giovedì 29 marzo 2012

LA CRISI E IL RUOLO DEI CONSUMATORI

Gestori della crisi, mi corre l’obbligo di rammentarvi che i Consumatori trasformano, mediante l'acquisto, il valore in ricchezza; consumando l'acquistato poi ne consentono la ri-produzione. Chi puo' fare di piu' e meglio nel portare valore al ciclo della produzione? Per non apparire eccessivamente didascalico e per dar agio alla mia vis pedagogica, esemplifico. Il sistema produttivo produce prodotti; l'imprenditore per intraprendere mette l'idea ed il capitale; il manager maneggia i fattori della produzione; l'operaio opera per la conformità del prodotto; il marketing mercanteggia con i nostri umori e costruisce la Domanda di Prodotto; quelli del capitale finanziario capitalizzano gli investimenti produttivi; il commerciante espone in vetrine scintillanti il Valore informa di merce. Reclamano profitto, stock options, salari, parcelle, interessi sul debito, lo Stato ci mette pure del suo e chiede l'Iva, l’imposta che tassa la nostra azione sul mercato. Tutti solerti, professionalmente impeccabili, tutti ligi al dovere. E Noi? Visto cotanto Fare possiamo deluderli? Giammai! E allora vai con l’acquisto, trasformando magicamente quel valore in ricchezza che va poi distribuita. Quel valore che altrimenti si scioglierebbe come neve al sole. Un dramma per i suddetti che, ahinoi, non avrebbero di che sfamarsi. E pure per le merci: il latte caglia, la moda passa di moda, l' hi-tech si obsoleta: va tutto in malora. Ci siamo fin qui? Andiamo avanti. Artefici, mediante l'acquisto, di questa miracolosa trasmutazione - orgoglio e vanto della nostra categoria - poi usiamo quei prodotti: li "consumiamo". Loro, i suddetti, ridono soddisfatti: dovranno ri-produrli; avranno ancora da lavorare; pure lo Stato continuerà ad incassare, Dio ce ne renda merito, altra Imposta sul Valore Aggiunto. Non crediate sia facile tutto questo: nell'adempiere a questo ruolo che, con una punta di civetteria, si potrebbe definire Civile dobbiamo mettere in campo competenza, sagacia, abnegazione forsanche un po' di ingordigia; sfruttare al meglio le nostre risorse: tempo, attenzione, discernimento. Tutto questo avviene sul mercato, luogo per definizione della contrattazione. Proprio in questo mercato dove si vendono e si acquistano utilità ; lì, dove l'utilità del nostro ruolo trova definita consacrazione, vogliamo contrattare le forme possibili di ristoro per lo straordinario valore economico dell'esercizio messo in campo. Già, se ristorati potremmo continuare a fare del nostro meglio per andare oltre la crisi! A buon intenditor, poche parole. Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.wordpress.com www.professioneconsumatore.org

venerdì 23 marzo 2012

SUVVIA FAMIGLIE, CE LA FAREMO

Dai resoconti ufficiali degli organismi internazionali risulta che le famiglie italiane sono sempre più indebitate. Tra prestiti e mutui il ricorso a banche e finanziarie sfiora la soglia dei 300 miliardi. Di questo monte, 51 miliardi sono l'intero appannaggio del Credito al Consumo, con una crescita dell'11,2% annuo. Insomma, cifre alla mano, stiamo facendo un buon lavoro, consumiamo a rotta di collo. Si può fare di più? Se consumo di più, mi indebito di più ma produco più ricchezza (solo il business del Credito al Consumo fornisce agli USA un +0,7% del PIL). Svolgo egregiamente il mio mestiere. Non risparmio però. Arriva l'OCSE, mi bacchetta: nel rapporto dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico si invitano i lavoratori a risparmiare di più poichè, con le riforme previdenziali, riceveranno in futuro una pensione più bassa del 22%. Con queste cifre dovremmo ridurre i consumi: giammai! Bando alle ciance: la soluzione del guazzabuglio c'è. Belleppronta. Se c'è del Lavoro nel consumare per fa crescere l’economia lo rivendico con la forza contrattuale del Professional Consumer. Se con la mia azione elimino le sacche di parassitismo e di rendita dal mercato rimetto in circolo più Valore. Se metto in campo la mia Offerta di prodotto: tempo, attenzione, emozione, gola fino alla prodigalità, non potranno sottrarsi. Ingolfati come sono di offerta, faranno Domanda. Li costringeremo ad acquistare, si potrà ricavare un tornaconto dal nostro esercizio; potremo così rifocillare la capacità di spesa, risparmiare, ripianare i debiti e bellamente continuare a consumare. Ben oltre una futura, crassa vecchiaia. Fino alla morte! Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.wordpress.com www.professioneconsumatore.org

venerdì 16 marzo 2012

NON TUTTO MA DI TUTTO

Che la pratica del consumo sia divenuto il quasi tutto delle nostre istanze quotidiane sta sotto gli occhi di tutti. Basta dare un'occhiata in giro. Il consumo vettore di Senso è il linguaggio che regola le nostre relazioni; finanche pasoliniana "ideologia". C'é di più: l'acquisto, come pratica antistress, diagnosticata da psicologi a la page, apparenta il consumo ad un esercizio medicamentoso. Gli adepti del marketing rivendicano, con malcelato orgoglio, l'uguaglianza piacere-acquisto. Il consumo come generatore di Significato viene autoritativamente rivendicato dall'industria pubblicitaria. Anche di fronte all'indicibile dell' 11 settembre si è trovato il modo di dire della pratica del consumo. "Andate a fare shopping", con i toni del pulpito, invoca Rudolph Giuliani ai reduci suoi concittadini: la liturgia dell'acquisto si colora di un espressioni catartiche, che sembrano consegnare il consumare alla dimensione escatologica. L'accorato richiamo di George W Bush e del suo vice Dick Cheney "comprate altrimenti i terroristi l'avranno vinta" mostra invece risorse sorprendenti : il consumo come pratica anti-terroristica. La pratica del consumare come esercizio che genera la crescita economica - i 2/3 del Pil - è, in quest' ordine, solo l'ultima frontiera di approdo della nostra civiltà. Eggià, se la dimensione del consumo finisce per governare tutti gli interstizi dell'esperienza umana, se da questo agire sembra ricavarsi il benessere del consorzio umano non possiamo consentire che lo si eserciti facendo ricorso all'occasione, all'imperio del pressappoco, alla pratica dilettante. Compito d'istituto mettere in campo un consumatore professionista spendibile sul mercato, che sia in grado di rivendicare ruolo, prerogative; responsabilità per l’ambiente le cose e i senzienti e vivaddio, per cotanto esercizio, ristoro economico che come si sa non fa mai male: et voilà il Professional Consumer. Altro che imbelle, Agente Economico! Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.wordpress.com www.professioneconsumatore.org

giovedì 8 marzo 2012

DUBITO DEL DEBITO PER USCIRE DALLA CRISI

Debito: quel che si fa per ottenere di poter fare cose non altrimenti fattibili con quel che si dispone; l’acquisto di reddito per acquistare e far crescere l’economia. Questo si è fatto, in tutti i modi e le forme, finanche nel fare quelle opere di reflazione, fatte per contrastare l’anatema della deflazione quando si è arrestata quella crescita. Proprio quel debito che ha corroborato la capacità di spesa per sostenere quella domanda che smaltisce l’offerta che genera utili, che reinvestiti generano nuova offerta che deve essere acquistata per far crescere l’economia. Il rifinanziamento* di quel debito, andato oltre il possibile, ha inguaiato i Consumatori, che hanno sbrindellato quelli del credito che hanno sfiancato le casse pubbliche. Per uscire dal guado: si al debito, dicono gli yankee. Mettendo debito su debito forzano una crescita che si mostra insufficiente a ripagare quel debito. Debito no, ribattono i krucchi, che vogliono tagliarlo per risanare le casse pubbliche condannando chi lo fa a quella recessione che aumenta il debito. Che razza di economia è mai questa che sembra incapace di andare oltre quel debito che fornisce credito ad ausilium a mercati disallineati? Già, il mercato del lavoro sovraffollato, per esempio, che eroga redditi insufficienti a smaltire quello che il mercato delle merci mette in vendita, che può vendere solo attingendo a quel credito. Credito che assolve quelle retribuzioni smilze che aumentando gli utili dei Produttori; che abbeverato da politiche monetarie, fiscali e keynesiane sollecita i Consumatori ad acquistare merci altrimenti in eccesso indebitandoli per far crescere l’economia; che consente a quegli stessi Produttori di smaltire quelle merci sommando utili a utili. Ristori dispari, insomma, per figli e figliastri: diseconomie di sistema che impallano il funzionamento del meccanismo dello scambio alterando il sistema di formazione dei prezzi. Dentro tal mentito equilibrio occorre agire, mediante una nuova allocazione delle risorse economiche che premi il merito tra chi, dentro il sistema circolare della produzione, genera il moto e chi lo rende perpetuo; tra chi produce e chi acquista il prodotto. Per la finanza l’occasione di percorrere finalmente strade adorne. *Rifinanziamento, la postilla magica sottoscritta, nei contratti di mutuo fondiario eroganti credito a Prime e sub-Prime, per dotare i Consumatori Usa di una idonea capacità di spesa a debito. Altro giro altro rifinanziamento il “Quantitative Easing 1, 2,… Ancora rifinanziamento, nella fattispecie il Long Term Refinancing Operation 1 e 2, quello impiegato per rifocillare il sistema bancario UE; la Bce eroga credito per consentire di fare altro credito che indebita. Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.wordpress.com www.professioneconsumatore.org

venerdì 2 marzo 2012

VECCHI INPUT, NUOVI OUTPUT , LA CRISI, LA SOLUZIONE

VECCHI INPUT, NUOVI OUTPUT , LA CRISI, LA SOLUZIONE Già, la crisi. Proviamo a raccontarla così: dentro il sistema circolare e continuo dell’Economia dei Consumi il sistema produttivo finisce con acquistare la funzione di consumazione come parte del ciclo. Quando insomma gli input, le risorse in entrata nel circuito della produzione migliorano l’impiego dei fattori, aumenta la produttività, la capacità produttiva, i volumi dell’offerta; il Consumatore viene aggregato al ciclo: garante del profitto di quella produttività, di quella capacità produttiva. Agente economico, nella fattispecie operatore di output, smaltisce quella offerta. La domanda che prima acquista poi consuma e la disponibilità di adeguato reddito confezionano gli attrezzi del mestiere; nel ruolo sta scritto l’indifferibilità dell’esercizio. La Fiducia con il portafogli gonfio, di chi acquista oltre il bisogno, magari per soddisfare passioni, emozioni, finanche esperienze, diviene la cifra dell’azione perché quel ciclo resti fluido. Già, un output di tal fatta smaltisce gli input, ne genera nuovi; il sistema gira, l’economia cresce. Ci siamo: quando il portafoglio, lubrificante per l’esercizio di ruolo, si mostra vuoto o pieno di debito vengono a mancare gli output, si bloccano gli input; l’offerta resta invenduta, viene ridotta la capacità produttiva. Figuriamoci la produttività. La crisi si mostra, a ben guardare tra le righe si intravvede pure la soluzione. Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.wordpress.com www.professioneconsumatore.org