martedì 29 dicembre 2009

IL CAPITALISMO DEI CONSUMATORI


Il capitalismo dei Consumatori: quel sistema economico dove lo strutturale eccesso di capacità produttiva fa il paio con l'insufficienza della capacità di acquisto.
Il meccanismo dove l'offerta sopravanza la domanda, la produzione, il consumo.
Là dove il Consumatore, libero dal bisogno, viene occupato a tempo pieno per smaltire quell'eccesso e far crescere l'economia.
Dove cambiano le ragioni delle convenienze, muta l'equilibrio di ruolo tra gli attori del mercato pur restando immutati i rapporti giuridici e quelli proprietari.
Proprio lì dove vengono svalutati i vecchi Beni Capitali insieme ai proprietari/produttori; valutati Nuovi beni capitali, rivalutati i proprietari/consumatori.
Qui si inverte lo statuto degli operatori. Il produttore diviene Consumatore, il consumatore Produttore per dare corso alla più astrusa delle opzioni: la domanda di acquisto di Domanda o l'offerta di vendita di Domanda.
In questo luogo ameno trova sconto l'eccesso, si rinvia il decesso dell'economia: nuove risorse trovano agio, nuova ricchezza, nuova responsabilità.
Un nuovo equilibrio di sistema.

Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

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mercoledì 23 dicembre 2009

LA CRISI: OCCORRE DAR VOCE AGLI INSOLITI IGNOTI


Sono infastidito e lo dico.
Mettiamola così: la crisi economica sta ficcata dentro quel reddito, erogato per produrre merci, insufficiente per acquistare quelle merci.
Questa crisi è crisi della domanda che non riesce a smaltire l’offerta, senza se senza ma.
Questi i fatti: per tutta risposta si guarda altrove. Si da ascolto ai soliti noti su cos’hanno da dire; vengono invitati a dire, si ascoltano in effettuali “già detto” che non spostano di una virgola il già fatto.
Si, quegli stessi che negano responsabilità per quanto accaduto, che vorrebbero avere responsabilità per quanto dovrà accadere.
I soliti noti di un’Italia che non cresce né crepa; che non danno ascolto, che trovano ascolto.
Sono infastidito da un’Italia dell’informazione che rifugge il rischio d’impresa dando voce agli anzidetti accreditati che accreditano il conduttore, che accredita il programma televisivo, che accredita l’accreditato in un circolo autoreferenziale che non dice niente a nessuno.
Sono infastidito e propongo di dar voce agli esclusi.
Cristo: una rubrichetta ad uso degli “INSOLITI IGNOTI” per quello che hanno da dire.
Ecco, io per esempio, un Professional Consumer di antica data che rivendica il dire: quel che han da dire i Consumatori sulla crisi. Una crisi mal indagata, una crisi ruffiana.
Già, la crisi del nostro esercizio.

Mauro Artibani
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giovedì 17 dicembre 2009

SIGNORI CONSUMATORI, E' TEMPO DI FARE I CONTI


Signori, è tempo di fare i conti con il ruolo economico dei Consumatori scrollando tutta la crosta sociologica che misconosce tal ruolo: operatori di mercato, altro che altro!
In due parole: smaltiamo l’eccesso di offerta che connota l’economia dei consumi; acquistando, trasformiamo il valore delle merci in ricchezza; mediante la pratica di consumazione si fornisce continuità al ciclo economico.
Occupiamo il centro del meccanismo produttivo.
La forza del nostro ruolo: la pratica quotidiana di consumo genera il 70% del PIL; questo il nostro vanto.
La nostra responsabilità, eccola belleppronta: la crescita economica renda la pratica del consumo indifferibile, la nostra azione insostituibile, per questo occorre farsi professionisti del consumo, altro che dilettanti.
E qui viene il bello: la pratica dell’acquisto diviene un obbligo, un esercizio di lavoro, altro che consumo di bisogno.
E qui viene il paradosso: per dare corso a questo lavoro di acquisto occorre un reddito adeguato. Disponiamo invece di redditi insufficienti ai quali soccorre il debito che surroga il reddito.
Debito su debito fino allo scoppio della bolla sul credito e siamo in mezzo alla crisi.
Per uscirne vengono messe in campo politiche congiunturali ovvero ancora debito: quello privato e quello pubblico.
Per questa via dalla crisi non si esce.
Occorre chiedersi: perchè si dispone di redditi insufficienti per sostenere la domanda che smaltisce l'offerta e crea ricchezza?
Perchè, per rinvigorire quei redditi, non si è ridotto il prezzo delle merci?
Oh bella! Perchè c'è un vecchio paradigma economico, da demolire, che ancor oggi impone ruoli, oneri, meriti; distribuisce vantaggi.
Dice: i produttori producono ricchezza e danno ristoro ai bisogni dei consumatori.
Questa regola ha impedito al mercato di ripristinare l'equilibrio tra utili d'impresa e redditi. Sta qui la crisi.
Bellepronto un nuovo paradigma per ripristinare l'equilibrio: i consumatori mediante l'acquisto generano ricchezza; con la consumazione del prodotto danno continuità al ciclo produttivo.
Questo precetto se spinto dalla lobby più forte di tutte le altre, quella dei consumatori, fornisce i modi più idonei per la distribuzione dei redditi e un nuovo equilibrio di sistema: altro che debito.

Mauro Artibani
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giovedì 10 dicembre 2009

SIGNORI, SI APRANO I SEGGI, SI VOTI


Signori, senza se senza ma: è tempo di cambiare la ragione sociale del Capitalismo.
Quelli che ritengono ci si trovi dinnanzi ad una crisi di ciclo non facciano nulla, aspettino pazientemente magari in panciolle.
Per quelli che invece: “ la crisi è di sistema perchè si è rotto l'ecquilibrio tra domanda e offerta”, si rende necessario rinnovare le cariche di governo dell'economia dei Consumi.
Candidati:
I Produttori. Perseguono il profitto mal distribuendo il reddito. Millantano credito per una filiera produttiva ipertrofica che disperde valore, brucia risorse, sfianca la terra, abdigando alla responsabilità.
I Consumatori. Perseguono,con i loro acquisti, il benessere individuale; con il reddito indisponibile ed il credito inattingibile avranno da trovare Misura all'azione; un sussulto responsabile che migliora il benessere del creato.
Non è più il tempo di attendere. Si aprano i seggi, si voti!

Mauro Artibani
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giovedì 3 dicembre 2009

EI PSSSST, DIAMO UN OCCHIATA AL PROFESSIONAL CONSUMER


Ei pssst, piano piano, quatti quatti, diamo un’occhiata a quanto fa quell’idoneo del Professional Consumer.
Gagliardo, si aggira dentro l'Economia dei Consumi. Vanta certezze: produce ricchezza, fa riprodurre.
Acquista l'eccesso, trasformando quell'altrimenti fragile valore delle merci in moneta sonante, buono per retribuire profitti, salari, stipendi, dare ristoro all'erario ed ancora ad altri. Non pago, consuma l'acquistato, fa nuovamente produrre.
Questo vanto di ruolo viene speso con redditi insufficienti.
Per far quanto deve, deve molto a quelli del credito.
Stremato dai fatti rivendica titolo alla Domanda per poter acquistare quando, quanto, come, cosa vuole: questo fa, abbigliato da operatore di mercato.
Quando, quanto, come, cosa smaltire, vantando responsabilità per l'ambiente: questo pure fa, abbigliato da gestore accorto.
Misura gli acquisti, aumenta la redditività dello smilzo reddito: questo fa abbigliato da operatore economico.
Questo può, questo deve, a questo non si sottrae: migliora la produttività del meccanismo economico, allarma gli astanti, sconquassa posizioni di rendita; rimescola le carte.
Interroga la Politica, rivendica il Capitalismo dei Consumatori.
A prelievo fiscale effettuato, l'IVA sugli acquisti la TARSU sul consumato, esige gli utili di questo esercizio per tornare a consumare.
Nulla sarà più come prima.

Mauro Artibani
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giovedì 26 novembre 2009

L’ACQUA: UN DIRITTO, UNA MERCE O TUTTEDDUE?


Orsù Clienti, clienti di tutto, arriva al mercato l'ultima merce: l'acqua.
Liquida, insapore, inodore, insostituibile; vitale. Prima un diritto, ora merce.
Proverbiale l'efficienza del mercato: c'è sete d'acqua per miliardi di individui.
Un bene dunque, pure scarso, il mercato fa il prezzo.
Se ne discute la liceità, si tenta di declinare tra diritto e merce: difficile, non impossibile.
Si affannano alla rinfusa populismi, istinti dottrinari, riverberi ideologici, persino gravi insipienze.
Quando i fatti, che già si mostrano, non migliorano il servizio, la qualità, il prezzo di quel prodotto, quel difficile sembra farsi impossibile.
Eppoi, alla faccia dell'efficienza, proprio quando mancano redditi adeguati per acquistare merci, ops, arrivano altre merci: oibò.
Ma si sa, il mercato ha sempre ragione pure quando ha torto, torto marcio.
P.S.
Per le ripercussioni che il provvedimento di liberalizzazione dei servizi idrici potrà avere sul prezzo finale dell'acqua, il Presidente dell'Antitrust Catricalà, ha chiosato: "alcune associazioni sono preoccupate per i prezzi e lo condivido, se non ci dovesse essere un controllo da parte delle autoprita' competenti. Se questo ci sara', spero che queste preoccupazioni si rivelino infondate".
SPERO?

Mauro Artibani
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giovedì 19 novembre 2009

RIDUZIONE ACCONTO IRPEF: BENEFICIO TEMPORANEO. MA MI FACCIA IL PIACERE!


“Il provvedimento ha l’obiettivo di garantire strumenti di ausilio nella particolare congiuntura economica in corso di superamento.”
Questo l’intento del governo posto alla base della riduzione dell’acconto IRPEF dal 99% al 79, da restituire a giugno del prossimo anno.
Beneficio temporaneo e pure discriminante: non per tutti.
C’è chi vede una congiuntura economica in corso di superamento?
Se si, ha visto modificarsi le condizioni che hanno generato la crisi?
Se i redditi erogati per produrre merci sono risultati insufficienti per acquistare quel prodotto ed i debiti che hanno surrogato quei redditi sono cresciuti fino a fare Sboom, nello Sboom sta la crisi.
Si sono messe in campo politiche economiche in grado di superare l’inguacchio?
Indebitarci con noi stessi e dover ripagare questo debito a giugno prossimo la soluzione?
A cosa diavolo servono i benefici temporanei, ad illuderci temporaneamente?

Mauro Artibani

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venerdì 13 novembre 2009

UN TETTO ALLA CRESCITA DEL PIL


Un tetto alla crescita del PIL?
Chi lo dice poi lo nega; lo si mormora tra i denti; lo si legge tra le righe.
Già, un mondo a crescita programmata.
Quale democrazia potrà fare questo?
Con quale maggioranza?
I produttori si metteranno in stand by?
Quelli del credito verranno screditati dall’uggia?
Chi già non ha, come potrà avere?
Per i Consumatori tutta un'altra storia: potranno riposare, avere meno da acquistare, meno debito da fare. Un momento, questo accade già.
Vuoi vedere che proprio nel momento in cui i nodi della crisi vengono al pettine, quando stanno maturando le condizioni per avere in mano nostra il bandolo della matassa, quando si farà epigrafe il capitalismo dei Consumatori e la redistribuzione della ricchezza per confezionare un nuovo equilibrio tra chi offe e chi domanda e tornare a far crescere l’economia, c’è chi …..
Chi?
Quelli che dovranno dare il resto vogliono scendere in corsa per non pagare dazio alla crescita. Fin ieri hanno avuto sovvenzioni improprie per commerciare valore svalutato, vendere beni in accesso al riparo dalla deflazione e con un’inflazione programmata che ha rimpinguato i loro utili; oggi vogliono un freno al PIL.
Ennò signori, niente tetto. Vogliamo anzitutto quel che ci spetta.
Avuto il dovuto condurremo la crescita: il PIL è cosa nostra!

Mauro Artibani
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venerdì 6 novembre 2009

SIGNORI: CHI HA INTASCATO IL MALLOPPO?


Già, il malloppo. Nessuno ne parla, tutti reticenti.
Loro non dicono, fanno.
Hanno capitali, competenze, capacità; si danno un grandafare, gestiscono i fattori della produzione, producono.
Hanno in mente un bene da produrre, prendono la materia ne fanno materiale; con sofisticati gingilli tecnologici ci fanno merci.
Organizzano Comitati d’Affari: con quelli del credito che danno crediti per produrre e per consumare; con i pubblicitari che propagandano il prodotto; con quelli del marketing che confezionano la domanda di prodotto; con i commercianti dalle vetrine scintillanti e promozioni stupefacenti.
Zitti zitti, quatti quatti hanno fatto utili nel dare ristoro ai bisogni.
Affetti da animal spirit, mai domi, riproducono il prodotto; aumentano la produzione, aumentano i produttori; si moltiplicano i prodotti.
La loro offerta sopravanza la domanda.
Sagaci, pur di fare affari, riducono il ciclo di vita dei loro prodotti; finchè dura….
Non dura.
Quando i redditi impiegati per smaltire l’offerta risultano inferiori a quelli erogati per produrre quell’offerta, quel bene resta invenduto: un male. Perde valore, non produce ricchezza.
Signori: la crisi economica!
Chi ha intascato il malloppo?


Mauro Artibani
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giovedì 29 ottobre 2009

UN SOGNO CINICO: LA DOMANDA COMANDA


Sai, quando sei per l’inclusione sei progressista; ti pensi solidale, stai con chi lavora, con chi ha bisogno; ti scorgi fuori luogo in un luogo che non accetta l’altro.
Sai come sei: ti vuoi bene, vuoi bene al tuo bene, al bene che fai.
Fai incetta di onore se accetti quei guai: un fare senza prezzo.
Quelli di Voi invece no, non ci stanno: escludono, chiusi nelle comunità di se stessi, pseudo speciosi; timorati del prossimo che preda lavoro, attenta al benessere, mangia il nostro mangiare. Voi, che fate il prezzo, voi: brutti sporchi e cattivi.
In mezzo stanno loro: gli altri.
Chiari a noi, scuri a voi; disoccupati e occupanti. La fame, il lavoro, la dignità li muove fuori di casa, fuori da loro.
In questo sogno siete. Questo sogno d’essere,
Questo sogno divide, questo sogno sconfigge tutti: buoni, cattivi, diseredati.
Noi, sopraffatti da un afflato diseconomico, scorgiamo nulla di una crisi che morde, ignari di redditi vieppiù insufficienti, di acquisti in pressione.
Voi, appesi ai vostri interessi, che delle virtù economiche fate misfatto, negate il Pil degli esclusi, il loro focillo ad un erario ingordo e quel tanto lavoro mal pagato..
Loro e il loro migrare, dal ricatto economico costretti ad umanità disumanate.
Occorre andare oltre quest’oggi infame, gravido di affanni e cattivi presagi.
Tocca farmi vessillo di un tornaconto immediato.
Di lor compagno, di voi vicino, mi faccio mentore.
Il tono, quello ad uso ai saccenti.
Tra il caldo e l’afa di una notte di mezza estate, sogno un' impresa titanica e risoluta che allevi povertà, scuota inerzie; scardini barricate, appiani differenze, coccoli identità; disilluda i buoni, stemperi fobie.
Un sogno cinico: la domanda comanda!
Domanda potente, risoluta di chi, per mestiere, spende, acquista, produce ricchezza smaltendo l’eccesso di merci che ingrassa, inquina, spreca, indebita.
Se accade che insieme a quella folla migrata si satura il mercato del lavoro, si riducono i redditi; se tutti insieme si consuma quell'eccesso di merci, non scendono i prezzi; il meccanismo si impalla, l'equilibrio salta, et voilà la crisi: nulla di più, nulla di meno.
Qui si deve dire, qua occorre gestire; questa l’agenda del nostro fare, del fare in fretta.
Tocca investire: facciamo debito, altro debito, debito tattico.
La strategia: la nostra forza, un po' di mosse, scacco matto.
Un contratto di gestione farcito di adempimenti, vantaggi, oneri e penali per smaltire quell'eccesso di offerta.
Chi consuma lo scrive, chi produce lo firma.
Acquistiamo tutto, consumiamo il possibile; il dispensato impacchettato ed inviato verso lidi poveri.
Avrà meno sprechi chi ha più; più opportunità chi ha meno: meno obesi nel mondo ricco, più nutriti nell'altro; meno moda che passa di moda, più vestimento per gli ignudi; troppo informati per conoscere di qua, quel troppo di là per informare chi non sa.
Elisir per le nostre compassioni.
Elisir per le vostre fobie: cosi se ne stanno finalmente in casa loro, finalmente si respira.
Loro che stanno ancora lì potranno tirare il fiato: vivaddio scegliere.
Spicchi di possibilità: fuggire, restare, partire.
Risultato: gestione del rischio, riduzione della condizione precaria.
Ce n'è per tutti, pure per chi scalpita per avere ristoro dagli investimenti di capitale fatti a debito.
Voilà les jeux sont faits: controllo dei flussi migratori; diminuzione della pressione sulla domanda sul mercato delle merci e su quello del lavoro; gestione dei prezzi.
Ullallà, una cuccagna.

Mauro Artibani
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Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

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giovedì 22 ottobre 2009

QUELLA FORESTA E L'INCANTO ITALICO POSSONO FARE PREZZO


Nell’universo del mercato non si va tanto per il sottile.
Un bene costituisce valore, un bene scarso ancor più valore; fa prezzo, si impacchetta, si vende.
L’aria è inquinata, l’ossigeno un bene! In un mondo sempre più complesso, talvolta oscuro, la cultura rischiara ogni direzione: un bene!
Ossigeno e cultura: un business.
Per tutta risposta, le riserve di ossigeno per aria nuova e i giacimenti culturali, per non far giacere la conoscenza, stanno lì: offesi, sviliti svalutati, deturpati.
La foresta amazzonica, depredata da allevatori, agricoltori, da quelli del legname; l’Italia dall’incuria e dall’affanno.
Il belpaese abbrutito misconosce i suoi tesori; prima primo ora sesto tra i luoghi appetiti dai più. Non è un bel vedere!
Quella foresta e l’incanto italico, non fanno prezzo.
Qual mercato è mai questo che svaluta valore, sottraendo ossigeno al mondo, per un tozzo di pane?
Qual mercato è mai questo che brucia ricchezza mal usando un patrimonio culturale senza eguali?
Beni, ma non troppo, per chi li possiede; per chi li anela scarsi, scarsissimi.
Brasiliani ed Italiani sottostimano quei beni: di là si svende la foresta al prezzo di terreno agricolo poco fertile; di qua il costo di gestione di paesaggio, storia, arte risulta superiore ai guadagni.
Si assottiglia la foresta, deperisce quella cultura; quei beni scarseggiano.
Cultori del mercato, profittatori di profitto dove siete?
Chi vuol approfittare di tale insipienza?
Con un cent in più della resa produttiva, agricola, di quella foresta et voilà, al mercato si acquista la concessione.
Si acquista per non disboscare; quell'ossigeno mette in garanzia l'atmofera del pianeta.
Per la cultura pressappoco lo stesso giochino.
Il PIL estratto da quel bendiddio è solo il 2,5%: ben il 3,5 in GB.
Bastano a occhio e croce 50mld €, il 3,5 di pil; lo 0,005% di 10.000 mld, il costo stimato della crisi economica per acquistare quel bendiddio.
Se non è tutto oro quel che luccica, questi beni, non replicabili, si possono acquisire: sono un tesoro in concessione al mondo, un ricostituente per la mente.
Si aumenta così il capitale umano degli umani, migliora la resa produttiva delle loro azioni.
Ai nativi resta l'obbligo della salvaguardia, la manutenzione, la valorizzazione: oplà lavoro.
Dovranno dare pure supporto organizzativo, logistico, gestionale a vacanze da favola per il resto del mondo: ancora lavoro, vieppiù ricchezza.
Avranno cash per rattoppare i buchi di bilancio.
Chi vende tali risorse?
I governatori della politica carioca e quelli dello stivale.
Chi le acquista?
La proprietà pubblica: quelli che fanno politica nel resto del mondo
Chi organizza, gestisce, paga l'affare?
Beh, può l'ONU, il WTO, l'FMI persino la BRI, fate voi!
Si acquista per il mondo, si restituisce ai monnaroli un diritto, l'uso gratuito, la salute mentale e quella fisica; sotto sotto pure un nuovo credito alla politica.

Mauro Artibani
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Paoletti D’Isidori Capponi Editori
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giovedì 15 ottobre 2009

CHE IDEA IKEA


In quel d’Italia Ikea geme. Geme dal piacere pari pari a noialtri quando s'entra da loro.
Entro, giro, guardo,vago; mentre sbircio divago.
Mobili, mobili ed immobili; fiori, cera, tappeti, vasellame; pure jambon, formaggio e guanciale.
Ecco si guanciale, reti, materassi: un sogno per il mio sonno che ha bisogno di dormire.
“Cuscini Gosa”, appunto, tre per dormire: sul fianco, sulla schiena, a pancia in giù.
Che idea Ikea, prende un bisogno lo fa in tre.
Lo veste di prodotto: tre prodotti.
Prende il prezzo: lo triplica.
Acquisto il mio dormire.
Mi addormento supino con la testa sul cuscino poi mi volto; è la volta del secondo cuscino; ancor più in là mi giro, terzo cuscino e ancora mi rigiro, riprendo il primo cuscino poi ancora il secondo poi il terzo: uno sballo.
C'è merce nuova sul mercato: notti insonni per consumare pure di notte.
Orsù clienti di tutto: quel sonno si fa in tre.
Utile per gli utili di Ikea, profitti per i capi, per il codazzo stipendi; quelli del fisco fischiettano, sale il PIL.
Io consumante già privo di contante lo chiedo a Dante; quel participio di Dare ha chiuso, già non da' più.
Chi dorme arranca, ha speso troppo e male per notti insonni.
Eccesso di offerta, reddito insufficiente, debito, credito chiuso; un film già visto: la crisi economica.

Mauro Artibani
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Paoletti D’Isidori Capponi Editori
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giovedì 8 ottobre 2009

CONSUMATORI, VOILA' LA REGOLA: REDDITO PER CREARE LAVORO


Egregi Consumatori, smesso di menare il can per l'aia, alfin si giunse ad interrogar la regola per uscire dalla crisi: può esserci ripresa senza lavoro?
Già, se occorre reddito per riavviare il ciclo economico, occorre lavoro che retribuisce!
Essì, la dottrina economica vincola il reddito all'occupazione, l'occupazione ad un lavoro.
Il buon senso ammicca: se lavoro, ottengo un reddito necessario per dare ristoro ai miei bisogni.
Senza strafare mi cibo, mi abbiglio, mi curo; ci scappa pure qualche sfizietto, che so, un bel viaggetto oppure un pranzetto dar sor Fischietto.
Quando invece il reddito da lavoro non riesce a sostenere la domanda, per smaltire una offerta andata ben oltre il bisogno e le merci restano invendute:
chi vorrà produrre nuove merci?
chi lavorerà per produrle?
quale lavoro produrrà reddito?
Avremo ancor meno guadagno insomma; reddito da lavoro indisponibile: ancor più crisi!
Un circolo vizioso.
Per uscire dal guado occorre cambiare le regole del gioco.
Per farlo occorre sospendere l'efficacia normativa di quella dottrina, giusto il tempo per riflettere.
Voilà, sintetica e cangiante, la regola: reddito per creare lavoro.
Dove trovare il reddito?
Nella non retribuita quotidiana pratica del consumo: dove sennò?
Là, dove vengono impiegate le nostre risorse; nell'esercizio della vita spesa a fare la spesa per smaltire la sovrabbondante offerta di prodotto.
Quel lavoro, insomma, che retribuisce l'economia.
Lavoro che crea lavoro, occupazione; retribuito, reddito che compensa redditi insufficenti.
Reddito di Scopo, ecchè scopo: smaltire l'offerta sul mercato.
Vi sarà necessità di nuova produzione, nuovo lavoro; nuovo reddito per riavviare il ciclo economico.
Reddito erogato magari dagli extra-profittatori di profitto; quei Signori che hanno guadagnato a iosa, che hanno più merci in magazzino di quante se ne possano smerciare e che avranno da sborsare cash a chi vorrà smaltire quell'accumulo.
Okkei, si chiama redistribuzione, non per resuscitare furori ideologici, per suscitare invece ragioni economiche per il profitto di tutti, per l'oggi e il domani.
Oddio, ad esser pignoli ci sarebbe pure un'altra via: l’eccesso di offerta unita all’insufficienza della domanda impalla il mercato? In un mercato efficiente v'è l'occasione per nuova offerta, di domanda però e nuova domanda per quella offerta.
L'occasione è ghiotta: i produttori hanno bisogno di acquistare la nostra voglia di consumare, noi consumatori di vendere la voglia di acquistare.
Questo il prodotto, le convenienze ci sono, si fa il prezzo.
Quel prezzo, il nostro reddito. Reddito scaccia crisi
Orsù ragazzi, occorre costruire questo nuovo mercato: Diamoci da fare!

Mauro Artibani
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giovedì 1 ottobre 2009

MI DATE UN BONUS? SPENDO!


Boom degli acquisti di automobili con gli incentivi.
Mi date un bonus? Spendo!
Si rottama la lavatrice a suon di sconti? Io rottamo e compro.
Sgavi fiscali sui redditi da lavoro?
Sgavato dal gravame, più cash: acquisto.
Visto? Viene erogato liquido monetario per andare oltre la crisi: più reddito ed il gioco è fatto!
Così acquisto, consumo, faccio riprodurre; più lavoro, più reddito ed op, siam fuori a riveder le stelle.
Si può fare.
Ieri no, in quell’economia della Produzione un’offerta, inferiore alla domanda, garantiva la continuità del ciclo produttivo che garantiva lavoro, che garantiva reddito, che dava ristoro ai bisogni.
Oggi si, nell’economia dei Consumi, dove ad un eccesso di capacita produttiva deve fare il paio un eccesso di consumo, solo un reddito adeguato può fornire sostegno ad una domanda che, smaltita, darà continuità al ciclo economico, quindi alla ricchezza.
Ricapitoliamo.
Una formula semplicissima: reddito che fa consumare, che fa riprodurre, che produce lavoro, che produce reddito; che fa consumare, che fa riprod….., facile Nò?
Già, dove sta il reddito?
Quelle integrazioni con bonus, rottamazioni, sgravi, erogate da stati indebitati hanno il fiato corto.
Occorrono opzioni sostenibili con il fiato lungo; occorre sbirciare, spulciare nel mercato, là dove si intravvedono convenienze da far fruttare.
Una per tutti: l’eccesso di offerta unita all’insufficienza della domanda impalla il mercato?
Per un mercato efficiente, l'occasione per nuova offerta - di domanda però - e nuova domanda per quella offerta.
L'occasione è ghiotta: i produttori hanno bisogno di acquistare la nostra voglia di consumare, noi consumatori di vendere la voglia di acquistare.
Questo il prodotto, le convenienze ci sono, si fa il prezzo.
Quel prezzo, il nostro reddito: reddito scaccia crisi.
Già, tutto questo si può al mercato che non c'è.
Occhio mister Obama, quando invita tutti a lavorare ad “una struttura per la crescita equilibrata e sostenibile”, bèh, lavorare per questo nuovo mercato sarà un'occasione irripetibile.

Mauro Artibani
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giovedì 24 settembre 2009

CHE FA IL CONSUMATORE ? L’IMBELLE, CONSUMA


Chi è il consumatore?
Io no, gli altri!
Che fa il consumatore?
L’imbelle, consuma!
E gli altri?
Bè, si, ma, ecco: non consumano!
Questo quel che si dice in giro, quello che si legge nei forum; che si spera.
Pure questo dice, quel tal “Black Warrior”, tra gli improperi e gli insulti che mi rifila.
Ennò Signori, troppo facile tirarsi fuori.
I Consumatori non sono “altri”, siamo tutti quelli che per agire-fare-ascoltare-dire, insomma vivere, hanno da farsi clienti.
Clienti di tutto, là dove tutto si è fatto merce da dover acquistare per poter esercitare la vita, vieppiù generare la crescita economica.
Crescita necessaria per poter retribuire salari, stipendi, profitti; erogare previdenza, prestare servizi sociali.
Questo il punto: siamo, lo si voglia o no, tutti Consumatori; non una categoria sociologica, Operatori di Mercato invece.
Forti del nostro fare; tanti, tutti potremo correggere gli squilibri che impallano il sistema produttivo, mitigare gli eccessi, scrollare iniquità, fare di più e meglio.
Portatori di un nuovo paradigma economico che restituisca ruolo, responsabilità, oneri ed onori e una più idona corrispondenza economica al nostro fare, per fare meglio.
Questi i Professional Consumers: individui sapienti, consapevoli, responsabili, in grado di dare equilibrio e nuova misura al mercato, alle relazioni umane, all’ambiente; scevri da ideologie fuori luogo, lontani da certo manicheismo che imballa il guardare e non fa vedere le cose da fare.

Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

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giovedì 17 settembre 2009

GROUND ZERO, CENTRO DI GRAVITA’ DELLA CRISI DI SISTEMA


Ground zero, il centro di gravità della crisi di sistema 2007/08/09….
Quel crollo scrolla l’innocenza del tizio americano, già gravido di affanni e la fiducia di quel consumatore impenitente, già gravido di debiti.
Dentro quella voragine l’offerta rischia di smarrire la domanda: recessione.
Che fare?
Loro fanno.
La politica di lì a poco mette in piedi la “ownership society”.
La banca centrale abbatte il costo del denaro: un fiume di liquido monetario inonda il mercato.
Già se il crollo sfiducia, diventare proprietari di casa edifica fiducia.
Se il denaro costa poco accendo un mutuo, acquisto ed il gioco è fatto.
L’industria finanziaria fiuta l’affare, finanzia tutti: tutti prenditori di credito.
Tutti dai prime ai subprime.
Nelle pieghe del contratto fondiario pure un gadget: il Rifinanziamento.
Funziona così: se aumenta il valore dell’immobile acquistato si torna in banca, quel valore si rende moneta.
Se si presta denaro a tutti, tutti si fanno casa; i valori immobiliari salgono alle stelle, tutti si ri-finanziano, spendono, espandono il PIL.
Con il Credito al Consumo, pressappoco lo stesso giochino
Un trionfo: credito elettorale alla politica, alleluia per Alan Greenspan. Per l’industria finanziaria lauti profitti con il debito impacchettato in torbidi strumenti di cartolarizzazione, proditoriamente spalmato su tutto il pianeta, con l’intento di ridurre il rischio e trovare altro finanziamento: debito che alimenta debito, che alimenta debito….
Gli utili di questi encomiabili signori salgono dal 10 al 36% dell’intera Corporate America.
Per i Consumatori un bell’effetto ricchezza, ovvero aumento del debito. Ma tantè, finche dura.
Dura finquando i livelli raggiunti dai valori immobiliari producono vertigine.
Quando scendono è la fine, anzi l’inizio di un calvario che negli ultimi anni ha bruciato 10.000 mld di $: 1500 per ogni abitante della terra; creato debito inestinguibile, recessione economica.
La finanza prende il potere: ordigni finanziari dal 2001 impazzano per coprire pietosamente lo squilibrio del meccanismo produttivo, disattivare la incipiente crisi economica.
Il costo: una bolla finanziaria che scoppierà dopo aver generato per 7 anni una montagna di ricchezza con una montagna di debito.
Voilà, nobiltà e miseria dell’economia di carta.

Mauro Artibani
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giovedì 10 settembre 2009

A TUTTI UNA DOMANDA SCOMODA


A tutti, sì a tutti, una domanda scomoda.
Acquistare più del previsto, spendere più del dovuto, smaltire tutto fino ad inquinare, aiuta l’economia a crescere?
Okkej. Si spende più del reddito disponibile, però, si sfiora la crisi.
Si inventa allora il debito per crescere, quando quel debito si fa insostenibile quella crisi arriva.
Vabbè, ci abbiamo provato, abbiamo fatto il possibile, taluni l’impossibile, ed ora?
Per uscirne salvi, per diminuire il debito una sola possibilità: aumentare la redditività del nostro reddito.
Sì insomma, meno spesa, meno consumi.
Già, cosi siamo daccapo a 12: meno PIL, più crisi.
E allora?
Allora un cacchio. Allora debito proprio come prima, debito per sostenere la crescita, debito per generare ricchezza. Sic!
Un circolo vizioso.
Basta! Non possiamo sottrarci alle nostre responsabilità.
Non c'è crescita senza domanda? Non c'è PIL senza domanda?
Bene. Allora la domanda comanda!
La domanda, con l'acquisto, genera ricchezza.
La domanda, consumata, genera nuova offerta.
La domanda si fa motore della crescita.
Questa domanda, malnutrita da reddito insufficiente, impone una risposta esemplare.
Vanno redistribuiti i compensi che cotanto fare genera: redditi adeguati alla bisogna del fare, per far sì che si possa fare nuova offerta ad una domanda rinfrancata.
Cosicchè questa nuova domanda possa dare nuove risposte di ricchezza a chi produce, a chi lavora, a chi si riposa dopo tanto lavorare, a chi ha bisogno di servizi e ristoro ai bisogni, per alleviare il debito privato e quello pubblico.
Facile no?
Provate a dire altro!

Mauro Artibani
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venerdì 4 settembre 2009

LA DEFLAZIONE CHE NON C’E’: LECITO INTERROGARSI


Se l’Offerta è in eccesso e la Domanda è in difficoltà senza un reddito adeguato, un mercato efficiente, in grado di fare il prezzo di tal garbuglio, avrebbe dovuto generare deflazione per ristabilire equilibrio.
Già, la deflazione che non c'è: lecito interrogarsi.
L’artificio del debito ha fatto tenere i prezzi, altrimenti per le aziende giù gli utili, gli investimenti, i profitti, il lavoro; meno redditi per stipendi e salari: crisi su crisi.
Quel debito, surrogato del reddito, che ristora i bisogni dei Consumatori ripara il guasto, riattiva la crescita.
Questo si è creduto di dover fare, questo ieri è stato fatto, questo si pensa di dover fare con le politiche monetarie fiscali e di bilancio messe in atto.
Questo arzigogolo, lenitivo per malattie congiunturali, rischia di uccidere il paziente.
Quale medico ha fatto tal diagnosi?
Un tal Paradigma.
Si, quel caro precetto del bel tempo andato, che gironzola nella mente dei più, fa ancora la sua parte: dispone meriti, onori ed oneri; attribuisce ruoli, gerarchie, compensi; legittima politiche distributive non più sostenibili.
Conservatore dell’ordine costituito: con il debito ha difeso privilegi, millantato credito d’esercizio per operatori screditati; garantito rendite di posizione; conclamato lo squilibrio economico che svaluta valore e brucia ricchezza.
Che fare?
Un giovane di bell'aspetto si fa avanti. Un Professional Consumer, armato di un paradigma nuovo di zecca, si propone al mercato.
Con tono avanguardista dice: per Noi che con l'acquisto trasformiamo il Valore in Ricchezza, in un mercato impallato dall'eccesso, solo la riduzione dei prezzi potrà rendere adeguata la capacità di spesa; se così ha da essere, deflazione sia.
Altro che debito!
E chiosa: sì, riduzione dei pezzi, pressappoco un reddito che ristori il Lavoro di Consumo e garantisca a Noi la continuità d'esercizio, altresì ai Produttori di produrre, ai Commercianti di commerciare, a chi lavora di lavorare.
Poi, mai domo: organizzati saremo la lobby più forte di tutte le altre, chi potrà resisterci?
Chi può dargli torto?

Mauro Artibani
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martedì 1 settembre 2009

LECITO DOVERSI ABBIGLIARE QUANTO ISTRUIRSI


Credo del tutto lecito ritenere che vi sia la stessa necessità di doversi abbigliare quanto di istruirsi.
Si, insomma, sottrarsi all’impeto delle variazioni climatiche, poter rappresentare il Se, riconoscersi con gli altri; così come comprendere le cose, le relazioni tra le cose, tra noi ed il mondo, persino i meccanismi che governano le relazioni.
Bene. Perché allora vi è tanto commercio d’abbigliamento e così poche librerie?
Chi non ritenesse di interesse il quesito si alzi e lasci il post ad altri.
Alè, a caccia di risposte.
L’eccesso di offerta di abiti fa il paio con quello dei libri: l’eccesso non spiega la disparità.
Il tempo dedicato ad abbigliarsi pari pari a quello impiegato per istruirsi: neanche il tempo spiega la disparità.
Il costo neppure: il libri costano meno.
Proviamo con l’informazione prodotta sul prodotto di consumo: la pubblicità insomma.
Questo il luogo della comunicazione dove si approntano messaggi, dove come afferma Albert Mehrabian in un messaggio orale- figuriamoci negli altri- il 93% dell’impatto comunicativo risulta non verbale: 55% linguaggio corporeo, 38% paraverbale. Il contenuto: un misero 7%.
Appare un po' di luce in fondo al tunnel.
Facile far credere se vengono utilizzate con sagacia le extra verbalità del messaggio: posture, movimenti dei corpi, gesti.
Per dire altro, oltre l’utile, basta il tono, il volume, il ritmo ed il timbro et voilà costruire sfavillanti pacchetti in grado di sostenere domanda di acquisto, ben oltre il bisogno.
L’abbigliamento alla moda utilizza copiosamente l’opportunità di costruire questi lucrosi orizzonti di senso.
Il prodotto libro, pure esso, contiene tra quelle pagine orizzonti di senso.
Se poi il contenuto, quel misero 7%, sposa tono, volume, timbro e ritmo: voilà una sinfonia di emozioni e conoscenza.
L’informazione sul prodotto libro, invece, risulta povera, basso l’impatto comunicativo; la comunicazione extra verbale difficile da organizzare.
Il libro attonito perde la sfida, i librai fuggono; nelle case guardaroba stracolmi, librerie vuote.
Occhio ragazzi, è in gioco la capacità di discernimento.
Facciamo uno sforzettino e magari qualche maglione in meno, qualche libro in più.
+ Libri +Liberi.

Mauro Artibani
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venerdì 7 agosto 2009

PER USCIRE DALLA CRISI, DARE SUFFICIENZA AL REDDITO


Questa crisi mostra, in maniera incontrovertibile come, per garantire la crescita economica, la pratica del consumare debba farsi indifferibile.
Se tanto mi da' tanto, altro che consumo di bisogno; per i Consumatori, anzi, un obbligo di ruolo.
Per esercitare questo ruolo occorre un reddito adeguato.
Toh, proprio quel reddito che è venuto a mancare, che il debito ha tentato di surrogare, che il credito ha usato per fare business, fino a fare Sboom.
Sta qui la crisi.
Qui sta pure l’uscita dalla crisi: dare sufficienza al reddito senza se, senza ma.
Quei se, quei ma che assordano l’etere:
Trichet: ”ci muoviamo in terreni inesplorati”
Trichet: ”dobbiamo stare all’erta. Ci sono molti rischi a pensare che lo scenario di base sia già scritto, diciamo da Dio o da un’entità superiore ovviamente non è vero. Ciò che accadrà dipenderà da noi”
Tremonti: “siamo in terra incognita”
Geithner: “i governi di tutto il mondo potrebbero trovarsi a dover cambiare le strategie anti-crisi”
Sentito?
Vecchi paradigmi rendono incerto il dire, velano le ragioni della crisi, inibiscono il nostro esercizio, svalutano valore, bruciano ricchezza.


Mauro Artibani
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venerdì 31 luglio 2009

LA CRISI, COLPA DI UN PARADIGMA KILLER


La responsabilità della crisi: un Paradigma killer.
Si quella regola non scritta che ha leso la ragione dei più; vanificato la ragione dei Consumatori, relegati al “compra compra”, fino a rendere marginale il loro ruolo economico e quello produttivo.
Quel paradigma che ha distribuito regole, onori ed oneri agli attori del sistema produttivo: produrre agli uni, consumare agli altri; ricchezza prodotta dai primi, ristoro del bisogno ai secondi.
Due ruoli, due responsabilità, due misure, due asimmetrici compensi per rendere massima l’efficienza del meccanismo produttivo.
Tutto bene fin quando la Domanda, nutrita dalla necessità, indicava la direzione, forniva misura all’intero sistema; i Produttori, facendo Offerta a quei bisogni, creavano ricchezza.
Poi, nel mezzo del cammin di quella via, l’efficienza produttiva supera se stessa, l’offerta sopravanza la domanda: “ la caduta tendenziale del saggio di profitto” mette a rischio il sistema. Quel marxista di Marx l’aveva detto.
I “padroni” reagiscono, si da' un’accroccata al meccanismo: la ricchezza fluisce meglio, si consuma l’offerta; la pubblicità ed il marketing faranno il resto, produrranno quella Domanda.
I Consumatori, finalmente liberi dal bisogno, avranno solo da acquistare.
Verrà ancora aumentata la produzione, si produrrà una tale quantità di ricchezza da fagocitare pure i diseredati che potranno mangiare fino ad ingrassare, che dovranno abbigliarsi addirittura alla moda, che avranno da acquistare a più non posso, pur di smaltire l’offerta.
Finchè i redditi sostengono la domanda, va tutto a vele gonfie poi qualcosa si sfilaccia.
Il mercato del lavoro funziona al meglio nel fare il prezzo: l’automazione dei processi produttivi riduce l’offerta di lavoro, tumultuose migrazioni aumentano la domanda, i paesi emergenti riducono il costo del lavoro; voilà, redditi più bassi.
Nel mercato delle merci l’eccesso di capacità produttiva, l’aumento del numero dei produttori e delle merci prodotte non riduce i prezzi, non lima i profitti.
Due mercati, uno squilibrio da far saltare il banco.
Il banco non salta perché, briccone, quel paradigma interviene ed ordina l’impossibile: il debito surroghi il reddito!
Una politica imbelle e la finanza creativa, in modo artificioso, ripristinano l’equilibrio: viene creata ricchezza con il debito, si tira innanzi fin che si può con mezzi di fortuna ed opzioni stregone, poi la crisi.
Siamo ai giorni nostri, per andare oltre la crisi, sic et simpliciter, ancora debito in forma di credito:
ai Produttori per produrre l’eccesso, ai Consumatori per smaltire questo eccesso.
Ad elargire credito, gli indebitati del credito che hanno ricevuto credito da Stati indebitati.
Risultato: per 1 $ di PIL ne girano 3,7 di debito e la crisi sta ancora in alto mare.
Non è lesa maestà rammentare a Lor Signori che quel paradigma, buono per l’economia della produzione, si mostra dannoso per quella dei consumi.
Belleppronto uno nuovo di zecca: i Consumatori mediante l’acquisto trasformano il valore in ricchezza; consumando fanno riprodurre, dando continuità al ciclo.
Centrale questo ruolo per la crescita; indispensabile quel loro esercizio, necessario un reddito adeguato allo svolgimento di cotanto fare, altro che debito.
Nuovi ruoli, riorganizzate gerarchie, adeguati compensi: un rinnovato sistema produttivo.
La vedete la luce in fondo al tunnel?

Mauro Artibani
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venerdì 24 luglio 2009

I CONSUMATORI FANNO IL LORO MESTIERE, CONSUMANO


In GB si scartano 1/3 degli alimenti acquistati ed ancora commestibili per incapacità di governare gli acquisti.
Questa la notizia apparsa sulla stampa.
Invece i 2/3 dei cittadini USA mangiano più del dovuto: obesi.
Rincariamo la dose: e quei Consumatori che vestono alla moda che passa di moda, scartando merci ancora zeppe di valore?
E quelli che cambiano telefonino ad ogni piè sospinto?
Tutti insipienti?
Macchè, fanno solo il loro mestiere: consumano!
Insipienti, semmai, perché questo mestiere, che genera il 70% della crescita economica, brucia risorse, produce inquinamento, conforma la vita, spesa a fare la spesa; spesa che va al di là della nostra capacità di reddito fino ad indebitarci.
E, insipienza per insipienza: si acquista senza fare domanda.
La domanda viene fatta altrove, dalla pubblicità, dal marketing per esempio.
A questa domanda si danno risposte improprie,irresponsabili, antieconomiche.
Chessaddafare?
Io, Professional Consumer dico quelc’ho da dire: riprendiamoci la domanda, è nostra per diritto di mercato.
Questi nostri eccessi sono la risposta automatica agli eccessi di capacità produttiva che ingolfa il mercato?
Sconnettiamo l’automatismo.
Hanno più bisogno i produttori di vendere che i Consumatori di acquistare?
Non possiamo far fuggire l’occasione.
Occasione che, è bene rammentarlo, fa l’uomo ladro.
Si, insomma sottrarre loro la capacità di offerta; con una domanda sapiente imporre il gioco, dare le carte: nuova misura nell’utilizzo delle risorse, merci eco-compatibili; dosando, con sagacia la domanda, potremo fare il prezzo, quello più idoneo ai nostri redditi acquirenti.
Si potrà, si dovrà, diremo, faremo: ursù Signori, il tempo stringe, diamoci da fare.

Mauro Artibani
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martedì 21 luglio 2009

LETTERA DI UN CONSUMATORE AL PRESIDENTE NAPOLITANO


Signor Presidente Napolitano,

Rivolgo a Lei l'invito di dare ascolto a un Professional Consumer, consumatore tra i consumatori, per quanto abbia da dire sulla crisi economica che sconvolge il nostro tempo.
Si ascolta ad ogni piè sospinto il già detto; chi ha responsabilità politiche avvista terra incognita; si imbastiscono procedure anticicliche e soccorsi monetari, debito su debito, da somministrare a chi mostra debito d’ossigeno. Si fatica però ad individuare il punto di accumulo degli squilibri, si vagheggiano i tempi per la svolta, se ne aggiorna ogni giorno la data.
Sono uno studioso dell’economia dei consumi. Le continue incursioni in tali territori mi hanno consentito di individuare il luogo dove si sono prodotti gli squilibri del meccanismo economico produttivo: una voragine sottratta alla vista dei controllori, da inattuali e attoniti paradigmi, dove produzione, consumo e reddito sono affondati.
Solo la riorganizzazione delle competenze interne al meccanismo produttivo può configurare una nuova possibile sintesi: nuove gerarchie, nuove misure e responsabilità; onori ed oneri, vieppiù riequilibrate risorse di reddito.
Il Professional Consumer rivendica questo patrocinio. Non una sintetica creatura, un individuo invece attrezzato di tutto punto per quegli esercizi di mercato, che per il contributo alla crescita si fa operatore economico ancorchè civile.
Ecco Signor Presidente, per questo rivendico merito di analisi; questa competenza metto a disposizione.
Pago però il prezzo dell'anonimia, non trovo ascolto se non in ricetti di nicchia incapaci di promuovere attenzione, generare dibattito.
La condizione di disabile mi esilia, se brandita diviene una risorsa per sollecitare attenzione.
Vengo sollecitato a farlo, la discrezione mi impone di resistere.
Confido nella Sua sensibilità nel voler ascoltare.

Cordialmente la saluto.
Mauro Artibani
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venerdì 17 luglio 2009

ILVADEMECUM DELLA CRISI


Consumatori: un vademecum della crisi per raccapezzarci sul come, quando, perchè ma soprattutto come andare oltre.

C'ERA UNA VOLTA
Nell'economia dei consumi due condizioni di equilibrio hanno consentito al meccanismo produttivo di creare le condizioni per un potente sviluppo dell’attività economica: impavido quello tra Domanda e Offerta, decoroso quello tra profitti e redditi da lavoro,
Così, per la prima volta nella storia vengono affrancate dall’indigenza e dal bisogno folle sterminate di individui.
Il sodalizio, libero mercato/democrazia politica, ha generato consenso e benessere sul fatto, sul fare, sul farsi. Il continuo aumento della produttività, della capacità produttiva ed il ritrarsi dello stato dall’economia ha consentito un aumento delle opportunità di business e moltiplicato la ricchezza.
Certo, l’uso indiscriminato delle risorse e un eccesso di scarti di processo dal ciclo produttivo, ha configurato l’alterazione dell’ecosistema, ma tantè. Il prezzo pagato alla vita spesa a fare la spesa, con la lacerazione delle relazioni plurali, precipitate a relazioni singolari, non proprio trascurabile.

SI ROMPE L'EQUILIBRIO
Fin qui tutto bene, poi....
Il mercato del lavoro, con l’automazione dei processi produttivi riduce l’offerta di occupazione.
Pure con i processi di delocalizzazione si riduce l’offerta; le migrazioni dal sud al nord del mondo aumentano invece la domanda; il basso costo di questo lavoro nei paesi in via di sviluppo rende istituto un nuovo equilibrio: il mercato fa il prezzo, riduce i redditi.
Altro mercato, altra musica: in quello delle merci il progressivo aumento della produttività, del numero dei produttori, del volume e tipo delle merci prodotte, la riduzione del ciclo di vita dei prodotti rende l’offerta superiore alla capacità di smaltimento della domanda. Il mercato manca di registrare questo, non riduce il prezzo delle merci.
Questa sovraccapacità dei mercati sviluppati distorce il processo redistributivo della ricchezza, altera equilibri consolidati, scuote alla base l’efficienza del meccanismo.

MECCANISMO SQUILIBRATO MA..
La combinazione d’insufficienza del reddito ed eccesso di offerta mina la crescita economica.
Il soccorso del debito surroga il reddito, sostiene in modo artificiale la domanda, smaltisce l’offerta: crea ricchezza.
Cotanto ossimoro soddisfa gli apprendisti stregoni; i produttori prima incassano lauti profitti come certificano i resoconti BRI nel 2008 poi vedono salire il loro credito di ruolo finanche il loro fare non crei ricchezza, non ristori bisogni.
Sofisticati gingilli finanziari fanno argine agli squilibri del meccanismo produttivo.
Solo la tecnica di rifinanziamento dei mutui fondiari USA ed il Credito al Consumo spargono liquido monetario che ingrossa il debito, consente di fare acquisti.
Si nuota finche si può, oggi non più: sta qui la crisi.
Per uscirne e riavviare la crescita ancora debito.
Debito privato e debito pubblico: la fragilità si mostra palese.
Fragilità per fragilità ci si può lambiccare tra la deflazione o l'inflazione prossima ventura

TOCCA AI CONSUMATORI
Pure il Consumatore, non più archetipa figura sociologica, fa i conti con la crisi.
Basta con il fare dilettante, basta con il debito.
Aumentare invece la redditività del reddito il precetto; frequentare tutte le occasioni di risparmio e ridurre gli acquisti superflui, la strategia da mettere in campo: l’efficacia sorprendente.
Non una fuga dal mercato anzi l’occasione per restarvi, ottimizzando la resa economico-produttiva della nostra azione di Consumo.
Certo per rifocillare il reddito mancheremo il record della crescita, si alzerà però il valore della posta per il Consumatore.
Occorre far tesoro di questa opportunità forzando i tempi per uscire dal guado.
Bando alle ciance, due le soluzioni che vivamente si consigliano a Lor signori: si può ridurre il prezzo delle merci; si può anche ripristinare una più consona redistribuzione della ricchezza tra profitti e redditi, se non quelli da lavoro, almeno quelli necessari a ripristinare gli acquisti.
Due opzioni, un solo modo per aumentare il reddito senza ridurre i consumi, senza mortificare la crescita.
Si può fare ancor di più.
Invitare magari gli esclusi dal consumo al desco della crescita dotandoli di un reddito sufficiente. Non sarà facile, complicate ragioni geopolitiche lo impediscono.
Sollecitare perchennò i provvisti di profitto a fare domanda. Consumatori fatti apposta per acquistare la nostra appetibile offerta di prodotto: tempo, attenzione e fiducia.
Tutto questo si può per ristrutturare carichi di lavoro, cariche di ruolo, garantire ricchezza ed un maggiore equilibrio di sistema.
Con tutta la determinazione si resta in attesa.

Mauro Artibani
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martedì 14 luglio 2009

CONSUMATORI SCONTENTI E PURE IMPERTINENTI


I produttori rinunciano a produrre e ad investire pensando di avere difficoltà a vendere il prodotto?
Quelli del credito non danno credito perché non credono al merito di credito dei loro accreditati?
I commercianti hanno il timore di commerciare, vedono in giro clienti scontenti perchè privi di contante?
Consumatori scontenti e pure impertinenti, pure l’IVA sammoscia per l’erario un’angoscia.
La crescita decresce, la ricchezza impoverisce: questa la crisi.
Perché questo non sia, dovremmo acquistare ben oltre il bisogno per smaltire l’eccesso produttivo, acquistare l’acquistabile, pagare l’Iva al fisco senza redditi adeguati, magari a debito ma senza credito.
Questo è quanto può vedere chi ha occhi per guardare.
Che forza ragazzi: disperata, frizzante,sublime forza
Forza di ruolo,si, pure però responsabilità e comando.
Il potere d’acquisto cala?
All’arrembaggio, riprendiamoci il potere: si ad un reddito per consumare.
Chi potrà resistere , chi vorrà resisterci?
Il Premier, non ignaro di questa forza, mostra pure sagacia predittiva, dice oggi quel’che accadrà domani: “far rivivere e rialzare i consumi, facendo tornare la gente agli stili di vita e ad i consumi di una volta. La gente non ha, nella stragrande maggioranza, nessun motivo per diminuire questi consumi”.

Mauro Artibani

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sabato 11 luglio 2009

CONSUMATORE CHI, COME, DOVE, QUANDO MA SOPRATTUTTO PERCHE’


Consumatore, Chi?
Quello occupato a rifocillarsi di reddito, disoccupato genitore, quello che disdegna il sacrificio ma che dell’abnegazione fa vanto, quello che non si da' ma prende.
Quello, insomma, della vita spesa a fare la spesa.
Come?
Informato di tutto punto dai “suggerimenti pubblicitari”, decide, spende e spande; acquista, consuma, smaltendo per riacquistare.
Dove?
Dappertutto. Liturgie acquisitive tracciano itinerari convulsi tra luminarie, vetrine,stand, mall urbani e suburbani, locali e globali, offline e online.
Quando?
Io, quando posso, a più non posso.
Il tempo è denaro, va speso: nei saldi con pochi soldi; nelle occasioni di risparmio così ci guadagno; con il Credito al Consumo così non presumo, programmo e non mi affanno controllo pure l’acquisto imprevisto.
Perché?
Buondio, perché tutto questo fare, stare, gestire, indagare dei gesti quotidiani di consumo, ha uno stimabile valore economico: il 70% del PIL.
Perché questi gesti generano ricchezza, moneta, con cui pagare profitti, salari, stipendi, tasse; perché, consumando l’acquistato facciamo riprodurre; si da' continuità al ciclo economico, conforto agli abbienti, speranza ai non abbienti, qualcosina ai disubbidienti.
Operatori Economici, Gestori del Mercato, insomma, altro che Consumatori.
E affangala a tutta la retorica di certo qual sociologismo che impera!


Mauro Artibani
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martedì 7 luglio 2009

DOMANI E’ UN ALTRO GIORNO


Nell’economia dei consumi, là dove si fa epigrafe l’eccesso di capacità produttiva, dove il reddito da lavoro insufficiente pone in crisi il rapporto di scambio Domanda Offerta; là dove insomma hanno più bisogno i produttori di vendere che i Consumatori di acquistare: c’è domanda di consumazione da parte dei Produttori, gestori di quell’eccesso?
C’è offerta di consumazione da parte dei Consumatori che non hanno bisogno di quell’eccesso?
Disfunzioni del mercato si dirà: non si vende la capacità di consumare tutto; non si acquista il bisogno che quell’eccesso venga smaltito.
Fin ieri questa ragione di scambio risultava inespressa, alterata da un credito surrogante redditi insufficienti, in grado di dare focillo artificioso alla domanda di prodotto.
Oggi, che quel credito risulta inattingibile: crisi.
Crisi di un mercato che, con il super debito, ha celato inefficienze; non ha fatto il prezzo di tal garbuglio.
Domani: domani è un altro giorno!
Domani, c'è da scommetterci, in questo mercato ingolfato da scorie opache, da crediti inesigibili, da incrostazioni che lo imballano si affolleranno nuove mercanzie: l’offerta di consumare quell’eccesso, la domanda di chi vorrà smaltire quello stesso eccesso.
I concorrenti concorreranno, una nuova concorrenza troverà agio, si troveranno nuove convenienze.
Nuove risorse, nuova ricchezza insomma; un nuovo mercato efficiente che farà il prezzo di questi nuovi equilibri.
Un nuovo giorno: rifocillati nell’orgoglio, nel ruolo, nelle finanze, potremo al fin veder sorgere il sol dell’avvenir.
Vogliamo scommettere?

Mauro Artibani
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venerdì 3 luglio 2009

QUELLI DELLA VITA SPESA A FARE LA SPESA


“Quelli della vita spesa a fare la spesa” cosi gli adepti dalle scienze sociali pensano i Consumatori.
Dicono: con questo fare avete dato senso al vivere , avete inquinato, lacerato le relazioni umane; pressappoco rimbambiti.
La vita spesa a fare la spesa così ci vogliono gli adepti della scienze economiche; pressappoco idonei per generare, con questo fare, il 70% della ricchezza che circola, anzi circolava.
Una iniqua distribuzione di questa ricchezza però ha reso i redditi insufficienti per continuare a vivere quella vita ed esercitare quella spesa fino alla crisi.
Per uscire da questa maledetta crisi ci viene caldamente raccomandato di tornare a fare la spesa per tutta la vita.
Questo tormentone allude, illude, illumina.
Allude al contributo fornito dai Consumatori alla crescita economica.
Illude sulla possibilità di creare indefinitamente ricchezza, magari, con il debito.
Illumina sulla improrogabilità che venga retribuito quell’esercizio di spesa per garantire la crescita. Si, la crescita a cui nessuno sembra voler sottrarsi, neanche quelli che scherniscono il nostro vizio di consumare.

Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

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martedì 30 giugno 2009

CONSUMATORI E’ TEMPO DI ESAMI: INTERROGHIAMO GLI ASTANTI


E’ tempo di esami: interroghiamo gli astanti.
Chi acquista merci generando ricchezza?
Chi, consumando l’acquistato, fa ri-produrre fornendo continuità al ciclo produttivo?
Chi, mediante l’acquisto, distribuisce denaro ai profitti, ai redditi pure alle casse erariali?
Chi, per sostenere la Domanda di un’ Offerta in eccesso, ha bruciato reddito, risparmio, debito?
Chi, pur di adempiere al proprio ruolo, invece di cibarsi ingrassa, invece di abbigliarsi veste alla moda che passa di moda?
Chi, consumando l’acquistato, smaltisce l’eccesso inquinando l’ambiente?
Suvvia: i Consumatori! Chi altri sennò?
Già, tutto questo abbiamo fatto, tutto questo, per mancanza di un reddito sufficiente alla bisogna, non potremo più fare: et voilà la crisi!
Porcoggiuda saremo costretti a ridurre le spese per compensare questa insufficienza, non potremo sostenere la domanda, aumenterà quell’offerta già sovrabbondante, si ridurranno gli investimenti; meno lavoro, meno reddito, meno incassi per l’erario; verrà bruciato valore, verrà bruciata ricchezza; meno crescita economica, ancora più crisi.
Astanti, ci siete?
Et voilà la chiosa: la crisi mostra, anche a chi non vuol vedere, come l’acquisto non sia solo ristoro ai bisogni, non sia neanche solo un vezzo, forse pure una volgare ancorché irrinunciabile necessità per sostenere la crescita e generare ricchezza.
Un obbligo che, per essere esercitato, ha bisogno del conforto di un reddito adeguato.
Non un obolo, il giusto ristoro invece per un esercizio di necessità: un lavoro per Noi!

Mauro Artibani
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venerdì 26 giugno 2009

CONSUMARE: ESERCIZIO PRODUTTIVO ALTRO CHE DI BISOGNO !


L’ho detto, l’ho scritto, sono costretto a gridarlo: LA CRISI E' FIGLIA DI UN SISTEMA PRODUTTIVO SFIANCATO E DI UN MERCATO STRABICO.
Altro che terra incognita.
Nel mercato del lavoro un eccesso di Domanda ha ridotto i redditi, aumentato i profitti; in quello delle merci l’eccesso di Offerta non ha ridotto i prezzi, nemmeno i profitti: nessuno si è accorto di nulla, tutti hanno taciuto.
Il credito drogato, che ha surrogato quel reddito insufficiente, ha sostenuto artificialmente la domanda.
Si sono fatti profitti, anzi si è prodotto ricchezza con il debito.
Per un po’ ha funzionato: oggi Sboom.
Credo sommessamente e con tracotante volontà ritengo si debba ricominciare daccapo.
Se la crescita economica si fa comandamento, tabù, il PIL diviene il totem attorno a cui danzare senza posa: il 70% del PIL il risultato di cotanto danzare dei Consumatori.
Ma quale esercizio di bisogno allora! Il consumare si fa esercizio produttivo, i Consumatori operatori economici.
Per questo esercizio occorre mettere in campo Tempo, Attenzione, Perizia, Costanza, pure Ottimismo: un vero e proprio Lavoro.
E se lavoro ha da essere, Reddito sia.
Sbigottiti?
Agli sbigottiti basta dare un'occhiata in giro: ci sono già occasioni di reddito, eccome.
Reddito, ancora occasionale, che si può intercettare in alcune proposte commerciali.
Reddito che si può estrarre da un acquisto sapiente.
Reddito dal “fai da te”.
Occhio ragazzi: occorre spulciare, indagare, farsi pure ficcanaso.
Le televisioni commerciali retribuiscono l’uso della mia attenzione, mi intrattengono: non pago il canone, ottengo vantaggi economici.
Le free press stessa cosa. La mia quotidiana attenzione venduta vale il costo del quotidiano: incasso pressappoco 365 euro l’anno e sono pure informato.
Ikea retribuisce, con il prezzo più basso, il lavoro necessario per montare il mobile acquistato: un bel guadagno.
C'è il costo più vantaggioso di alcune merci che serve per fidelizzarmi. Acchiappo tutte le carte fedeltà, fidelizzo i fidelizzatori, acquisto solo quelle merci convenienti: ci guadagno.
Se con la mia famiglia ed altre famiglie facciamo un Gruppo d’Acquisto, questa massa critica farà il prezzo e la qualità del prodotto: un bel guadagno.
C’è ancora il faidate.
Se invece di cibarmi ingrasso, spendo troppo e male; se invece di abbigliarmi vesto alla moda, che passa di moda, spendo troppo, spreco.
Risultato: bassa la redditività del mio reddito.
Se non ingrasso spendo meno, più salute: ci guadagno; se distillo la moda, scarto meno, spreco meno: ci guadagno.
Miglioro così quella redditività, rifocillo il reddito, aumento la capacità di spesa.
Occorre che quelle occasionalità lascino l'occasione per farsi Sistema; quegli acquisti sapienti dovranno farsi Regola; il faidate tornare a farsi “economia domestica”.
Certo, lasciare la gestione della domanda al faidate un azzardo.
Quel fardanoi un guaio per voi.
Per recuperare reddito verrebbe ridotta la domanda, quindi ancor più eccesso d'offerta; il valore svalutato, i profitti ridotti, i redditi pure, meno ricchezza per tutti: crisi nera.
Chi sarà disposto a correre questo rischio? Dio ve ne scampi e liberi.
Il Reddito da Consumo invece il male minore.
Lo si può estrarre dagli extra profitti ottenuti dalla compressione di stipendi e salari, quelli maturati dal forzato smaltimento dell'eccesso produttivo; quelli insomma scovati dalla Banca Regolamenti Internazionali
In cambio: garanzia di consumazione, smaltimento dell'offerta, continuità del ciclo produttivo; utili pochi, maledetti, certi, e profitti smilzi ma assicurati.
Di questi tempi, meglio di così si muore.
Ecco, l'ho detto tuttodunfiato: dati, fatti, opzioni, sta tutto qui.
Se ho torto ditelo; se ho ragione pagatelo quel maledetto reddito: buon pro ci faccia, a tutti.

Mauro Artibani
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mercoledì 24 giugno 2009

NON MI FA PIU' CREDITO NESSUNO, DIVENTO MATTO


I redditi non bastano più per sostenere gli acquisti?
Dovremo fare dispensa di alimentarci oltre misura, smettere la moda; tenerci il telefonino, quello vecchiotto, e via di questo passo.
In cambio più salute, meno sprechi. Si ridurrà lo smaltimento, meno TARSU da pagare, meno inquinamento.
Magari anche meno timorati del prossimo: tutto in un sol colpo.
Se smettessimo di approvvigionarci, accadrebbe che la Domanda, già debole, cadrebbe; non crescerebbe il PIL, nemmeno la produzione, ancor meno lavoro in giro; meno reddito, meno ricchezza, meno IVA per le casse dell’erario, meno contributi alle casse pensionistiche.
Meno tutto, insomma.
Ma che cacchio di meccanismo abbiamo messo in piedi?
Se non ho redditi appropriati, riduco i consumi: cos’altro posso fare?
Se li riduco crolla tutto.
Si è provato ad uscire dall’empasse con il debito; ha funzionato per anni poi Sboom.
Una cosa posso ancora fare: cercare l’ausilio del credito.
Pah, non mi fa credito nessuno: divento matto.
Da matto, mi metto a dire che debbo essere retribuito: per far crescere l’economia ho l’obbligo di consumare.
Quest’obbligo pressappoco un lavoro; quel lavoro deve trovare pressappoco un reddito, pressappoco lo stesso reddito che occorre per sostenere la Domanda.
Okkei, io sono matto: voi che non lo siete, datemi un'altra dritta per uscire dal guado.

Mauro Artibani
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sabato 20 giugno 2009

SI CONTINUA A SVALUTARE VALORE E BRUCIARE RICCHEZZA


“Barack Obama, presidente degli Stati Uniti, decide di fronteggiare il crescente tasso di disoccupazione promettendo oltre 600.000 nuovi posti di lavoro negli Usa entro l'estate.
Il progetto del presidente ha come obiettivo il ricorso ai lavori pubblici: dalla manutenzione delle basi militari ai nuovi progetti stradali ed aeroportuali; dall'assunzione di insegnanti alla creazione di posti di lavoro stagionali.”
Questa la notizia: che dire?
Finora si sono persi 6.000.000 di posti di lavoro, si tenta di ripristinarne 600.000; lo si fa adottando politiche keynesiane di spesa là dove la spesa pubblica ha il fiato corto.
Solo un cittadino su dieci potrà avere un' occupazione, anch'essa con il fiato corto, per poter tornare a spendere con cautela, magari acquistando merci cinesi a buon mercato. Aumenterà il deficit commerciale, nuovi bond verranno emessi per compensare quel deficit e via di questo passo.
Bè, per dare sostegno al potere d'acquisto e uscire dalla crisi non c'è male.
Il soccorso congiunturale alla crisi appare debole; la capacità di supporto strutturale, per contrastarla, inesistente.
Per questa via si continuerà a svalutare il Valore, a bruciare Ricchezza.
Cui prodest ?
Non ai produttori di quel valore, nemmeno a chi ha lavorato per quel valore, figuriamoci al fisco che si nutre di quel valore; forse ai Consumatori che, se quel valore non sono in grado di poter acquistare, avranno la scusa per restare a casa, in panciolle ad oziare mentre il mondo va in malora.
Maledetti Consumatori!
Si loro, quelli della vita spesa a fare la spesa, quelli che acquistano ben oltre il bisogno per smaltire l'eccesso di offerta; quelli che se non consumano non si potrà ri-produrre.
Proprio loro che millantano debito, che non hanno più credito.
Paghiamo i loro servigi, non potranno sottrarsi dal fare quel che sanno fare: non avranno più alibi.
Li avremo incastrati.

Mauro Artibani
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martedì 16 giugno 2009

SONO UN IMPROVVIDO, IMPROVVISO: UN REDDITO DI SCOPO


Se i meccanismi di mercato negano a chi lavora redditi sufficienti per sostenere la Domanda.
Se il Debito fin ieri ha surrogato quell’insufficienza, oggi non più.
Se l’ Offerta di prodotto ieri in eccesso fisiologico, oggi ancor più eccessiva, privata di redditi adeguati a smaltirla, ristagna svalutandosi.
Se chi ieri ha regalato il credito, oggi non ci fa più credito.
Come cacchio faccio a mandare avanti la baracca?
Beh, sono un improvvido, improvviso: un Reddito di scopo!
Si, un Reddito per compensare quel lavoro di consumazione necessario a smaltire l’offerta; per generare nuova ricchezza e, giaccheccisono, fornire la spinta per nuovamente produrre. Pure, magari, per restituire dignità di ruolo e di azione ad una categoria, quella dei Consumatori, fin ieri apostrofata rimbambita, oggi ambita per uscire dalla crisi economica.

Mauro Artibani
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venerdì 12 giugno 2009

TUTORI ALTRO CHE TUTELATI, BADANTI NON PIU' BADATI


Orsù compagni consumatori, rifacciamo il mercato!
I produttori che millantano credito di produrre ricchezza; che hanno così avuto credito dal credito, dalla politica, dai dottrinari dell'economia sono soggetti forti?.
I Consumatori che, nel loro quotidiano fare, fanno il 70% del PIL sono soggetti deboli, da tutelare?
Questo mercato imperfetto che registra la nostra debolezza ed il vanto immeritato dei nostri competitor è in crisi
Ma quale ricchezza d'Egitto: loro producono invece Valore e pure in eccesso.
Altro che forza: in quell' eccesso sta la loro debolezza.
Dipendono dai nostri umori acquirenti, dalle nostre idiosincrasie; dipendono dalla nostra attenzione nel conoscere i loro prodotti. Dipendono dal nostro tempo per poterli vendere; dipendono dalle nostre finanze per incassare profitti, per pagare salari e stipendi; dipendono dal nostro consumare l'acquistato per poter nuovamente produrre: Dipendenti.
Noi invece potenti. Produciamo ricchezza acquistando quel Valore che diventa denaro, quindi reddito da distribuire; quel Valore consumato infonde speranza per una nuova produzione.
L'ora è giunta, la crisi lo impone: gagliardi e pimpanti presenteremo il conto ai nostri Dipendenti, per quell'eccesso che sfianca i nostri redditi.
Le credenziali ci sono, la forza pure.
Tutori altro che tutelati, badanti non più badati.
Con la crisi che incombe e quel pizzico di disperazione che si sente nell'aria, dovranno darci il resto per non restare tutti, ma proprio tutti, sfiancati.
Anche loro.

Mauro Artibani
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martedì 9 giugno 2009

LA CRISI OLTRE LA CRISI


LA CRISI OLTRE LA CRISI


guarda il video
http://tv.repubblica.it/rubriche/consumi-e-costumi/la-crisi-oltre-la-crisi/33219?video

LO SPECIALE DI REPUBBLICA TV DI GIOVEDI 28 MAGGIO 2009
In studio a Roma
Riccardo Bagni, vice-presidente Coop Italia, 
Antonio Longo, presidente Movimento Difesa del Cittadino, 
Mauro Artibani, professional consumer.
Conduce Giovanni Valentini

sabato 6 giugno 2009

CONSUMATORI: CAMBIARE LA RAGIONE SOCIALE DEL CAPITALISMO

Meccanismo produttivo a fine corsa?
Non genera più ricchezza, satura la produzione di valore, depreda risorse, inquina; ha subito i processi di finanziarizzazione, funziona con il debito.
Non ha avuto però eguali per efficienza, ha il sostegno della democrazia politica.
Si dovrà rimetterlo in sesto, ristrutturarlo.
Andranno rimossi i gestori, quei produttori dell’eccesso produttivo: hanno più bisogno i gerenti di vendere che i Consumatori di acquistare.
Con tal ceto canuto: geriatri al capezzale o nuovo ceto al comando?
Candidi, si candidano i Consumatori.
Noi, si noi.
Chi più di noi occupa il centro della scena produttiva?
Trasformiamo, mediante l’acquisto, il valore in ricchezza; consumando l’acquistato facciamo ri-produrre. Questo ci ha indebitati fino al collo; per smaltire l’eccesso produttivo inquiniamo e, lo bisbiglio, abbiamo lacerato le relazioni umane.
Non tutto ma di tutto: onore al merito, altro che tutele.
Meritato il ruolo, la meritocrazia del ruolo impone di cambiare la ragione sociale del Capitalismo: da quello dei Produttori in quello dei Consumatori.
IL NOSTRO IMPEGNO: garantire la crescita economica, il 70% del PIL.
IL NOSTRO OBBLIGO: da operatori economici, consumare. Un lavoro!
LE CONDIZIONI: un Reddito da Consumo che compensi l’obbligo della nostra azione e ci affranchi dal debito.
I VANTAGGI: rigore nella gestione dei fattori produttivi; misura nell’azione, equilibrio tra domanda e offerta; responsabilità agli atti, oculata gestione delle risorse; dignità di ruolo alla pratica del consumare; equa distribuzione dei carichi di impresa e degli utili; soluzione alla crisi economica.
Mettiamo in gioco tutto: un bell’impegno da assumere tuttodunfiato.
Avremo bisogno di appoggio politico.
Garantiamo appoggio elettorale.

Mauro Artibani
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Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

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