Oxfam ha diffuso un nuovo rapporto
sulla ricchezza per far fischiare le orecchie a quelli del World
Economic Forum di Davos che, con i paraorecchie nel gelo svizzero,
avranno avuto difficoltà ad ascoltare. Secondo l’ONG otto* super
miliardari detengono la stessa ricchezza netta (426 miliardi di
dollari) di metà della popolazione più povera del mondo, vale a
dire 3,6 miliardi di persone.
Nel rapporto intitolato ‘Un’economia
per il 99%’ viene preso in esame l’ampliamento del divario tra
il benessere di ricchi e poveri, una diseguaglianza che, secondo
l’organizzazione, si sta “estremizzando oltre ogni ragionevole
giustificazione”. I dati dicono che multinazionali e super ricchi
continuano ad alimentare la diseguaglianza di reddito e sociale,
facendo ricorso a pratiche di elusione fiscale, massimizzando i
profitti anche a costo di comprimere verso il basso i salari e usando
il loro potere per influenzare la politica.
Roberto Barbieri, direttore generale di
Oxfam Italia, dice dati, fa considerazioni: poi, non pago, sbotta: ‘È
osceno che così tanta ricchezza sia nelle mani di una manciata di
uomini, che gli squilibri nella distribuzione dei redditi siano tanto
pronunciati in un mondo in cui 1 persona su 10 sopravvive con meno di
2 dollari al giorno. La diseguaglianza stritola centinaia di milioni
di persone condannandole alla povertà; rende le nostre società
insicure e instabili, compromette la democrazia’.
Osceno? Ci risiamo: di fronte al
problema reale dell'iniquità, che ha generato la crisi e che ancora
la perpetua, si grida disprezzo.
Beh, c'è un però, però: quando il
disprezzo scalda la questione morale e tira in ballo l'etica, finisce
per fare il gioco di che vuol buttarla in caciara.
Essì, il prezzo invece va dritto in
culo alla balena: l'elusione fiscale taglia la spesa pubblica, i
redditi insufficienti tagliano quella privata; quelli troppo alti
vengono in buona parte sottratti alla spesa; manca pure il vantaggio
della spesa in conto capitale. Tutto questo fa il prezzo che si paga
alla crisi.
Occorre tirare in ballo la morale ed
ancor di più l'etica per dipanare il guazzabbuglio o ancor più lo
ingarbugliano?
Beh, se la crescita si fa con la spesa
aggregata, che corrisponde al Pil, e vien fatta così "risulta
la più bassa degli ultimi sette anni; quella del libero commercio
mondiale sta su livelli ancor più bassi”.
Ehi la, là, se a Davos lo dice il
Presidente cinese Xi Jinping, vuoi vedere che si cominciano a temere
gli effetti indotti dal "paradosso della parsimonia"?
Essipperchè, fa male alla crescita
quel combinato disposto tra la spesa mancata e i bassi tassi di
interesse che non remunerano i risparmi rimasti in tasca. Beh con la
crisi finiranno pur essi a dover pagare pegno tirando fuori quei
risparmi per mantenere il potere d'acquisto e spenderlo.
Già, dai tempo al tempo e verranno
sottratti redditi dalle tasche pure di chi ce li ha.
E per l'amordiddio non ci si accontenti
di pensare questa parsimonia quale ristoro della questione etica.
No, tutto questo è, più
semplicemente, il lascito di una pratica economica insipiente prima
dei danarosi poi delle leadership!
P.s: Le regole dell'Economia dei
Consumi non consentono di vivere nel lusso ed esser temperanti nella
spesa.
*Almeno tre di questi, riferisce una
ricerca del 2013 dell'università di Oxford, «capitalizzano in Borsa
1.090 miliardi di dollari con 137 mila dipendenti, mentre 25 anni fa
le tre maggiori aziende manifatturiere americane capitalizzavano in
tutto 36 miliardi di dollari impiegando 1,2 milioni di lavoratori».
Cavolaccio, se l'impresa traserisce la ricchezza, generata dalla
crescita, ai redditi da capitale e da lavoro ed il lavoro non c'è,
il malloppo resta in tasca al capitale. Eggià, toccherà ripensare
quel meccanismo di trasferimento!
Mauro Artibani