martedì 18 dicembre 2018

I SOVRANISTI PSICHICI ASSOLDANO CIALTRONI

Cavolo, un'Italia sempre più disgregata, impaurita, incattivita, impoverita e vecchia. Essì, per tutto questo, il 52° Rapporto Censis parla di "sovranismo psichico" e delinea il ritratto di un Paese in declino, in cerca di sicurezze che non trova; sempre più diviso tra un Sud che si spopola e un Centro-Nord che fa sempre più fatica a mantenere le promesse in materia di lavoro, stabilità, crescita, soprattutto futuro. "Il processo strutturale, chiave dell'attuale, è l'assenza di prospettive di crescita, individuali e collettive". Beh, se andiamo oltre la versione sociologica dei fatti, si scorge gente sempre più in brache di tela che se la prende con chi avrebbe dovuto rivestirli a festa. Ci risiamo. Non sapendo come ci si vesta a festa e usando la democrazia rappresentativa, questa gente aveva delegato i competenti per meglio rappresentare i propri interessi. Di fronte ai competenti stavano cinque questioni da affrontare: l'immigrazione, la crisi economica, la sicurezza, il lavoro, i giovani. Quando, a questioni irrisolte, i competenti si mostrano incompetenti quei disgregati/ impauriti/incattiviti/impoveriti e ancor più vecchi si incazzano e revocano le deleghe. Si, se tanto ha dato loro tanto, votano per se stessi. Si, quei due vice premier siamo noi. L'incompetenza al potere insomma che, facendo marketing politico, proclama la "fine della povertà" e, con collaudate movenze elettorali, la cosparge di fuffa. Non paghi fanno passare in video, fin oggi almeno, quattro cialtroni in questioni economiche affinchè la fuffa monti. Colpa di questi sventurati? Macchè! Loro dicono quel che sanno in vece di quei competenti/incompetenti dell'economia, rei di aver interpretato con un attempato paradigma le cause del casino: Lui, nella patria del Cepu, dice di insegnare alla già Link Campus University of Malta, ma non v'è traccia; però in romanesco vomita a memoria dati e poco altro. Lei, tanto donna quanto immobile, come i neuroni della sua bella testolina. Un'altra, che se la guardi ti accusano di circonvenzione d'incapace, alla quale hanno addirittura pubblicato un libro. In ultimo, per non farci mancar niente, un vice ministro, pare senza deleghe, che nega come la crescita venga generata dalla spesa. Fiuuu... glielo dite voi come, questa stessa, generi pure lavoro e lo remuneri? Beh, a questi tizi non voglio tirargliela ma credo, con ragionevole approssimazione, che quegli incattiviti, alla fine della fiera, lo saranno ancor di più. Temo pure che, quando pure l'incompetenza verrà defenestrata, possano rientrare dalla stessa finestra proprio i competenti di prima: gulp! Essipperchè, avendo revocato la delega ai competenti, gli incompetenti dovranno trovare soluzione proprio a quelle complicate questioni che avevano delegato. Sapranno i nostri far oggi quel che altri avevano delegato a farlo ieri? Beh, nel frattempo, W il Parroco. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 11 dicembre 2018

EHI, VOGLIO UN MONDO...... CHE FUNZIONI!

Antonio Rosati, presidente di Arsial la mette giù dura: "Le strategie di alcune corporation mondiali del cibo e un certo tipo di assetto capitalistico hanno prodotto un percorso di omologazione che annulla le differenze e hanno prodotto una massificazione dei consumi snaturando il valore del cibo". Non entro nel merito della denuncia, dove risuona l'eco di di certo sociologismo, anzi si! Si, voglio un mondo dove i Sociologi la smettano di considerare i Consumatori, "Gente prodiga e men che mai satolla!" Per loro son viziosi, dimenticando come in questo vizio stia la virtù che fa crescere l'economia e generare la ricchezza. Essì quella virtù che, con la spesa, fa 1130 dei 1700 mld di euro di Pil. Bene col fischio la fai se i soldi, che hanno in tasca quelli che lavorano, sono insufficienti a poter acquistare quel che hanno prodotto. Poi vorrei un mondo dove non si debba fare debito per sanare quella insufficienza e poter fare la spesa. Giust'appunto vorrei.... perchè in questo di mondo, per ogni euro sonante ne girano 3,5 di debito. Grido allora per un mondo dove, se hanno più bisogno i Produttori di vendere che i Consumatori di acquistare, la Politica smetta di scambiare lucciole per lanterne tentando, con il reddito di cittadinanza, di far diventare quel felino che caccia per mangiare in un fellone che mangia la pappa e fa le fusa e si prodighi, invece, per far sì che l'Impresa faccia la domanda. Paghi, insomma, se ha merci invendute, per venderle; venga così pagato il Consumatore per poterle acquistare. Ci sono, nel mondo, grandi Imprese che già lo fanno: rende! Essì, voglio un mondo che dia a Cesare quel ch'è di Cesare. Lo dico così, con un Tweet; lo mando con WhatsApp: "La crescita si fa con la spesa. Così viene generato reddito, quel reddito che serve a fare nuova spesa. Tocca allora allocare quelle risorse di reddito per remunerare chi, con la spesa, remunera Tutti. Tutti, tutti!" Criptico, dite! Criptico perchè contesto quel che dentro la crisi ancora tutti credono: che siano i produttori facendo che so....auto, latte, moda e giornali ad aver generato la ricchezza? Ehi, questa ricchezza viene generata solo e quando si hanno soldi da spendere per acquistare quelle merci che altrimenti arruginiscono / cagliano / passano di moda / incartano il pesce! Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 4 dicembre 2018

DEBOLI SI, FESSI NO!

"Young Factor": ovvero come parlare di economia con i giovani, con gli studenti delle scuole superiori. E' una nuova iniziativa dell'Osservatorio Giovani-Editori. Sul palco, insieme a Ceccherini e all'editorialista del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli, c'erano il governatore della Banca d'Italia Vincenzo Visco, Klaas Knot (Presidente Banca d’Olanda), e Jens Weidmann (Presidente Deutsche Bundesbank). Con loro anche Luis M. Linde (Governatore Banca di Spagna dal 2012 al giugno 2018). L'economia europea, l'impatto delle nuove tecnologie sui mercati, i venti anti-europeisti: si è parlato di questo e molto altro con i ragazzi, che hanno poi posto tantissime domande dalla platea. Tra i temi, anche quello dell'inflazione. Già, l'inflazione, una studentessa solleva la questione dei costi che vengono generati. "Non vogliamo tornare a un mondo in cui l'inflazione è la soluzione dei problemi, perché l'inflazione è la tassa più ingiusta che c'è e colpisce i più deboli", risponde Vincenzo Visco pacato e deciso. Ingiusta? Ci risiamo con l'etica! Calma e gesso, se commedia ha da essere, commedia sia. Personaggi ed interpreti: I Deboli, quei 5 milioni e 58 mila individui, che l'Istat intende come coloro che non possono affrontare la spesa mensile sufficiente ad acquistare beni e servizi, considerati essenziali per uno standard di vita minimamente accettabile. Ignazio Visco che, oltre a governare BankItalia insieme a Weidmann, sta nel Board della Bce. Bce, appunto, titolare del mandato di tenere un’inflazione contenuta, intorno al 2%. La Young, alla quale si tenta di far credere come "Cristo sia morto di freddo". Dunque, in un mercato efficiente, quelli senza il becco d'un quattrino non possono fare la spesa. I prezzi scendono, si rifocilla il potere d'acquisto dei miseri e quella tassa da pagare passa alle Imprese. Bella no? Macchè, in un mercato opaco parte la carica della Bce, lancia in resta, reflazionando la domanda. Forte del mandato, con la politica monetaria espansiva, altera il meccanismo di formazione dei prezzi per fermare la deflazione. Dietro le quinte, gli statistici attribuiscono all'inflazione due decimi di punto della crescita annua. Io, maligno, in quel "mandato del +2% d'inflazione" scorgo un -2% del potere d'acquisto; dietro quei due decimali, invece, altrattanta spesa fatta in meno, più merci in magazzino, meno occupati a lavorare. La platea, pensando come quei due decimali di Pil possono esser fatti a debito, fischia il bluf! Ehi, ragazza, non dar retta, Cristo è morto in croce per asfissia. Mauro Artibani, l'Economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 27 novembre 2018

LA FARRARI E' DI SINISTRA O ROBIN HOOD?

"La Ferrari è l'oggetto più di sinistra del mondo perché quando vendiamo la Ferrari ai ricchi del mondo noi riequilibriamo (la distribuzione Ndr) la ricchezza perché paghiamo gli operai e creiamo ricchezza nel nostro Paese". A dirlo è il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, in occasione della Giornata del Cinema Industriale. Okkei, lei sta scherzando. Bene, scherzo anch'io: nella giornata passata al cinema, quale film ha visto? Essipperchè, se dice di un "riequilibrio della ricchezza" lo vede squilibrato? Ehi, siete voi a trasferire la ricchezza, generata dalla spesa, ai fattori capitale e lavoro! Questo trasferimento genera quella differenza che sta tra chi quella "rossa" può comperarla e chi può solo lavorare per produrla. No, non sto perorando l'eguaglianza; esecro semmai l'inefficienza del meccanismo di trasferimento se occorre produrre Ferrari per far spendere chi ha più di quel che gli serve, rispetto a chi ha meno da spendere e più da dover acquistare. Giust'appunto, mal trasferisce se il reddito disponibile delle famiglie italiane nel 2013 torna ai livelli di 25 anni prima. L'Ufficio Studi di Confcommercio evidenzia che, in quello stesso anno, il reddito disponibile risultava pari a 1.032 miliardi di euro rispetto ai 1.033 del 1988. Approposito, le dico quel che non può non sapere, su come vada il mondo: Le distribuzioni di dividendi sono salite del 5,1% nel terzo trimestre del 2018, a 354,2 miliardi di dollari. Lo rivela la consueta analisi del Janus Henderson Global Dividend Index. Stati Uniti, Canada, Taiwan e India hanno registrato distribuzioni ai livelli massimi nel trimestre mentre i dividendi in Cina hanno ricominciato a crescere dopo tre anni in calo. I dividendi totali previsti nel 2018 salgono a 1.359 miliardi di dollari. In termini sottostanti significa che la crescita nell’anno sarà dell’8,1%, in aumento rispetto alle stime del 7,4% dell’ultima edizione dell’indice Janus Henderson Global Dividend Index. Dunque, se tanto ci da' tanto, le Ferrari non avranno modo di arruginire invendute; le city car forse si! Sta qui quel creare ricchezza, che Lei attribuisce alle Imprese? Lo so, nel dirlo, riferisce quanto detto da un vecchio anchilosato paradigma, ormai fallace: voi producete merce; le auto, se acquistate, si trasformano in ricchezza altrimenti arrugginiscono! Essì, il Pil misura gli euro di ricchezza generati dalla spesa non le Ferrari belle, rosse e fiammanti, prodotte! Un consiglio, con stima: "La crescita si fa con la spesa, non con la produzione. Così viene generato reddito, quel reddito che serve a fare nuova spesa. Tocca allocare quelle risorse di reddito per remunerare chi, con la spesa, remunera tutti." Ben'altro che Robin Hood! Mauro Artibani, l'Economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 20 novembre 2018

DRAGHI, IL VIRTUOSO DEL VECCHIO VIZIO


L'output UE, quel potenziale di crescita della zona euro, sembra risalito rispetto ai minimi toccati durante la crisi finanziaria di dieci anni fa, non andando però oltre i valori precedenti la crisi.
Che dire: tutte 'ste politiche monetarie hanno fatto più o meno il minimo sindacale. Sic!
Gira in giro pure un report: riferisce come il piano di acquisti di titoli della Bce abbia avuto "effetti trascurabili" sulle disuguaglianze nella ricchezza complessiva e, nel contempo, "considerevolmente contribuito a sostenere le famiglie più deboli", spingendo i nuclei a basso reddito verso l'occupazione.
Sarà vero?
Beh, questo aspetto era stato già messo in rilevo dal presidente Mario Draghi nella conferenza stampa, al termine dell'ultimo Consiglio direttivo. Smentisce che la linea morbida abbia favorito alcuni Stati rispetto ad altri, giammai! A trarne beneficio sono state "le famiglie a basso reddito e con meno liquidità".
L'eurocoin - questo dire lo misura - fornisce in tempo reale una stima sintetica del quadro congiunturale corrente nell'area euro, che sale da 0,52 a 0,54.
L'indicatore, si legge, continua a essere sostenuto dal graduale rafforzamento della dinamica dei prezzi.
Hai capito hai! Lo giuro, è stato il Draghi quel portatore sano del vecchio vizio di riconoscere a quegli "intoccabili" delle Imprese la generazione della ricchezza. Con le reflazione ha represso la deflazione deflazionando il potere d'acquisto; con la ciambella del liquido monetario ha tenuto a galla le imprese improduttive.
Non paghi, quelli del Consiglio Bce hanno confermato l'intenzione di continuare a fornire un forte stimolo monetario. Già, magari per mitigare gli oneri dei debiti sovrani attraverso l'inflazione?
Bella no?
Si, se ne mitiga l'onere con quell'inflazione che, riducendo quel già malmesso potere d'acquisto, rende più poveri; gli Stati dovranno rifare debito per sussidiare questi deboli che lo saranno ancor di più: pressappoco una partita di giro!
Beh, ad esser pignoli un' inflazione non basta per dopare il ciclo economico ampliando l'output gap. Ce ne vogliono due: la prima con il sostegno alla domanda dei consumatori, artatamente generato per non far scendere i prezzi; la seconda nel rendere possibile uno tsunami di investimenti improduttivi, creati dalla falsificazione del calcolo economico attraverso la soppressione dei tassi d'interesse, buono per salvare aziende decotte e la loro improduttività.

Beh, meglio di così... se non si muore "si sta come / d'autunno / sugli alberi / le foglie."
Mauro Artibani, l'Economaio

martedì 13 novembre 2018

APPLE, QUEI FICHI MOSCI DIVERRANNO SECCHI!


Apple fa i conti. Si quella dell'iPhone, quel cacchio di meraviglioso aggeggio che ha cambiato il modo di stare al mondo.
Beh, per tutto quanto fatto, dioglienerendamerito!
Essì, il Mercato già glielo rende: terzo trimestre record per quelli di Cupertino che si sono lasciati alle spalle il migliore anno di sempre, grazie a un aumento dei prezzi degli iPhone e a livelli senza precedenti delle vendite.
Nel terzo trimestre 2018 i profitti sono saliti del 32%, a 14,13 miliardi, mentre i ricavi sono aumentati di quasi il 20% a 62,9 miliardi rispetto allo stesso periodo dell’esercizio precedente.
Beh, ottimo direi ma... il titolo crolla in Borsa con un tonfo di quasi il 7%.
Cavolo, epperchemmai?
Beh, accade che durante la call con gli analisti, il Cfo annuncia che Apple non pubblicherà più il numero di iPhone, iPad e Mac venduti.
Che dire, una reazione a caldo della Borsa ci può stare. E a freddo?
Diamo un'occhiata: Apple dal 19 Giugno 2007, tra riffe e raffe, produce e mette in vendita 19 modelli di iPhone. Non paga, adesso aumenta pure il prezzo.
Vabbè... ma non c'è trippa per gatti se, secondo i dati diffusi da Eurostat, il tasso di disoccupazione nella zona euro si è attestato a luglio 2017 al 9,1% dato più basso dal novembre 2008.
C'è pure chi sta peggio. In Italia il tasso di disoccupazione giovanile, che era pari al 21,2% nel 2008, arriva al 34,5% del terzo trimestre 2017.
Essì quei giovanotti, tutti smartphone/distintivo e senza quattrino, come li acchiappi?
A meno che...ecco si, i Sindacati. Presi per la giacchetta, si spendono nel chiedere "la creazione di una pensione contributiva di garanzia che valorizzi anche i periodi di discontinuità lavorativa, di formazione, di basse retribuzioni nell'ottica di assicurare, nel futuro, a questi giovani un assegno dignitoso".
Dignitoso?
Approposito di dignità, giorni addietro l'Antitrust ha multato Apple insieme a Samsung per "Aggiornamenti software con l'intento di rendere vecchi i loro smartphone". Et voilà, si commina la prima condanna al mondo per obsolescenza programmata!
Bella no?
Ricapitoliamo: pochi soldi nelle tasche della gente, troppi smartphone in giro, trucchi per smaltirli, vacilla pure la loro "perfezione" : Apple Watch, pare che l’ultima release provochi un blocco anomalo ad alcuni modelli più recenti. La premiata Ditta, ha interrotto il rilascio degli aggiornamenti.
Chiosiamo: Signori di Apple volete fare, con operazioni di accatto, giochi di prestigio? I Sindacati d' achito, con la dignità salariale, fare le nozze con i fichi mosci?
Ennò Signori, la crescita si fa con la spesa che acquista, magari proprio quegli smartphone. Già, non basta solo produrli, ancor meno poterne acquistare solo con quei redditi dignitosi con i quali a mala pena si mangia!
Ei psst: quando l'AD di Apple ha fornito previsioni deludenti per il trimestre in corso, attribuendole alle “incertezze macroeconomiche che si intravvedono", forse sta pensando che quei fichi mosci diverranno secchi?
Forse si. Gira voce che la società abbia comunicato a due aziende che assemblano smartphone di bloccare i piani di ulteriori linee di produzione dedicate all'iPhone XR.
Uh uh, loro si attrezzano riducendo l'eccesso di offerta, così ahiloro pure il fatturato; quelle due aziende ridurranno prima la produzione poi l'organico, i malcapitati avranno meno soldi da spendere. Il mercato, marcherà visita e quelle incertezze macro aumenteranno ancor di più e.... trallalero, trallallà!
Mauro Artibani, l'Economaio

martedì 6 novembre 2018

PROVOCO: L' ESERCIZIO DI CONSUMAZIONE DEVE POTERSI AUTO SOSTENERE!


Natale del 1924, a Genova si riunisce "La Compagnia Phoebus." Un cartello fatto da Osram, Philips e General Electrics che decide di ridurre la durata della lampadina, da 2500 a 1000 ore.
Alla Gente che ha bisogno di luce, insomma, questi illuminati la fulminano prima.
Oggi l'Antitrust multa Apple e Samsung: "Aggiornamenti software per rendere vecchi i loro smartphone". Et voilà, Ottobre 2018, si commina la prima condanna al mondo per obsolescenza programmata!
Tra quest'oggi e quello ieri sta l'eccesso di capacità produttiva che si mostra in tutte le salse, in ogni dove.
Già, ancor più, dove si aggira gente che per il troppo cibarsi va in sovrappeso, veste alla moda che passa di moda e che per andar da qui a lì magari acquista un Suv: suvvia, quelli affrancati dal bisogno.
Benvenuti nel Mondo dell' Economia dei Consumi. Là dove l'offerta si mostra stutturalmente superiore alla domanda, dove hanno più bisogno i Produttori di vendere che i Consumatori di acquistare!
Già, proprio quel luogo che gli accademici non scorgono e che le facoltà di Economia non insegnano.
Ciò detto agli obsolatori* vengono comminate sanzioni: 10 milioni di euro a quelli della mela morsicata, 5 ai coreani. Tutteddue dovranno pubblicare sulla pagina italiana del proprio sito internet un "mea culpa" che informi della multa e rimandi al provvedimento dell'Antitrust italiano.
Cavolo, risulta obsoleto pure l'illecito se si paga con gli spicci e le scuse!
Si dirà: l'hanno fatto per non far collassare la produttività dei fattori impiegati.
No! Quel sovrappiù, da dover illecitamente smaltire, mostra invece come siano stati mal impiegati quei fattori.
C'è dell'altro: i consumatori, per sventare quel collasso, sono stati costretti a mal impiegare le risorse di reddito disponibili per fare la spesa,** e generare quella ricchezza che ha remunerato quel lavoro e quei capitali.
Essì, in questi 94 anni, sembra andata pressappoco così prima, durante e dopo le crisi che si sono succedute.
Dentro questo tempo c'è di più, anzi di peggio. Ci sta quello mostrato dalla Fed di St Louis: la riduzione del potere d'acquisto della metà degli anni trenta ad oggi.
Quel debito che gira per il mondo, per surrogare quegli acquisti, arriva a 248.000 mld di $ per fare 77.000 mld di Pil.
Dopo il detto vien da dire che la misura della produttività marginale di questo debito, per fare quel Pil, decresce dal 1952:


Crescono invece, in numero e in patrimonio detenuto, i super-ricchi del pianeta che, nel 2017, hanno accumulato un patrimonio complessivo di 8,9 mila miliardi di dollari, con una crescita record del 19% rispetto all’anno precedente. La più forte mai osservata.
Al contempo, nel 2016, il tasso di occupazione della popolazione di età compresa tra i 20 e i 64 anni nell'UE arriva al 71,1 %; quello dei paesi dell'Ocse al 65, 3.
Orbene, prendete questa successione degli eventi, shakeratela ben bene... e, senza farla troppo lunga, op: prodotta troppa merce; più di 1/3 della gente non lavora, per gli altri si riducono i redditi da lavoro mentre aumentano quelli da capitale.
Ormale, se tutto questo potrebbe essere apostrofato "immorale" per i Fanti dell'Antitrust te la cavi con quegli spiccioli, con i Santi sconti ben altra penitenza. Ma..... la crescita si fa con la spesa, non con la produzione ancor meno con l'etica; ma, appunto, la ricchezza così generata viene incassata dall'Impresa e trasferita per remunerare chi ha concorso a generarla, non ai generatori: gulp!
Dunque, se questi fatti non son ciance e non lo sono, provoco i Policy Makers: Una domanda di cotanto valore deve potersi auto sostenere!
Perche?
Beh, cosa reclamano quell'obsolescenza, quella sovrapproduzione pure il debito, il lavoro, persino il capitale per smaltire le proprie inefficienze? Domanda!
Già, la domanda: l'unica merce scarsa sul mercato,con l'obbligo di farla per i consumatori; che venga fatta una indifferibile necessità per le Imprese e per chi vi lavora.
Obbligo, appunto, che attende remunero per potersi esercitare!
Come?
Bene, di primo acchito ai Parlamenti toccherà disporre una Legge per un'Economia Resistente volta a costruire un ambiente normativo in grado di favorire un piu’ razionale impiego delle risorse generate della spesa. Il modo, insomma, per dare sostegno alla crescita economica e poter calibrare la produttività totale dei fattori impiegati mediante un remunero misurato sull'efficacia dell'azione svolta.
Per l'efficienza del mercato, contaminato dal 4.0 nel dare il prezzo al Valore, occorre poter disporre di dispositivi software/algoritmo che consentano di poter misurare in tempo reale il contributo produttivo fornito dai diversi fattori alla generazione della ricchezza: produzione, fatturato, magazzino, profitto; la produttività del Capitale impiegato, quella del Lavoro, il merito del remunero infine l'eventuale resto.
Resto, che può restare per la riduzione del reddito di quel lavoro reo di aver sovrapprodotto, rimasto in tasca a quelli del capitale pur essi rei di aver comandato la bisboccia produttiva.
Si, quel resto che, in presenza di bip di sistema, segnalando un gap nell'out-put deve poter remunerare il merito produttivo di quell'esercizio di consumazione che, attivato, riattiva il ciclo.
Astruso, complesso?
Beh, trattasi di render dinamico quel meccanismo di allocazione/riallocazione della ricchezza ai fattori, per misurarne l'azione produttiva e il prezzo di mercato, vivaddio ponendo fine, finalmente, a quello statico sempre utilizzato dall'Impresa.
Per non scalmanare i mercatisti duri e puri mi corre l'obbligo di fare il nome di grandi Imprese che hanno aggiornato il meccanismo: rende!

* Le due aziende hanno violato gli articoli 20, 21, 22 e 24 del Codice del Consumo.
** Quella spesa che trasforma con l'acquisto le merci in ricchezza; consumandole fornisce l'input per far riprodurre generando occupazione e lavoro; fornisce continuità al ciclo e sostanza alla crescita. Con l'Iva pagata rifocilla parte della spesa pubblica; con i risparmi la spesa per gli investimenti delle Imprese.


martedì 30 ottobre 2018

EHI DEL GOVERNO! LA SPESA GENERA LAVORO E LO REMUNERA.


Che sia stato raggiunto il picco del debito, lo grida lo spread e lo sussurrano quelle Agenzie che affibbiano rating.
Tu, tra l'aumento del costo e la diminuzione del grado di affidabilità nel rimborsarlo, magari imprechi.
Per ridurlo, invece, occorre aumentare la crescita economica. Nel rapporto debito/Pil sta la formula.
Orbene, questo Governo prova a farlo con una manovra, fatta prevalentemente in deficit, per aumentare quel Pil.
Già quel Pil che misura la ricchezza generata dal sistema economico, la misura così: spesa delle Imprese per gli investimenti fissi lordi + spesa pubblica + spesa al consumo = reddito.
Quelli che criticano la manovra dicono di un troppo delle risorse impiegate per spesa corrente, di un troppo poco per investimenti.
Diamo un'occhiata.
Beh, il Ministro Savona dice: "Attualmente nella manovra c’è un incremento degli investimenti pubblici dello 0,2% nel 2019, 0,3% nel 2020 e dello 0,4% nel 2021. Praticamente nulla."
Poi, per rincuorare/rincuorarsi, aggiunge: "Ma ho ancora fiducia che riusciremo a farli. Possiamo crescere benissimo al 2-3 % se riusciamo ad attivare gli investimenti agendo su norme che non sono state fatte da questo governo (indi da quelli passati - ndr) ma che vanno modificate."
Rincuorati?
Troppa, invece, la spesa corrente?
A lume di naso questo tipo di spesa corrisponde ai costi sostenuti dalla pubblica amministrazione per erogare servizi di pubblica utilità: costi per l'approvvigionamento, per la costituzione, quelli relativi all'erogazione; emm....costi per gli interessi passivi sul debito pregresso.
Beh, c'è spazio pure per le "prestazioni sociali", quelle dove i governanti vorranno caricare la spesa a deficit per il sussidio di cittadinanza ai bisognosi e la riduzione del prelievo fiscale per i non bisognosi.
Già, ma qual è, allora, la soglia del "troppo" per la spesa pubblica corrente?
Pontifico: nel fare pure quella spesa che toccherebbe fare ad altri per il vantaggio che ne possono ricavare!
Se un reddito dato all'esser cittadino manca di ragione economica la si trova invece quando si spende.
Essipperchè se la crescita viene generata dalla spesa, non con la produzione nè con il lavoro, proprio quella spesa poi genera lavoro e lo remunera!
No, non vaneggio: con il fare la spesa pago e smaltisco così faccio nuovamente produrre; mi toccherà ri-lavorare e all'Impresa pagarmi con il guadagno di quel che ho speso e, con il capitale che gli resta, investire per ancor meglio ri-produrre dentro un ciclo reso attivo.
Lo scorge l'impresa il vantaggio della mia spesa?
Ben altro che investire approfittando di flat tax, all'uopo ordite, o far pagare a Pantalone un sussidio "cittadino" pur avendo già altro da dover sussidiare.
Già, un Pantalone liberato può, magari, spendersi nell'attrezzare un ambiente normativo che incentivi la nascita di Imprese che siano in grado di fare affari se e quando i consumatori con la spesa rifocillano il potere d'acquisto?
Ci sono, nel mondo, grandi Imprese che già lo fanno: rende!
Per il Governo, l'occasione di incamerare il vantaggio di poter percorrere la strada della disciplina fiscale senza affanni ed evitare quel dannato rating junk che spezzerebbe la schiena pure a quella spesa corrente indifferibile che fa ancora del nostro paese un paese civile!


martedì 23 ottobre 2018

CAVOLO, BURBERRY BRUCIA TRENCH!


Ve lo giuro, sono esterefatto!
Essì, pensavo di averle scrutate tutte, di aver fatto i conti in tasca ai tutti quei sovrapproduttori seriali che stanno al mondo. Questa mi era sfuggita.
Burberry, lo scorso anno, ha bruciato capi e accessori firmati per un valore di oltre 28 milioni di sterline. La rivelazione shock si trova nel bilancio della casa di moda inglese, famosa per i suoi trench e oggi guidata dall’italiano Marco Gobbetti.
Come scrive il Times, a conti fatti, la cifra si potrebbe tradurre in 20mila dei suoi iconici trench andati in fumo e negli ultimi cinque anni sarebbero state distrutte merci per 100 milioni di euro. La distruzione degli stock in eccesso è una pratica iscritta a bilancio e molto diffusa nell’industria del lusso che decide così di mandare all’inceneritore una montagna di pezzi non venduti piuttosto che farli finire negli outlet o nel “mercato grigio”. Tutto per salvaguardare l’esclusività del marchio e impedire contraffazioni.
Questa volta non basta avere capacità produttiva inutilizzata; ennò, questa volta viene addirittura bruciata.
Ci risiamo, ancora una volta, l'economia dei consumi mostra impavida la sua faccia; quella tosta: l'eccesso di capacità produttiva!
Dunque vediamo: ci sono più trench in magazzino di quelli che hanno previsto di poter vendere.
Beh, tu, gestore dei fattori produttivi, avresti dovuto far meglio; chi ha lavorato a farli, ha fatto troppo; chi ha investito nell'Azienda ha impiegato male il capitale investito.
Bene, ficchiamo il naso dentro il bilancio della premiata ditta e sbirciamo tra i mille dati del conto economico: "Nell'esercizio, terminato il 31 marzo 2018, i ricavi hanno totalizzato 2,73 miliardi di sterline. Nello stesso anno il risparmio dei costi ha raggiunto i 64 milioni di sterline che diventeranno 120 milioni nel 2019. Il dividendo per gli azionisti invece è salito del 6% a 41,3 pence per azione."
Stesso giorno, stessa ora della resa dei conti, tranquillizzati da questi numeri, gli investitori acquistato azioni Burberry alla Borsa di Londra: +4,2%.
Dai, bella no?
Dunque sterline per 2.730.000.000, ricavate dalla spesa fatta dai consumatori, vengono intascate dall'Impresa e, come s'usa, trasferite per remunerare quei fattori della produzione che.... per l'amordiddio, lasciamo stare!
Beh, che il taglio dei costi riduca pure il salario del lavoro svolto per fare quei troppi trench, ci può stare e quell'aumento di 41,3 pence del dividendo per azione a quelli del capitale che, in quei trench, ci hanno investito?
Un bel trasferimento non c'è che dire, che ridurrà ancor più il potere d'acquisto di quelli che i trench, pur di non farli bruciare, magari... potrebbero acquistarli!
C'è del marcio in Inghilterra o sta, più semplicemente, nell'inefficienza di questo meccanismo di trasferimento che, non potendo remunerare direttamente l'esercizio di consumazione, danneggia la produttività totale dei fattori produttivi?
Dunque, se gli eticisti additano inequivocabilmente l'intrallazzo morale, gli altri chi additeranno?
Il dito, la Luna o quel dannato paradigma che attribuisce, fuori tempo massimo, ancora all'impresa e non alla spesa la generazione della ricchezza?
Già, a meno che la lungimiranza di quella dirigenza, che non si gratta la panza, abbia già messo in conto altri falò, con i quali bruciare altra potenziale ricchezza.
Giust'appunto potenziale, poichè quella reale viene generata dalla spesa che, solo con l'acquisto, trasforma quei trench in denaro.


martedì 16 ottobre 2018

TANTO CARA MI FU QUELLA SINISTRA


L'abitudine è quell'abito mentale che veste il consueto, non il nuovo.
Toh guarda giusto voi, nostalgici dell'Economia della Produzione, dove quelli del Capitale e gli altri del lavoro se le davano di santa ragione per poter intascare il meritato e i consumatori fuori dal ciclo a ristorar bisogni.
Beh, ancor'oggi cari miei quel consunto consueto vi veste e vi calza; nè vi scuote il fatto che quella stessa economia, dall'esser stata della produzione, si sia fatta dei consumi*; quel posto, insomma, dove hanno più bisogno i produttori di vendere chi i consumatori di acquistare .
Toh guarda questa mattina, anch'io, nel calzarmi mi sono accorto di avere un buco in una scarpa. Preso dal bisogno esco e ne acquisto due, nuove. Non tutti hanno le scarpe sfondate, chi ce le ha fa come me. Poi ci son quelli fedeli alla moda e se cambia le cambiano; ci sono pure i collezionisti, finanche quelli che le acquistano solo per sfizio.
Tutti si va in negozio, scegliamo, acquistiamo, paghiamo.
Efisio, capo dei calzaturai del calzaturificio "Frosi", incassa, fa i conti; conta pure le scarpe ancora in magazzino; mette nel conto pure la fine della stagione che si avvicina, impreca.
Veniamo a noi, cari della vecchia Sinistra, agitate i neuroni e.... lo sentite l'acro odore di un bel conflitto tra Capitale e Lavoro?
Diamo un'occhiata. Quest' Efisio impreca perchè, a conti fatti, ha mal gestito i fattori della produzione.
Fiuuuu, eppur ci aveva messo la capacità di imprendere ed il capitale e quelli che stanno con lui il lavoro.
Quando si accorge del danno, ci risiamo, taglia il costo di quel lavoro che ha sovrapprodotto, la solita storia insomma.
Si la solita, quella che pressappoco sembrano raccontar tutti: un’analisi del Centro Studi ImpresaLavoro, elaborando dati Eurostat, mostra come dal 2007 al 2017 gli italiani abbiano perduto l’8,4% del loro reddito pro capite, un calo pari a 2.400 euro a cittadino.
Ehi, c'è pane per i vostri denti e azzannar l'ingiustizia.
Calma e gesso. Quello Scarpantibus quando fa questo ha in testa un dilemma: "riduco la paga a quelli che hanno lavorato facendo troppo; riduco il costo del lavoro per abbassare i prezzi, migliorare la capacità competitiva e vendere quell'invenduto che altrimenti brucia risorse?"
Mentre ancor dilemma si accorge di come gli sia rimasto in tasca quella parte dell'incassato con cui remunera il capitale; massì, quel che gli tocca degli utili per la gestione dei fattori produttivi e la quota di profitto del rischio d'impresa.
Bene da dilemma a dilemma, il vostro: Efisio, che ha mal gestito i fattori della produzione, ci marcia o quel meccanismo "automatico" che trasferisce quanto incassato della spesa ai fattori produttivi, gli ha consentito di tenersi l'immeritato resto in tasca, malgré soi?
Un bel dilemma eh? Già, pure perchè così la produttività totale dei fattori collassa; si va a sbattere insomma!
La colpa dite?
Ecco si, la colpa.
Per generare la crescita economica, produrre e lavorare sono la condizione necessaria, niente affatto sufficiente se si è prodotto quell'invenduto che brucia risorse. La spesa si!
Quella dei consumatori ne fa i 2/3.
Nell'Economia dei Consumi, dove "la mia spesa è il vostro reddito" e la spesa di tutti è reddito per tutti, quel meccanismo di trasferimento misconosce questo ruolo.
Essipperchè, se per fare la crescita quest'esercizio di consumazione si rende indifferibile, questa indifferibilità reclama l'impiego di risorse produttive scarse: il tempo, l'attenzione, l'ottimismo.
Giust'appunto queste risorse produttive che proprio quell'invalido, attempato meccanismo non misura nè remunera.
Già, sapete di chi è figlio questo improvvido trasferimento? Il padre, quel vecchio paradigma che ha consagrato i Produttori come "generatori della ricchezza"; il Nonno, cantore di quell'economia della produzione, che ancora vi illude.
Bene, è tempo di lasciare il Novecento, farsi prossimi all'oggi. Oddio, quelli del PD ci hanno provato, si sono affacciati al nuovo millennio per scrutare, ancora scrutano.
Vi vedo scettici: ennò proprio quando tocca ripensare i modi della rappresentanza politica?
Già, proprio la Politica, per dirla con Guglielmo Minervini, dovrebbe cambiare attitudine di fronte alle cose da fare per governare i fatti: "non quante risorse stanziare, quante invece risorse attivare."
Essipperchè, se per quelle da stanziare non v'è il becco d'un quattrino, quelle da attivare a guardar bene si possono scorgere dentro quel vecchio, farraginoso, iniquo meccanismo di trasferimento, giust'appunto!
Morite dalla voglia di redistribuire, magari attrezzando un adeguato ambiente normativo, alfin di esercitare il ruolo che vi spetta e meritare l'emolumento?
Bene, vi prendo in parola: Ricordate quel "Profitto" un tempo considerato illecito?
Beh, oggi è incongruo!
Si, questo remunero del rischio d'impresa, dentro un'economia dei consumi, circolare e continua, manca di ragione strumentale. Dentro questo circolo, quando tutti gli agenti economici dispongono dalle adeguate risorse produttive per fare quel che gli spetta, il sistema gira; girando, quel rischio viene abbattuto!
Ta ta tà: le scorgete le risorse da riallocare a quelli della spesa, perchè questo si renda possibile?
Okkio, sono le nicchie di profitto che vengono incassate in ciascun tratto delle filiere, più o meno lunghe, del sistema produttivo.
Dovete fare in fretta per non farvi eseutorare; ci sono, nel mondo, grandi Imprese che già lo fanno: rende!
Ehi, da buoni tutori del lavoro siete ancora scettici?
Bene, come intendere quell'obbligato esercizio di consumazione se non un lavoro che, agito, smaltisce quento prodotto e fa riprodurre attivando lavoro produttivo buono?
Essì, lavoro buono quello generato dalla spesa, fornito dall'Impresa e remunerato con i proventi di quella stessa spesa.
Approposito: potete, è vero, continuare a perseguire quella vostra abitudine che vi fa stare con i deboli; per poter far per loro però, ironia della sorte**, vi toccherà dover rappresentare le istanze invece di quelli della spesa, quelli forti.
Prosit!

*L’economia dei consumi prende il posto dell’economia della produzione quando l’offerta supera strutturalmente la domanda. Quando insomma, per fare la crescita si impone l'obbligo del consumare ben oltre il bisogno, si chiude un’epoca, si apre al nuovo.
** Quella sorte sociologica che vi ha descritto questi consumatori come "Gente prodiga e men che mai satolla." Viziosi quindi, dimentichi di come propio questo vizio sia la virtù che fa crescere l'economia.


martedì 9 ottobre 2018

IL BUON SENSO E' ANDATO!


Se per non mostrarsi ci si sovrabbliglia o, pur di mostrarsi, ci si sottoabbliglia, beh è la sessuofobia bellezze cos'altro senno'?
Cos'altro?
Beh, quando vedo in giro gente che rischia di cadere dai tacchi 18 / in sovrappeso dentro fuson che certificano la cellulite sulle chiappe sovraesposte per i tanga / foderata in maglie striminzite a mostrar ciambelle / imbrattate in viso / multicolore il capo, ci sta pure altro.
Ehi, in tutto questo centra forse il buon senso?
Già, quell'antico "esercizio della ragion pratica" sembra non più appartenere al fare di tutti i giorni.
Nelle faccende della vita quotidiana se stare con il Burqa appare irragionevole, quel buon senso sembra essere trasceso da un altro senso.
Beh, nel mondo Islamico, dove quello religioso fa tutt'uno con il quotidiano, questo senso di vestimento sacrificale è parte del sacro.
Giust'appunto, lo stesso caro vecchio buon senso che, nell'Occidente secolarizzato, invece sembra essere migrato altrove.
Si, vabbè ma dove, nel "cattivo gusto"?
Macchè, di più, molto di più. Per comprenderlo ci si dovrebbe addentrare dentro considerazioni di natura sociologica; forse occorrerebbe lo Psicologo, fors'anche un Antropologo.
Beh, nel tempo dell'eclisse delle competenze, potrei arrabbattarmi e dire ma.... di una competenza dispongo, la uso.
Studio l'Economia dei Consumi, indipercuiposcia, guardo da qui.
Ve lo giuro, sarà un bel vedere. Essipperchè qui, in questo universo "senzaddio", vige un assoluto: la Spesa!
Quella spesa; proprio quella che genera la ricchezza.
Si vabbè ma chi può credere a questo nuovo "Credo" quando alla vista sembrano esserci solo credini?
Calma e gesso. Se la ricchezza viene generata dalla spesa, per farla tutta, alfin di uscir dalla penuria, s'ha da acquistar tutto quel che è stato reso merce.
Per non offrire contrasto al mercimonio occorre non avere tra i piedi inciampi, limiti, misure; quel buon senso insomma.
Et voilà un nuovo senso per sostituire quello vecchio che faceva che so... scartare i pantaloni solo quando ormai strappati. Essì, oggi invece così si acquistano.
Tant'è, questo il prezzo pagato a quel buon senso andato!
Già, ma chi si è fatto generatore di significato per fornire di senso questa condizione prodiga?
Nel mondo abbiente non più le Religioni, ormai di nicchia, nè quei Filosofi ormai esiliati; quelli del Marketing e della pubblicità si.
A loro tocca, nel circuito circolare della produzione, tenere fluido il ciclo.Ai primi confezionare la domanda, ai secondi informare in ogni modo e ogni dove per l'acquisto. Ai consumatori, che per ruolo questo ciclo debbono tenerlo attivo, non resta che fare la spes; sensa se, sensa ma.
Essì, per generare la ricchezza qualche prezzo s'avrà pur da pagare!



martedì 2 ottobre 2018

REI, DI QUEL TRASFERIMENTO MAL TRASFERITO


I robot sostituiranno presto il lavoro umano lasciando dietro di sé solo disoccupazione di massa? 
Il timore è talmente diffuso che l'Università di Oxford prima lo studia poi avverte che il 47% dei posti di lavoro degli Stati Uniti è a rischio a causa robot e McKinsey & Company ne stima circa un terzo in pericolo.
Numeri incontrovertibili?
Beh, a riguardo si dice pure altro ma... a meno che non si speri nell'intervento dei neo luddisti questi dati stanno pericolosamente sopra le nostre teste: meno lavoro.
Già, quel lavoro che pur tocca fare per avere in tasca i denari per fare la spesa.
Giust'appunto, quella spesa per fare la crescita e generare ricchezza e che toh... rigenera il lavoro. Cos'altro sennò?
Non divaghiamo, torniamo a bomba: Mark Paul, autore del report del Roosevelt Institute "Don't fear the Robots", aggiunge pure altro: Negli Stati Uniti dal 1948 al 1973 la produttività è aumentata, soprattutto grazie all'innovazione, del 96,7%. Nello stesso periodo i salari orari sono cresciuti del 91,3%. Le cose cambiano dagli anni Settanta: dal 1973 al 2014 la produttività cresce del 72,2%, i salari orari solo del 9,2%.
Qui non c'è Ludd che tenga: stesso lavoro, meno reddito per poter fare quella solita spesa che tocca fare e che genera la ricchezza per tutti.
Dopo aver sbirciato i dati Paul commenta: la quota prodotta dagli incrementi di produttività è andata a remunerare sempre meno i lavoratori e sempre più profitti e rendite.
Poi si lancia in un'invettiva: "non esiste una legge economica che affermi come i lavoratori debbano perdere quando vengono introdotte innovazioni (...) Se il capitale oggi esercita più potere sul lavoro rispetto al passato è a causa di scelte politiche, non della tecnologia".
Ci risiamo, dal luddismo al dir ludico basta un attimo.
Essiperchè la Politica, quella insipiente e attardata , la si può sempre tirare in ballo, magari suonando la vecchia litania dello scorno tra destra e sinistra; tra capitale e lavoro.
E se provassimo a mettere in campo altro?
Proviamo.
Dunque se lo sviluppo tecnologico sembra aver generato lo squilibrio, lo aggrava pure l'impiego di un anchilosato meccanismo di trasferimento della ricchezza.
Già, la ricchezza viene generata dalla spesa, intascata dall'impresa, viene poi trasferita per remunerare i fattori produttivi: capitale e lavoro.
Bene, se il lavoro viene a mancare per l'automazione dei processi e quello che resta risulta sotto pagato, al capitale resta in tasca buona parte di quel malloppo.
Ingiusto, stanno in conflitto d'interesse, dite?
Macchè, ancor di più, fallaci!
Dunque, la fallacia nel meccanismo si mostra quando quelli a cui viene a mancare il malloppo mancano alla spesa e quelli che ne hanno incassato troppo, pur dopo aver fatto la spesa, ne hanno ancora in tasca. Così, vista l'aria che tira, quel resto non lo usano manco per fare spesa per gli investimenti. Il mancato prelievo fiscale dai fattori contrae pure la spesa pubblica.
Rei tutti, insomma, di renitenza a quella spesa che, nell'economia dei consumi, configura grave illecito: la produttività totale dei fattori si riduce, si amplia invece il gap dell'output.
Beh, se questo andazzo fa predire, ai soliti ben informati, la "stagnazione secolare", quelli ottimisti di maniera non vogliono perdere l'occasione di far salire quel debito/Pil* per surrogare la crescita.
Signori della Politica, si dico a voi, s'ha da cambiare per poter disporre di una economia resistente. Per farlo il meccanismo di traferimento delle risorge economiche, generate dal ciclo, dev'essere adeguato per potersi far carico di un remunero di scopo**, fin qui evaso, per rifocillare quell'esercizio di consumazione*** che altrimenti spende in deficit.
Esercizio che, proprio per fare la crescita economica, si è reso indifferibile: obbligato!
Farlo, magari costruendo un ambiente normativo adeguato alla bisogna, non di destra nè di sinistra e che faccia comodo agli elettori di entrambi. Per voi estensori, un corposo tornaconto elettorale con la benedizione di tutti.

*Secondo gli ultimi dati ripresi dall‘Institute of International Finance, nel primo trimestre 2018 il debito è salito di 8 mila miliardi di dollari superando i 247 mila miliardi di dollari, ovvero il 318% del Pil mondiale
**Nel mondo ci sono grandi Imprese che lo hanno adottato: rende!
*** Esercizio che, impiegando risorse scarse,Tempo/attenzione/Ottimismo trasforma con l'acquisto merci, altrimenti invendute, in ricchezza; consumandole fornisce l'input per far riprodurre, genera occupazione lavoro; fornisce continuità al ciclo e sostanza alla crescita. Con l'Iva pagata rifocilla parte della spesa pubblica; con i risparmi, la spesa per gli investimenti delle Imprese.


martedì 25 settembre 2018

IL CIBO, IL SATOLLO, IL PARADIGMA E LE BALLE


Gulp! Ogni anno, stima The Boston Consulting Group, nel mondo si buttano via circa 1,6 miliardi di tonnellate di cibo per un valore di 1.200 miliardi di dollari. Un terzo della produzione globale. Se accumulato, il cibo che finisce nella spazzatura occuperebbe un’area dieci volte più grande di Manhattan.
Et voilà, l'economia d'oggi sta in quel luogo geografico dove hanno più bisogno le Imprese di vendere che i Consumatori di acquistare, abitato da Aziende affette da congenita sovraccapacità produttiva e da Gente satolla ed affrancata dal bisogno.
Un posto dove, per rimediare a questo squilibrio, si insufflano anabolizzanti in grado di dar sostegno alla domanda.
Già, a cosa servirebbero altrimenti le politiche monetarie e quelle fiscali? E la moda? E l'usa e getta? E il credito al consumo? Finanche la pubblicità e il marketing?
Giust'appunto "atti" che danno sostegno alla spesa per non far scendere i prezzi.
Essì, tutto questo si mostra dentro i confini del mondo sviluppato dove ancora detta legge un vecchio paradigma: "le Imprese generano la ricchezza."
Balle!
Si, balle perchè se nel produrre sta la condizione necessaria per generare quella ricchezza, risulta niente affatto sufficiente se quel produrre, divenuto merce, resta invenduto.
Frutta e verdura marciscono, la moda passa di moda; il latte in magazzino caglia, l'auto sul piazzale del concessionario arrugginisce. Altro che ricchezza, ci si impoverisce!
Non paghi della balla, fanno pure del Pil menzogna.
Essì, nel grande testo che misura la crescita, in copertina sta scritto Prodotto Interno Lordo: il valore di mercato di tutti i beni e servizi finali prodotti in un paese in un dato periodo di tempo.
Bella la balla no?
Essipperche nelle pagine interne, dove la ricchezza generata tocca misurarla, è un tutt'altro dire; qui si recita invece il consumo aggregato: Y = C + I + G + X . Altro che produzione.
Dove invece quella produzione figura, a mio avviso, in modo improprio nella variazione delle scorte*, tutto il resto è spesa. Sì spesa dove, quelli satolli di prima, ne fanno i 2/3; tutti gli altri - la spesa per gli investimenti delle Imprese e la spesa pubblica - solo il misero 1/3.
Ciò detto tocca andare oltre la dannazione di quel vecchio paradigma.
Essì, la crescita si fa con la spesa non con la produzione; così viene generata ricchezza e smaltito il prodotto. Ricchezza che viene incassata dalle Imprese e trasferita ai soggetti economici.
Un consiglio ai trasferenti: alla Gente, prima ancor d'esser satolla, tocca esser stata prodiga; ancor prima avere un' adeguata parte di quel trasferimento in tasca da spendere.
Già, e tutti quegli sprechi di cibo?
Beh quei satolli, se adeguatamente remunerati, avranno tutto l'interesse a far domanda nuova, magari cercando proprio beni dei quali son digiuni.
Suvvia, fa bene a tutti: a chi produce, a chi lavora; pure ad un ambiente, magari così meno puzzolente.

*Scorte appunto, prodotte ma non ancora vendute.


martedì 18 settembre 2018

COSI' TI SPACCHI I DENTI!


Non si arresta la crescita del debito mondiale. Secondo gli ultimi dati ripresi dall‘Institute of International Finance, nel primo trimestre 2018 il debito è salito di 8 mila miliardi di dollari superando i 247 mila miliardi di dollari, ovvero il 318% del Pil mondiale. Si tratta di un valore 30 mila miliardi di dollari superiore a quelli della fine del 2016.
Per gli analisti, i livelli raggiunti dal debito sono tali da rendere sempre piú grigie le prospettive future dell’economia. A questo proposito, lo scorso marzo Bill Gross aveva dichiarato che “il nostro sistema finanziario ad alto indebitamento è come un camion carico di nitroglicerina su una strada dissestata”. Una mossa sbagliata e tutta la faccenda potrebbe saltare in aria.
Preoccupazioni condivise dal Financial Times, secondo cui la politica monetaria globale è ora incastrata nella trappola del debito. Continuare sull’attuale percorso monetario è inefficace e pericoloso. Ma qualsiasi inversione comporta grandi rischi”. 
Nitroglicerina? Grandi rischi? Vogliamo esagerare mettendo dentro magari pure l'arcano?
Si, quell'arcano che si scorge nel combinato disposto tra redditi insufficienti a far spesa per smaltire quanto prodotto e politiche di reflazione.
Quell'arcano che la Fed, così pure le altre Banche Centrali, hanno creduto di poter contrastare con politiche monetarie lasche, generando una massiccia inflazione degli asset finanziari nel tentativo di contrastare una deflazione dei prezzi dei beni.
Giust'appunto deflazione che invece avrebbe potuto rifocillare quel potere d'acquisto, buono per fare tutta la spesa necessaria a smaltire la sovraccapacità delle imprese che impalla il mercato.
Non è stato fatto. Mancherà il tempo per poterlo fare quando quelle Banche Centrali non avranno più scuse per continuare a "regalare denaro" che, preso, diventa debito.
Debito che costerà di più quando aumenterà il costo del denaro da restituire: brrrrrr!
Okkio! Quest'aumento già si scorge: ammonta a circa 104 miliardi di dollari la cifra complessiva che, nell’ultimo anno, gli americani hanno pagato tra commissoni e interessi sulle carte di credito.
La cifra comunicata dal sito web di finanza MagnifyMoney, che ha analizzato i dati della Federal Deposit Insurance Corporation fino a marzo 2018, mostra un aumento dell’11% su base annua  e del 35% negli ultimi cinque anni.
Già, non esistono pasti gratis, per nessuno: dieci punti base in più di Spread tra i rendimenti di Btp e Bund comportano un impatto negativo sul capitale di UniCredit di 137 milioni di euro pre-tasse e di 95 milioni post tasse.


martedì 11 settembre 2018

CINA: LA SOLA RABBIA NON PAGA, PAGA LA SPESA!


Dazi, controdazi e... arrabbiature.
Apple fa le spese della guerra commerciale in corso tra la Cina e gli USA.
A dirlo il governo di Pechino dalle pagine del People’s Daily in cui ha fatto capire come, dal momento che il colosso di Cupertino ha potuto beneficiare di un basso costo della manodopera cinese, ora deve condividere i suoi guadagni con la popolazione cinese. Beh, altrimenti rischia di essere oggetto di "rabbia e di un sentimento nazionalista".
"Dato il successo incredibile raggiunto nel mercato cinese potrebbe alimentare un sentimento nazionalista se le misure protezionistiche adottate recentemente dal presidente americano Donald Trump colpiranno duramente le aziende cinesi". Non paghi continuano: "La Cina è di gran lunga il mercato estero più importante per l'americana Apple, lasciandola esposta alla rabbia e al sentimento nazionalista che il popolo cinese potrebbe sviluppare nei suoi confronti".
Il quotidiano poi precisa: "La Cina non vuole chiudere le sue porte ad Apple nonostante il conflitto commerciale ma se l'azienda americana vuole guadagnare bene in Cina, deve distribuire quanto guadagna alla popolazione cinese".

Ehi Gente dell'Impero di mezzo, d'accordo siete tanti:1.300.000.000 anime. Fate però con la spesa a malapena il 39% del Pil.
Si, è vero, sono 4.500 mld di dollari; le vostre esportazioni e gli investimenti però fanno di più, il 44%.
Capito cocchi! Noi del bel paese ne facciamo il 60%; in mld di dollari fanno1.197 e siamo appena 60.000.000. Già, noi siamo affrancati dal bisogno, voi no. Siete insomma tanti ma non poderosi e, nell'Economia dei Consumi*, tocca invece esserlo se volete conti la vostra rabbia!
Gli Yankee poi, meno bisognosi di tutti, di Pil ne fanno addirittura il 72% con un deficit commerciale che, nel 2017, è stato di 568,4 miliardi di dollari. Deficit fatto in buona parte per acquistare merci che avreste forse dovuto acquistare voi per fare, giust'appunto, la vostra crescita.
Essipperchè nelle nostre economie sviluppate, le esportazioni e gli investimenti fano solo più o meno il 20% del Pil.
Calma e gesso dunque. Non fate ancora quel che dovreste; per non far aver ragione a Trump dovrete farlo!
Ve lo dico con un tweet quel che vi toccherà volere dal vostro Xi, altro che rabbia: "La crescita si fa con la spesa. Così viene generato reddito, quel reddito che serve a fare nuova spesa. Tocca allocare quelle risorse di reddito per remunerare chi, con la spesa, remunera Tutti.
Tutti, senza dazi nè gabelle!"
Non leggete l'italiano, dite?
Niente paura, c'è il Translator di Google!

* Quel luogo dove hanno più bisogno i produttori di vendere che i consumatori di acquistare.



martedì 4 settembre 2018

OCCORRE REMUNERARE L'ESERCIZIO PRODUTTIVO


Nella passata economia della produzione il valore stava ficcato dentro il lavorio produttivo. Oggi, nell'economia dei consumi, quel valore sta tutto dentro lo smaltire quanto prodotto. Se la capacità di spesa risulta insufficiente, quel lavorio, reo di aver prodotto troppo, si svaluta.
Orbene quando questo accade si entra nel mondo alla rovescia; là dove proprio quella spesa, che è venuta a mancare, acquista valore. Non ci credete?
Buon giono Signori, anzi buonanotte: secondo il bollettino economico della Banca d'Italia i consumi delle famiglie cresceranno dell'1,1% nel 2018 (dall'1,4% dell'anno scorso) e dello 0,8% nel 2019 e nel 2020.
Indipercuiposcia quelli di Via Nazionale rivedono al ribasso pure le previsioni sul Pil, con una crescita dell'1,3% quest'anno, dell'1% nel 2019 e dell'1,2% nel 2020.
Visto?
Essì, quel che si prevede mostra come la crescita si faccia con la spesa; quella dei consumatori ne fa i 2/3.
Orbene, se tanto ci da' tanto, vi è più valore nell'esercizio di quel consumare non svolto che in quello dell'aver prodotto quel troppo che resta invenduto!
Questo è quanto mostra, non la teoria economica, l'evidenza empirica.
Teorie invece che, non paghe di cotanta inattualità, propongono ricette di reddito surrogato per integare il remunero di un produrre svalutato:
Quella "eroica" sta nel pagare per far fare buche e ri-pagare per riempirle.
Non meno eroico quel reddito che Pantalone dovrebbe pagare all'esser "cittadino".
Degli Usa arriva addirittura la Misericordia con lEarned Income Tax Credit. Un credito d’imposta rimborsabile, quindi effettivamente erogato, per sfuggire alla trappola dell’incapienza. Dipende dal reddito del destinatario e dal numero dei figli a carico: una integrazione allo stipendio, in percentuale di quanto percepito, che cresce sino a raggiungere un tetto di reddito, superato il quale si stabilizza.
Già, ecchissenefrega se viene colmato il basso reddito di un'esercizio improduttivo con un altro reddito altrettanto improduttivo, tanto pure così paga Pantalone!
Ci sono pure munifici policy makers più o meno approssimati: la proposta è quella lanciata da Chris Hughes, 34 anni, uno dei co-fondatori di Facebook.
Il pargolo ritiene che il governo dovrebbe distribuire denaro alle persone con i redditi più bassi, prendendo le risorse da una tassazione più alta sulle persone facoltose e magari dalle grandi aziende.
Dunque, c'è di tutto e c'è di più. E se invece lasciassimo in disparte il solito andazzo e facessimo alla maniera empirica?
Se, insomma, per integrare i bassi redditi dei lavori improduttivi mettessimo a reddito quell'esercizio produttivo che, impiegando tempo – attenzione - ottimismo e denaro, nel fare la spesa trasforma la merce in ricchezza; consumando l'acquistato fa riprodurre, crea occupazione produttiva e reddito produttivo dando continuità al ciclo e sostanza alla crescita?
Ehi, non è un dire a vanvera, ci sono grandi Imprese, in giro per il mondo, che fanno utili remunerando quest'esercizio!

Mauro Artibani, l'economaio