giovedì 30 settembre 2010

PER QUELLI DEL FOMC MEGLIO L’INFLAZIONE CHE LA DEFLAZIONE: GULP!


Alla riunione del Fomc* del 21 settembre il buon Ben ed i suoi, sono sembrati voler cambiare musica. Più che sulla congiuntura debole hanno infatti insistito sull’inflazione troppo bassa. In giro si mormora: si amplierà la base monetaria, arriveranno soldi per implementare l’inflazione: passare dall’1 al 2% non sarà la fine del mondo.
La solita politica economica deflattiva insomma, coerente con il mandato della FED: promuovere la stabilità dei prezzi e la piena occupazione.
Ma come…, ma porc…proprio nell’economia Usa, quella dipendente dai consumi per oltre il 70% del Pil, quella dove i Consumatori mancano di redditi adeguati per gli acquisti; proprio lì, per contrastare la deflazione che aumenterebbe il potere d’acquisto, si aumenta il costo degli acquisti?
Ma santiddio Ben, così si acquisterà ancora meno!
Tra i Produttori chi vorrà nuovamente produrre?
Dove si produrrà quel lavoro necessario alla piena occupazione?
Lo statuto della Fed sembra mostrarsi sostanzialmente inadeguato a fronteggiare la crisi.
* (da Wikipedia) Il Federal Open Market Committee ( Comitato federale del mercato aperto, FOMC) è un organismo della Federal Reserve incaricato di sorvegliare le operazioni di mercato aperto negli Stati Uniti e ne è il principale strumento di politica monetaria. Il FOMC regola la politica monetaria specificando l'obiettivo a breve termine ovvero decidendo il federal funds rate, ovvero livello dei tassi d'interesse negli USA. Presiede Ben Bernanke.

Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

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giovedì 23 settembre 2010

LA DEFLAZIONE: DISPOSITIVO DEL MERCATO EFFICIENTE


La deflazione, già: se ne parla e straparla; la si nega, la si invoca.
Cos’è, cosa fa? Ma soprattutto del “male” è causa o effetto?
Diamo un’occhiata:
Quel dispositivo del mercato efficiente per ripristinare l'equilibrio di prezzo tra domanda ed offerta, in presenza di un eccesso di capacità produttiva ovvero di redditi insufficienti.
Per la vulgata economica è invece danno. Danno derivato dalla riduzione generalizzata dei prezzi, che rimanda gli acquisti, generando stagnazione economica e recessione. Danno perchè vengono a ridursi gli utili delle aziende ed i redditi di chi lavora.
Il contrasto operato dalle politiche reflattive tenta di ridurre questi danni.
Ahi noi: invertire la caduta dei prezzi, mediante politiche monetarie e fiscali, gonfia il debito.
Debito privato e debito pubblico che avvicina pericolosamente la soglia di innesco di quella che Irving Fisher teorizzò come Debt-Deflation: quell’inferno economico abitato da gente e istituzioni che quanto più pagano per rimborsare il debito, tanto più si trovano gravati di debiti.
Si tenta con la tecnica, insomma, di rimuovere gli effetti della deflazione misconoscendone le cause.
Per Lor Signori sembrano essere i prezzi più bassi, non i bassi redditi, a tagliare gli acquisti!

Mauro Artibani
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giovedì 16 settembre 2010

PER I CONSUMATORI NORME, TUTELE E REDDITI INSUFFICIENTI? NIENTE PAURA.


Per i Consumatori, norme opache?
Tutele inefficienti?
Redditi insufficienti?
Niente paura, i nostri solerti governanti, all’uopo attrezzati fanno tutto, ma proprio tutto, per tutelare i governati.
Lo stato Italiano ha recepito la Direttiva Europea sul credito al consumo volta a concedere maggiori garanzie e difese per i consumatori, incrementando la chiarezza e la trasparenza in questo delicato settore.
Mai domo e provveduto, con il provvedimento, ha pure innalzato la soglia massima sui prestiti.
La misura prevede che la somma massima ottenibile con un prestito passi da 31mila a 75mila euro.
Et voilà, la risposta alla crisi: istigazione all’indebitamento.
Essipperchè, se i redditi disponibili per acquistare sono insufficienti a smaltire le merci prodotte, cosa c’è di meglio che ampliare le soglie di approvviggionamento del debito per smaltire l’invenduto?
A Lor Signori occorre rammentare come questa stessa via sia stata già percorsa fino ad incontrare la crisi.
Proprio quella crisi che allo stesso modo si tenta di scongiurare.

Mauro Artibani
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venerdì 10 settembre 2010

CRESCITA, LAVORO, RICCHEZZA. E LA RESPONSABILITA’?


La Crescita economica, quando manca, tutti la cercano tutti la vogliono.
Per la responsabilità tutti in tuttaltre faccende affaccendati.
Diamo un’occhiata.
Se la ricchezza, generata dalla crescita economica, remunera il lavoro occorso per far crescere l’economia, crescita allora per il tornaconto di tutti; al fare responsabile che governa questa crescita, solo un misero resto.
Per chi lavora nella produzione, con il reddito ancorato all’aumento della produttività, più si cresce più torna il conto del reddito; salva la responsabilità del pater familias.
Per l’Amministratore Delegato, che organizza al meglio i fattori produttivi, più crescita, più bonus e tanta responsabilità verso gli amministratori deleganti. Questi, che dalla crescita ottengono utili, responsabilmente li distribuiscono agli azionisti che responsabilmente, per dirla con Friedman, incassano il profitto.
Per le imprese del commercio, suppergiù lo stesso refrain: quella crescita produttiva occorre venderla, a tutti i costi, per incassare.
Agli uomini di marketing il compito di produrre domanda che smaltisce l’offerta, offerta dalla crescita; quelli della pubblicità fanno in modo che quella crescita incontri acquirenti, dia i suoi frutti: tutti insieme fanno questo responsabilmente, incassando laute parcelle.
Per l’industria finanziaria finanziare la crescita, fornire credito per produrre e per consumare, incassando per il tornaconto dei prestatori; sotto stress al test della responsabilità.
Per i Politici quando la crescita si fa ricchezza va distribuita, questo il loro mestiere. Guadagnano consenso e potere; raccattano fragili maggioranze elettorali che vanno coccolate, sacrificando l’interesse e la responsabilità generale.
Per i Consumatori ruolo ingrato: non guadagnano, spendono più di quant’hanno, acquistano più di quanto devono; smaltiscono a “più non posso”, inquinano. Responsabilità: pah!
Insomma, tornaconti dispari; la responsabilità poi: ognuno per sé, Dio per tutti.
Il giocattolo della crescita mostra gli anni, gli interpreti invece gli affanni: ruoli opachi, business abborracciati, meccanismi crippati, risorse sprecate, valore bruciato; margini ridotti, crediti inattingibili, debito per tutti; l’ambiente puzzolente, degradato e, e, e…
Tra tanta insufficienza, sembra scorgersi una chance. Là dove quelli che della vita spesa a fare la spesa fanno lavoro, che con quella spesa generano la crescita - clienti di quel tutto reso merce, poi consumato, poi smaltito; quel tutto che sta dappertutto e lascia tracce indelebili – si ha l’opportunità e la convenienza a fare meglio. Meglio per tutti.
Si. Fare, oltre la pratica dilettante e torna il tornaconto nell’acquistare: al mercato gestire una domanda ecosostenibile e proredditizia, il no-packaging per esempio; condizionare il prezzo e la qualità dell’offerta; poi fare offerta, mettendo a profitto le risorse immateriali ed ecocompatibili dei Consumatori, per rifocillare il reddito.
Torna utile e fa utili governare i processi di crescita che tengono in ordine quel mercato che abita tutto: l’ambiente appunto, la terra. Quella terra sulla quale poter camminare impavidi lasciando impronte delebili.
Possibile coniugare crescita, tornaconto e responsabilità.

Mauro Artibani
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giovedì 2 settembre 2010

ANCORA VOGLIA DI VACANZE? UN GIOCO DA SPIAGGIA FACILE FACILE


Per chi, tornato dalle vacanze, ha voglia ancora di giochini da spiaggia eccone uno facile facile.
Gli acquisti generano crescita economica per circa i 2/3 del PIL.
Se i redditi erogati per produrre merce risultano insufficienti ad acquistare quanto prodotto il meccanismo economico entra in crisi.
La crisi che inchioda il mondo è figlia di tal garbuglio.
Orsù, uscirne non è impossibile: giochiamo.
Uscirne con il debito, ormai oltre ogni ragionevole limite?
Acqua!
Con il credito, ormai inattingibile?
Ancora acqua, forse acquitrino!
Con la riduzione degli acquisti che fa aumentare il reddito disponibile?
Fuochino fatuo!
Con un “reddito di scopo”, quello che retribuisce quel lavoro di consumazione che smaltisce l’offerta sul mercato, che non appesantisce il costo del lavoro?
Fuoco!
Reddito magari estratto da quei profitti non più esposti al rischio d’impresa?
Bingo!

Mauro Artibani
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Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

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