giovedì 23 febbraio 2012

GRECI SONO LORO, SIAMO TUTTI !

Rigore? Rigore! Risanamento? Già 7 “pacchetti austerità” sottoscritti! E’ finita? Non è finita! Si tenta un’iperbole, la svalutazione competitiva: si riducono stipendi, salari, pensioni ed occupazione; si va in deflazione, falliscono il 25% delle piccole Aziende, altre tornano nella competizione internazionale per vendere, che so….yogurt e vacanze. In casa intanto non riescono a comprare manco più la feta ed il Pil, nel quarto trimestre 2011, va giù del 7% annuo. Già, non sembrano esistere scorciatoie, ancor meno soluzioni facili. Tanto vale tentare soluzioni impossibili: l’alfabeto greco ci consente di scrivere, pensiamo attraverso le parole greche; con la filosofia, che lì nasce, articoliamo quel pensiero; non paghi fondano quella democrazia che ci governa e lo sport olimpico che sfida genti e le accomuna. Tutta roba loro, cui nessuno ha mai pagato tributo. Pagare il debito dei diritti, all’impiego smodato di quei precetti della “civiltà occidentale” che ogni istante ci abita, un dovere. Pagare il nostro debito acciocchè possano ripagare il loro ci redime. Un risarcimento dovuto, che nessun tribunale della storia potrebbe negare. Tra i maggiori indebitati sta l’intera “filosofia tedesca”: ops! Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.wordpress.com www.professioneconsumatore.org

venerdì 17 febbraio 2012

ANDARE OLTRE LA FINANZIARIZZAZIONE DELL’ ECONOMIA

Quando il meccanismo produttivo entra in stallo, per sovraccapacità di offerta e sottocapacità di spesa della domanda ed il mercato manca di fare il prezzo di questo squilibrio, si apre il varco all’ingresso dell’industria di soccorso, quella finanziaria: credito sufficiente surroga redditi insufficienti per riparare il danno. Superata la turbolenza l’economia riprende a volare. La Politica che governa fa profitto elettorale, fanno profitto le Imprese smaltendo l’eccesso; i Consumatori rinfrancati, lì apposta, approfittano per dotarsi di tutto il bendiddio. I prodighi di cotanto credito pure. Negli Usa, tra il 2000 ed il 2005, gli utili dell’industria finanziaria salgono dal 10 al 36% dell’intera Corporate America: i loro adepti intascano lauti bonus, corpose stock-options. Onore al merito! Il meccanismo produttivo, drogato all’uopo da anabolizzanti reflattivi, oliato dalla finanza, va al massimo. La crescita economica tocca altezze mai viste prima. I finanziatori, per finanziarsi e finanziare, si abbeverano alle politiche monetarie all’uopo espansive. Solerti, mettono in piedi una gigantesca offerta di credito che intercetta un’affamata domanda di prodotti finanziari. Offerta irresistibile per chi ha bisogno di rifocillare il potere d’acquisto; spudorata per chi deve, voglia, possa, investire in quegli strumenti. Et voilà, ricchezza generata con il debito! Il mercato efficiente a corrente alternata, non scorge apprendisti stregoni affaccendati in alchimie finanziarie che infesteranno il mondo. Già, infestano proprio quel mondo che prima hanno fatto ricco! C’è spazio per esecrare scomodando pure l’etica. In molti lo fanno, pure la politica. Ennò Signori, questo credito seppur manipolato, venne erogato con il placet di Lor signori per far funzionare il sistema produttivo. Altro che economia finanziarizzata! L’Establishement economico-politico del mondo anglosassone, interprete del fatto, opera in casa una corposa ristrutturazione industriale: si sacrifica la produzione manifatturiera, si sprona quella dei sevizi finanziari, sostituendo la sovraccapacità di offerta dell’una con la sovraccapacità della domanda che ingrassa l’altra. Quando lì salta il banco del debito arriva la crisi che rende inattingibile il credito, che blocca il meccanismo dello scambio del sistema industriale delle economie sviluppate, che inguaia quegli erari che tentano di rifinanziare i debiti facendo altro debito. Oggi, nel tempo delle ipocrite vendette, si invoca la prode “economia reale” acchè scacci il potere finanziario. Detto, fatto: oltre l’auspicio, per ridimensionare quel potere occorre che il meccanismo produttivo sia in grado di autosostenersi, funzionare oltre il debito; riallocando le risorse economiche, appannaggio degli agenti produttivi, si può. Si, per compensare il contributo al funzionamento di un ingranaggio produttivo, circolare e continuo, fornito da quelli della domanda, gestori dell’output di sistema. Un modo per sottrarre spazio al bisogno di debito: quel che occorre per regolare la finanza. Quel che mancano di fare i regolatori può farlo il mercato così ristrutturato affinchè si possano tornare a finanziare gli investimenti nella produzione, gli input, non i processi di consumazione. Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.wordpress.com www.professioneconsumatore.org

