lunedì 29 dicembre 2008

AI CONSUMATORI: UNA ODE AL VALORE DELLA CONOSCENZA


Fare economia in tempo di crisi si può, si deve.
Fare economia della conoscenza no, non si può.
In memoria di ciò, tra lazzi, frizzi ed un po' di noia mi sono dato l'ardire di una filastrocca da mandare a memoria nel tempo delle feste.
Un ode al valore della conoscenza, per non dimenticare i nostri compiti di Consumatori, le nostre responsabilità; la necessità di sapere, capire, volere perché, giova rammentarlo, chi misconosce spende male e consuma peggio.
Tra informazione e conoscenza c’è una bella differenza /
se ascolto disattento pago solo e nulla prendo /
va veloce chi ci informa /
va veloce e ci conforma /
Si potesse andar più piano, giurerei con questa mano/
che potesse benedire tutti quelli c’han da dire, da dare, financo da comprare.
Acchiappare conoscenza pur tra tanta effervescenza, non sarebbe poi un gran male, anzi forse un carnevale /
Un pensiero occorrerebbe svelto, lucido, sapiente .
Acciocché così cangiante monderebbe i nostri vezzi, forse pure l’officiante.

Mauro Artibani
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lunedì 22 dicembre 2008

NAUFRAGA IL POTERE D'ACQUISTO DEI CONSUMATORI: CRISI NERA


Naufraga il potere d’acquisto dei Consumatori.
Manca il reddito per sostenere la Domanda. Hanno provato con il debito, è finito tutto in vacca: crisi nera.
Eppure, li vedete i commercianti ed i produttori in attesa, rinvigoriti e speranzosi?
Si è sparsa la voce che il prossimo anno, a seguito della riduzione del costo di petrolio, gas, energia e del debito, le famiglie italiane potranno disporre di 24.000.000.000 di risorse finanziarie aggiuntive da spendere.
Verrà rinvigorito così il potere d’acquisto: alè, di nuovo clienti, baci e abbracci.
C’è di più, se ne parla meno: in sede di Commissione Europea si sta concordando un testo-direttiva per portare gli orari di lavoro settimanale da 45 a 65 fino a 78. Bella no ?
Così si potranno arrabattare incrementi di reddito, buoni per non perdere il vizio di consumare.
Ci risiamo: si tenta di fare le nozze con i fichi secchi; insomma tutto come prima.
Quelli del “potere” miopi come talpe.
Sì, avrò più soldi in tasca ma ,con quell'orario di lavoro, più fatica da smaltire da non avere voglia di andare a zonzo a spendere soldi. Tanto sonno da non riuscire ad abbeverarmi di informazione pubblicitaria vieppiù necessaria per gli acquisti. Mi lascerò anzi intrattenere dalla calde lenzuola; calmerò i prodighi ardori tra le braccia di Morfeo.
Non c'è che dire, un bel guadagno!
Della miopia si è detto e di una dabbenaggine che appare sospetta?
Si continua a ritenere che i Consumatori consumino, consumando reddito, risparmio, tempo; accumulando stress pure inquinando per dare ristoro ai loro Bisogni.
Bisogno?
Quello di ingrassare mangiando, come fanno quei 75.000.000 di americani obesi e non so quanti europei?
Quello di abbigliarsi, vestendo alla moda che passa di moda, scartando più abiti di quanti si riesca ad indossarne?
Ma quale bisogno d'Egitto: provate a chiedere ai pubblicitari e a quelli del marketing cosa ne pensano.
Si deve consumare perché questo il nostro ruolo nel meccanismo economico; questo il modo per generare ricchezza: non possiamo sottrarci.
Operatori di mercato, altro che Consumatori!
Mi sembra del tutto evidente che i meccanismi che si “sperano”, che si ingegnano, che si tenta di disporre, risultano del tutto inadeguati per oliare i meccanismi del sistema: quando cala la Domanda la crisi affonda il mondo.
Credo pertanto debba essere riconsiderato, per intero e senza infingimenti il Valore, la quantità, l'insostituibilità del nostro esercizio.
Il nostro ruolo, la nostra forza e un adeguato ristoro economico, potranno invece garantire la continuità del ciclo della crescita al riparo di ogni stormir di fronde.

Mauro Artibani
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giovedì 18 dicembre 2008

UN NUOVO EQUILIBRIO DI SISTEMA, PAROLA DI PROFESSIONAL CONSUMER


La crisi?
Io tu noi voi, tutti clienti. Clienti di tutto.
Tutto si è fatto merce, tutto business: tutto deve essere consumato.
Proprio a questo tutto non siamo più in grado di corrispondere.
Ci abbiamo provato. Oh, se ci abbiamo provato.
Abbiamo messo in gioco le nostre risorse: prima i redditi poi i risparmi infine il debito su cui il credito a fatto sboom.
Sta qui la crisi: non siamo più in grado di sostenere questa Domanda di tutto.
Le Istituzioni, tutte, di ogni ordine e grado, per tutta risposta confezionano tutto: sussidi, bonus, ricette congiunturali per dare sostegno alle famiglie, per sostenere i consumi, che possano sostenere le imprese, che sostengono l’occupazione e tutti felici e contenti.
Già, così però la domanda resta sovralimentata e le risposte solo congiunturali.
Congiunturali appunto, con il fiato corto.
C’è bisogno d’altro.
Occorre un nuovo equilibrio di sistema: parola di Professional Consumer.
Tre mosse: scacco matto!
La prima, una provocazione ma non troppo: riduzione della Domanda.
Mettiamola così: restituire alla collettività le risorse indebitamente rese merci.
Due per tutte: l’acqua e la sosta automobilistica; una parte insomma di quelle cose che necessitano per tirare a campare.
Verrebbe ridimensionata la Domanda complessiva. Con i risparmi ottenuti si può rifocillare il reddito per consumare la domanda restante e generare ricchezza.
Altra provocazione: ampliamento della Domanda mediante l’ampliamento dell’Offerta, la Nostra.
Pure qui due esempi per tutti.
Attenzione e Tempo sono nella disponibilità dei Consumatori. Sono risorse scarse, merci sofisticatissime, immateriali ed ecocompatibili, cedute a titolo gratuito o quasi.
C’è chi sul mercato dell’informazione, della pubblicità, dell’intrattenimento possa fare a meno della nostra attenzione?
C’è chi tra i venditori non abbia bisogno del nostro tempo, al fin di rendere acquistabile l’acquistabile?
Queste nostre risorse vanno messe a reddito!
Dulcis in fundo, restituire dignità al Lavoro di Consumo, non sussidi alle famiglie.
Questo il precetto: riduzione dell’IVA sui prodotti acquistati e della TARSU sullo smaltimento del consumato.
Un modo per fornire risorse “ premio” a quegli individui che hanno mostrato una maggiore propensione al consumo; proprio Quelli dei redditi insufficienti.
Perché Signori, è inverecondo chiedere di consumare per produrre ricchezza fino allo sfinimento economico e veder tassare questo esercizio di Lavoro.
Sissignori, ci sarà un costo da sostenere, non un cent in più di quello previsto dai Sussidiatori con in più i benefici: Dignità, Riscatto, Orgoglio e, ve lo giuro, continuità d’esercizio.

Mauro Artibani
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lunedì 15 dicembre 2008

UM MEDICAMENTO ANTIDEPRESSIVO: FIDUCIA DEI CONSUMATORI


I produttori: sfiduciati; i commercianti: sfiduciati; quelli del credito: sfiduciati.
Sfiduciati pure i politici, i capi di stato finanche i governatori delle banche centrali, insomma tutti.
Tanta gente che rischia la depressione.
Non si produce, non si vende, non si dà credito; la politica cincischia, i capi di stato mettono pezze, i governatori immettono liquidità, niente da fare: crisi nera.
Tocca darsi da fare.
Ligio al dovere, il Professional Consumer si fa ,alla bisogna, pure pubblicitario: non tutto ma di tutto.
Essiperchè c’è un prodotto, di cui si dicono meraviglie, che tutti dovrebbero acquistare, in grado di sanare tutti, proprio tutti questi stati d’ansia.
Un medicamento antidepressivo: “FIDUCIA DEI CONSUMATORI”. Tre pastiglie al dì o giù di lì.
Indicato per la salute mentale dei più e per il portafoglio, il Nostro.
Non viene dispensato dal SSN, si paga!

Mauro Artibani
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giovedì 11 dicembre 2008

UN CAPITALISMO NUOVO DI ZECCA, QUELLO DEI CONSUMATORI


Crisi economica, altro che crisi finanziaria!
Il meccanismo produttivo si è incagliato nel dover smaltire l’offerta con Redditi insufficienti.
Questo il fatto. Si tenta ora di riparare il guasto fornendo sussidi, bonus, social card. Si approntano sgravi fiscali, detassazioni; si pompa liquidità a fiumi per tamponare e mettere pezze a un meccanismo squilibrato.
Reddito insufficiente, credito facile, debito, sprechi, inquinamento: questa sequenza lineare non risulta più sostenibile. Qui si è verificato il corto circuito che ha reso ingestibile il sistema costretto a smaltire l’eccesso di Offerta mediante un eccesso di Domanda.
Bene, diamo pure credito a che le politiche congiunturali keynesiane tappino la falla ma dopo cosa accadrà?
Per i Consumatori dilettanti, complici della crisi, occorre dotarsi di un agire professionale adeguato per prendere in carico quanto dovrà accadere.
Difficile sottrarsi a una generale riconsiderazione dei precetti che sostengono il meccanismo economico: si dovranno mettere in campo nuovi equilibri di sistema.
Se hanno più bisogno i produttori di vendere che i Consumatori di acquistare chi meglio di Noi, la “lobby più forte di tutte le altre”, potrà reclamare la parola per dare nuove regole per l’esercizio economico?
Al centro la gestione dei Fattori del Consumo per un capitalismo nuovo di zecca: quello dei Consumatori, in grado di istituire una idonea correlazione tra Reddito e Acquisto et voilà Misura e strategia di azione per generare ricchezza.
Selezionare le Domanda, condizionare l’Offerta: questo il dovere operativo.
Così, prodroma all’acquisto, la gestione della Domanda mette in campo strategie di selezione della qualità e quantità dei prodotti, in grado di sollecitare la competizione tra produttori e tra Noi e Loro.
Viene così controllata l’Offerta e il meccanismo di formazione dei Prezzi, necessari per il nostro tornaconto.
Un’accorta Domanda di merci ecocompatibli risarcisce l’ambiente e costringe i produttori a ritrovare smarrite compatibilità.
Si può fare di più: mettere a Reddito la nostra azione.
Tempo, Attenzione pure Fiducia e Denaro vengono utilizzati nell’esercizio di consumazione. Sono risorse scarse, hanno un cangiante valore di mercato; potremo farne Offerta, si produrrà nuova Domanda. Ne trarremo beneficio.
Non vi è chi non veda come cotanto fare consegni al meccanismo economico un corposo aumento di produttività e a noi le credenziali per rivendicare lo status di “classe dirigente”.

