venerdì 31 luglio 2009

LA CRISI, COLPA DI UN PARADIGMA KILLER


La responsabilità della crisi: un Paradigma killer.
Si quella regola non scritta che ha leso la ragione dei più; vanificato la ragione dei Consumatori, relegati al “compra compra”, fino a rendere marginale il loro ruolo economico e quello produttivo.
Quel paradigma che ha distribuito regole, onori ed oneri agli attori del sistema produttivo: produrre agli uni, consumare agli altri; ricchezza prodotta dai primi, ristoro del bisogno ai secondi.
Due ruoli, due responsabilità, due misure, due asimmetrici compensi per rendere massima l’efficienza del meccanismo produttivo.
Tutto bene fin quando la Domanda, nutrita dalla necessità, indicava la direzione, forniva misura all’intero sistema; i Produttori, facendo Offerta a quei bisogni, creavano ricchezza.
Poi, nel mezzo del cammin di quella via, l’efficienza produttiva supera se stessa, l’offerta sopravanza la domanda: “ la caduta tendenziale del saggio di profitto” mette a rischio il sistema. Quel marxista di Marx l’aveva detto.
I “padroni” reagiscono, si da' un’accroccata al meccanismo: la ricchezza fluisce meglio, si consuma l’offerta; la pubblicità ed il marketing faranno il resto, produrranno quella Domanda.
I Consumatori, finalmente liberi dal bisogno, avranno solo da acquistare.
Verrà ancora aumentata la produzione, si produrrà una tale quantità di ricchezza da fagocitare pure i diseredati che potranno mangiare fino ad ingrassare, che dovranno abbigliarsi addirittura alla moda, che avranno da acquistare a più non posso, pur di smaltire l’offerta.
Finchè i redditi sostengono la domanda, va tutto a vele gonfie poi qualcosa si sfilaccia.
Il mercato del lavoro funziona al meglio nel fare il prezzo: l’automazione dei processi produttivi riduce l’offerta di lavoro, tumultuose migrazioni aumentano la domanda, i paesi emergenti riducono il costo del lavoro; voilà, redditi più bassi.
Nel mercato delle merci l’eccesso di capacità produttiva, l’aumento del numero dei produttori e delle merci prodotte non riduce i prezzi, non lima i profitti.
Due mercati, uno squilibrio da far saltare il banco.
Il banco non salta perché, briccone, quel paradigma interviene ed ordina l’impossibile: il debito surroghi il reddito!
Una politica imbelle e la finanza creativa, in modo artificioso, ripristinano l’equilibrio: viene creata ricchezza con il debito, si tira innanzi fin che si può con mezzi di fortuna ed opzioni stregone, poi la crisi.
Siamo ai giorni nostri, per andare oltre la crisi, sic et simpliciter, ancora debito in forma di credito:
ai Produttori per produrre l’eccesso, ai Consumatori per smaltire questo eccesso.
Ad elargire credito, gli indebitati del credito che hanno ricevuto credito da Stati indebitati.
Risultato: per 1 $ di PIL ne girano 3,7 di debito e la crisi sta ancora in alto mare.
Non è lesa maestà rammentare a Lor Signori che quel paradigma, buono per l’economia della produzione, si mostra dannoso per quella dei consumi.
Belleppronto uno nuovo di zecca: i Consumatori mediante l’acquisto trasformano il valore in ricchezza; consumando fanno riprodurre, dando continuità al ciclo.
Centrale questo ruolo per la crescita; indispensabile quel loro esercizio, necessario un reddito adeguato allo svolgimento di cotanto fare, altro che debito.
Nuovi ruoli, riorganizzate gerarchie, adeguati compensi: un rinnovato sistema produttivo.
La vedete la luce in fondo al tunnel?

Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

www.professionalconsumer.splinder.com
www.professioneconsumatore.org

venerdì 24 luglio 2009

I CONSUMATORI FANNO IL LORO MESTIERE, CONSUMANO


In GB si scartano 1/3 degli alimenti acquistati ed ancora commestibili per incapacità di governare gli acquisti.
Questa la notizia apparsa sulla stampa.
Invece i 2/3 dei cittadini USA mangiano più del dovuto: obesi.
Rincariamo la dose: e quei Consumatori che vestono alla moda che passa di moda, scartando merci ancora zeppe di valore?
E quelli che cambiano telefonino ad ogni piè sospinto?
Tutti insipienti?
Macchè, fanno solo il loro mestiere: consumano!
Insipienti, semmai, perché questo mestiere, che genera il 70% della crescita economica, brucia risorse, produce inquinamento, conforma la vita, spesa a fare la spesa; spesa che va al di là della nostra capacità di reddito fino ad indebitarci.
E, insipienza per insipienza: si acquista senza fare domanda.
La domanda viene fatta altrove, dalla pubblicità, dal marketing per esempio.
A questa domanda si danno risposte improprie,irresponsabili, antieconomiche.
Chessaddafare?
Io, Professional Consumer dico quelc’ho da dire: riprendiamoci la domanda, è nostra per diritto di mercato.
Questi nostri eccessi sono la risposta automatica agli eccessi di capacità produttiva che ingolfa il mercato?
Sconnettiamo l’automatismo.
Hanno più bisogno i produttori di vendere che i Consumatori di acquistare?
Non possiamo far fuggire l’occasione.
Occasione che, è bene rammentarlo, fa l’uomo ladro.
Si, insomma sottrarre loro la capacità di offerta; con una domanda sapiente imporre il gioco, dare le carte: nuova misura nell’utilizzo delle risorse, merci eco-compatibili; dosando, con sagacia la domanda, potremo fare il prezzo, quello più idoneo ai nostri redditi acquirenti.
Si potrà, si dovrà, diremo, faremo: ursù Signori, il tempo stringe, diamoci da fare.

Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

www.professionalconsumer.splinder.com
www.professioneconsumatore.org

martedì 21 luglio 2009

LETTERA DI UN CONSUMATORE AL PRESIDENTE NAPOLITANO


Signor Presidente Napolitano,

Rivolgo a Lei l'invito di dare ascolto a un Professional Consumer, consumatore tra i consumatori, per quanto abbia da dire sulla crisi economica che sconvolge il nostro tempo.
Si ascolta ad ogni piè sospinto il già detto; chi ha responsabilità politiche avvista terra incognita; si imbastiscono procedure anticicliche e soccorsi monetari, debito su debito, da somministrare a chi mostra debito d’ossigeno. Si fatica però ad individuare il punto di accumulo degli squilibri, si vagheggiano i tempi per la svolta, se ne aggiorna ogni giorno la data.
Sono uno studioso dell’economia dei consumi. Le continue incursioni in tali territori mi hanno consentito di individuare il luogo dove si sono prodotti gli squilibri del meccanismo economico produttivo: una voragine sottratta alla vista dei controllori, da inattuali e attoniti paradigmi, dove produzione, consumo e reddito sono affondati.
Solo la riorganizzazione delle competenze interne al meccanismo produttivo può configurare una nuova possibile sintesi: nuove gerarchie, nuove misure e responsabilità; onori ed oneri, vieppiù riequilibrate risorse di reddito.
Il Professional Consumer rivendica questo patrocinio. Non una sintetica creatura, un individuo invece attrezzato di tutto punto per quegli esercizi di mercato, che per il contributo alla crescita si fa operatore economico ancorchè civile.
Ecco Signor Presidente, per questo rivendico merito di analisi; questa competenza metto a disposizione.
Pago però il prezzo dell'anonimia, non trovo ascolto se non in ricetti di nicchia incapaci di promuovere attenzione, generare dibattito.
La condizione di disabile mi esilia, se brandita diviene una risorsa per sollecitare attenzione.
Vengo sollecitato a farlo, la discrezione mi impone di resistere.
Confido nella Sua sensibilità nel voler ascoltare.