giovedì 9 febbraio 2012

I PARTITI, PARTITI, POSSONO TORNARE

Quando l’eccesso di capacità produttiva delle Imprese brucia il Valore delle merci che vigili Consumatori spengono acquistandole, trasformando quel valore in ricchezza, che poi consumate fanno ri-produrre dando continuità al ciclo produttivo, sostanza alla crescita economica, siamo al giro di boa. Eggià, quando questo avviene il centro di gravità del meccanismo produttivo si sposta dal lavoro di produzione a quello di consumazione. Bene, nonostante tal giro di boa e la ricchezza distribuita in ragione del concorso degli agenti economici alla generazione del valore, proprio quelli che acquistano stanno in bolletta. Lo squilibrio risulta patente! Già, quella ricchezza accreditata dall’esercizio dei Consumatori, distribuita male, usata peggio - in profitti non reinvestiti dispersi in altri lidi, in salari e stipendi insufficienti ad acquistare quanto prodotto; per parcelle, bonus, stock-options, lauti emolumenti, ben sufficienti spesi meno della capacità di spesa - sono risorse economiche sottratte alla crescita. Orbene, la Politica, rappresentante degli interessi dei portatori di interesse, che quella ricchezza distribuisce per dare focillo a quegli stessi interessi, quell’Ente insomma, dovrà rivedere la natura del proprio essere; i Partiti la pratica del proprio fare. Non sembra più spendibile prelevare propria quella ricchezza da chi la genera per mal trasferirla a chi mal la usa. Suvvia, nell’Economia dei Consumi non v’è spazio per ineffettuali controversie tra Capitale e Lavoro; lì, la Domanda Comanda! A cattivi redistributori, ancora intossicati da scorie ideologiche, meglio una più anodina ri-allocazione di quelle risorse, tutt’intenta a migliorare la produttività del sistema, dando a Cesare quel ch’è di Cesare: tornaconto a chi acquistando fa crescere il Pil al fin di poter riacquistare. Si, un ristoro economico, vieppiù già tassato con l’Iva sugli acquisti e la Tarsu per lo smaltimento del consumato. Quei Partiti, partiti per distribuire ai “propri cari”, possono tornare e farsi controllori di quell’allocato, impiegato garantire il tornaconto dei più. Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.wordpress.com www.professioneconsumatore.org

venerdì 3 febbraio 2012

LE IMPRESE POST-PRODUTTIVE IMPALLANO IL MERCATO

Quando l’eccesso di capacità produttiva rischia di alterare l’equilibrio del rapporto domanda/offerta le Aziende aggiornano la fisiologia dell’impresa, contaminano il core business implementandolo di tutto punto: Il Franchising salda produzione e commercio del prodotto. Il dispositivo della Moda sostituisce l’usura nella dismissione della merce. La pubblicità informa di senso il prodotto, ben oltre un consiglio d’acquisto. Il Marketing d’Impresa prende in gestione la Domanda. Le divisioni finanziarie, appendici dell’Impresa, finanziano la Domanda. I meccanismi di fidelizzazione affiliano la Domanda all’Offerta. Il Leasing semplifica l’acquisto, sconnette l’uso dal possesso del prodotto goduto. La riduzione del ciclo di vita del prodotto aumenta i volumi di offerta e domanda nell’unità di tempo. Per le Aziende quotate in borsa quello che non fanno gli utili lo fa il buy-back. Si, insomma, l’informazione, la configurazione, il commercio del prodotto; la psicologia del comportamento che farcisce quel prodotto, fino all’impiego di dispositivi finanziari pubblici e privati, sono le opzioni messe in campo dalle Imprese per ampliare la gittata del loro fare e ripristinare il punto di equilibrio nello scambio. Così il produttore, impiegando complesse alchimie “post- produttive”, riscrive il contratto che regola i rapporti di scambio con chi quei prodotti consuma. In forza del credito di ruolo lo approva. Eggià, esercita al meglio il compito d’istituto per garantire profitto al suo fare. La funzione di bussola svolta dal sistema dei prezzi smarrisce la capacità di orientare chi acquista, ma tant’è… Per alcune decadi quel fare funziona. Chi spende si bea dotandosi di tutto il bendiddio; si bea pure chi incassa, fin quando lo squilibrio si mostra patente: i portatori di domanda esposti ad acquistare oltre la capacità di spesa, a ridurre il risparmio, ad indebitarsi; i gestori dell’offerta spronati a gonfiare la produzione ben oltre il possibile. Punto e daccapo. Si finisce con il generare quel che si era tentato di scongiurare: l’offerta in eccesso e la domanda in difetto. Il minimo che possa capitare dentro quel Mercato dove risulta alterato il meccanismo di formazione del prezzo. Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.wordpress.com www.professioneconsumatore.org