Mauro Artibani
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martedì 9 dicembre 2008

MALEDETTI CONSUMATORI, LA CRISI E' COLPA VOSTRA


Sono le 1 ¼ in Via Ragazzi del ’99.
Stessa ora, stessa strada; passo sempre di qua, poca gente: uggia.
Stavolta un individuo dalle fattezze conformi, minuscolo, roscio di pelo, livido in volto mi addita, mi apostrofa: Maledetti consumatori, la crisi è colpa vostra.
Allunga il passo e si defila.
Gelato mi guardo attorno, alzo il bavero, ficco le mani in tasca, l’allungo anch’io e torno a casa.
Le scale quattro a quattro, ansimante mi butto sul letto, stralunato e penso.
Penso e ripenso e mi arrovello: i produttori sempre più produttivi, producono molti prodotti, tutto OK; i pubblicitari quei prodotti li espongono in ogni dove e OK pure qua; quelli del marketing gli stessi prodotti li hanno resi gagliardi, merveilleux!
I commercianti con le promozioni quei prodotti li hanno resi addirittura convenienti poi quelli del credito ci hanno dato credito per farci acquistare quei prodotti.
Eggià, tutti questi più di così non possono fare!
Mi giro e mi rigiro e noi?
Beh, noi pure OK. Abbiamo acquistato a più non posso: già!
Mi alzo, passeggio e mi sparo un caffè.
Puah! E’ amaro! Che schifo. Abbiamo inquinato per poterci strafogare di tutto, abbiamo sprecato, abbiamo speso e rispeso; i risparmi evaporati e adesso non abbiamo il becco di un quattrino e manco ci fanno più credito.
Porc…. senza soldi non si canta messa, recessione allora!
Essiperchè se non acquistiamo i prodotti non vengono prodotti, non possono quindi essere pubblicizzati, manco ingagliarditi; promozioni commerciali di che allora? Che figuraccia!
Vuoi vedere che quel piccoletto non aveva tutti i torti?
E’ dura, proviamo a dormirci su. Buonanotte e… sogni d’oro.
Meglio forse di bronzo, come le monetine da 1 € di cui avremmo tanto, tantissimo bisogno per tornare a consumare e non farci parlar dietro.
Un momento però! Arriveranno i sussidi, i bonus, le social cards: ullallà è una cuccagna!
Tante belle monetine e vai col tango allora: jela faremo vedere noi.
Jela faremo?

Mauro Artibani
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giovedì 4 dicembre 2008

CRISI: STOP CARTE DI CREDITO, STOP CONSUMI


Lo tsunami che ha sconvolto quest'anno il mondo del credito potrebbe riscrivere il settore delle carte di credito. Secondo Meredith Whitney, analista di Oppenheimer & Co., l'industria delle carte di credito potrebbe ritirare oltre 2 trilioni di dollari di linee di credito nei prossimi 18 mesi a causa dell'avversione al rischio e di possibili cambiamenti regolatori. Fattori che potrebbero impattare sulla spesa dei consumi. ( Finanza. Com)

Potrebbero impattare sulla spesa di consumo?
Se tagliano 2.000.000.000.000 di $, necessari per sostenere la domanda perché non si ha più fiducia nel nostro merito di credito. Beh, crisi allora: stop carte di credito, stop consumi.
Ma santiddio:
se la crisi economica nasce proprio dall’aver fatto business e surrogato redditi insufficienti, regalando carte di credito e di debito a destra e a manca;
se proprio quelle carte hanno rabberciato un meccanismo economico-produttivo già da tempo ai limiti del collasso;
se con quel credito noi consumatori abbiamo acquistato l’acquistabile producendo buona parte della ricchezza: il 70 % del PIL;
se quella ricchezza è stata poi distribuita per profitti, salari, stipendi, pure all’erario, finanche a quelli del credito per restituire il debito;
Se, se, se… siamo rimasti senza il becco d’un quattrino.
Si dirà: questo il vostro ruolo, questa la vostra responsabilità, questo il valore delle vostre azioni.
Ah beh, allora, se ci verrà revocato il credito per consumare, chi informerà managers, operai, impiegati, commercianti, pure quelli del fisco, che non c’è più trippa per gatti?
Se nel frattempo quelli del credito, perché avversi al rischio, saranno andati al mare a prendere il sole tranquilli tranquilli, niente paura glielo diremo noi.

Mauro Artibani
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lunedì 1 dicembre 2008

CONSUMATORI, HA RAGIONE IL PREMIER BERLUSCONI: CACCHIO !


Essì, questa volta ha proprio ragione Berlusconi.
«E' sui consumatori che dobbiamo fare leva perché le dimensioni della crisi dell'economia reale non siano estreme - dice il Premier- Solo questo può fermare un circolo vizioso che va interrotto con forti iniezioni di speranza e fiducia, guardando in faccia la realtà, come noi stiamo facendo. Lo abbiamo detto più volte che in Italia per le banche non cambia niente, per gli imprenditori neppure, perché hanno la liquidità per intraprendere. La profondità della crisi è quindi determinata dai consumatori. Noi saremo arbitri della nostra fortuna. Se le famiglie cambiano lo stile di vita e si lasciano contagiare dall'idea della catastrofe e della crisi, si cominciano a comprare meno auto, meno elettrodomestici, si riducono i consumi e le imprese si trovano a produrre meno, a dover mettere i propri collaboratori in cassa integrazione. Così questi ultimi potranno consumare meno e ci troveremo in una crisi.”
Ve lo giuro non avrei mai osato sperare tanta considerazione nei nostri confronti: ci ha promosso sul campo.
Nei meandri di cotanto dichiarare però dobbiamo raccapezzarci.
Sfrondiamo i sostantivi, togliamo l’enfasi e gli aggettivi dell’esercizio retorico e vediamo cosa resta: LA CRESCITA ECONOMICA RENDE L’ESERCIZIO DEL CONSUMO INDIFFERIBILE. Tutto qui.
Proprio quanto vanno ripetendo da illo tempore i Professional Consumers.
C’è un però, però: se quella pratica si fa indifferibile diviene, che lo si voglia o no, un Lavoro.
Reclamare un Reddito si può, si deve.
Altro che sussidi, social card, bonus e credito.
Essì Premier mio, se spera di ringalluzzire la speranza e la fiducia degli italiani mediante sussidi questa volta mi deprimo.
Se invece, come lei candidamente confessa, in Italia c’è chi ha la liquidità per intraprendere, rischiando, magari, di non poterlo fare, beh allora a quegli intraprendenti dei consumatori basta riversare parte di quella liquidità, sotto forma di reddito per il lavoro di consumo da svolgere, ed op: fiducia alle stelle e speranza.
Si, speranza in un futuro radioso.
Che ne dice Premier ?

Mauro Artibani
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giovedì 27 novembre 2008

LA CRISI DEI MERCATI DINANZIARI SI E’ TRASFORMATA IN CRISI DELL’ECONOMIA REALE


Intervista rilasciata al sito di finanza: www.soldionline.it

La crisi dei mercati finanziari si è trasformata in crisi dell'economia reale. Che effetto ha questo sui consumi della gente comune?
«La crisi finanziaria è figlia, invece, della crisi dell'economia reale che è rimasta coperta, quasi nascosta, per anni. Le origini di questa crisi risalgono almeno a 10/15 anni fa. I redditi già allora non ce la facevano a sostenere la domanda. Questo ha portato alla pratica del ricorso al debito e il credito ha trasformato questo bisogno in un business evitando così il pericolo di un crollo del sistema. Nel momento in cui il settore immobiliare ha avuto le sue difficoltà, il sistema è collassato. Ma la crisi, era già in atto da tempo. Che cosa sta succedendo quindi oggi? Semplice. I consumatori non ce la fanno più perché non hanno più il supporto del credito per poter tamponare il loro debito e quindi quello che era stato coperto per oltre un decennio è venuto a galla adesso. A questo punto i consumatori devono riuscire a far rendere al massimo quel poco di reddito che hanno».

Quali sono state le cause di questa crisi latente?
«Diverse. Lo sviluppo tecnologico e la globalizzazione per prime. Queste hanno portato ad un eccesso di capacità produttiva, e di produzione da smaltire. E’ qui il nocciolo della questione. Ad una maggiore capacità produttiva corrisponde un aumento dell'offerta a cui la domanda deve adeguarsi. Ma, se c'è una maggiore automatizzazione dei processi produttivi, che aumenta la produttività dell'azienda, diminuisce di contro il potere contrattuale di chi ci lavora. L'azienda aumenta produttività, ma non ne beneficiano i lavoratori che continuano a perdere potere d'acquisto: con la globalizzazione entrano poi in campo eserciti di lavoratori del terzo mondo, che tengono i salari bassi».

La politica ha avuto un ruolo in tutto questo?
«Certo, la deregulation degli anni ’90 ha avuto un ruolo importante. Ha contribuito ha rimuovere i vincoli a far sì che il meccanismo dell'aumento di capacità produttiva potesse prosperare e l’economia potesse produrre sempre di più e mettere sul mercato sempre più merce. La deregulation non è figlia della politica, però, ma del meccanismo economico. E' stata l’economia a pretendere dalla politica la deregulation».

Lei dice che è stato il credito facile la causa vera di questa crisi. Ce lo vuole spiegare?
«Dal 2001 c'è stato un aumento della liquidità. Questo perchè il costo del denaro doveva essere tenuto basso per poter fluire facilmente. Poi Bush ha messo appunto nel 2004 il progetto politico della "società dei proprietari" per far sì che dopo il crollo delle Torri gemelle gli americani riacquistassero fiducia. Cosa c'era di più solido del business del mattone per farlo? La politica, in questo caso, è andata d'accordo con l'establishment finanziario. E' evidentemente una manovra non solo economica, ma anche psicologica: il mattone è solido e sicuro, ideale per dare fiducia».

Come può difendersi il consumatore da questa repentina perdita di potere d'acquisto?
«Una perdita di potere d'acquisto che dura anch'essa da almeno quindici anni, sempre coperta dall'accessibilità del credito. Per dare un'idea di quanto questo business del credito sia grande, basta pensare che per gli Stati Uniti conta per lo 0,7% del Pil. Quindi, c’è una quantità enorme di debito. Se non ci fosse stata tutto questo debito a sostenere i consumi saremmo già nei guai da un bel pezzo. Per difendersi dalla perdita di potere d’acquisto, il consumatore ha un'opzione di lungo termine ed una di breve. La prima, quella di lungo periodo, è realizzabile soltanto se si considera il consumo come mestiere, come faccio io, e quindi, come tutti i lavori, richiederebbe una retribuzione.

Un'ipotesi di più breve periodo prevede che il consumatore sia in grado di sfruttare in modo più produttivo il suo reddito per far fronte ai suoi impegni. Come? Selezionando oltre misura la domanda. Se non si segue pedissequamente la moda, per esempio, si comprano meno capi di abbigliamento e si utilizzano per più tempo. Il che non vuol dire astenersi dall'acquistare, bisogna selezionare fortemente l'acquisto! Se mi fornisco di una dieta alimentare adeguata, non ingrasso, non devo spendere soldi per smaltire il grasso, sto più in salute e spendo meno. Così il reddito rende di più».

Lei parla di reddito per l’attività di consumo, ma non è un ritorno a una forma di sussidio?
«No, non un sussidio, ma un reddito. I consumatori fanno due lavori: trasformano con l'acquisto la merce in valore e poi attraverso il consumo di questa merce, inneschiamo il meccanismo della riproduzione. E’ un lavoro che genera 70% del Pil! Pretendere utile da questo lavoro è oltremodo doveroso».
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Mauro Artibani
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lunedì 24 novembre 2008

IN MORTE DI UN CONSUMATORE


La porta chiusa, dentro gli inquirenti in bianche livree si danno un gran da fare.
Fuori, la gente: Massimiliano? Ma quale massimiliano, mi pare Mario.
Forse… ecco si Donato.
Poveraccio. Era uno di noi: la vita spesa a fare la spesa.
Macchì, Donato, er Mollica? Porcoggiuda, era ‘n pezzo de pane.
Al terzo piano le voci si rincorrono; nello scendere sento voci salire: è morto l’acquistone, quello che comprava tutto, mi sorridono ammiccando le due bruttine stagionate dirimpettaie del cadavere.
Prendo al volo l’ammicco: “In morte di un consumatore”, mi sembra okkei per il pezzo
Davanti la guardiola una voce mi rincorre: una giornalista che vuol sapere di Donato, vero?
Si ricorda tempo fa la pubblicità alla televisione del Tizio che, uscendo dal negozio con le buste in mano, riceveva grazie da tutti quelli che passavano?
Beh, quello era lui.
Qui da noi per quel fatto aveva firmato addirittura autografi.
Gli avevano detto che quella reclame significava che se si compra si produce la ricchezza, per questo è importante.
C’aveva creduto e ne faceva una missione, come i preti.
Mi ricordo, diceva: così si fa il PIL!
E per fare ‘sto PIL tutti i giorni mi toccava portargli su, fino al pianerottolo, ‘sti pacchi di roba comprata e poi ‘buongiorno’ e ‘buonasera’ e niente di più.
Poveraccio però!
Mi svincolo e da presso mi lascio risucchiare da un drappello di condomini sulla porta che parlottano: ‘si è suicidato’, biascica un giovanottone di un metro e novanta.
Un inquirente la per indagare, con aria inquisitoria, si frappone ai convitati. Ficca il naso, storce la bocca, squadra pure me e : probabilmente mente!
Nel silenzio sbigottito che accompagna quella sentenza, un rumore anzi due, uno sbattere di porta; poco dopo, in fondo all’androne, la frenata dell’ascensore.
Ne esce una figura in controluce: un colonnello dei RIS.
Mi scorge, lo scorgo. Mi addita: ‘Ficcanaso, Lei vorrà sapere tutto?
Si allunga, mi prende sottobraccio camminando verso l’uscita e,
la porta era chiusa dall’interno con lucchetti e catenacci, pure le finestre sbarrate: era un timorato del prossimo. Nell’appartamento stava tutto in ordine, nella credenza cerano prodotti scaduti, i cassetti pieni di 3x2, gli armadi pieni di saldi ; dei soldi neppure la traccia.
Al centro del soggiorno un televisore ancora acceso, nuovo di zecca, di quelli che si toccano, touch screen mi pare
il Donato sulla poltrona, gli occhi sbarrati, le membra afflosciate; a terra 15 carte fedeltà scarabocchiate, quelle di credito sfregiate, quella revolving morsicata.
Il decesso?
Il PIL lo ha ucciso, sta scritto qua sventoladomi sotto il naso un ritaglio di giornale bagnato e spiegazzato: PER 1 $ DI PIL MONDIALE 3,7 DI DEBITO.
Ha tentato di ingoiarlo, ne è rimasto soffocato.
Si svincola: tanto le dovevo per debito d’ufficio.
Mi saluta ed esce proprio mentre il portiere semichiude il portone per comunicare il lutto a passanti, in tutt’altre faccende affaccendati.

Mauro Artibani
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giovedì 20 novembre 2008

FINANZIAMENTI SOLO A CONSUMATORI MARITEVOLI ?


La Fed farà tutto il necessario per far sì che il sistema finanziario sia vitale e stabile. Lo ha detto il presidente della Fed, Ben Bernanke, nel corso di un'audizione alla commissione servizi finanziari della Camera, durante la quale ha ribadito il proprio invito alle banche ad assicurare finanziamenti a coloro fra i consumatori che se lo meritano e hanno i requisiti. (Ansa)
Merito e Requisiti? Potrei non aver capito bene.
Da quanto auspicato dal governatore della Banca Centrale americana, risulta lecito supporre che negli USA si stia tentando di selezionare i Consumatori.
Tra chi possa vantare merito per avere credito dalle banche e quali requisiti si debbano vantare per ottenere quel credito.
Tanto per raccapezzarmi nella questione, ho preso in prestito dalla disciplina economica un indicatore sintetico: “la propensione al consumo” ovvero quanta parte del reddito percepito dai singoli viene dedicata all’acquisto, quanta invece al risparmio.
Se ne deduce che il Consumatore benestante sia colui che, pur acquistando, riesce a risparmiare.
Il suo omologo malestante, acquista anch’esso tutto il possibile senza però poter risparmiare.
Onore al merito per il secondo.
Quale banca però vorrà mettere il becco di un quattrino a disposizione di un diseredato?
Lo stesso indicatore rileva che i requisiti che interessano le banche, quelli patrimoniali, sono appannaggio dei primi. A loro le banche darebbero quattrini per Consumare.
Già, proprio a quelli che non hanno il bisogno.
Cortese Governatore, ritiene possibile chiarire a quegli incompetenti come il sottoscritto l’intendimento che sostiene il suo invito alle Banche?

Mauro Artibani
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lunedì 17 novembre 2008

UNA SOLUZIONE PER LA CRISI, ANZI DUE: INGENUA PERO’


Da Professional Consumer una soluzione, anzi due, per uscire dalla crisi economico-finanziaria ce l’avrei.
Magari pure ingenua, come si conviene agli ingenui.
Non c’è mercato per quegli strumenti cartolarizzati che hanno dentro i crediti immobiliari in default?
Non si conoscono i detentori di quegli strumenti ad oggi privi di valore: nessuno quindi si fida più di nessuno ?
Beh allora, se ai Cittadini Consumatori, ex titolari di immobili oramai pignorati e a quei Cittadini Consumatori proprietari di immobili - in difficoltà a pagare le rate del mutuo - venisse riconosciuto un appannaggio in denaro sonante per poter uscire dall’empasse che li attanaglia, il mercato se ne avvedrebbe; restituirebbe valore a quegli strumenti inceppati, quindi prezzo; quegli strumenti potrebbero uscire dall’oblio. Tornerebbero a circolare.
A questo punto due le soluzioni.
Se quell’appannaggio venisse erogato stabilmente, magari sottoforma di Reddito da Consumo, quei prodotti strutturati tornerebbero appetibili, scambiabili, forsanche leciti e…tutti felici e contenti.
Se lo stesso appannaggio venisse erogato a tempo, giusto il tempo necessario perché la FED avesse il tempo di poter imporre alle neonate Banche Commerciali - già banche di investimento, ex emittenti di prodotti divenuti tossici - di rastrellare e riacquistare quei prodotti ringalluzziti, tornati nuovamente ad essere contrattati sul mercato e toglierli di mezzo, si potrebbe così riaccroccare il mondo.
E poi?
La prima soluzione consente ai Consumatori, rivitalizzati dal Reddito da Consumo, di fare un po’ quello che vogliono.
Nella seconda invece i Consumatori tornati privi di reddito adeguato avranno da imparare a resistere alle sirene del credito,
magari riducendo i consumi,
magari dal 70 al 60 % del PIL come viene suggerito da più parti,
magari per stare al riparo dai maledetti rischi che sono sotto gli occhi di tutti.
Ingenuità x ingenuità, perché non adottare tale ingenuo marchingegno con i crediti delle carte di credito e con i crediti al consumo prima che deflagrino puressi?

Mauro Artibani
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giovedì 13 novembre 2008

DOBBIAMO RISPARMIARE, COME? ACQUISTANDO MENO!


I redditi sono insufficienti, i risparmi ammaccati, debiti a mucchi e le banche non ci fanno più credito.
Non c’è più trippa per gatti: non solo non possiamo spendere, dobbiamo risparmiare
Già, ma come?
Facilissimo. Acquistando meno: possiamo farlo.
Prima però occorre rendere l’onore delle armi a quella traballante Economia dei Consumi che ha affrancato dal bisogno i Più.
Essiperchè, quando le associazioni dei consumatori rilevano sprechi negli acquisti alimentari per 561 € annui a famiglia; quando, nel nostro Paese, ogni giorno vengono gettati 4000 tonnellate di cibo, quell’affrancamento si esprime in maniera imbarazzante.
Ad onor del vero, altrettanto imbarazzante, si mostra la nostra insipienza.
Qui però si intravvede anche la nostra Risorsa: risparmiare si può senza dover fare la fame.
Si possono anzi prendere due piccioni con una fava: spendere meno e mettere a regime una idonea dieta alimentare.
Avanti miei prodi: c’è dell’altro.
Affrancati dal bisogno si, ma non dalle emozioni, dalle passioni neppure dalle esperienze: queste le nuove frontiere del consumare, qui dove dobbiamo agire.
Qual è il Valore di una passione, di una emozione? Inestimabile!
Ennò Signori, questo è un lusso che difficilmente potremo ancora consentirci.
Dovremo imparare a stimare, fare i conti con i desideri, anzi farci tornare i conti perché non bastano gli sconti.
L’informazione è un prodotto di esperienza. Le free press abbinano l’utile, il dilettevole, il tempo scarso e il risparmio.
Rinunciare alle emozioni? Giammai!
Se proprio non si riesce ad acconsentire al precetto gandhiano della rinuncia ai desideri almeno, in tempo di crisi, si può metter loro la sordina che so… due giorni su sette?
Fare insomma di necessità virtù.
In epoche di carestia economica, se non proprio per passione, Consumare si faccia almeno Professione.

Mauro Artibani
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lunedì 10 novembre 2008

CHIARISSIMO MR. OBAMA, ENNO’, COSI’ NON VA.


Insieme a gran parte del mondo ho gioito della sua vittoria elettorale; come i suoi elettori ho riposto fiducia nella sua iniziativa di cambiare le carte in tavola.
Confido nella sua capacità di discernimento; trovo condivisibile l’intenzione politica di dare sostegno alle famiglie e al ceto medio: quelli de “la vita spesa a fare la spesa”, quelli che più risentono della crisi economica e che rischiano di dover abdicare al ruolo produttivo di consumatori, per l’insufficienza del reddito disponibile.
Non di meno, spulciando nel suo programma elettorale alla ricerca di proposizioni operative, mi imbatto in quella che può essere considerata una forma di sussidio al consumo: il consentire ai lavoratori di prelevare fino al 15%, e non oltre i 10.000 $, dai propri fondi pensione senza alcuna penalità.
Ennò Mr. Obama, così non va.
L’ autosussidio al consumo, mediante prelievo dal proprio fondo pensione, equivale ad indebitarsi con se stessi.
Un brillante, ancorché fantasioso, precetto che ci porterebbe daccapo a dodici: DEBITO!
Proprio quello su cui ha prosperato il credito, ancor più quello che sta spingendo il mondo a carte quarantotto.
Mi permetta l’ardire: i consumatori del suo paese non hanno “bisogno” di consumare, debbono farlo perché questo è il modo per generare ricchezza, PIL.
Un esercizio obbligato: un lavoro quindi.
Se i redditi risultano insufficienti, per dare corso a cotanta Domanda, si rende manifesta ed improcrastinabile la necessità di retribuire quell’esercizio.
Di primo acchitto, un Reddito di Scopo che integri stipendi e salari insufficienti per dare sostegno alla spesa.
Le risorse ci sono.
L’indagine 2008 della Banca dei Regolamenti Internazionali sulla distribuzione del reddito le espone.
Disporre una diversa distribuzione di quelle risorse risulta quindi possibile.
Un nuovo capitalismo insomma: quello dei consumatori, che ponga al centro la gestione dei Fattori del Consumo.
Faccia in fretta, il mondo lo auspica e prima che riprendano fiato i suoi detrattori.

Sinceri auguri di buon lavoro.

Mauro Artibani
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giovedì 6 novembre 2008

BENESSERE DEI CONSUMATORI: UN CACCHIO!


La mia sfrontata supponenza, nel ritenere che il meccanismo economico non regga la prova di un reddito insufficiente, trova nella crisi sistemica che squassa il mondo, limpida ragione.
Per i rimedi si può trovare in giro ogni tipo di medicamento.
Quello più a buon mercato: le flebo di liquidità.
Un appannaggio quasi gratuito erogato dal sistema politico: cura la recessione, l’effetto.
Lascia intatte le cause.
Già, le cause. Quella serie di circostanze economiche fondate sul congenito eccesso di produzione e consumo per sostenere, anzi incrementare, il livello di benessere dei singoli.
Benessere dei Consumatori: un cacchio!
Se in Italia vengono gettate quattromila tonnellate di cibo ogni giorno e nel mondo, per ogni $ di PIL ce ne sono 3,7 di debito, il meccanismo mostra segni evidenti di stress. Occorre una terapia d’urto, altro che ricostituenti.
I Professional Consumers avvezzi all’azione temperata e responsabile annunciano l’indispensabile riforma del Fare: calibrare i gesti d’acquisto, misurare quelli di consumazione, ottimizzare le scarse risorse, incrementare l’Attenzione, far tesoro del Denaro per coloro che non l’hanno.
Insomma, migliorare la produttività dell’ azione.
Da operatori economici qual sono è un obbligo; il miglioramento dell’efficienza del sistema un’opportunità.
Si possono ottenere corposi miglioramenti nel rendimento del reddito: altro che debito!
Dall’altra parte dell’Atlantico, invece, con il solito pragmatismo si va per le spicce.
Si intravede per i Consumatori una dieta senza eguali: “si sta discutendo in ambito accademico e di mercato sulla necessità e ineluttabilità di una riduzione dei consumi dal 70 al 60% del PIL” parola di Alessandro Fugnoli.
Certo c’è anche una terza via: si può anche scrutare il cielo nella speranza di veder volare finalmente quel fantaelicottero, del burlone Ben Bernanke, pieno di denaro da scaricare su consumatori intirizziti.
Beh, se sentite il rombo chiamatemi!

Mauro Artibani
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lunedì 3 novembre 2008

ROTTAMATEVI IL CERVELLO !


Rottamazioni?
Sarei tentato di dire: rottamatevi il cervello!
Temo non si sia capito granchè di quel che sta accadendo.
Lo rammento tuttodunfiato: ma come noi, e quando dico Noi, intendo i Consumatori, soggetti Economici del mondo abbiente, che abbiamo acquistato in ogni dove, ogni cosa, in ogni momento perché questo è il meccanismo in uso per generare ricchezza; Noi che abbiamo speso più del reddito disponibile, depredato risparmi, indebitati oltremodo dando fuoco alla miccia che sta facendo deflagrare il mondo, proprio a Noi viene lanciata l’esca delle rottamazioni per farci abboccare all’amo dell’acquisto e così, magari, continuare a spendere denaro preso a prestito, ricominciando quella catena di Santantonio che si è appena spezzata.
Signori, la storia della crisi sistemica che sta sconvolgendo il mondo, comincia da fatti esattamente uguali a questi.
Al reddito insufficiente si è trovata soluzione con il credito e gli arzigogoli finanziari più suggestivi e pericolosi che hanno nascosto il debito per diciassette anni o giù di lì.
Ora, per tutta risposta con una sagacia che imbarazza, ci viene proposto di rimediare alla crisi acquistando, magari automobili.
L’intento di ridare spazio al consumare, per aiutare le imprese ad investire e produrre, non mi giunge del tutto nuovo. Dover poi acquistare quel prodotto, aumentando il nostro debito, sembra un film già visto.
Mentre rifletto per scrivere la chiosa a questa nota, mi chiama Guido Mastrobuono e mi dice: “puoi tosare una pecora mille volte, la puoi scannare una volta sola” e mi accorgo, con disappunto, come mi abbia sottratto d’imperio il finale.
Grrrrr!!!!

Mauro Artibani
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giovedì 30 ottobre 2008

SENZA SOLDI NON SI CANTA MESSA, COME SARA’ POSSIBILE CONSUMARE ?


C’è chi ce la mette proprio tutta.
Intervenendo il 23 ottobre ad una audizione al Senato, il governatore di Bankitalia,Mario Draghi, con soave candore dice:
''Calano i consumi delle famiglie, sotto il peso dell'erosione del reddito disponibile a causa dell'inflazione e dell'aumento del servizio del debito. Le inchieste congiunturali rilevano pessimismo tra imprese e famiglie''.
Beh, a questo punto, mi trovo costretto a fare le pulci al suo dire.
L’erosione del reddito era già iniziata al tempo della bonaccia inflativa; pure il debito, già oltre i livelli di guardia, quand’ anche il costo fosse sopportabile.
Il problema è che, da troppo tempo, c’è in giro troppa roba da dover acquistare per far crescere l’economia; troppo poco denaro per farlo: se senza soldi non si canta messa come sarà laicamente possibile consumare?
Se le inchieste congiunturali rilevano pessimismo, quelle strutturali – c’è da scommetterci – rileverebbero depressione.
Il giocattolo si è rotto!
Essì, troppa offerta, poco reddito, troppo debito, poca chiarezza sul credito, troppo alto il costo di una Domanda subita dai consumatori, un mondo già troppo “scarupato” e, per l’amor di Dio, mi fermo qui.
E se, stimatissimo governatore, Lei sembra fare il fintotonto, fintotonto per fintotonto accetto la sfida e da Professional Consumer faccio il fintotonto anch’io.
Se riduco i consumi, magari quelli d’eccesso, si riduce l’inflazione, aumenta il risparmio, si riduce il debito e il costo del debito.
In via subordinata, una moratoria sul debito dei consumatori: si fa pari e patta e si ricomincia.
Altrimenti un bel ricatto: se c’è una cosa appetibile sul mercato è la Fiducia, i Consumatori ne hanno scorte alla bisogna.
Manca solo il prezzo.

Mauro Artibani
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giovedì 23 ottobre 2008

PRODUTTIVITA’ NEL LAVORO DEI CONSUMATORI, QUESTA LA FORMULA



I Produttori recalcitrano nel concedere aumenti salariali.
Vincolano gli incrementi di reddito al miglioramento della produttività aziendale.
Come dire: ottimizziamo i fattori della produzione, otterremo un aumento dei profitti, ne avrete un tornaconto. Sagaci!
Prendiamo la palla al balzo, impariamo da loro: più produttività nel nostro lavoro di Consumatori così, magari, diventiamo pure Grandi.
Aumentare la produttività della nostra azione per migliorare il rendimento dei Redditi residui: questa la formula.
Se do disciplina ai miei istinti, resisto alla variabilità della moda: scarto meno abiti, ne acquisto meno.
Se metto a regime la dieta alimentare non ingrasso, non devo smaltire quel grasso, miglioro lo stato della mia salute, spendo meno: 4 piccioni con una fava.
Fermiamoci qui, già si sentono in giro allarmati vociare:
“Così si affossa il PIL!”.
Quelli delle grida cacofoniche non perdono il vizio: “La crescita non cresce!”.
Ci sono pure quelli un po’ naif: “Così si da la stura alla crisi produttiva!”
Qualcuno aggiunge pure: “Aumenta la disoccupazione!”.
Esimi signori, proprio qui vi volevo: può una crescita economica trovare supporto nell’insipienza gestionale del nostro agire?
Può la ricchezza trovare agio nella nostra incontinenza?
Eh no signori, bisogna cambiere marcia!
Da Consumatori a Operatori di Mercato il passo è obbligato: si deve!
Dal vizio alla virtù si può.
Produttività per produttività, la soluzione eccola qua.
Qual è il Valore della nostra Fiducia in questo tempo di crisi sistemica?
Ed il valore della nostra Attenzione per coloro che la usano copiosamente?
Senza la disponibilità del nostro Tempo, viene meno il tempo del Consumare?
Voilà questi i nostri crediti, questo il loro debito. Confezioniamo un pacchetto Offerta, tutt’ altro che opaco e mettiamolo sul mercato.
Produttori e Venditori, Consumatori nuovi di zecca, faranno Domanda: nuova ricchezza verrà generata e…tutti felici e contenti.

Mauro Artibani,
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giovedì 16 ottobre 2008

ENCOMIABILI CONSUMATORI: LA CRISI E’ COSA NOSTRA


Encomiabili consumatori: la crisi e’ cosa nostra.
Certo, possiamo starcene accucciati dietro un dito, non farci scorgere.
Possiamo….. dagli all’untore.
Possiamo additare a quelli del Credito, come fan tutti, il rischio sistemico di quanto sta accadendo.
Possiamo pure far finta di nulla, tanto arriva qualcuno a mettere le pezze.
Certo, si può fare.
Quando però abbiamo con ingordigia preso, speso pure offeso la nostra intelligenza sprecando e smaltendo in ogni dove, per quanto potrà restare incognito tutto questo?
Dove stava la nostra capacità di discernimento, la nostra misura, il nostro fare responsabile quando si imperversava sul mercato acquistando l’acquistabile?
Magari ingrassando prima, consumando poi il fitness per tornare in forma?
E quando si scartavano i nostri guardaroba perché fuori moda?
E quando si cambiava il telefonino ad ogni piè sospinto?
Dove stavamo quando Lorsignori hanno ridotto a bella posta il ciclo di vita dei prodotti per ingolfarci di merci?
E quando i redditi sono diventati insufficienti, chi l’ha notato?
E quando abbiamo depredato il nostro risparmio e poi ci siamo indebitati?
Chi ha deprecato la politica dei Sussidi al Consumo che, più o meno sotto mentite spoglie, ci veniva elargita per consumare Domanda in eccesso?
Chi si è interrogato sulla provenienza di cotanto Credito?
Essisignori, imbambolati dalla “vita spesa a fare la spesa”, abbiamo fatto acquisti non corroborati da sapienza economica, vissuti invece come ingordi esercizi di “senso”.
Questo si è fatto, questo non potremo più fare.
Governare la Domanda, Misurare gli Acquisti si deve.
Avari con i redditi, prodighi con i risparmi si può.
Per il debito poi… un’occasione vissuta a prezzo del pericolo.
E così magari, se non proprio godersi la vita, almeno poter tornare a riveder le stelle.

Mauro Artibani
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lunedì 13 ottobre 2008

LA CRISI NASCE DALL’ECONOMIA REALE


Si è iniziato nei corridoi delle banche, poi nei salotti televisivi, pure nelle cucine della povera gente, persino, con comprensibile pudore, nei gabinetti dei ministri delle finanze e nelle stanze da letto di insonni abitanti.
Tutti a chiedersi: la crisi finanziaria che scrolla il mondo finirà con il contagiare l’economia reale?
I più, con supponenza, dicono si; i meno, con comprensibile imbarazzo, dicono ni; i professional consumers, con spudorata franchezza, dicono no!
Essipperchè la crisi del credito opaco non è genitrice ma generata.
Figlia di un genitore reprobo, quel Debito abbondantemente in eccesso che sostiene il mercato dei Consumi.
Pure il debito è figlio, di un genitore scuro in volto, affranto, immiserito: il Reddito.
Sempre più insufficiente a sostenere la Domanda di chi deve smaltire l’eccesso di Offerta che staziona in ogni dove.
La crisi nasce qui nel ganglio più sensibile proprio dell’economia reale.
Sta qui il bubbone a cui si è tentato di dare soccorso con il debito, che si è trasformato in credito, che si è trasformato in business, che si è trasformato in dis credito: Una famiglia, insomma, che ha mostrato comportamenti non proprio dabbene.
Il cortocircuito iniziale sta tutto negli squilibri che da anni stazionano nell’economia reale e che si è propagato all’intero meccanismo economico stabilendo un circolo vizioso che si autoalimenta.
Se non si interviene sulla causa, quel reddito insufficiente: non c’è trippa per gatti!
E, vi prego, questa non è faccenda che ha da fare con l’Etica, semmai con la matematica.
Anch’io preferisco un’etica che fornisce misura all’agire ad un’economia che propone lo smisurato del vivere oltre le possibilità.
Questa crisi è crisi però di una matematica ideologica incline alle addizioni, senza mai tirare le somme.
Per questo se , nel breve, per tornare a far scorrere la liquidità può essere utile dare ricostituenti al virus del debito, occorre fare attenzione a curare la malattia con il virus.

Mauro Artibani

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giovedì 9 ottobre 2008

CONSUMATORI, IL NOSTRO FARE NON E’ UN AFFARE


EssiSignori Consumatori, che il nostro Fare non sia un Affare risulta facile da mostrare.
Ecco, per esempio, nell’universo del “fashion” si va ben oltre il Costume: scostumati, privati di qualunque identità di appartenenza, di genere , ceto, censo, gruppo oplà, si sgonfia il portafoglio.
Ah, quando c’era il Gusto: questo è bello, quello è brutto, così non acquistavamo tutto.
Un filtro che la cultura singolare, di ognuno, poteva mettere in campo per selezionare, decidere, spendere.
Sottratto l’ausilio della nostra discrezione, siamo un pò nei guai.
Essipperchè l’andare angusto che propone il mercato è il prodotto del dis-gusto.
Privati i Consumatori dei connotati di discernimento, tutto si rende possibile, bello, desiderabile e senza tregua.
Non tutto ma di tutto arriva al Mercato. Tutto questo ci tocca consumare.
Così la velocità supersonica della “moda sempre pronta” smaltisce l’ eccesso delle merci agli allegri dilettanti che le stanno dapresso.
Dilettanti allo sbaraglio del ticchettio assordante degli abiti che passano di moda, dei guardaroba stracolmi di abiti intonsi e svalutati.
Le diseconomie del nostro fare producono sprechi e rifiuti e portafogli vuoti.
Sudditi di un business senza misura mettiamo al mondo debito, proprio quel debito che per surrogare redditi insufficienti ha finito per accendere la miccia che rischia di far esplodere il mondo.
Quel debito è in capo alla nostra responsabilità, frutto della nostra inadeguatezza.
Il tempo delle vacche magre che si profila all’orizzonte, dispone un necessario ripensamento.
Basta con il consumo dilettante, facciamoci Operatori di Mercato, magari di quello del “fashion”.
Si possono rimescolare le carte e iniziare una nuova partita.
Privati di identità?
Ottima risorsa.
Possiamo assumere “faces” a nostro piacimento, identità di comodo.
Come nei trastulli sartoriali sarà possibile confezionare tendenze, costruire attese, produrre Domanda, disporre persino l’Offerta.
Con ritirate tattiche e avanzate strategiche, in slalom tra le proposte commerciali, imporre il Prezzo, stabilire durata delle mode, la varietà, gli accadimenti a nostro piacimento.
Fare moda a modo nostro insomma.
Si può fare.
Certo occorre talento, vivacità eccelabbiamo, forse un po’ di cinismo. I cinesi ce l’hanno, noi possiamo imparare.

Mauro Artibani

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lunedì 6 ottobre 2008

IL MONDO VA A ROTOLI: PAUSA CAFFE’


Il mondo va a rotoli? Vado in pausa caffè.
Nel mondo reale dove vado- vedo- voglio- vivo, nel quale cammino- parlo- agisco- cerco, trovo le mie “necessità” in forma di merci.
Andiamo al sodo.
Nella carta igienica, espressione di lucido acume, trovo solenne conforto a queste mie necessità: lenisce il bisogno, colorata sollecita passioni, profumata esprime emozioni, illustrata accompagna il tempo della mia vicenda fisiologica, placa la mia sete di esperienza.
Nel mondo virtuale invece tuttunaltra storia.
Se afflitto klicco “cordoglio”, con “Google annunci” trovo il banner di un cimitero virtuale.
Se cerco “cacca” trovo “bagni chimici”, “la pipì a letto” persino “nolo bagni”.
Se annoiato sbadiglio, trova soluzione il “problema del sonno”, “ausili per polmoni affaticati” persino “pulizia intestinale” toh…come per la “cacca”.
Sei felice? Cerco conforto in Internet, trovo “l’arte della ricchezza”, “dimagrire con zerodiet”, “dediche d’amore” fino a “do you speak English?”.
Sorprendenti quelli di “Google”, efficaci i loro Annunci, per il diretto collegamento che consentono con il Consumatore finale.
Nel cyberspazio basta che so… un malumore, un pensiero, un tic e questo si fa prodotto, servizio, merce impacchettata.
Si, pure qui merce.
Nel mondo reale e in quello virtuale, insomma, tutto è merce: Sogni e Bisogni.
Non c’è scampo.
Acquistare: il destino del nostro vivere.
Assediati, invasi, frastornati: la vita spesa a fare la spesa e poco altro ci tocca.
Certo, si può esecrare tutto questo. Sociologi ed antropologi già lo fanno; gli economisti no.
Giova rammentare a questi ultimi che, se con l’acquisto viene prodotta ricchezza, le tasche dei Consumatori sono pericolosamente stracolme di debito.
Eggià, perché per smaltire cotanta profusione i Redditi non bastano.
Non basta nemmeno il Risparmio.
Il mondo che va a rotoli non è solo quello finanziario. E’ in crisi il modello economico incentrato sul rapporto produzione/consumo alimentato con il debito.
La crisi è crisi del Reddito.
Bevuto il caffè, rifocillato, butto là due soluzioni.
Posso ridurre il consumo: aumento così il mio reddito disponibile.
Posso reclamare utili da cotanto lavoro di consumo: rifinanzio il mio reddito.
Facile no?

Mauro Artibani
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giovedì 2 ottobre 2008

BASTA CON IL DEBITO DI SUSSIDIO AL CONSUMO


C’era una volta il 2001.
Annus horribilis : fine dell’innocenza e del sogno dell’immortalità per le famiglie americane.
Il Consumatore USA con redditi insufficienti, risparmi allo stremo, debiti fuori controllo si aggirava annichilito tra quelle macerie. Depresso.
Buio pesto.
Altro che crescita economica: recessione!
Un mare di liquidità potè tener testa alla sfiducia.
Debito insomma: Sussidio al consumo.
Su quelle macerie si edificò un business immobiliare, alimentato oltre misura, per fornire altro sussidio al consumo.
Tutto bene.
Cresceva il valore delle case, con il meccanismo dei rifinanziamenti veniva elargito altro sussidio per gli acquisti, poi…sboomm!
Daccapo a dodici: ancor più indebitati e la liquidità prosciugata.
E siamo ai giorni nostri.
Per mettere una pezza Bush “inventa” i rimborsi fiscali: altro sussidio, sotto mentite spoglie però.
Per un po’ funziona poi vengono al pettine nodi inestricabili, i meccanismi implodono, si chiudono i rubinetti del credito e…buonanotte ai suonatori.
Non si fa più credito nessuno; si paventa stagnazione, recessione, forsanche depressione.
Brrrrr……
Si ingegnano poderosi alambicchi. Apprendisti stregoni si danno da fare per ridare fiducia.
L’ultima alchimia: con il Piano Paulson si tenta di separare il grano dall’oglio ,il buono dal cattivo.
Divide et impera, insomma, per tornare a far scorrere il liquido monetario.
Tutto per fornire altri sussidi al consumo ed altro debito.
Ancora quel debito oltre misura, gravame che ingolfa il meccanismo: basta?
Basta!
Si, basta con i pannicelli caldi, basta con la finanza d’assalto, basta con l’ottusa idea che si possa dar sostegno alla crescita con il debito smisurato.
I redditi non ce la fanno a sostenere il consumo necessario alla crescita economica: questo il problema.
Problematiche quelle soluzioni che prevedono altro credito/debito; avvilente l’ipotesi del sussidio.
Ricominciamo daccapo.
Per garantire la crescita economica il consumare deve farsi pratica indifferibile: esercizio obbligato.
Un Lavoro quindi.
+ crescita + consumo = lavoro.
Un Reddito, che compensi il ruolo produttivo di questo esercizio, risulta possibile. Lecito.
Si può estrarre dagli extra profitti degli ultimi 20 anni scovati della B.R.I.
Reddito di Scopo per quella quota di consumo che eccede la capacità di spesa dei singoli.
Magari per dar sollievo a quegli individui ciccioni, compulsivi, spossati, stressati che popolano il mercato; per risarcire gli sprechi epperchenno, confortare le allucinate solitudini di chi garantisce quella stessa crescita economica.
Qui si colloca il nostro lavoro, proprio qui si producono quegli Utili che vanno redistribuiti.
Certo, ne soffriranno i titoli in Borsa. Potrà trovare sollievo il borsellino però; si troverà ringalluzzito il Risparmio buono per finanziare gli investimenti produttivi, per acquistare il deficit di bilancio Yankie, dare un ricostituente alle smagrite pensioni: un nuovo equilibrio per l’intero sistema insomma.
Altro che sussidi, altro che debito.

Mauro Artibani
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lunedì 29 settembre 2008

SI SPENDE PER GENERARE RICCHEZZA: SI PROSPETTA UN ‘29


Tuttod’unfiato:
E’ stato erogato credito fantasioso per compensare l’insufficienza dei redditi disponibili delle famiglie che hanno dovuto indebitarsi oltre misura per dare corso a pratiche di consumo in grado di smaltire l’eccesso di Offerta presente sul mercato necessaria a sostenere la crescita economica.
Prodigo quel mondo che da e spende senza misura per generare ricchezza: si prospetta un ’29!
E’ allarme.
Al capezzale corrono tutti. Privato del lubrificante creditizio, in grado di rendere fluido il movimento, quel motore si è inceppato.
Ma come? Ma porc….uff!
Il meccanismo è entrato in crisi per defezione dei banchieri o per consunzione?
Essì: ricchezza ottenuta con debito in crescita, sempre più inesigibile.
Per tutta risposta si mettono in campo altre alchimie per ripristinare i flussi liquidi in grado di oliare e far ripartire quel motore. Un modo per poter continuare a finanziare gli investimenti, idonei per aumentare la produzione e, suvvia, finanziare il consumo per consumare quella produzione.
Insomma, si prospetta altro debito che si aggiunge al debito del debito: sagaci!
E’ vera sagacia quella di chi, con un operazione colossale sul credito corrispondente a 10 Piani Marshall, sta tentando di rendere Istituto la scellerata incompatibilità tra l’obbligo del Consumare e la cronica insufficienza del reddito disponibile?

Mauro Artibani
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lunedì 22 settembre 2008

IL BISOGNO DEL BISOGNO DEI CONSUMATORI


Diamo a Cesare quelchè di Cesare ed all’economia dei consumi quelchè dell’economia: il vanto di aver rimosso l’atavica povertà dalle strade del mondo, almeno di quello industrializzato.
Il bisogno? Un antico ricordo!
Passioni, emozioni, persino esperienze, trovano caldo conforto in questo scintillante mondo.
Al contrito mondo della necessità si sostituisce il rutilante del transitorio; all’inerzia il cangiante.
Non è tutto oro quel che luccica però.
La transitorietà, lo scintillante non fanno bene all’Offerta, rendono instabile, fugace la Domanda.
Gli offerenti corrono ai ripari, a Noi tocca fare attenzione.
Con l’occhio addestrato del Professional Consumer diamo un’occhiata.
Accade che quel bisogno fuoriuscito dalla porta, con l’impareggiabile sagacia del marketing, viene fatto rientrare di soppiatto dalla finestra.
Ingessati dalle passioni, bolsi di emozioni, impigriti da esperienze bellepronte, abbiamo bisogno di cure!
Sta qui la trovata.
Di nuovo il bisogno dei Consumatori torna ad essere occasione di business e giù prodotti, servizi come se piovesse.
Tutti accuratamente forniti di posologia: due volte a settimana, tre volte al giorno, una volta al dì e giù di lì.
Sagaci!
Yogurt per diete, ginnastica attiva e passiva, fitness, brodaglie ipocaloriche.
A proposito di bisogno, alla bisogna ci sono prodotti che certificano la cacca quotidiana.
Un’affiliazione bellebuona per dare continuità alla Domanda, stabilità all’Offerta, riparo dalla concorrenza, controllo del prezzo.
Un consiglio per gli acquisti: meditate gente, meditate!

Mauro Artibani
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giovedì 18 settembre 2008

ORGOGLIO DI RAZZA PADRONA


Una epica tenzone da sostegno e sprone all’economia.
Produzione e consumo i personaggi, produttori e consumatori gli interpreti, Domanda e Offerta le armi dei duellanti, il Mercato ospita la bagarre.
Si produce crescita, ricchezza: tutti felici e contenti.
Il migliore dei mondi possibili!
Io ho fame, tu produci cibo.
Io ho bisogno di abbigliarmi, lui produce abbigliamento.
Io ho necessità di conoscere, loro producono informazione.
Tutto bene dunque.
Un corno!
Se io ingrasso, se ho il guardaroba che scoppia, se subissato da informazioni non trovo la bussola, qualcosa non funziona.
Si dirà: ma l’offerta va ben oltre il misurato bisogno. Soddisfa emozioni, passioni; sollecita esperienze.
Legittima il ciccione; accredita il fare modaiolo; conclama la disinformazione.
A fronte di cotanto fare poi i redditi risultano insufficienti, i risparmi allo stremo, il debito in crescita: ma, porch…!
Già, l’ Offerta.
Offerta in eccesso però: cos’altro sennò?
Certo, potremmo maledire cotanto eccesso del Fare: ne avremmo ben tanto da Dire.
Tra il Dire e il Fare però c’è di mezzo l’Avere.
Si, l’Avere tutto.
Tutto quanto abbiamo avuto.
Affrancati dal bisogno, dalla povertà e dalla necessità: Fatto!
Certo, il costo altissimo: debito, sprechi, relazioni umane impoverite, inquinamento. Questo è quanto.
Già, e la Domanda?
La Domanda, incantati da emozionanti prodotti, appassionate merci, rimpinzati da esperienze belleppronte ci è stata sottratta: scippati.
Quelli della Pubblicità e del Marketing hanno, con sapienza alchemica, dato corso a sofisticati processi di smaltimento dell’Offerta accreditando Domanda, fornendo un decisivo contributo alla generazione della ricchezza e noi…. disonorati e onerati.
La vita spesa a fare la spesa disegna un ruolo pigro, conformato, indefesso, subordinato, affrancato dalla responsabilità: questo ci tocca fare.
Ruolo comodo, lo si può condiscendere, lo si può digerire.
Non è però un bel vedere.
Signori, basta coi pannicelli caldi, si deve fare di più e meglio.
Siamo tanti, praticamente tutti; generatori di PIL rivendichiamo i nostri diritti: riprendiamoci la Domanda.
Si avrà così modo di condizionare l’Offerta, stemperare gli eccessi, ottenere vantaggi, redistribuire gli utili: orgoglio di razza padrona.
Padrona del nostro Fare, del nostro Essere pure dell’Avere.

Mauro Artibani
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lunedì 15 settembre 2008

ITALIANI IN RECESSIONE PSICOLOGICA: CI MANCAVA PURE QUESTA!


Sentite questa:
"Da circa otto mesi e' in atto una recessione dei consumi causata dalla riduzione del potere d'acquisto delle famiglie. I segnali sono palesi: il 63% dei nostri connazionali afferma di avere ridotto il proprio livello di spesa e il 72% prevede un ulteriore aggravamento della crisi entro la primavera del 2009; non esistono piu' certezze riguardo a cio' che ci riserva il futuro, e l'incertezza porta gli italiani a restringere l'orizzonte dei progetti personali a uno, due anni al massimo. La recessione psicologica degli italiani emerge pesantemente nelle risposte al quesito sull'attuale livello di benessere. Sino a due anni fa, l'80% degli italiani era convinto di vivere meglio rispetto alle due generazioni precedenti. Oggi, invece, la convinzione che la qualita' della vita sia superiore a quella della generazione dei genitori e' crollata al 44%, e appena il 54% pensa che si viva meglio rispetto al tempo dei nonni." ( Enrico Finzi, Presidente dell'Istituto Astra Ricerche/Demoskopea).
Recessione psicologica. Ci mancava pure questa!
Si vive peggio di prima? I nostri genitori stavano meglio e i nonni ancor di più?
Sorbole!
Più che recessione sembra depressione. Se poi si torna a frequentare il negozio sotto casa dove trovare conforto e un clima familiare - come viene riferito al convegno “Retail 2.0 la distribuzione entra nel futuro – siamo proprio nelle piste. Sfiduciati, chiusi in noi stessi, annichiliti.
A ben guardare, però, non tutto il male vien per nuocere.
Toccato il fondo si può ripartire daccapo, stavolta mettendo in campo adeguate iniziative.
Ma andiamo con ordine.
Se acquistare si deve, per farlo le regole dobbiamo individuare.
Una per tutte facile facile: che la merce acquistata valga per intero, non il denaro pagato, quanto la “fatica” spesa per guadagnare quel denaro. Un modo semplice semplice per restituire Misura allo spendere.
Si dirà: ma così si inceppa la crescita economica.
E qui vi volevo.
No. Per non correre rischi basta allargare la platea degli acquirenti mettendo così a profitto quelle nostre fragilità.
Quelli che producono e quelli che vendono, ad esempio, hanno bisogno di acquistare la nostra Fiducia.
Noi sfiduciati: fatece ride con qualche bigliettone e…op! Ringalluzziti.
Noi svogliati e disattenti: la vostra pubblicità farà flop.
Retribuite l’attenzione e..op! Tutti pronti per “Carosello”.
Ozianti e oziosi?
Per informarci, acquistare e consumare occorre tempo. Lo abbiamo in carico, facciamone negozio: vendiamolo.
Essisignori, abbiamo troppo acquistato? Ora bisogna vendere le nostre prerogative.
Se la Domanda comanda, potremo recedere dalla recessione tornando al fine a riveder le stelle: come potranno resisterci?

Mauro Artibani
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giovedì 11 settembre 2008

CONSUMATORE FRASTORNATO, CONSUMATO DAL CONSUMO


Si consuma per bisogno, si consuma per dare sostegno alle emozioni e dare corpo alle passioni.
Si consuma per stress, per compulsione, pure per rilassarsi.
Si consuma perché soli e per le lune storte.
Si consuma di tutto, pure l’ambiente.
La vita spesa a fare la spesa sembra esaurire il nostro Fare, pure l’Essere e l’Avere.
L’avere poi, quasi del tutto afflosciato: soldi e risparmio allo stremo.
Il debito no: sempre dritto come un fuso. Maestosa metafora fallica della nostra insipienza.
Un Consumatore frastornato, consumato dal consumo insomma.
Perché, percome? Perdiana il nostro Fare Produce ricchezza, genera PIL, rifocilla l’erario: Operatori di Mercato altro che Consumatori.
Già operatori ma incapienti perché incompetenti, perché incompatibili con un fare assennato.
Un esempio: spendiamo 650.000.000 di euro per dotarci di suonerie telefoniche. Il gattino “virgola” è l’ultima trovata.
Per carità: business legittimo pure un po’ paraculo.
Orsù, se la nostra azione ha una potente valenza economica non possiamo disperderla così, in mille rivoli.
Già quelle suonerie non sono un gran vanto industriale, figuriamoci per la produttività della nostra azione.
Per chi proprio non ce la fa: suonerie fatte in casa con un PC e il peer-to-peer.
Facciamolo un sforzettino!

Mauro Artibani
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lunedì 8 settembre 2008

CONSUMARE: PRODURRE DOMANDA PER RECUPERARE UTILI


Se senza soldi non si canta messa, come sarà possibile consumare?
Dovremo ridurre gli acquisti.
Come faremo a perseguire il nostro Ruolo?
Come faremo a Generare ricchezza se mancanti di contanti?
Contenti saranno quelli che i contanti li hanno guadagnati; quelli della finanza allegra, quelli del debito all’ingrasso.
Noi no. Costretti a spasso, tra sbadigli, noie, sensi di colpa - vieppiù adirati da cotanta inerzia.
Basta piangersi addosso!
Ingessati gli acquisti, i Professional Consumers dispongono un nuovo target per il nostro fare: produrre Domanda per recuperare Utili.
Come? Chiede Filippo.
Beh!... vediamo, facciamo; ecco per esempio: c’è in giro chi contesta l’acquisto, chi si fa scaltro nell’acquistare, chi anela a legami e chi dei legami fa tesoro, insomma, c’è molto da scorgere altrettanto da imparare. Diamo un occhiata, seguiamo le tracce.
Domandare prodotto equo e solidale fa bene a chi produce, a chi consuma, pure all’ambiente. Un modo per distribuire ricchezza con pari opportunità.
Per quelli che hanno voglia di Condivisione, per non stare soli ad acquistare il mondo, “sharing” è il prefisso, coniugato con file, car, bed, photo, music, knowledge, life, dress , consente di governare una Domanda altrimenti ingovernabile.
Per chi cerca denaro c’è la “finanza solidale”. Qui addirittura Domanda e Offerta vanno a braccetto.
Quelli stanchi della moda e dei gadget-tech rinunciano all’acquisto, usano l’usato; si sottraggono all’acquisto, aumentano il valore della Domanda.
Forti e determinati i GAS, quelli dell’acquisto solidale. Solidali tutti nel confezionare Domanda, fanno il prezzo poi acquistano.
Questa l’ultima poi basta: al mercato rionale sotto casa si acquista sempre. Nell’ultima ora di contrattazione però si acquista meglio: l’invenduto produce scontissimi. Voilà Domanda ad orologeria.
Ah, dimenticavo.
Un’ ipotesi limite: perché non utilizzare pure i fautori della “decrescita” magari per negare la Domanda? Paura eh!
Visto che mondo eterogeneo?
Risposte multiple, magari ingenue, di corto respiro, di nicchia, in alcuni casi semplici episodi che vanno organizzati, sviluppati., concertati magari in Comitati d’Orgoglio.
Si possono mettere assieme opportunità straordinarie; fuochi d’artificio per le nostre possibilità. Mettere a punto nuovi modi della crescita economica e anche un nuovo modo di stare sul Mercato.
Così distolti dai “consigli per gli acquisti”, potremo fornire a lorsignori impeccabili consigli per le vendite ai quali non potranno sottrarsi.
Essipperchè solo una Domanda mirata, sapiente, responsabile, avveduta potrà spingere l’Offerta a dover cambiare i connotati.
Il low cost, i saldi, gli outlet: sembra Offerta, è invece Domanda e questo è solo l’inizio.
Signori, rimpinzare le nostre finanze si può!

Mauro Artibani
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giovedì 4 settembre 2008

CONSUMATORI: SCIOPERO DELLA PAGNOTTA


Rispetto a un anno fa il prezzo della pasta e' aumentato del 26%, il pane del 16%, pollo e patate oltre il 40%, per una ricaduta totale sulle famiglie di 565 euro per il 2008.
Allora: Sciopero della pagnotta proclamano le Organizzazioni dei Consumatori .
"Intendiamo richiamare l'attenzione su questa grave emergenza con lo sciopero della pagnotta del 18 settembre prossimo. Invitiamo tutti i consumatori ad astenersi dall'acquistare e consumare per l'intera giornata pane e pasta e a risparmiare su energia elettrica, gas e carburanti".
Sacrosanto: come sottrarci?
Gia! Come sottrarci dal rivendicare condizioni migliori per il nostro esercizio di consumo?
Sciopero allora.
Un momento, con lo sciopero si viene a sospendere un obbligo contrattuale: uh uh e vai!
Bene. Proprio quell’obbligo che il Professional Consumer rivendica da illo tempore: il lavoro di consumazione per sostenere la crescita economica. Insomma Consumo = Lavoro.
Gia! Proprio quell’obbligo ci consegna però una responsabilità grande così!
Okkei ad uno sciopero allora che renda possibile mettere a punto una piattaforma di rivendicazione in grado di sanare le approssimazioni del nostro Fare dilettante e le intemperie dell’economia.
Se “il risparmio è un bene pubblico che va tutelato”, tuteliamolo.
Se l’ambiente è il luogo delle nostre azioni di Consumo, tuteliamolo.
Se il reddito si fa insufficiente, tuteliamolo.
La parola d’ordine: Selezione.
Selezione puntigliosa dell’acquisto per tutelare il risparmio.
Selezione del consumo per la salvaguardia dell’ambiente.
Selezione della spesa per restituire sufficienza al reddito.
Per farlo occorre farsi accorti, audaci, sagaci. Smorzare gli impeti, smussare gli aneliti acquisitivi, rivedere automatismi epperchennò proporre incertezze, farci imprevedibili.
Il nostro Lavoro otterrà benefici: dal defaticante acquistare e consumare, al gratificante produrre e selezionare Domanda.
Voilà: dal lavoro di Manifattura al lavoro di Servizio. Un bel passo avanti.
Pure un’iniezione di produttività per l’intero sistema economico, cosicché tanto smisurato orgoglio e virtuosa responsabilità possano convolare a giuste nozze.

Mauro Artibani
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lunedì 1 settembre 2008


Encomiabili Colleghi,








Sono un individuo sano di media statura; maschio adulto di razza bianca, che ostenta, il grigio della rada chioma. Provo diletto nell’esercizio del consumare, ancor più quando mi aggiro nel mondo delle merci con fare professionale.
Faccio questo perché sento necessario mettere in campo il presidio del mestiere per dare un sostegno operativo alla mia condizione benestante.
Lo faccio pure per sottrarre i miei comportamenti alla routine del compracompra che rischia di avvizzire il “me”.
Amo uscire di casa per fare affari nel fare shopping: questo mi delizia. Così acchiappo tre piccioni con una fava:risparmio, guadagno e inoculo ricostituente per la mia mente.
Un Mestiere, quindi, fatto di passione, competenza e un po’ di gaudio: non è difficile.
Il gaudio sta già nel DNA del consumatore; la passione si compra ad ettolitri, magari, da quegli individui prolifici che non sanno ma fanno, magari i genitori,
La competenza invece, acquisita con passione studiando e ristudiando, la vende il geometra come credito di esercizio.
Eccomi fatto professionista del consumo; puro distillato della abnegante passione genitoriale; della sagace competenza del signor Rossi, stimato agrimensore; corroborato dal gaudio, magari solo un pizzico.
E vai col tango, allora, nella balera del Mercato, dove tutti insieme si balla sulle note di “una vita spesa a fare la spesa”
avvinti dall’afflato poetico del testo. Tutt’affatto prosaico invece l’atteggiamento che si lascia intravedere: una vera e propria MISSIONE.
Quest’appannaggio simil-spirituale viene conclamato dalle virtù dei gesti quotidiani di consumo: abnegazione, costanza, sacrificio, speranza.
Questi i tratti dell’incedere coreutico per l’individuo consumatore; questi i rituali incombenti di una “religione laica”.
Qui sembra trovare espressione l’estasi del benessere.
Proprio qui si mostra una patente fragilità.
C’è in giro un cronico eccesso di offerta,per riequilibrare le sorti, a questa deve fare il paio l’eccesso di domanda : consumo nutrito dalla manna del debito, ingrassato dall’abiura al risparmio.
L’ alchemico equilibrio parrebbe scorgersi infatti nel manifestarsi di forme di prodigalità estenuata, espressione propria di una teleologia del consumo.
Se così fosse la miopia mostrerebbe i caratteri dell’evidenza.
Pur mettendo la sordina alle perigliose elucubrazioni attorno alla liceità di simili atti di governo dell’economia, non appare convincente, in un mondo secolarizzato, laicizzato, ancor più affetto da congenito relativismo, l’affidare il già precario equilibrio del sistema a pratiche che sembrano mostrare echo mistiche: non ci “crede” più nessuno.
Per eliminare ogni possibile azzardo si rende allora indispensabile disporre, con apposito atto deliberativo, una cogente quandanche omeopatica risoluzione:
rompere le escatologie del consumo.
Anzi, si deve fare di più: bisogna condurre noi le danze, farci Musici, comporre sinfonie potenti, giocose, espressioni della forza del nostro ruolo acciocché ognuno possa, sedotto da Tersicore, sgambettare su quella pista: allegro ma non troppo.
Ci aspetta un duro lavoro.
Dobbiamo, con la prerogativa delle nostre azioni, farci costruttori di una nuova egemonia. Rendere cosi’ spendibile un rutilante paradigma : Consumo ? Lavoro !
Questo il modo per fornire continuità al sistema rimuovendo le aporie che lo sfiancano; per cacciare, il sistema della produzione fuori dal cul de sac dell’eccesso.
Non è facile, non possiamo sottrarci però. Questo ruolo incombe su di noi.
Ruolo pesante, ingrato. Altro che edonismo.
Costretti dal nostro impegno civile, si rende necessario riacquisire il controllo delle pulsioni emotive, recuperare lucidi gesti di ragione; farci consumernauti in uno spazio tutto da esplorare.
Bisogna cercare, trovare, mettere a frutto il Valore Aggiunto della nostra pratica di consumo.
Fatti laici, pragmatici, fors’anche opportunisti, in un bilico spudorato tra vizi e virtù, alè……a caccia di occasioni dentro quello scibile multicolore.
C’è tutto dentro, dalla A di Avarizia alla Z di Zuzzurellone.
Alla D c’è Desiderio, sottoporlo a regime è un obbligo; alla F Fedeltà, se ben gestita, rappresenta una grossa opportunità per farci guadagnare; alla I si trovano Informazione e Identità, se controlliamo la prima possiamo modificare a piacimento la seconda. Per farlo occorre Ironia ma questa la si trova da presso.
Poi c’è la M di Mercato, il luogo dove esporre la nostra mercanzia, più avanti c’è Misura, il modo per fornire confine agli atti di consumo ed ancora, alla R c’è Responsabilità e questa dobbiamo acquisirla per intero, così come il Sapere per farci Selettivi, che troviamo alla esse.
Ancor più giù nella T, toh…..:Temperanza, educarci ad un simile precetto può risultare conveniente.
Insomma: c’è molto da fare: bisogna vigilare; ci sono atteggiamenti che vanno calibrati, condizioni che devono essere contrattate, alleanze da conquistare, crediti da reclamare, pure significati da elaborare.
Solo così attrezzati potremo mostrare i muscoli.
Solo così, finalmente ottenere ristoro.



Diamoci da fare.

Mauro Artibani
www.professionalconsumer.splinder.com
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