non scalmanatevi; tra i giovani ce n’è a sufficienza, per lo più sottoutilizzato e malpagato. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 12 maggio 2020

IL PANDEMONIO DEL PANICO DA PANDEMIA

Il 29 aprile, con il cipiglio che gli conviene, il presidente della Federal Reserve Jerome Powell dice: "In passato sono stato un sostenitore della necessità di risanare i conti federali Usa ma questo non è il momento di preoccuparsi di questi aspetti; questo è il momento di agire energicamente contro la crisi dovuta alla pandemia di Coronavirus. Verrà il momento di tornare a pensare alla sostenibilità dei conti ma non è questo: queste preoccupazioni non devono mettersi di traverso sul da farsi". Già, il da farsi. Nella sua reazione monetaria alla pandemia, la Federal Reserve si è già spinta in territori dove non era stata mai stata prima, spiegando che l'armamentario della politica monetaria non è in grado di coprire tutte le necessità che si creano con questa crisi. Indipercuiposcia, serve l'entrata in gioco di altri livelli di policy. Dunque la politica monetaria, che avrebbe gestito la crisi del 2008, non sarebbe più in grado di gestire quella d’oggi? Ehi, capo Fed, il debito delle famiglie statunitensi ha raggiunto un nuovo massimo storico nel primo trimestre del 2020. Lo dice la Federal Reserve di New York: nei primi tre mesi dell'anno il debito è cresciuto per il 23esimo trimestre consecutivo, salendo dell'1,1% a quota 14.300 miliardi. Essì, il debito delle famiglie d’oggi risulta superiore ai massimi registrati nel terzo trimestre del 2008, durante la crisi finanziaria, di 1.600 miliardi di dollari. La ricchezza, insomma, generata con il debito: bella no? Comunque, sia come sia, tocca cambiare i livelli di policy. D’accordo, però se si possono cambiare i mezzi in corsa, lo scopo no; si, proprio quello che chiama, l’esercizio di ruolo, quegli “aggregati” della spesa a farla per generare la ricchezza. Scopo appunto acchè gli aggregati non si disgreghino, anzi si associno nella Spa del Libero Mercato per far al meglio quel che s’ha da fare. Per andar oltre il vago: una nuova policy con il vecchio Helicopter Money che torna a far girare le pale, non sta nel farlo volare ma in chi lo guida. A mio sommesso avviso non al solito anchilosato pilota. Toccherà invece a chi avrà il tornaconto a voler scaricare dall’alto il denaro che fa acquistare quel che, magari prima di pilotare, ha prodotto e portato al mercato. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 5 maggio 2020

SONO SENZA PAROLE. VOI?

L’economia post Covid-19 riuscirà a trovare sostegno adeguato nelle politiche monetarie e fiscali, all’uopo adottate in tutto il mondo? Si riuscirà, insomma, così facendo a sanare quel gap dell’out put che già sfiancava quella di prima? Diamo un’occhiata. La crescita dovrà continuare a farsi come prima con la spesa aggregata ma… con un potere d’acquisto che dovrebbe venir rifocillato proprio da queste politiche. Una moneta insomma, messa in tasca, che sia adeguata a ruolo di ciascuno degli aggregati. Una moneta che dovrebbe, ad esempio, sanare lo squilibrio fra quella già in tasca a chi ha il capitale e quella che hanno quelli che lavorano*; quella stessa che ha generato l’altrettanto poderoso squilibrio nella propensione al consumo, figlia degenere proprio di quella disparità nel potere d’acquisto. Una chicca ne tira un’altra: l’aggregato delle Imprese, a cui toccherà fare la spesa per investimenti e che vedrà, con la pandemia, aumentare ancor più la capacità produttiva inutilizzata, verrà convinto dall’efficacia di queste politiche a farla? E… un’altra ancora: tra il debito sovrano passato, quello futuro e la riduzione degli introiti conseguenti alle politiche fiscali in itinere, potrà l’aggregato Pantalone fare la spesa pubblica? Egregi del Mondo, cotante domande attendono adeguate risposte. Giacchè ci siete nel tempo che stringe, per non soffocare, ritenete giusto tentare pure di attenuare la stretta? Detto fatto: tra un po’ prima e il quattro maggio riapriranno i cancelli delle attività produttive. Pure quel settore auto che ha visto un invenduto, nel tempo della pandemia, dell’87% ? Potranno riaprire pure i petrolieri che rischiano di affogare nel greggio che non sanno più dove stoccare? Eppoi, suvvia, Marco Bentivogli dice che il 70% dei suoi metalmeccanici già lavora da tempo. Dunque, si continua a ritenere che, riaprendo la produzione, riparta il lavoro. Siamo alle solite: il lavoro le imprese lo danno, lo genera invece la spesa e lo remunera remunerando pure il capitale! Indipercuiposcia, il problema non sta tanto nel dover produrre, ad esser pignoli non sta nemmeno in quelle imprese di servizi, chiuse, che non hanno potuto vendere; sta invece in chi, immiserito in casa, non ha potuto acquistare! * Lo squilibrio fra la quota del valore aggiunto, generata dal capitale e quella generata dal lavoro, sta ai massimi storici. Questo divario, rispetto al resto dei paesi sviluppati, emerge già nel 2000 per poi ampliarsi a partire dal 2006 a favore del capitale e appare sempre più insostenibile in un momento nel quale la questione dei c.d. working poors è al centro del dibattito elettorale. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA