martedì 30 marzo 2021

DAJE AL MANAGER POST PANDEMIA

Il 2020, l'anno di guerra in tempi di pace, per le perdite di vite umane e per la recessione che ha colpito l'intero pianeta. Il Paese ha registrato una caduta del Pil dell'8,9%. In valore sono andati perduti 150 miliardi di Pil; disaggregato, fanno 108 miliardi di consumi, 16 miliardi di investimenti, 78 miliardi di esportazioni. Ceto medio* sotto pressione, anzi peggio, come riportano i dati dello studio Ipsos-Flair 2021, il numero degli affiliati si riduce dal 40% del pre-pandemia al 27%. Fiuuuu! Dunque, se fossi un Sociologo prenderei a discettare dei processi di “proletarizzazione” in atto tra i ceti. Sono un economaio, una domanda mi rimbomba: quanto valore aveva la spesa fatta fin ieri da questo ceto e che oggi non si fa? Bene, ieri valeva quanto gli adepti avevano in portafoglio per farla, oggi vale di più; quel più, occorre remunerarlo! Ehi Manager post pandemia, che state lì per portare al picco la produttività totale dei fattori impiegati nell’azienda: davanti ai cocci, sparsi in ogni dove, dovrete prendere la giacca per il bavero potendo metter mano ai nuovi precetti della sostenibilità, della digitalizzazione financo blandire i nuovi trend di consumo ma… far sì che il ceto di mezzo debba/possa tornare a recitar la parte che gli spetta avendo, come aveva, in tasca il quibus giusto per farlo. Daje! Un manager non spera, fa, per governare i nuovi processi d’azienda imposti dal mondo pandemizzato. La gestione dei fattori produttivi, per esempio, dovrà prendere atto del maggiore valore espresso dal consumare più che dal produrre affinchè quel ceto, oltre al merito, incassi per la produttività che l’azione svolta richiede. Essipperchè nell’impresa che verrà, verranno adeguati i prodotti offerti, lo saranno pure i processi; potrà magari esser automatizzato il ruolo manageriale, non altrettanto quello di chi dovrà spendere per tenere attivo il ciclo produttivo; si, toccherà continuare ad acquistare, magari merci green e servizi immateriali purchè lo faccia. Alla faccia del nuovo! Poi, suvvia, quando quel machine learning fornirà l’indicazione sul da farsi, diverrà facile automatizzare le attività. Signori d’azienda, detto tra noi, credo possa esser più facile che un algoritmo prenda il vostro posto che quello di un consumatore nel fare la spesa al supermercato poi la fila alla cassa e pagare; ancor più, la stessa intelligenza sintetica potrebbe disporre pure quel remunero del valore indefesso della spesa, che farlo a voi pesa. *Dunque, se la crescita si fa con la spesa, questo ceto sta lì a farla. Sta in mezzo, tra quelli che hanno poco da spendere e chi ha più di quel che spende. Affrancati dal bisogno i valorosi si impegnano a spendere per acquistare quel 70% d’altro che affolla il mercato. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 23 marzo 2021

EHI BOND, BOND VIGILANTES… GIA’ SVEGLI?

“Reflation trade”: paura eh? Ok bond vigilantes*; ben tornati nel mondo reale. Oddio svegli; dopo vent’anni, intorpiditi, v’accorgete solo ora come il mondo reflazionato a più non posso mostri qualche scricchiolìo? Essì, sentinelle che non sentite, come la mettiamo con lo stock mondiale di obbligazioni a rendimento negativo salito a $ 16,3 trilioni? Suona bene e mette una pezza al costo del debito che ha raggiunto i 260 trilioni. Voi dove eravate quando politiche monetarie e quelle fiscali poi le tecniche pubblicitarie, quelle del marketing, la moda, il credito al consumo finanche i prodotti “usa e getta” hanno alterato il meccanismo di formazione dei prezzi? Suvvia, non fate gli gnorri: reflazionano quegli atti che scientemente agiscono per non far scendere i prezzi. D’accordo, di questi tempi grami, quando si vuol prender fiato della pandemia sanitaria, ci si trastulla sul quel che potrà accadere con i massicci programmi di stimolo fiscale e monetario negli Stati Uniti e in altre economie avanzate: magari una maggiore inflazione potrebbe esser dietro l'angolo? Tata tà, i rendimenti decennali del Tesoro USA e i tassi ipotecari stanno già salendo sulla previsione che la Federal Reserve statunitense possa essere costretta ad aumentare i tassi facendo scoppiare bolle dei prezzi degli asset in tutto il mondo. Vabbè, tutto questo nel breve può pure starci… nel lungo? Beh, se ci saremo ancora potrà capitare di vedere cose che già oggi stan lì. Inflazione dai prezzi alla produzione? Difficile con quella sonora sovraccapacità produttiva immagazzinata dalle Imprese. Inflazione da costo del lavoro? Con l’automazione dei processi, la produzione immateriale, le migrazioni non controllate ed eserciti di manodopera di riserva accampati in ogni dove? Inflazione da prezzi al consumo? Si, vero ci saranno i 1900 mld di dollari dell’American Rescue Plan Act 2021 negli Usa, i 182 mld di euro messi al pizzo dalle famiglie italiane; c’è pure però la necessità di risparmiare per dar fiato ai bassi salari pure perché, affrancati dal bisogno, non hanno bisogno di dover acquistare. Vabbè se inflazione ha da essere inflazione sia, come quella che ha ridotto all’osso gli interessi che intascate con i vostri bond; quella detta da nessuno, sperata dai soliti, che riduce il valore del debito da dover ripagare per salvare la baracca del mondo e quei burattini che non sanno sperare altro. Ehi pssst: se questo sarà, prima di cominciare a tuonare, attenzione! Se ancora avete quei titoli vigilati in portafoglio, laute minusvalenze potreste dover mettere in conto. *bond vigilantes: investitore del mercato obbligazionario che, in base alle politiche monetarie o fiscali che considera inflazionistiche, vende obbligazioni aumentando così i rendimenti. Sentinella, insomma, del mercato obbligazionario che fa da freno alla capacità del governo di sovra-spendere e indebitarsi eccessivamente. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 9 marzo 2021