Cordialmente la saluto.
Mauro Artibani
www.professionalconsumer.splinder.com
www.professioneconsumatore.org

venerdì 17 luglio 2009

ILVADEMECUM DELLA CRISI


Consumatori: un vademecum della crisi per raccapezzarci sul come, quando, perchè ma soprattutto come andare oltre.

C'ERA UNA VOLTA
Nell'economia dei consumi due condizioni di equilibrio hanno consentito al meccanismo produttivo di creare le condizioni per un potente sviluppo dell’attività economica: impavido quello tra Domanda e Offerta, decoroso quello tra profitti e redditi da lavoro,
Così, per la prima volta nella storia vengono affrancate dall’indigenza e dal bisogno folle sterminate di individui.
Il sodalizio, libero mercato/democrazia politica, ha generato consenso e benessere sul fatto, sul fare, sul farsi. Il continuo aumento della produttività, della capacità produttiva ed il ritrarsi dello stato dall’economia ha consentito un aumento delle opportunità di business e moltiplicato la ricchezza.
Certo, l’uso indiscriminato delle risorse e un eccesso di scarti di processo dal ciclo produttivo, ha configurato l’alterazione dell’ecosistema, ma tantè. Il prezzo pagato alla vita spesa a fare la spesa, con la lacerazione delle relazioni plurali, precipitate a relazioni singolari, non proprio trascurabile.

SI ROMPE L'EQUILIBRIO
Fin qui tutto bene, poi....
Il mercato del lavoro, con l’automazione dei processi produttivi riduce l’offerta di occupazione.
Pure con i processi di delocalizzazione si riduce l’offerta; le migrazioni dal sud al nord del mondo aumentano invece la domanda; il basso costo di questo lavoro nei paesi in via di sviluppo rende istituto un nuovo equilibrio: il mercato fa il prezzo, riduce i redditi.
Altro mercato, altra musica: in quello delle merci il progressivo aumento della produttività, del numero dei produttori, del volume e tipo delle merci prodotte, la riduzione del ciclo di vita dei prodotti rende l’offerta superiore alla capacità di smaltimento della domanda. Il mercato manca di registrare questo, non riduce il prezzo delle merci.
Questa sovraccapacità dei mercati sviluppati distorce il processo redistributivo della ricchezza, altera equilibri consolidati, scuote alla base l’efficienza del meccanismo.

MECCANISMO SQUILIBRATO MA..
La combinazione d’insufficienza del reddito ed eccesso di offerta mina la crescita economica.
Il soccorso del debito surroga il reddito, sostiene in modo artificiale la domanda, smaltisce l’offerta: crea ricchezza.
Cotanto ossimoro soddisfa gli apprendisti stregoni; i produttori prima incassano lauti profitti come certificano i resoconti BRI nel 2008 poi vedono salire il loro credito di ruolo finanche il loro fare non crei ricchezza, non ristori bisogni.
Sofisticati gingilli finanziari fanno argine agli squilibri del meccanismo produttivo.
Solo la tecnica di rifinanziamento dei mutui fondiari USA ed il Credito al Consumo spargono liquido monetario che ingrossa il debito, consente di fare acquisti.
Si nuota finche si può, oggi non più: sta qui la crisi.
Per uscirne e riavviare la crescita ancora debito.
Debito privato e debito pubblico: la fragilità si mostra palese.
Fragilità per fragilità ci si può lambiccare tra la deflazione o l'inflazione prossima ventura

TOCCA AI CONSUMATORI
Pure il Consumatore, non più archetipa figura sociologica, fa i conti con la crisi.
Basta con il fare dilettante, basta con il debito.
Aumentare invece la redditività del reddito il precetto; frequentare tutte le occasioni di risparmio e ridurre gli acquisti superflui, la strategia da mettere in campo: l’efficacia sorprendente.
Non una fuga dal mercato anzi l’occasione per restarvi, ottimizzando la resa economico-produttiva della nostra azione di Consumo.
Certo per rifocillare il reddito mancheremo il record della crescita, si alzerà però il valore della posta per il Consumatore.
Occorre far tesoro di questa opportunità forzando i tempi per uscire dal guado.
Bando alle ciance, due le soluzioni che vivamente si consigliano a Lor signori: si può ridurre il prezzo delle merci; si può anche ripristinare una più consona redistribuzione della ricchezza tra profitti e redditi, se non quelli da lavoro, almeno quelli necessari a ripristinare gli acquisti.
Due opzioni, un solo modo per aumentare il reddito senza ridurre i consumi, senza mortificare la crescita.
Si può fare ancor di più.
Invitare magari gli esclusi dal consumo al desco della crescita dotandoli di un reddito sufficiente. Non sarà facile, complicate ragioni geopolitiche lo impediscono.
Sollecitare perchennò i provvisti di profitto a fare domanda. Consumatori fatti apposta per acquistare la nostra appetibile offerta di prodotto: tempo, attenzione e fiducia.
Tutto questo si può per ristrutturare carichi di lavoro, cariche di ruolo, garantire ricchezza ed un maggiore equilibrio di sistema.
Con tutta la determinazione si resta in attesa.

Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

www.professionalconsumer.splinder.com
www.professioneconsumatore.org

martedì 14 luglio 2009

CONSUMATORI SCONTENTI E PURE IMPERTINENTI


I produttori rinunciano a produrre e ad investire pensando di avere difficoltà a vendere il prodotto?
Quelli del credito non danno credito perché non credono al merito di credito dei loro accreditati?
I commercianti hanno il timore di commerciare, vedono in giro clienti scontenti perchè privi di contante?
Consumatori scontenti e pure impertinenti, pure l’IVA sammoscia per l’erario un’angoscia.
La crescita decresce, la ricchezza impoverisce: questa la crisi.
Perché questo non sia, dovremmo acquistare ben oltre il bisogno per smaltire l’eccesso produttivo, acquistare l’acquistabile, pagare l’Iva al fisco senza redditi adeguati, magari a debito ma senza credito.
Questo è quanto può vedere chi ha occhi per guardare.
Che forza ragazzi: disperata, frizzante,sublime forza
Forza di ruolo,si, pure però responsabilità e comando.
Il potere d’acquisto cala?
All’arrembaggio, riprendiamoci il potere: si ad un reddito per consumare.
Chi potrà resistere , chi vorrà resisterci?
Il Premier, non ignaro di questa forza, mostra pure sagacia predittiva, dice oggi quel’che accadrà domani: “far rivivere e rialzare i consumi, facendo tornare la gente agli stili di vita e ad i consumi di una volta. La gente non ha, nella stragrande maggioranza, nessun motivo per diminuire questi consumi”.

Mauro Artibani

Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

www.professionalconsumer.splinder.com
www.professioneconsumatore.org

sabato 11 luglio 2009

CONSUMATORE CHI, COME, DOVE, QUANDO MA SOPRATTUTTO PERCHE’


Consumatore, Chi?
Quello occupato a rifocillarsi di reddito, disoccupato genitore, quello che disdegna il sacrificio ma che dell’abnegazione fa vanto, quello che non si da' ma prende.
Quello, insomma, della vita spesa a fare la spesa.
Come?
Informato di tutto punto dai “suggerimenti pubblicitari”, decide, spende e spande; acquista, consuma, smaltendo per riacquistare.
Dove?
Dappertutto. Liturgie acquisitive tracciano itinerari convulsi tra luminarie, vetrine,stand, mall urbani e suburbani, locali e globali, offline e online.
Quando?
Io, quando posso, a più non posso.
Il tempo è denaro, va speso: nei saldi con pochi soldi; nelle occasioni di risparmio così ci guadagno; con il Credito al Consumo così non presumo, programmo e non mi affanno controllo pure l’acquisto imprevisto.
Perché?
Buondio, perché tutto questo fare, stare, gestire, indagare dei gesti quotidiani di consumo, ha uno stimabile valore economico: il 70% del PIL.
Perché questi gesti generano ricchezza, moneta, con cui pagare profitti, salari, stipendi, tasse; perché, consumando l’acquistato facciamo riprodurre; si da' continuità al ciclo economico, conforto agli abbienti, speranza ai non abbienti, qualcosina ai disubbidienti.
Operatori Economici, Gestori del Mercato, insomma, altro che Consumatori.
E affangala a tutta la retorica di certo qual sociologismo che impera!


Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

www.professionalconsumer.splinder.com
.

martedì 7 luglio 2009

DOMANI E’ UN ALTRO GIORNO


Nell’economia dei consumi, là dove si fa epigrafe l’eccesso di capacità produttiva, dove il reddito da lavoro insufficiente pone in crisi il rapporto di scambio Domanda Offerta; là dove insomma hanno più bisogno i produttori di vendere che i Consumatori di acquistare: c’è domanda di consumazione da parte dei Produttori, gestori di quell’eccesso?
C’è offerta di consumazione da parte dei Consumatori che non hanno bisogno di quell’eccesso?
Disfunzioni del mercato si dirà: non si vende la capacità di consumare tutto; non si acquista il bisogno che quell’eccesso venga smaltito.
Fin ieri questa ragione di scambio risultava inespressa, alterata da un credito surrogante redditi insufficienti, in grado di dare focillo artificioso alla domanda di prodotto.
Oggi, che quel credito risulta inattingibile: crisi.
Crisi di un mercato che, con il super debito, ha celato inefficienze; non ha fatto il prezzo di tal garbuglio.
Domani: domani è un altro giorno!
Domani, c'è da scommetterci, in questo mercato ingolfato da scorie opache, da crediti inesigibili, da incrostazioni che lo imballano si affolleranno nuove mercanzie: l’offerta di consumare quell’eccesso, la domanda di chi vorrà smaltire quello stesso eccesso.
I concorrenti concorreranno, una nuova concorrenza troverà agio, si troveranno nuove convenienze.
Nuove risorse, nuova ricchezza insomma; un nuovo mercato efficiente che farà il prezzo di questi nuovi equilibri.
Un nuovo giorno: rifocillati nell’orgoglio, nel ruolo, nelle finanze, potremo al fin veder sorgere il sol dell’avvenir.
Vogliamo scommettere?

Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

www.professionalconsumer.splinder.com
www.professioneconsumatore.org

venerdì 3 luglio 2009

QUELLI DELLA VITA SPESA A FARE LA SPESA


“Quelli della vita spesa a fare la spesa” cosi gli adepti dalle scienze sociali pensano i Consumatori.
Dicono: con questo fare avete dato senso al vivere , avete inquinato, lacerato le relazioni umane; pressappoco rimbambiti.
La vita spesa a fare la spesa così ci vogliono gli adepti della scienze economiche; pressappoco idonei per generare, con questo fare, il 70% della ricchezza che circola, anzi circolava.
Una iniqua distribuzione di questa ricchezza però ha reso i redditi insufficienti per continuare a vivere quella vita ed esercitare quella spesa fino alla crisi.
Per uscire da questa maledetta crisi ci viene caldamente raccomandato di tornare a fare la spesa per tutta la vita.
Questo tormentone allude, illude, illumina.
Allude al contributo fornito dai Consumatori alla crescita economica.
Illude sulla possibilità di creare indefinitamente ricchezza, magari, con il debito.
Illumina sulla improrogabilità che venga retribuito quell’esercizio di spesa per garantire la crescita. Si, la crescita a cui nessuno sembra voler sottrarsi, neanche quelli che scherniscono il nostro vizio di consumare.

Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

www.professionalconsumer.splinder.com
www.professioneconsumatore.org