giovedì 26 febbraio 2009

LA FIDUCIA DEI CONSUMATORI FA PRODURRE, COMMERCIARE, AQUISTARE, CONSUMARE


Ricostruire fiducia, ripristinare ottimismo, far finta di niente: questo i più ritengono occorra per uscire dalla crisi, per ridare vita alla Domanda.
Perchè la fiducia dei Consumatori fa produrre, fa commerciare, acquistare e consumare.
Ed io, sciagurato, pensavo occorresse reddito per rimettere in moto la Domanda: meglio così!
Siamo Noi Consumatori i depositari della fiducia, quella che conta?
Ah, beh allora: fiducia, fiducia, fiducia.
Basterà fare training autogeno per rassodare i nostri umori; occorrerà poi vestire a festa, sognare a colori, pensarci in allegria e così abbindolare gli astanti: un ottimismo di maniera ad “usum altri”.
Un dubbio: occorrerà altrettanta fiducia pure per vedere rimessi i nostri debiti o sarà necessario che so, magari, veder riconosciuto lo statuto del lavoro per quella pratica del consumare che produce ricchezza ?
Ottenere così un reddito, buono per rifocillare davvero il nostro ottimismo e attender, fiduciosi, sorgere il sol dell'avvenir e, che so, nottetempo cominciar ad acquistar.


Mauro Artibani
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lunedì 23 febbraio 2009

LA CRISI DEL MECCANISMO DI GENERAZIONE DELLA RICCHEZZA


Quale crisi?
E' in crisi il meccanismo di generazione della ricchezza, quel meccanismo che per potersi sostenere ha finito con il produrre lavoro precario, redditi insufficienti, relazioni umane lacerate, inquinamento; in ultimo, smentendo clamorosamente la sua mission, debito.
Un'economia delle diseconomie da revisionare, buttare o da sostituire?
Questo sarà il dilemma che assillerà il dibattito economico-politico dei prossimi tempi.
I tempi stringono però, occorre mettere pezze.
Una facile facile.
Se venisse riconosciuto alla pratica del consumare l'esercizio di lavoro si otterrebe un reddito; la sempiterna pratica del consumare renderebbe istituto il lavoro a tempo indeterminato, altro che precarietà.
L'etica del lavoro troverebbe il modo di fare i conti con l'ambiente; la solidarietà nelle relazioni di lavoro potrebbe mitigare le solitudini; con due redditi poi potremmo rimettere i nostri debiti e ricominciare daccapo.
Sarà pure una pezza, che pezza però!

Mauro Artibani
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giovedì 19 febbraio 2009

TOH IL BISOGNO, CON QUESTA CRISI TORNA A FARSI PREPOTENTE


Toh, il bisogno, il tanto bistrattato bisogno con questa crisi torna a farsi prepotente.
La fa da padrone: esilia piacere, emozione, passione che avevano accompagnato, deliziando fin qui, la nostra vita.
Co 'sta crisi ho sicuramente bisogno di mangiare, non di ingrassare; di abbigliarmi, non di vestire alla moda; per essere informato bastano le free press; per comunicare, il telefonino vecchiotto è okkei; altro che fitness, per stare in forma basta camminare.
La crisi questo fa. Io mi adeguo, altri si stanno adeguando.
La Domanda scende, non ce la faccio a sostenerla, va tutto in vacca.
Un domanda allora: non è che si sia preteso di sostenere questa Domanda di tutto con redditi insufficienti?
Di retorica in retorica, altra domanda: non è che questo meccanismo produttivo, fatto per produrre ricchezza, oggi sia in grado di generare solo debito?
Ah bè allora, se la domanda non comanda, l’offerta deperisce e finisce nel bel mezzo di un’altra rima:
con i redditi randagi si fa strage di seguaci
per campare occorre soldo
se assoldati torneremmo tra i beati.
Ci faremmo allor gran vanto proprio tanto consumando
per cotanto adeguamento si fa tanto movimento.
Fieri?
Si ma stanchi pure, del gran far che fa scintille
si vabbè però che P.I.L.LE

Mauro Artibani
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lunedì 16 febbraio 2009