LA MALEDIZIONE DEL BENESTANTE

Toccati i 1.744 miliardi di risparmio. Lo rileva il rapporto dell’Abi che stima un aumento di 181 miliardi rispetto a gennaio 2020. Il dato tiene conto di tutti gli strumenti liquidi. Eggià, vien da dire che, in tempo di crisi, gli italiani continuano a risparmiare ed accumulare liquidità nei conti bancari. Da un lato pesa l’incertezza economica legata alla pandemia, dall’altro le misure restrittive che riducono anche le spese delle famiglie. Emm…. sento già fischiettare di “domanda repressa”. Tutto vero ma… c’è pure una quisquilia che, seppur non nominata, impone la sua cifra: l’affrancamento dal bisogno. Essì vi è una parte del Mondo, quello abbiente, dove il bisogno, vivaddio, attacca poco. Attacca molto invece che so… la Moda quella fatta, per dirla con Coco Chanel, per passare di moda! Bene. Si bene, se la determinazione del prezzo avviene attraverso la legge dell'utilità marginale decrescente, quanto varrà una maglia che, chiusa in casa, non potrò mostrare o il rossetto che la mascherina non farà vedere? Quanto varrà il lavoro del far maglie o del far rossetti? Quanto vorranno investire queste Imprese per produrre l’invenduto, vieppiù passato di moda? Quanto, co’ ‘sta penuria, potrà incassare l’Erario per pagare i Servizi che eroga? Et voilà, la maledizione dei benestanti: quella che si svela quando viene fatto il prezzo del superfluo dis-prezzando il lavoro fatto dagli altri. Si, insomma, viene messa in stand by la spesa, quella riserva di valore necessaria all’intero sistema della produzione. Una risorsa, vieppiù scarsa. Un momento, se benestanti si vuol restare, s’ha da dover spendere; se si vuol star pure bene al Mondo domani e ancora dopo, con quei soldi messi al pizzo e una domanda fatta acconcia per correggere i misfatti inferti alla terra, lo si può fare; si deve! L’occasione è ghiotta pure per rispedire al mittente quella vulgata sociologica che dice la spesa esser fatta da “gente prodiga e men che mai satolla”. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 2 marzo 2021

LA PANDEMIA DELL’ECONOMIA E DELLA SALUTE

L’Istat, per il 2020, ha previsto un calo del Pil pari all'8,9%; nello stesso arco di tempo i decessi per covid-19 sono arrivati ad oltre 90.000. La Politica, di fronte allo sfacelo, sembra mettere da parte gli interessi di parte ma… torna ai fondamentali: la destra sta con l’IO, la sinistra con il NOI. Al centro stanno i distinguo, faceti per non cavar il ragno dal buco. Dunque l’Impresa da una parte, la Gente dall’altra. Bene, diamo un’occhiata: l’economia di un Paese risulta dall’insieme delle azioni, fatte per gestire le risorse scarse, con l’intento di generare ricchezza per i paesani. Azioni fatte da Agenti, all’uopo impiegati, a produrre beni e servizi per poi doverli prima acquistare, dopo consumare. Nella salute sta la condizione sufficiente per poter compiere quegli atti che generano ricchezza; necessaria poi per poterne godere. Essì, se il decesso ecatomba la salute, la ricchezza invece immiserisce e la crisi economica resta sempre lì, imperterrita. A meno che non si possa continuare a sperare di farla franca, magari affidandoci alla prosa della Bce*: "Le rose sono rosse, le viole sono blu, manterremo condizioni finanziarie favorevoli fin a quando la crisi non ci sarà più”. *Questo il messaggio, “Roses are red, violets are blue, we'll keep financing conditions favourable, til the crisis is through”; una sorta di poesia sulla politica monetaria (il mantenimento di condizioni finanziarie favorevoli è un impegno preso dalla Bce sulla crisi pandemica) con rima finale, twittato dalla Bce lo scorso 14 febbraio. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA