martedì 24 settembre 2019

L'EUROPA E QUELL'ABBRUTITO STILE DI VITA

In Europa non ci facciamo mai mancare niente, manco con i nuovi commissari: il greco Margaritis Schinas sarà «commissario per la Protezione dello stile di vita europeo», ha annunciato Von der Leyen. Nella conferenza stampa di presentazione, la presidente della Commissione ha precisato che Schinas si occuperà di immigrazione. Se 2+2 fa 4, l'immigrato non ci è grato anzi minaccia lo stile della nostra vita. Quale stile, vieppiù quale vita? Quella che ci accomuna nell'esperienza cristiana, anche se ormai scarsamente vissuta? Quella che ci aveva fatto dichiarare, universalmente, i diritti di tutti gli uomini? Quella che che sta ficcata nella regione occidentale? Quello che ha smesso di farci guerreggiare? O nello stile che si mostra in quella "vita spesa a fare la spesa" che ci ha affrancati dalla fame; ci ha tenuto insieme, arricchito, distinto e .... chi più ne ha più ne metta? Già, tutto questo stile ha brillato fin quando, con la crisi, l'incanto si è rotto e sono cominciati i guai; la coesione sociale e la chiusura agli "altri" pagano il prezzo alla riduzione del benessere. Quel tipo strano/straniero, ci scuote, ci allarma; attenta a quel benessere che ci resta. Si quelli strani, vestiti di penuria, che rischiano la vita per poter vivere con noi la nostra. Ehi, di questi non affrancati dal bisogno, ha bisogno quel bisogno per riattivare il ciclo economico che genera ricchezza con la spesa, non con la produzione nè con il lavoro. Della stessa fava ha bisogno pure il secondo piccione, in un continente che invecchia; importare gente prolifica con il vigore dell'età, che usa poco la previdenza e l'assistenza ma... può rifocillarla, aiuta a farci invecchiare meglio. Non vi sembri un'iperbole ma provare a poter coniugare l'Etica del sè / l'Economia per tutti / l'Estetica, che può farci se non più belli almeno meno brutti, si può! Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 17 settembre 2019

SOLO CON L'ETICA CI FAI LA BIRRA!

Riders, pagati un euro a chilometro o tre euro a recapito guadagnano 300 euro al mese, per questo molti di loro sono costretti a mangiare dai frati dell'Opera San Francesco. Paul, uno di loro, dice: "In tasca alla fine ci rimane poco; sai cosa non considerano mai? Ogni consegna sono tre o quattro chilometri ad andare e altri tre o quattro a tornare. Significa che in un colpo pedalo almeno otto chilometri. Per tre euro alla volta. Se faccio dieci consegne in una giornata, calcola quanti chilometri pedalo. E con quale guadagno". Dunque, siamo alle solite: il reddito, pagato dalle Imprese a chi lavora per produrre beni o sevizi, risulta insufficiente ad acquistare quanto prodotto! Tanto da dover andare dai francescani a prendere il resto. La vedete la nefandezza*, dicono i più? Il solone di turno rimbrotta: Ehi, però non si può pretendere che il meccanico che lavora alla Ferrari abbia la rossa in garage, nè che il muratore dell'impresa di costruzione sia proprietario dalla casa che ha appena costruito. Caro il mio solone, no, non funziona così. Nell'Economia dei Consumi, funziona cosà: "la vita spesa a fare la spesa" non è quel vizio inviso ai moralisti; la responsabilità invece, assegnata a ciascuno, del dover fare i 2/3 della crescita economica per poter generare tutta la ricchezza possibile. Dunque, se l'Etica può consentirci di assegnare colpe, non trova però soluzioni. Anzi se provi a farci la birra, e non trovi chi la possa comprare, sfiatata la butti. Signori benpensanti, spero non vi dispiaccia ma.. l'illecito, nella disavventura di Paul, non sta nel aver violato la questione etica; quella economica, si! Se l'etica riguarda la sensibilità del singolo, il portafoglio floscio dei molti Paul riguarda tutti. Metti insieme il valore economico, generato dall'obbligo della spesa, con il disvalore che sta nel non poter acquistare l'obbligato; beh, l'atto degli "illeciti" deve pagare il danno, remunerandolo. Per quelle imprese si mostra, altrettanto, l'obbligo di dover attrezzare business che consenta loro di fare utili se e quando, il consumatore, acquistando le loro merci, rifocilla il potere d'acquisto! No, non è uno scherzo, ci sono nel mondo grandi Imprese che già lo fanno e non per mondarsi l'anima; per migliorare invece l'efficienza e guadagnare un vantaggio competitivo, si. Ve lo giuro, rende! * Nobilissimo lo stigma etico, quand'anche aristocraticamente ineffettuale. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

mercoledì 11 settembre 2019

Macchè rendita d'eggitto!

Quando non sai più che pesci pigliare, cerchi tra gli economisti chi piò darti ragione. quell'Alfred Marshall che lascia la vita a Cambridge nel '24. Fin lì aveva messo a sistema, in modo coerente, i concetti di domanda/offerta, utilità marginale e costo della produzione. Aveva disegnato grafici, scritto formule mettendo in scena, non un Consumatore, il suo "clichè" al quale riconosce l'appannaggio di una rendita: quel guadagno psicologico che, seppur manca nelle prime unità di consumo pagando un prezzo di domanda superiore al prezzo di mercato, nelle utilità successive c'è. Ci risiamo, con l'utilità marginale decrescente insomma c'è chi mette in tasca un "guadagno psicologico". Psicologico? Già, ma poi per chi? Beh, certamente per chi disponeva della possilità di poter acquistare, oltre le prime unità, pure quelle successive. Non tutti potevano; chi non poteva, ed erano i più, si attaccava al tram. Si insomma, se vera rendita v'era, era di posizione, stava dentro il portafoglio. Ehi, ma... al mercato non v'era un solo Consumatore, non un solo bisogno, nemmeno un solo portafoglio. Il guadagno, per alcuni, non solo psicologico; per altri, psiche dimessa dal non poter incassare quella rendita e poter spendere fin oltre il bisogno. Sia come sia, e ad esser clementi, tutto questo vale fino alla sua dipartita di Luglio poi, in quello stesso '24 a Genova, va in scena il fattaccio di Natale. Magari dopo cominci a veder Gente in giro che passa dal tirar la cinta ad allentarla indipercuiposcia si entra nell'Economia dei Consumi e tutto muta. Ehi, pssst.... proprio mentre tutto muta, accade pure - l'ha detto e ridetto la Fed di St Louis - come, dagli inizi degli anni '30, il potere d'acquisto si riduca costantemente fino ad oggi. Dunque questo dice quanto pochi abbiano potuto godere di qell'appannaggio, gli stessi che son stati costretti a mettere in stand by l'impiego delle loro risorse; non il Consumatore "clichè", quello ciccia, ossa e portafoglio floscio. Quando poi lo sviluppo dei fattori produttivi paga prezzo ad una sovraccapacità di offerta e/o ad una domanda lasca, contesa tra un portafoglio insufficiente e l'affrancamento dal bisogno, haivoglia a pagare una rendita che solo a taluni fornisce entrate, senza dover sopportare costi; ancor più improduttiva poichè intascata da quelli della bassa propensione al consumo. I costi invece ci sono per quei tal'altri: l'innesco della solita tiritera* con l'atto dell'acquisto, prima certifica la qualità/quantità delle azioni svolte poi, con il valore delle risorse scarse impiegate, li misura. Giust'appunto, quei costi generati dal dover fare la crescita. Se e quando, insomma vengono pagati solo spiccioli di rendita e a pochi consumatori, il resto dovrà pagare quel "rendimento del consumare" che, facendo i 2/3 della crescita, garantisce l'altra rendita; quella del produttore, 'sta volta produttiva! Se insomma spesa ha da essere, adeguata al ruolo da ciascuno svolto, sia; magari per ridurre i costi di quella sovraccapacità nella produzione che gli animal spirits non intendono tagliare. * La spesa attribuisce valore alle merci che, acquistate, si trasformano in ricchezza; consumate se ne dispone la ri-produzione. si genera cosi' occupazione e lavoro. viene tenuto attivo il ciclo, si da sostanza alla crescita economica. Mauro Artibani, l'Economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 3 settembre 2019

OH, OH, CI RICAPITALIZZANO

Co' 'sta, calura vedi in giro solo paglia. Ecco, si paglia, come quella che alla Politica ho fatto annusare per aiutarli ad uscire dal guado del dire nulla o, peggio, del dire il già detto. Massì, di quella Ditta “Libero Mercato spa”, che per Voi ripiglio e distillo in modalità tecnica: Quell' azienda pro-crescita che agisce de facto per tenere in equilibrio produzione e consumo, impiegando al meglio le risorse produttive degli addetti e l'adeguata allocazione delle risorse di reddito per sostenere la crescita e generare ricchezza. Agenti economici vi agiscono con ruoli integrati per la produzione dell’offerta, la generazione della domanda, del commercio, dello smercio, fornendo distinto contributo a quella spesa aggregata che fa la crescita. Il remunero degli operatori, che compensa quel diverso contributo, andrà speso nel circuito aziendale per rendere fluido e continuo il ciclo produttivo. Giust'appunto, un marchingegno societario che disponga l'adeguata capitalizzazione degli azionisti mediante una diversa allocazione della ricchezza colà generata. Oh,oh, ancora una volta dagli accademici si nicchia; a suo tempo, qualcuno avrebbe pure esecrato. Veniamo al sodo. Quando senti dire: "basta con la generazione dei profitti solo a beneficio degli azionisti" salti sulla sedia. Ehi, lo dice la "Benemerita" Business Roundtable, un gruppo che riunisce quasi 200 Ceo delle più grandi aziende americane; fa un elenco delle sue nuove priorità rompendo con la tradizione caldeggiata da Milton Friedman. La "B"BR forse reagisce alla crescente spinta del populismo montante e del cambiamento climatico incipiente cambiando rotta. Sia come sia lo fa spiazzando gli azionisti, ficcandoli tra i cinque impegni che intende prendere con gli altri: dipendenti, fornitori, comunità locali e consumatori. Dicono che tra i nuovi obiettivi della Corporate America ci sia il voler "garantire valore ai nostri consumatori, centrando e, persino superando, le loro aspettative". Fiuuuu, "soci" appunto e ricapitalizzati? Approposito, se non si vuol sol dirlo ma farlo, pure il malloppo ci sta. Vien fuori dall’indice Janus Henderson Global Dividend che mantiene invariate le stime per l’anno a quota 1.430 miliardi. Solo nel secondo trimestre il totale corrisposto dalle Società ai loro azionisti ha segnato un nuovo record a 513,8 miliardi di dollari; quei benemeriti americani dispongono di un tesoretto da redistribuire di 121,7 miliardi. Mauro Artibani, l'Economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA