mercoledì 28 aprile 2021

RICCHI, PRESTATORI DI ULTIMA ISTANZA

Stavamo, stiamo, ancor più staremo affogando in un mare di debito. Ad oggi, son già 280.000 mld di $. Per non andare a fondo, una quisquilia sembra mettere d’accordo tutti: fare crescita, ovvero Pil, quindi ricchezza. Toh, proprio quella ricchezza da decenni generata con il debito! Debito che poi s’ha da ripagare. Già, ma… da chi? L’incremento delle tasse sui redditi delle società dal 21 al 28%, incluso nel piano per le infrastrutture pro-crescita presentato da Joe Biden, non convince i capi d’azienda americane. Secondo un sondaggio Business Roundtable, quelli del capitalismo degli stakeholder, il 98% dei 178 sodali intervistati, ritiene che questo incremento danneggerà la competitività delle loro società; il 75% del campione è convinto che l’inasprimento fiscale ridurrà gli investimenti in ricerca della propria compagnia, mentre un altro 71% teme che a ridursi saranno anche le assunzioni. Mica micchi! Loro sanno come la crescita si faccia con la spesa, non con l’impresa, quindi rifiutano di pagare dazio. Capito l’antifona? Bene tocca sbirciar oltre, in quel 2020, “l’anno come nessun altro”. Lo scrive Forbes: “non stiamo parlando della pandemia ma dei super ricchi, i miliardari. Nel mondo sono 2.755, 660 in più rispetto al 2019. In mano hanno 13.100 miliardi di dollari. L’Organizzazione mondiale della sanità stima tra 119 e 124 milioni di poveri in più a causa del Covid e un’escalation delle diseguaglianze. I miliardari, invece, hanno incrementato l’incasso durante la pandemia: ottomila miliardi di dollari in più”. Lo giuro, leggere Forbes “scandalizzato” per le diseguaglianze mi stringe il cuore ma… lo scandalo non sta nell’esser ricchi; ricco, nell’Economia dei Consumi, definisce quel soggetto dotato di un ampio potere d’acquisto non esercitato. Un tizio insomma, che non fa tutto quel che gli tocca per generare ricchezza per tutti. Ok, se non si possono toccare i profitti delle Aziende, allora va tassato proprio quel potere d’acquisto non esercitato magari da chi, proprio in quelle aziende, comanda. Essipperchè, dico a voi: se il debito impiegato per creare quella ricchezza, che avete intascato più d’altri, dev’essere rimesso, credo sia il tempo di restituire la cortesia spegnendo pure la miccia di quel “paradosso della parsimonia” che potrebbe bruciare parte del vostro benessere senza migliorare quello d’altri. Dunque se si vuol ridurre il gap, che per fare la crescita aumenta il debito, occorre prendere prestito da quei “prestatori di ultima istanza”*; quelli del potere d’acquisto non interamente esercitato, applicando la progressività delle imposte, anche a quelle indirette, dove sono meno evidenti le manifestazioni della capacità contributiva. Magari ristrutturando l’Iva che fin qui ha tassato solo il lavoro di consumazione, non il denaro di chi ha una bassa propensione alla spesa; qui dev’essere prelevato quel contributo: dalla capacità di spesa non spesa! Un paradosso, dite? Fa niente! * Prestatore di ultima istanza, qualsiasi soggetto a cui ci si rivolga quando si ha urgente necessità di credito e si sono esaurite tutte le altre possibili opzioni. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 20 aprile 2021

Luce? In fondo al tunnel ci stanno i migranti!

Della pandemia c’è l’oggi, ci sarà un domani e un dopo ancora ma…. i problemi di ieri saranno ancora dinnanzi a noi insoluti. Le migrazioni, per esempio, di gente ancor più disperata e manco vaccinata; noi, esausti da cotanto virus, contrapposti tra fobìe e filìe varie ed eventuali. Sai, quando sei per l’inclusione sei progressista; ti pensi solidale, stai con chi lavora, con chi ha bisogno; ti scorgi fuori luogo in un luogo che non accetta l’altro. Sai come sei: ti vuoi bene, vuoi bene al tuo bene, al bene che fai. Fai incetta di onore se accetti quei guai: un fare senza prezzo. Altri di noi invece no, non ci stanno. Escludono. Chiusi nelle comunità di se stessi, pseudo speciosi; timorati del prossimo che preda lavoro, attenta al benessere, mangia il nostro mangiare. Voi, che fate il prezzo, voi: brutti sporchi e cattivi. In mezzo stanno loro: gli altri. Chiari a noi, scuri a voi; disoccupati e occupanti. La fame, il lavoro, la dignità li muove fuori di casa, fuori da loro. In questo sogno disperato, sono. Questo sogno divide, questo sogno sconfigge tutti: buoni, cattivi, diseredati. Noi, sopraffatti da un afflato diseconomico, scorgiamo nulla di una crisi che morde, ignari di redditi vieppiù insufficienti, di acquisti in pressione. Voi, appesi ai vostri interessi, che delle virtù economiche fate misfatto, negate il Pil degli esclusi, il loro focillo ad un erario ingordo e quel tanto lavoro mal pagato. Loro e il loro migrare; costretti dal ricatto economico ad umanità disumanate. Occorre andare oltre quest’oggi infame, gravido di affanni e cattivi presagi. Tocca fare vessillo di un tornaconto immediato. Di voi compagno, di voi vicino, mi faccio mentore. Il tono, quello ad uso ai saccenti. Tra il lusco e il brusco di una notte in “zona arancione”, sogno un’impresa titanica e risoluta che allevi povertà, scuota inerzie, scardini barricate, appiani differenze, coccoli identità; disilluda i buoni, stemperi fobìe. Un sogno cinico: la domanda comanda! Domanda potente, risoluta di chi, per mestiere, spende, acquista, produce ricchezza smaltendo l’eccesso di merci che ingrassa, inquina, spreca, indebita. Se accade che insieme a quella folla migrata si saturi il mercato del lavoro, si riducano i redditi; se tutti insieme si consumi quell’eccesso di merci e non scendano i prezzi; il meccanismo si impalla, l’equilibrio salta, et voilà la crisi: nulla di più, nulla di meno. Questa l’agenda del nostro fare, del fare in fretta: tocca investire, facciamo debito, altro debito, debito tattico. La strategia: la nostra forza, un po’ di mosse, scacco matto. Un contratto di gestione farcito di adempimenti, vantaggi, oneri e penali per smaltire quell’eccesso di offerta. Chi consuma lo scrive, chi produce lo firma. Acquistiamo tutto, consumiamo il possibile; quel che resta, impacchettato ed inviato verso lidi poveri. Avrà meno sprechi chi ha più, più opportunità chi ha meno; meno obesi nel mondo ricco, più nutriti nell’altro; meno moda che passa di moda, più vestimento per gli ignudi; troppo informati per conoscere di qua, quel troppo di là per informare chi non sa. Elisir per le nostre filìe. Elisir per le vostre fobìe: così se ne stanno finalmente a casa loro, finalmente si respira. Loro che stanno ancora lì potranno tirare il fiato: vivaddio scegliere. Spicchi di possibilità: fuggire, restare, partire. Risultato: gestione del rischio, riduzione della condizione precaria. Ce n’è per tutti, pure per chi scalpita per avere ristoro dagli investimenti di capitale fatti a debito. Voilà les jeux sont faits: controllo dei flussi migratori; diminuzione della pressione sulla domanda nel mercato delle merci e su quello del lavoro; gestione dei prezzi. Ullallà, una cuccagna. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 13 aprile 2021

CON LA PANDEMIA, I CONSUMATORI USA, ANCORA DI ULTIMA ISTANZA?

La crescita economica viene fatta con la spesa! Le famiglie americane, nel farla, fanno oltre i 2/3 della crescita complessiva. Mica solo quella in casa Usa. A metà degli anni '90 il segretario al Tesoro, Robert Rubin, accusava i partner commerciali di considerare gli americani ‘consumatori di ultima istanza’ del pianeta su cui far affidamento per vendere beni e servizi. D’accordo ‘sta gente, con la spesa che fa, dovrà generare reddito pure per gli altri nel mondo ma…. Il reddito per farla l’hanno? Oddio, se si dà retta a quelli della Fed di s. Louis mica tanto, anzi poco o niente; con un grafico mostrano come, dalla metà degli anni 30 del ‘900, il potere d’acquisto deficiti! Questa deficienza aumenta il peso del debito delle famiglie e delle imprese statunitensi, esaurisce il capitale finanziario del paese, rende la crescita dei salari più difficile. Beh, dopo ‘sto avanspettacolo verrebbe da dire: Bambole, non c’è una lira! Mica vero, Bambole, i soldi ci stanno! Essì, in questo mondo del paradosso le Fed non son tutte uguali. Qualche giorno fa il WSJ, sulla base dei dati della madre delle Federal Reserve, ha stimato: grazie anche ai guadagni di Wall Street, alla valorizzazione degli immobili e al sostegno fiscale ai redditi le famiglie americane non sono mai state così ricche. Cavolo, il valore stimato raggiunge i 119.000 miliardi di dollari, quasi sei volte il Pil; il 6,8% in più di fine 2019 quando il virus non c’era. In pratica quasi 400 miliardi di dollari in più da destinare, almeno in parte, ai consumi. Oh bella, sennò a cosa servono tutte queste politiche di reflazione messe in campo da “mamma Fed” per non far scendere i prezzi? Il mercato immobiliare, per esempio, fornisce un buon esempio della monetizzazione dello stimolo fiscale nel ridurre costantemente i tassi sui mutui che, a loro volta, hanno causato un aumento del prezzo del patrimonio immobiliare esistente. Per quanto riguarda poi le politiche monetarie, che hanno alterato il meccanismo di formazione di prezzi, per l’amordiddio lasciamo stare. Ehi, le famiglie americane hanno fatto pure meno spesa con la pandemia. Secondo le stime disponibili, il liquido in eccesso ammontava a circa 1.600 miliardi di dollari alle fine del 2020, e potrebbero crescere fino a 2.500 miliardi nel 2021. Fiuuu, una barca di soldi da spendere per far guadagnare il mondo! Basteranno? Oddio, potrebbero se non si dovessero pure investire epperchennò usarli per ridurre il debito; già, pure questo s’ha da dover fare per non tirare solo a campare. Cavolo un bel dilemma: Consumare, risparmiare o ripagare i debiti? Toh un’altra Fed, quella di NY, ha fatto i conti con i corni del dilemma; vien fuori che le famiglie hanno speso una quota del 29% entro giugno 2020, hanno allocato il resto, nel risparmio il 36% e nella riduzione del debito il restante 35%. L’incastro perfetto: ce la si è fatta l’anno passato a fare quei 2/3 del Pil del mondo facendo quel 29% di spesa e quel 36% di risparmio, che serve alle Imprese per fare spesa per gli investimenti? E quel 35% rimasto in tasca ridurrà il debito per farci ritrarre dal baratro? Jamie Dimon, Ceo di JPMorgan, nella lettera annuale agli azionisti sembra voler rispondere d’acchito: "Ho pochi dubbi che con i risparmi in eccesso, i risparmi derivati dalle nuove misure di stimolo, una maggiore spesa in deficit, un più alto Qe, un possibile nuovo disegno di legge sulle infrastrutture, una campagna vaccinale di successo e l'euforia per la fine della pandemia, l'economia statunitense possa registrare un boom. Tale boom potrebbe durare tranquillamente fino al 2023 poiché tutta questa spesa potrebbe essere estesa anche fino al 2023." Alla lussureggiante risposta di Dimon mi preme far commento: Il suo conto non tiene conto del l’affrancamento dal bisogno dei Consumatori che li dis-obbliga a spendere; manco del dis-obbligo per le Imprese stante la capacità produttiva inutilizzata. Per il debito da rimettere faccia lei; nel mondo ne gira per 280.000 mld di $! Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 6 aprile 2021