EGREGI LEADERS DEL G7: PER I CONSUMATORI REDDITO DA CONSUMO


Egregi leaders del G7, del G8, del G20, del G etc. etc.,
vi scruto, vi ascolto, prendo appunti ma:
Non vi è chi non veda che per garantire quella crescita economica, della quale siete garanti, il consumare debba darsi indifferibile.
Non vi è chi non veda che per dar corso a cotanta indifferibilità i Consumatori debbano mettere in campo il loro Tempo sottratto al tempo libero, l’Attenzione per dipanare l’offerta, il Denaro per smaltire il prodotto, la Fiducia prodroma alle fiducie altrui, necessaria per investire, per produrre, per commerciare, per……
Non vi è chi non veda che tale impiego di risorse renda esplicito un esercizio di Lavoro.
Non vi è chi non veda che, a fronte di tale lavoro, non si rintraccino redditi idonei a dare ristoro alla pratica e magari supporto alla Domanda.
Non vi è chi non veda come il Debito, surrogato di un insufficiente reddito da lavoro, abbia sostenuto egregiamente, per almeno 15 anni, il meccanismo economico.
Non vi è chi non veda che il Credito, surrogato del debito, abbia fatto altrettanto fino a fare SBOOM.
Non vi è chi non veda come quello stesso meccanismo economico che per decenni ha generato ricchezza, generi oggi debito.
Non vi è chi non veda come il tallone di Achille di tutto questo stia in quel reddito insufficiente, non nel credito creativo.
Chiarissimi, il problema sta tutto in quell’insufficienza che incaglia il meccanismo produttivo; sta qui pure la soluzione: fornire ristoro economico a chi lavora consumando.
Non oboli, né social card, nemmeno bonus: REDDITO.
Solo a Voi questo ordine di vedere sembra far difetto: con sguardi appannati proponete sgravi fiscali e politiche anticicliche finanziate da casse statali strozzate dal debito.
Lucido sguardo invece per rintracciare responsabilità a cui opporre standars etici che potranno avere ragione e corso solo dopo che si sarà diradata la nebbia che avvolge tutto.

Intanto, occhio alla penna.
Mauro Artibani
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giovedì 12 febbraio 2009

SIGNORI CONSUMATORI, ROMPETE LE RIGHE


Tra il“pericolo di affondamento assoluto” di Joe Biden ed il “bisogna agire prima che la crisi diventi una catastrofe” di Barack Obama, sta la crisi; questo sta davanti a noi consumatori.
Deliziosa pure la chiosa presidenziale: “ la festa è finita, è insostenibile che l’economia si regga solo sui consumi.”
Signori Consumatori: rompete le righe.
All’alba di un nuovo giorno, senza l’incombenza di dover consumare, potremo godere della libera uscita.
Certo, avremo necessità di mangiare, abitare, abbigliarci, divagare, informarci; perche no, anche bere, parcheggiare; pure prendersi cura; magari pure godere, insomma vivere.
Vuoi vedere che per poter vivere questa vita dovremo acquistare tutte queste funzioni nel frattempo divenute merci?
Vuoi vedere che occorrerà denaro per poter esercitare la libera uscita?
Già, vuoi vedere che il “dover agire” obamiano sarà speso per un nuovo piano di stimoli per racimolare posti di lavoro?
Vuoi vedere che questo lavoro servirà a generare redditi sufficienti per consentire di vivere la libera uscita?
Vuol vedere Mr. Obama che quei 4 milioni di nuovi posti di lavoro riusciranno a malapena a compensare quelli già perduti e che mancheranno quindi i redditi per vivere?
Molto sommessamente, Presidente: se irrinunciabile è il vivere, et voilà consumare, perchè non retribuire quel nostro obbligato esercizio di consumo, magari come veloce scorciatoia per sostenere la domanda; magari solo per poter vivere?

Mauro Artibani
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lunedì 9 febbraio 2009

ENCOMIABILI CONSUMATORI: DIAMOCI DA FARE!


Encomiabili, perché un encomio non si nega a nessuno.
Consumatori perché, se la vita viene spesa a fare la spesa, chi più di noi può fregiarsi di tal titolo?
Diamoci da fare perché la crisi ci sta travolgendo; perché le ricette anticicliche messe in campo non mostrano l’efficacia necessaria.
Si, diamoci da fare. Utilizziamo le nostre utilità: messe a regime possono limitare questo default economico.
Ecco, per esempio, due opzioni tattiche. Si, tattiche e bellepronte.
Mettiamo la sordina ai nostri lacerati umori. Millantiamo fiducia nonostante tutto: un ricostituente per l’ottimismo di investitori, produttori, commercianti. Non mi sembra poco.
La politica si ingegna in strategie keynesiane?
Queste politiche mirano a creare lavoro, quindi reddito da spendere per tornare a consumare e far crescere l’economia: piani di stimolo. Benissimo!
Attenzione però! Con il nostro debito pubblico, quella politica avrà il fiato corto e anche un fianco scoperto.
Per garantire il riavvio del processo di crescita nazionale, con quel reddito si dovrà acquistare il “made in Italy” altrimenti….
Altrimenti quelle politiche si mostreranno inefficaci; produrranno solo altro debito pubblico.
Insomma dovremo, in incognito, acquistare solo l’italica produzione.
Magari in sordina, in forme reticenti, in mercati neri; si dovrà farlo in barba alle nostre convenienze d’acquisto che si trovano, magari, nei mercati globalizzati. Ma tant’è.
Un vero e proprio “pronto soccorso” economico ad una crisi che sta lacerando il meccanismo produttivo nazionale.
Questo pronto soccorso darà lustro alla nostra Responsabilità ed alla nostra capacità dirigente.
A fine crisi si potrà rivendicare questo credito.

Mauro Artibani
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giovedì 5 febbraio 2009

LA CRESCITA ECONOMICA DISPONE L’OBBLIGO DEL LAVORO DI CONSUMAZIONE


Inutile girarci attorno: la crescita economica dispone l’obbligo del lavoro di consumazione; altrettanto obbligo per il lavoro produttivo nel dover riprodurre quanto consumato.
Il lavoro nella produzione produce Offerta, quello di consumo produce Domanda.
Il primo lavoro produce redditi insufficienti; il secondo non genera reddito, lo spende.
Un arzigogolo di tal fatta rende evidente l’insostenibilità della Domanda di merci.
Sta qui il problema: queste le ragioni della crisi, il resto è fuffa.
Si, fuffa: quell’arzigogolo ha generato debito poi credito, poi il gioco sul credito, poi SBOOM.
Quello sboom genera individui senza lavoro, quindi senza reddito: il meccanismo si inceppa.
E siamo ai giorni nostri: peggio che andar di notte, buio pesto.
Fornire reddito ed in fretta per riattivare il meccanismo: questa la necessità!
Due le chances: occorre scegliere.
Fornire reddito al lavoro produttivo che non c’è per mancanza di Domanda.
Fornire reddito al Lavoro di Consumo che troverebbe dapprima riconoscimento e ristoro, dappoi fornirebbe incentivo velocissimo alla Domanda che, consumata, genererebbe nuova produzione, quindi offerta, vieppiù nuova domanda: alè nuovo reddito.
I renitenti al lavoro non potranno sottrarsi: 2 redditi sono meglio che 1 per consumare.
Mi auguro di non dover attendere i posteri per dirimere l’ardua sentenza.

Mauro Artibani
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lunedì 2 febbraio 2009

LA CRISI: UN NUOVO EQUILIBRIO TRA CONSUMA E CHI RISPARMIA?


Al World Economic Forum 2009 di Davos , il premier cinese Wen Jiabao, occupa il centro della scena:
«Bisogna ritrovare un equilibrio tra manifattura e finanza,tra chi consuma e chi risparmia. Solo così la primavera è dietro l'angolo e l'inverno passerà».
Prosa limpida, toni enfatici in questa epica orientale.
Personaggi e interpreti: le formiche cinesi, le cicale yankees.
La Cina produce Offerta, consuma poco = Risparmio.
Gli USA producono Domanda superiore alla loro capacità di spesa = Debito.
Questo lo squilibrio: la crisi.
Un nuovo equilibrio, dice Wen?
Fattomi più realista del re, mi metto a caccia di equilibri.
1 – I consumatori yankees, con redditi insufficienti, si fanno avari; quelli cinesi prodighi. Si produce quindi una riduzione del PIL USA da compensare con un aumento di Offerta al mondo. Impossibile, a fronte di un sistema inabile alle esportazioni.
2 – Il piano Obama prevede sgravi fiscali e politiche keynesiane per fornire lavoro e reddito agli stremati Consumatori, propensi però ad acquistare le convenienti merci cinesi. Barriere daziali allora. Già! E se i cinesi non finanziano più quel debito sempre più grande?
3 – I cinesi finanziano il Reddito per il consumo nazionale con il surplus di bilancio; si sfiancano e, finchè dura, si salvano. Gli americano no, il mondo neppure.
Ipotesi mistiche, accipicchia. Difficile scorgere l’equilibrio.
Nell’irrealismo delle ipotesi però si mostra lampante una costante: il Reddito, o meglio, l’insufficienza di quel Reddito per sostenere la Domanda, causa prima della crisi.
Riequilibrare questo squilibrio, sta qui un nuovo equilibrio.
Nel mondo sviluppato vivono consumatori che mancano di reddito adeguato per far fronte al carico di consumo necessario per generare ricchezza; sorte analoga per i consumatori dei paesi in via di sviluppo: poco reddito per dar corso alla pratica del consumo, per saldare le differenze rispetto al mondo abbiente. E che dire degli abitanti del terzo mondo? Con un reddito di 1 $ al giorno ma quale ricchezza!
Riconoscere allora, nell’esercizio obbligato del consumo, un Lavoro a garanzia della crescita economica risulta un punto di equilibrio possibile.
Toh! Con un tal lavoro di consumo si rigenera la produzione, si rigenera il lavoro, si ri-rigenera la ricchezza, la si distribuisce.
Non un’opzione: una necessità.
Il Reddito da Consumo: un doppio Ristoro.
A chi parrebbe di poter scorgere così un nuovo equilibrio di sistema, scorga. Scorga pure.

Mauro Artibani
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