martedì 31 gennaio 2017

ALTRO CHE BISOGNOSI

Per la fame acquisto cibo, per la sete bevo, per il freddo mi abbiglio; con le scarpe scarpino, con la casa mi accaso; per non stare al buio acquisto luce. Per poter avere tutto questo, lavoro.
Si è fatto sempre così fino a quel dì di Dicembre. Natale del 1924, a Genova, si riunisce " La Compagnia Phoebus." Un cartello fatto da Osram, Philips e General Electrics* che decide di ridurre la durata della lampadina a 1000 ore.
Alla Gente che ha bisogno di luce, insomma, questi illuminati la fulminano prima.
Cospirazione?
Macchè,! Più semplicemente quella gente, che fin allora aveva speso per dar ristoro ai bisogni, viene tirata dentro il ciclo produttivo per fare di più. Se, come il fatto mostra, hanno più bisogno i produttori di vendere che la Gente di acquistare, fiat lux con più lampadine da acquistare però, senza se, senza ma!
Senza ma, appunto, evase così le "leggi censuarie", gli abiti passeranno di moda; i pubblicitari dispenseranno i consigli per gli acquisti; quelli del Merketing confezioneranno la domanda di tutto per tutti a più non posso.
Già, di più non posso però se, come mostrano quelli della Federal Reserve Bank of St. Louis, dai primi anni 30 ad oggi, il potere d'acquisto subisce una costante riduzione.
Et voilà. Da allora tutte le tecniche e le politiche di reflazione messe in campo non hanno sanato il gap, ancor meno l'output gap; la produttività totale dei fattori si mostra in costante riduzione, il debito del mondo, invece, sale a 200.000 mld di $ e vale tre volte il Pil, come dicono quelli di McKinsey.
Beh, allora, se al mondo non fummo fatti per vivere come bruti a quel Dante, deve soccorrere un adeguato dare. Si, dare almeno a chi fa la spesa, ben oltre il bisogno, quel che occorre per fare quella crescita che rende virtuoso il ciclo produttivo.


Mauro Artibani



martedì 24 gennaio 2017

OXFAM, DAVOS E CHI PIU' NE HA, PIU' NE METTA

Oxfam ha diffuso un nuovo rapporto sulla ricchezza per far fischiare le orecchie a quelli del World Economic Forum di Davos che, con i paraorecchie nel gelo svizzero, avranno avuto difficoltà ad ascoltare. Secondo l’ONG otto* super miliardari detengono la stessa ricchezza netta (426 miliardi di dollari) di metà della popolazione più povera del mondo, vale a dire 3,6 miliardi di persone.
Nel rapporto intitolato ‘Un’economia per il 99%’ viene preso in esame l’ampliamento del divario tra il benessere di ricchi e poveri, una diseguaglianza che, secondo l’organizzazione, si sta “estremizzando oltre ogni ragionevole giustificazione”. I dati dicono che multinazionali e super ricchi continuano ad alimentare la diseguaglianza di reddito e sociale, facendo ricorso a pratiche di elusione fiscale, massimizzando i profitti anche a costo di comprimere verso il basso i salari e usando il loro potere per influenzare la politica.
Roberto Barbieri, direttore generale di Oxfam Italia, dice dati, fa considerazioni: poi, non pago, sbotta: ‘È osceno che così tanta ricchezza sia nelle mani di una manciata di uomini, che gli squilibri nella distribuzione dei redditi siano tanto pronunciati in un mondo in cui 1 persona su 10 sopravvive con meno di 2 dollari al giorno. La diseguaglianza stritola centinaia di milioni di persone condannandole alla povertà; rende le nostre società insicure e instabili, compromette la democrazia’.
Osceno? Ci risiamo: di fronte al problema reale dell'iniquità, che ha generato la crisi e che ancora la perpetua, si grida disprezzo.
Beh, c'è un però, però: quando il disprezzo scalda la questione morale e tira in ballo l'etica, finisce per fare il gioco di che vuol buttarla in caciara.
Essì, il prezzo invece va dritto in culo alla balena: l'elusione fiscale taglia la spesa pubblica, i redditi insufficienti tagliano quella privata; quelli troppo alti vengono in buona parte sottratti alla spesa; manca pure il vantaggio della spesa in conto capitale. Tutto questo fa il prezzo che si paga alla crisi.
Occorre tirare in ballo la morale ed ancor di più l'etica per dipanare il guazzabbuglio o ancor più lo ingarbugliano?
Beh, se la crescita si fa con la spesa aggregata, che corrisponde al Pil, e vien fatta così "risulta la più bassa degli ultimi sette anni; quella del libero commercio mondiale sta su livelli ancor più bassi”.
Ehi la, là, se a Davos lo dice il Presidente cinese Xi Jinping, vuoi vedere che si cominciano a temere gli effetti indotti dal "paradosso della parsimonia"?
Essipperchè, fa male alla crescita quel combinato disposto tra la spesa mancata e i bassi tassi di interesse che non remunerano i risparmi rimasti in tasca. Beh con la crisi finiranno pur essi a dover pagare pegno tirando fuori quei risparmi per mantenere il potere d'acquisto e spenderlo.
Già, dai tempo al tempo e verranno sottratti redditi dalle tasche pure di chi ce li ha.
E per l'amordiddio non ci si accontenti di pensare questa parsimonia quale ristoro della questione etica.
No, tutto questo è, più semplicemente, il lascito di una pratica economica insipiente prima dei danarosi poi delle leadership!

P.s: Le regole dell'Economia dei Consumi non consentono di vivere nel lusso ed esser temperanti nella spesa.

*Almeno tre di questi, riferisce una ricerca del 2013 dell'università di Oxford, «capitalizzano in Borsa 1.090 miliardi di dollari con 137 mila dipendenti, mentre 25 anni fa le tre maggiori aziende manifatturiere americane capitalizzavano in tutto 36 miliardi di dollari impiegando 1,2 milioni di lavoratori». Cavolaccio, se l'impresa traserisce la ricchezza, generata dalla crescita, ai redditi da capitale e da lavoro ed il lavoro non c'è, il malloppo resta in tasca al capitale. Eggià, toccherà ripensare quel meccanismo di trasferimento!

Mauro Artibani



martedì 17 gennaio 2017

L'ECONOMIA TUA, SUA

In ogni dove si incontra Gente, con i denari in tasca e in testa tanta domanda per fare la spesa ed altri che impiegano capitale e lavoro per rispondere a quella domanda, facendo offerta di merci da acquistare.
Beh, fin quando con la spesa verrà acquistata tutta l'offerta prodotta per rispondere alla domanda verrà generata tutta la ricchezza possibile; tutti avranno fatto al massimo, pronti per rifarlo: l'economia gira e va.
Gira appunto perchè circolare. I produttori faranno nuova offerta per una nuova domanda che sta lì apposta.
Perfetto! Anzi di più: un gioiello che vale tanto oro quanto pesa e che tutti possono indossare.
Per non restare abbagliati da cotanto luccichio, occorre verificare la tenuta del sistema in condizioni di stress.
Simuliamo:
"Se io, che per ruolo spendo per fare la crescita economica, sono un giovane che non ha lavoro, un vecchio senza molto da spendere, un ex "cetomedista" che ha da spendere meno di prima; magari pure un benestante che ha speso, ma non tutto, perchè non ha bisogno di farlo; un diversamente in gamba che non può nè vuole perchè ha altro da fare; un pensionato che per l'amordiddio non ce la fa; un immigrato bisognoso di spendere ma senza il becco d'un quattrino; un emigrato che spende sì, ma dove è andato: come cacchio faccio a fare? Sempre io, per ruolo, pure attributore di valore alle merci, quando sono nell'impossibilità di attribuire, quelle merci vengono svalutate e così il cacchio raddoppia."
Se poi a quelli dell'Ilo facciamo dire: "La Gente si ritrova con la quota del reddito da lavoro sul Pil ridotta al 65% contro il 75% che si registrava negli anni '70."
Dulcis in fundo mettiamoci pure una facezia: "Credo sia del tutto evidente come l'aumento esponenziale delle quantità prodotte confligga con la riduzione costante del lavoro necessario a produrle quando, da questo lavoro, arriva il reddito per acquistarle."
Fiuuuuuu: che stress, pari pari alla crisi che già stressa il mondo.
Beh, quando questo accade, accade pure che si sia prodotto troppo.
Quanto ha reso quel capitale e quel lavoro? Qual è il Valore Aggiunto* fornito?
Stress x stress, le imprese, per rientrare dai costi della sovrapproduzione, riducono l'impiego di capitale, gli stipendi di chi lavora, pure l'occupazione.
La Gente dispone di ancor meno soldi per fare tutta la spesa che occorre fare, per uscir fuori dall'impaccio.
Dentro l'impaccio ci sta insomma chi ha fatto troppo rendendo poco e tutti quelli che già disponevano di una, più o meno, alta propensione al consumo che ora ne hanno di più ed ancor più insoddisfatti a girarsi i pollici.
Ordunque, se per fare la crescita l'esercizio della spesa si rende indifferibile, sta qui il valore.
Eggià, sta più valore nell'esercizio del consumare che in quello del produrre.
La produttività implicita in quest'esercizio, se compiutamente esperita, contagia quegli altri fattori del sistema rimasti en panne.
Si insomma, un remunero di questo lavorìo garantisce il ciclo economico; buono pure per ripristinare il valore del lavoro e quello del capitale.

*Valore Aggiunto, in economia costituisce la misura dell'incremento di valore che si verifica nell'ambito della produzione e distribuzione di beni e servizi finali grazie all'intervento dei fattori produttivi (capitale e lavoro) a partire da beni e risorse primarie iniziali.

Mauro Artibani



martedì 10 gennaio 2017

CON I SALDI CI PAGANO PER FARE LA SPESA

Pronti? Via!
Iniziano il 2 gennaio i saldi invernali 2017 in Basilicata e Sicilia. Il 3 toccherà invece alla Valle d'Aosta e il 5 a tutte le altre regioni d'Italia.
La caccia all'affare, portata avanti in particolar modo dalle donne, è già iniziata con le cosiddette "missioni esplorative" per individuare un capo che, tra pochi giorni, sarà messo in vendita a un prezzo inferiore da quello segnato sul cartellino.
Confcommercio ha così ricordato alcune regole per il corretto acquisto della merce in saldo: la possibilità di cambiare il prodotto, pratica generalmente lasciata alla discrezionalità del negoziante; la prova dei capi e i prodotti in vendita che possono appartenere anche a una stagione precedente. Inoltre il negoziante ha l'obbligo di indicare il prezzo normale di vendita, lo sconto e il prezzo finale.
Ricapitoliamo.
La data: 2 volte l’anno.
Il fatto: smercio di merci invendute.
La causa: eccesso di merci sul mercato.
La concausa: alto prezzo delle merci.
Voilà: I SALDI.
L’evento atteso, raccomandato, blandito, agognato dai più.
Si imbandierano vetrine, si sbandierano occasioni, si bandiscono festini; c’è baldanza in tutti noi.
La fiera della vanità, la festa dei consumatori.
La nostra festa.
Essipperchè va in scena la rappresentazione fantasmagorica di come si possa VENDERE ACQUISTANDO.
Vendere le nostre istanze all’acquisto; vendere l’occasione di acquistare l’eccesso; vendere l’acquisto a prezzi convenienti.
Le Imprese, riducendo i prezzi, acquistano la domanda; noi vendendola rifocilliamo il potere d'acquisto.
Se fare la spesa lavoro ha da essere, insomma, Reddito sia.
Buono per fare quella crescita, buona per tutti.
Questo è quanto, altro che risparmio!
Insomma saldi, soldi e alcun quaquaraquà.
Noi almeno, no!

Mauro Artibani