GREEN GREEN, CHE BELLO!

Tutti green? Mica tutti. Sembra che… più si sia ricchi, più si inquini. Lo scorso anno, una ricerca condotta dalle Nazioni Unite ha messo in evidenza che l’uno per cento più ricco del mondo rappresenta più del doppio delle emissioni di C02 del cinquanta per cento più povero. Ma chi sono i super-ricchi che inquinano di più? Una risposta arriva da un’analisi recente, condotta da due antropologi dell’Indiana University, che ha passato in rassegna 2.095 miliardari elencati nella lista Forbes 2020. Il rapporto, pubblicato su ‘The Conversation’, ha rivelato che “i miliardari lasciano impronte di carbonio che possono essere migliaia di volte superiori a quelle dell’americano medio”. Nota bene, anzi molto bene: sono quelli che non spendono tutto quel che hanno! Notato? Cavolo, quelli che hanno meno, allora, inquinano meno? Fiuuuuu, roba grossa la questione ambientale. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, lo sa: "Questo è un governo che ha preso l'impegno di fare progetti nella transizione ecologica, nel digitale, nella lotta al cambiamento climatico. Un'altra sfida: attuare il vecchio che va bene e aprire il nuovo che va bene". Nuovo che va bene, vediamo: quella transizione ecologica, appunto, che ha in mente Roberto Cingolani, responsabile del nuovo Ministero, quando dice: “La biocapacità del Pianeta si è esaurita tra luglio e agosto; viviamo un’era spaventosa di debito ambientale, non solo economico. Il percorso della transizione ecologica parte da un momento particolarmente complesso determinato dalla pandemia e dovrà essere capace di conciliare istanze diverse”. Dunque, istanze diverse da conciliare: quelle di chi, con il malloppo intascato, paga il debito ambientale conrtatto con quelli che hanno poco ma… molto credito ambientale? Massì, i capitali ci sono, le risorse pure; c’è anche l’indifferibilità dell’agire per una Terra che stenta a riprodurre risorse e a smaltire i rifiuti. La materia prima sta in quel rifiuto che l’Iva e la Tari attribuiscono a quelli della spesa; al Capitale sta invece l’investire nella trasformazione/riciclo di quei residui in nuove merci; chiude il cerchio un consumo nuovo che genera quel residuo/risorsa. Circolare, appunto e palla al centro! Si riduce la filiera, meno costi, meno profitto da distribuire; prezzi più contenuti e guadagni dalla vendita della “nostra” materia, rifocillano il potere d’acquisto per tenere attivo un ciclo economico finalmente virtuoso. Ehilà, si rende alfin conveniente fare una “domanda eco compatibile” per poter poi disporre di miglior residuo da portare al mercato e vendere e, alla fine di ogni ciclo, poi rivendere e ancora ri ri vendere: la responsabilità, insomma, incontra il tornaconto. Ai governanti, intesi a salire sulla giostra, toccherà de-fiscalizzare i già seduti su questo carosello ch’è tanto bello; ci sarà da dover produrre, lavorare e guadagnare! Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA