mercoledì 19 aprile 2017

LETTERA AD UN CONSUMATORE

Buon giorno a Lei,

ad oltre nove anni dallo sconquasso siamo ancora ficcati in mezzo ad un pandemonio; si stenta a capire i fatti.
Lei non ha molto tempo, io non posso tediarla con empiti teorici, di seguito le propongo un percorso accelerato nella crisi ed i modi per andare oltre.
La crisi economica, al di là di quel che si dice sta ficcata nel mercato. Lì risulta alterato il rapporto domanda / offerta.
Questo è potuto accadere perchè i redditi da lavoro, per produrre merci, sono risultati insufficienti ad acquistare quelle merci.
Per riparare il danno si è dato corso ad un ossimoro: si è creata riccazza con il debito acquistando tutto.
Complice, un vecchio paradigma che ha imposto vecchie regole: i timorati della deflazione hanno messo in campo politiche reflattive - propensi a credere che non si acquisti perché scendono i prezzi, non che manchino i redditi sufficienti ad acquistare- fino a fare sboom.
A questo punto senza il credito, ormai inattingibile, ci si trova davanti ad un fatto che non ammette repliche: hanno più bisogno i produttori di vendere che i consumatori di acquistare.
Ovvero: la domanda comanda.
Comando che si mostra ancor più evidente poichè la crescita economica ha reso l'esercizio di consumazione indifferibile.
Ancor più quando, l'ndifferibilità della pratica di consumo rende questo un obbligo: lavoro!
Già un lavoro, quello di consumazione, che genera i 2/3 del Pil.
Con tanta forza ed un pizzico di fare consapevole, et voilà: IL Professional Consumer.
Cotanto ruolo cambia le regole. Nuove competenze vanno messe a reddito; si profila un nuovo paradigma che organizza un nuovo equilibrio per il sistema economico.
Essipperchè l’eccesso di capacità produttiva, l'eccesso di offerta e l’insufficienza reddituale liberano i consumatori dal bisogno ancorchè dai diktat di marketing e pubblicità: gestori dei propri umori d'acquisto si fanno datori di lavoro di produttori ormai dipendenti.
Cambiano le regole del gioco ed il ruolo dei giocatori; vanno redistribuiti onori ed oneri e nuovi organigrammi per un capitalismo tutto nuovo, quello dei consumatori.
Per la Politica l’occasione della vita. Già, quella politica che mendica fragili consensi avrà l’opportunità di tornare a prendere parte, farsi parte nel rappresentare questi interessi; gli interessi dei più.
Per il Sindacato, che rappresenta il lavoro,un’altra chance: rappresentare il lavoro di consumazione.
Mi rendo conto quanto questo mio dire spiazzi. Se ho ragione a lei la notizia, a me l’occasione di aprire un dibattito sulla crisi, magari per andare oltre. Oltre uno stanco già detto.

Mauro Artibani


martedì 11 aprile 2017

IO E TRUMP

Già, e se governassi io?
Beh, visto che con Loro non si è riusciti a cavare un ragno dal buco: da dieci anni con una crescita, ma non troppo, drogata dal debito; migrano genti che tolgono lavoro; lavoro che quando c'è "tocca farne 2 o 3 per tirare a campare"; un terrorismo che mi tiene chiuso in casa e una Terra puzzolente.
Non c'è che dire, un bel governo della complessità!
Beh, io non so fare peggio.
Si, è vero, non so di Storia, ne di Geografia, figuriamoci d'Arte, Letteratura o Scienza.
Di Politica? Appena, appena. Per parlare uso 75 vocaboli; gli stessi quando penso. Tant'è.
Così vince Trump!
Un Ken con la testa d'orata, acconciata come la sua camera da letto; ha sposato una Barbye tutta poppe e culo. Populista, che parla al popolo come parla il popolo: American first; "Aggiusteremo i nostri centri cittadini e ricostruiremo le nostre autostrade, i nostri ponti, le nostre gallerie, i nostri aeroporti, le nostre scuole, i nostri ospedali. Ricostruiremo le nostre infrastrutture, e non saranno seconde a nessun'altra. E ciò creerà posti di lavoro per milioni di americani." Se la prende con gli "Bad hombres", poi rifila dazi e cacchi contro tutto e tutti.
Contro la politica si batte e la batte.
Chi lo ha votato ha votato il "se" non l'altro da se. Si l'altro, l'establishment, quelli del io so e sono qui per fare quello che voi non sapete.
Chi lo ha fatto Presidente ha revocato ai politici la rappresentanza degli interessi al grido: ora facciamo noi!
Quindi se lui è me, io posso essere lui: Ehi Capo, io sto in mezzo alla crisi della "rust belt", non lavoro e per non arrugginire pensando e ripensando ho fatto una pensata; tela mando con un tweet: "La crescita si fa con la spesa, non con la produzione ne con il lavoro, ancora meno con i dazi. Così viene generato reddito, quel reddito che serve a fare nuova spesa. Tocca allocare quelle risorse di reddito per remunerare chi, con la spesa, paga tutti."
Capo, fai attenzione, i politici non capiscono i tweet; tu si: capiscilo!
In democrazia se sbagli rileggittimi proprio quelle che hai deleggittimato e, con la coda tra le gambe ci toccherà rivotare quegli insipienti.

Mauro Artibani


martedì 4 aprile 2017

BENESSERE SOSTENIBILE? SI PUO'!

Nel Documento di economia e finanza che verrà varato “tra qualche settimana” faranno il loro debutto gli indicatori di benessere equo-sostenibile. Lo ha riferito il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, intervenendo al convegno Europe Ambition 2030 alla Camera.
“Nel Def saranno introdotti degli indicatori di benessere sostenibile. Qualcosa che cambia la prospettiva della politica economica, verranno indicati settori specifici con obiettivi specifici”.
Ci vorrà qualche settimana per poterlo scrivere con la truppa di Filosofi e gli Antropologi che ho visto entrare al Ministero?
Essì, scrivere di benessere, chi altri può?
Farlo continuare a far fare agli Economisti? No, grazie.
Gli Economisti sanno ma non dicono. Sanno come occorra esser prodighi per mantenere la prosperità.
Non sanno però come far diventare tutti prodighi senza fare debito. Sanno pure come il debito abbia ormai toccato il picco e più su non possa salire.
Sanno/non sanno tutto questo; un vecchio paradigma, insomma, li costringe a ripetere uno stanco già detto.
Ministro, se mi invita vengo anch'io. Sono un'economaio, studio l'economia dei consumi dove è in uso un nuovo paradigma: "La crescita si fa con la spesa. Così viene generato reddito, quel reddito che serve a fare nuova spesa. Tocca allocare quelle risorse di reddito per remunerare chi, con la spesa, paga tutti."
Sulla base di tal precetto ho potuto scorgere come la ricchezza generata dalla spesa, trasferita dall'impresa agli operatori economici, non consenta di vedere in giro quella gente prodiga e men che mai satolla in grado fare tutta la crescita possibile.
Bene quel meccanismo di trasferimento deve essere rivisto perchè quella ricchezza consenta di poter tornare a fare la spesa.
Approposito di benessere e di filosofi ed antropologi. Io non sono fatto così, però una dritta ce l'ho, ritengo sia possibile coniugare il tornaconto e la sostenibilità, sommessamente la sussurro: "Oggi c’è una Terra che fatica a generare nuove risorse e assorbire i residui dell’attività economica.
Se, si può migliorare il potere d'acquisto nel fare la spesa, abbiamo interesse che si possa continuare a farla. Se la Terra, malata, mette a rischio il futuro del nostro guadagno dobbiamo eliminare questo rischio.
Dunque, se la Terra fa per noi, noi dobbiamo fare per la terra.
La gestione sapiente della domanda costituisce la possibilità.
Il modo invece, consiste nel fare domanda di merci a basso impiego energetico ed eco-compatibili, di beni immateriali e di prodotti svestiti dai packaging ingombranti.
E quando tutti in coro facciamo questa domanda: Booom!
Se, la domanda comanda, all’offerta toccherà ubbidire.
Bene, questo si deve fare per la nostra cara amica: rianimare la capacità riproduttiva e ripristinare quella di assorbire i residui.
Lunga vita alla Terra, insomma, ed al nostro tornaconto.
Hip hip hoorray, a tutti quegli amici di regata che, navigando di bolina, per ripulire la Terra sono in grado di andare contro i venti che la sporcano.
Dunque a chi, può sembrare di scorgere la possibilità di tenere insieme il tornaconto e la sostenibilità, lo faccia. Si può fare!

Mauro Artibani