venerdì 29 dicembre 2017

2007/2017, CARO BABBO NATALE.....!

Caro Babbo Natale,
10 lunghissimi anni dentro questa maledetta crisi: uffffffa!
Già, tu non centri ma, di questi tempi, forse puoi fare qualcosa.
Non dirmi pure tu, ti prego, che ne siamo fuori; ennò, questa ripresina ha tutt'al più un respiro congiunturale mentre i problemi di natura strutturale son tutti lì insoluti tanto che, oltre la crescita, cresce di più il "rancore" come dicono dal Censis.
Cosa puoi fare, dici?
Beh intanto conoscere il non ancora detto della crisi aiuta a non scambiar lucciole per lanterne.
Facciamo così, ti racconto una storiella poi vediamo....
"Il mercato in origine trova ragione nell'eccedenza; vendo, insomma, quel che a me non serve.
Poi passano i giorni, gli anni persino i secoli; di eccedenza* in eccedenza però si può morire.
Prima di morire le imprese tentano riducendo i costi, prevalentemente quelli del lavoro**, di poter essere competitive e vendere il loro troppo in magazzino.
Per dar man forte, chiamano a raccolta tutte le politiche e le tecniche di reflazione che, per dar sostegno alla domanda, hanno alterato il meccanismo di formazione dei prezzi per non ridurli.
Vista l'aria che tira, il potere d'acquisto si riduce progressivamente, aumenta invece il debito fino a fare sboom.
Già, con l'ausilio di quel debito il Consumatore, pur di non mancare al ruolo, non ha lesinato la domanda e, di domanda in domanda, ha finito con l'affrancarsi dal bisogno.
Dunque, i 10 anni di crisi stanno tutti in questi fatti e dentro la contraddizione che si mostra.
Eggià, la crescita economica si fa con la spesa, che s'ha da fare con redditi da lavoro striminziti, in tasca a consumatori satolli che al mercato dovrebberoincontrare produttori ingolfati di merci: bella no?"
Carissimo, ciò detto, non ti chiedo di rimettere in sesto i cocci, manco il miracolo che non ti spetta. Mannaggia, non puoi portar loro manco il carbone perchè spetta alla Befana.
Puoi però negare il solito regalo, quel "credito di ruolo" che li accredita da sempre con tutti, per portarlo... chessò ai Consumatori. Si, da ora in poi "credito", non debito!
Cosa ne dici, Babbo? Beh, intanto buon onomastico!

* Dopo il primo produttore arriva il secondo poi via, via 10, 100, 100, 10.000 fino a "enne"; migliorano il loro fare, con lo sviluppo tecnologico migliorano i processi produttivi e la qualità del prodotto: nel 2016, al G20 di Hangzhou, in Cina, si prende atto degli eccessi, viene costituito un forum "per monitorare il processo" e tagliare le sovraccapacità.

** Tutte quelle eccedenze hanno prima svalutato il lavoro, inevitabilmente poi sgangherato con contratti a termine, impegno part time, precariato; tutti malamente retribuiti.


Mauro Artibani, l'Economaio

mercoledì 20 dicembre 2017

NATALE A RATE, PUR DI FARE LA CRESCITA

Quando eravamo bisognosi il Natale era la festa. Bando alla vita di sacrificio con panettone, pranzo e regalini.
Si festeggiava la nascita del Redentore colui che, 33 anni dopo con il suo sacrificio, darà lustro al nostro.
Già, tutto questo prima, poi ci si affranca dal bisogno e quella festa si muta nell'occasione di fare spesa in sovrappiù. Tant'è: la festa è eccesso!
Da festa religiosa a laica, insomma, con appiccicato un assillo. Essipperchè se la crescita si fa con la spesa, nei giorni di festa tocca farne di più.
Un' antica festa insomma che si muta in festino, non lo dico io, lo mostra Davide Malaguti: Natale, gli italiani non rinunciano ai regali. 1 su 4 chiederà un prestito.
Gulp!
Dunque, il 24% degli italiani fara' ricorso ad una finanziaria per sostenere le spese natalizie. Lo dice il sondaggio di Facile.it e Prestiti.it. Natale alle porte e molti italiani, per far fronte ai costi legati a regali, cenoni, feste e vacanze invernali, hanno intenzione di chiedere un prestito personale o di optare per un pagamento rateale.
Guardando nel dettaglio: il 43,7% utilizzera' la somma per pagare la settimana bianca o una vacanza natalizia, il 40,6% per comprare i regali di Natale a parenti e amici. Interessante notare come il 15,6% di coloro che si rivolgeranno ad un'azienda del credito lo fara' per sostenere i costi del cenone o della festa di Capodanno.
Quali importi gli italiani intendono richiedere per sostenere le spese di Natale?
Le risposte degli intervistati: il 53,1% di chi fara' ricorso a un prestito ha dichiarato di voler chiedere una somma superiore ai 2.000 euro, il 15,6% una cifra compresa tra il 1.000 e i 2.000 euro mentre il 31,3% e' orientato su un importo inferiore ai 1.000 euro.
Si, insomma, tocca far festa per generare ricchezza, prendendo in prestito ricchezza.
Poi si può far fare festa pure a quelli della Melegatti. Con l'afflato "siamotuttimelegatti" sui "Social", potranno mangiare il panettone: sob!
Qual spesa è mai questa ed ancor più quale speranza di crescita potrà mai sostenersi con siffatti fatti; quale nuova produzione e quanta occupazione?
Beh, intanto, buon Natale e magari pure buona Pasqua, per quelli di Melegatti e a tutti Noi!

Mauro Artibani, l'Economaio


martedì 12 dicembre 2017

NONNO SVALUTATO, NONNO RIVALUTATO

L'acqua ha un valore?
Non quella del mare, è tanta, troppa; scarsa, solo 0,02% quella potabile, vale!
Già, valore dispari seppur tutteddue risorse che assolvono a delle necessità.
E i nonni?
Beh, sono tanti, altro che scarsi; portano l'esperienza di una passato ieri, ad un nuovo oggi ed ancor più nuovissimo domani, totalmente svalutata.
La "torta della nonna", fagocitata da internet svaluta la madre di mia madre.
Anziani ancor fedeli all'antico "sacrificio", proprio quello sacrificato dai nipoti all'obbligo di fare tutta la spesa che possono.
Cavolo, vita svalutata per questi nonni mal usati, dimenticati.
Vita grama insomma fino a poco fa però; poco dopo arriva l'Istat: Nel 2016 iscritti in anagrafe 473.438 bambini, oltre 12mila in meno rispetto al 2015.
Diminuiscono pure le donne in età riproduttiva.
Poi ci sono i Neet e quelli che non lo sono, con lavori precari e redditi ancor di più.
Beh e allora?
Dunque, a conti fatti questi nonni saranno ancor di più, avranno tempo per fare le tate. Non paghi, anzi, parsimoniosi hanno risparmiato per far credito ai figli e con la pensione dare la paghetta ai nipoti.
Sussidiano, insomma, per rifocillare il potere d'acquisto per i prodighi familiari che avranno da fare la spesa per fare la crescita.
Già, proprio quella che serve per creare occupazione e reddito, magari pure per aumentare le entrate fiscali che serviranno per compensare gli aumenti del costo della sanità di una società sempre più anziana.
Beh, forse come portatori di una esperienza valgono poco, per il resto moltissimo!
W allora questi nuovissimi valorosi nonni, per l'eternità!




martedì 5 dicembre 2017

SENZA LILLERI 'UN SI LALLERA!

Certo si può dire e ridire di quel 46% d'incremento del reddito, disponibile pro-capite, del 10% più ricco della popolazione mondiale, a fronte del 10% ricevuto dalla metà più povera della popolazione del pianeta.
Beh, per sottrarci a già detto proviamo a cambiare le carte in tavola, senza incomodare lo sdegno.
Ehi mercatisti di razza, dove siete?
Già alcuni in quel di Vienna, altri a Chicago, ficcati in ricetti accademici a far questioni d'altri tempi.
Si d'altri tempi, mentre in questo un monopolio indiscusso si erge, imperitura memoria, a perpetuare la crisi.
Senza farla troppo lunga, la crisi sta tutta ficcata dentro una pessima allocazione della risorse di ricchezza disponibile, che altera la produttività totale dei fattori.
Già, a voi non sembra vero sentire un tal dire per poter dire: "Io l'avevo detto".
Ennò cari, proprio questo dire non vi è dato pensare, se non al passato, ancorchè remoto.
Quel "ve l'avevo", aveva ragione nell'economia della produzione; non dice più in quella dei consumi, dove, fuor di dubbio, la crescita vien fatta dalla spesa, non dalla produzione e qui vien fuori l'arcano.
Si l'arcano. Essipperchè, fatta la ricchezza con questa spesa, viene prima incassata poi traferita dall'impresa agli agenti produttivi* attraverso il reddito da capitale e da lavoro.
Questo monopolio del trasferimento fa arrivare a chi troppo, a chi troppo poco alterando il contributo degli stessi agenti proprio alla spesa che si dovrà tornare a fare riducendo, toh, proprio quella produttività totale dei fattori.
Se libertà economica ha da essere da questo monopolio, sia: in fretta però!
Ehi, efficentisti del mercato, ci siete ancora?
Ehi.......Porc...!

*Perchè chi ha, con questa spesa, generato ricchezza non dovrebbe ricevere il ristoro economico pari alla spesa da dover fare? Senza lilleri 'un si lallera!



martedì 21 novembre 2017

PEZZENTI O DUMPING?

La crescita economica si fa con la spesa. Spesa che, più o meno, si voglia o possa fare.
Ta tatà, occorre insomma esser prodighi per mantenere la prosperità; prosperi per esser prodighi!
A Roma dicono "Mai detto 'n prospero!"
A Venezia, «Pezzenti. Uno mangia e beve, poi dice che non sapeva la lingua. Ma se vieni in Italia devi imparare l'italiano; anche un po' di veneziano non farebbe male».
Già, così commenta il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro la vicenda dei tre turisti asiatici che pochi giorni fa hanno pagato 560 euro per un pranzo di pesce in una trattoria vicino a San Marco.
Quei tre, musi gialli, incazzati neri, avevano poi scritto una lettera proprio a Brugnaro per lamentarsi del trattamento subito dal ristoratore. Dalla laguna il focoso ribatte: «Hanno mangiato aragosta e non hanno lasciato niente nel piatto. Ho chiesto al cameriere se gli avessero lasciato la mancia, neanche quella; è giusto che abbiano pagato. Anzi ,vorrei fare un plauso al ristoratore che ha emesso lo scontrino, dimostra ancora una volta che a Venezia c'è la legalità. Se venite a Venezia dovete sapere che siete a Venezia, dovete spendere qualcosina. Anzi, lasciate la mancia alle persone che lavorano per voi. Siete i benvenuti, ma dovete spendere».
Dunque, al di là dell'elegante eloquio che sostiene il limpido pensiero del Sindaco, la spesa o, meglio, la prosperità che tocca avere nel farla per poter continuare ad esser prosperi per everla fatta.
Già se a tavola, in un sol colpo, il trattore ti svuota il portafoglio e poi solerte paga l'iva, la tua; ti restano a mala pena gli spicci della mancata mancia, non più la properità nè l'esser prodigo.
Toh, a voler esser maligni, come quel + 2% di inflazione che altera i prezzi, perseguito dalle banche centrali.
Dunque, hic et nunc, per le regole che govenano l'economia dei consumi si potrebbero configurare i termini dell'illecito economico; per quelle invece della vecchia economia della produzione, gli effetti degli improperi del Sindaco sono al più folclore.
Essì, per questi vecchi apologeti, invece, il dumping* che rifocillando il potere d'acquisto rende prodighi e prosperi va fustigato.
Ehi Gente,“c'è del marcio in Danimarca” o, forse, solo l'azione di quell'anchilosato paradigma** che invade ancora il pensiero dei più?

*Che piaccia o meno, l'esportazione di merci a prezzi molto bassi che rifocillano il potere d'acquisto allo scopo d'imporsi sui mercati esteri.

** Quello che attribuisce ai produttori la generazione della ricchezza cosicchè, all'aumentare dei prezzi, se ne genera di più: gulp!

Mauro Artibani



martedì 14 novembre 2017

FED, SI CAMBIA PERCHE' NULLA CAMBI

Trump, dopo aver pensato e ripensato; sondato e risondato, ha deciso: Jerome Powell alla guida della Fed a partire da febbraio 2018.
L’unico non economista dei candidati in lizza, insomma, prenderà il posto di Janet Yellen.
Powell ha lavorato come partner di Carlyle dal 1997 al 2005, dopo una breve parentesi al dipartimento al Tesoro durante la presidenza di George H.W. Bush. Con lui viene garantita la continuità nella Fed. Nei cinque anni nel board della banca centrale Usa, non ha mai fatto il dissindente quando si è trattato di prendere decisioni di politica monetaria. Favorevole a un lento rialzo dei tassi e a una graduale riduzione del bilancio della Fed, iniziato nell'ottobre 2017, ha spesso criticato chi nel Gop vorrebbe un maggiore controllo sulla Fed. Powell, et voilà, la versione repubblicana di Yellen.
Ci risiamo, lo stesso modo per sommergere di liquido monetario tutti.
Liquido con il quale quelli della main street non s'abbeverano e l'inflazione dei prezzi quindi ristagna; lo stesso liquido con il quale quelli di wall street si dissetano e i prezzi degli asset finanziari s'inerpicano.
Lo stesso modo, insomma, di alterare il meccanismo di formazione dei prezzi e chi ci rimette, ci rimette!
Ci rimette il potere d'acquisto, indi la spesa, per cui la crescita, poscia: tutti!
Powell nega, anzi ribatte: "l'economia ha fatto progressi notevoli" negli ultimi anni superando la crisi molto bene. "In base a vari criteri siamo vicini alla piena occupazione e l'inflazione si è avvicinata al nostro target" di una crescita annuale del 2%, che però non viene raggiunta da cinque anni.
Si vabbè, ma questa artefatta crescita risulta proprio da quest'uso smodato delle politiche monetarie che funzionano con il debito.
Si, insomma, una ricchezza generata con il debito.
Già, lo stesso copione del 2007: bella no?
Mauro Artibani


martedì 7 novembre 2017

NIENTE PAURA, CI PENSA AMAZON!

Un improvviso incidente vi costringe al pronto soccorso? Occupati dal bisogno al bagno? Siete a letto a dormire o ci siete a fare altro? Siete fuori per lavoro? Siete a zonzo in giro? Siete in vacanza?Siete in cuffia a sentir musica?
Non siete in casa, insomma, o se lo siete non potete aprire se vi bussano alla porta?
Niente paura ci pensa Amazon.
Si, Amazon con Key: un nuovo servizio dell’azienda di Jeff Bezos che permetterà ai corrieri di aprire, all'uopo, la porta d’ingresso della vostra abitazione e riporre il pacco da voi acquistato, in sicurezza, dentro casa. Il sistema si basa su una Cloud Cam di Amazon, un sistema di chiusura intelligente delle porte, e un protocollo wireless chiamato Zigbee, già utilizzato da molti dispositivi per la casa intelligente. È compatibile con serrature Yale e Kwikset.
Quando un corriere arriva con un pacco Amazon per la consegna all’interno della casa, esegue la scansione del codice a barre, inviando una richiesta alla videocamera in cloud di Amazon. Se tutto è regolare il cloud concede l’autorizzazione ad entrare, inviando un messaggio alla fotocamera che inizia la registrazione. Il corriere sblocca quindi la porta attraverso un’app ed entra. Posa il pacco, esce, chiude la porta e registra l’avvenuta consegna. Il cliente riceve una notifica che il pacco risulta consegnato, oltre a un breve video che mostra il corriere entrare in casa, per confermare la regolarità dell’operazione.
Per 249,99 dollari Amazon ti fornisce una serratura intelligente e la videocamera collegata, compresa l’installazione.
A cosa serve tutto questo?
Oh bella, a far crescere più in fretta l'economia!
Eggià, in questo modo quelli di Bezos ti entrano in casa, se al bussare tu non apri, affinchè non abbia a rallentarsi quel virtuoso circuito che dalla spesa parte, passa per il disporre in fretta dell'acquistato, poi per la consumazione che fa nuovamente produrre; tutto per fare la crescita più lesta possibile e senza intoppi.
Grazie Jeff!
Bene, per non correre il rischio che, oltre al non aprire la porta manchino pure i denari a chi deve fare la spesa e tenere attivo quel munifico circuito, occorre che le altre aziende organizzino business che rifocillano il potere d'acquisto se e quando si acquistano le loro merci.
Troppa grazia dite?
Ennò, misericordia a fine di lucro: Bezos e i suoi, nel fare quel che fanno, ricavano 43,7 miliardi di dollari, contro 32,7 miliardi di dollari dello stesso trimestre del 2016, con una crescita del 34%.
Altri misericordiosi: Ikea, le free press, gli Outlet, Groupon, Airbnb, Uber, non sono da meno!

Mauro Artibani



lunedì 30 ottobre 2017

DAL LAVORO ESPLICITO A QUELLO IMPLICITO

L'economia globale soffre dell'indebolimento della classe media, costretta ad indebitarsi per consumare, e della distribuzione del reddito verso il capitale. Lo dice il direttore esecutivo del Fmi, Carlo Cottarelli, in un'intervista a La Repubblica.
Poi aggiunge: "Un aumento di salari e stipendi della classe media porterebbe a una distribuzione del reddito meno squilibrata e ridurrebbe la necessità di indebitamento della classe media. Ma globalizzazione e sviluppo tecnologico tendono a spostare la distribuzione del reddito verso il capitale. Non sarà facilissimo correggere queste tendenze".
Vero, tutt'altro che facile, si dovrà fare però!
Vediamo di mettere in riga i fatti:
  • In Italia ci sono un robot industriale ogni 62 dipendenti manifatturieri con un "rischio" di automazione per 3,2 milioni di persone occupate. Lo vedete lo sviluppo tecnologico che fa guadagnare di più a quelli del capitale?
  • La globalizzazione fa aumentare la gente in cerca di occupazione, riduce il salario; aumentano gli utili d'impresa.
  • Dulcis in fundo, la fiducia dei consumatori nell’Eurozona si attesta in ottobre a -1.0. Sic, una sfiducia insomma che svela come chi lavora per produrre abbia fatto troppo, quindi male.
Orbene, a fronte di tali andazzi:
  • Si può con ragione stimare "Un aumento di salari e stipendi della classe media porterebbe a......."?
  • Il lavoro, insomma, inevitabilmente condannato allo smilzo reddito e per il capitale averne più di quanto ne meriti*?
  • La classe media diventare infima e gli infimi sparire?
Ennò non si può!
Già, a quelli dell'Fmi, tocca ricordare come la crescita economica si faccia con la spesa.
Indiprcuiposcia se il lavoro esplicito non ce la fa, toccherà fornire di reddito quello implicito.
Si, quel lavoro di consumazione che, quando viene agito, fa i 2/3 della ricchezza e quando sfiduciato, vista la fiducia dei consumatori ai minimi da sedici anni, diventa scarso acquistando ancor più valore.
Valore che, messo a reddito, potrà rifocillare il potere d'acquisto di quella classe media.
Si può addirittura strafare facendo tornare al lavoro implicito pure gli incapienti. Già, proprio quelli che hanno la maggior propensione alla spesa: i più produttivi.
Chi paga?
Pantalone no, anzi da questa paga guadagna nuovo prelievo fiscale.
Chi dispone di più capitale di quanto ne impieghi, rischiando di vederlo evaporare nella sfiduciata spesa, si!
* Già merito, in conflitto d'interesse se l'impresa, che trasferisce ai fattori produttivi la ricchezza generata dalla spesa, trattiene più risorse di reddito di quanto ne impieghi per fare la spesa in conto capitale.

Mauro Artibani



martedì 24 ottobre 2017

TAYLOR ALLA FED? SE FOSSE, ARDEREBBE 'L MONDO!

Ho visto gli economisti austriaci danzare con quelli di Chicago, i keynesiani recalcitrare e i monetaristi annaspare. Tutti gli altri non sanno cosa dire.
Eggià, il "si dice" c'è. Sono state pubblicate indiscrezioni stampa secondo cui Donald Trump sembri preferire l’economista di Stanford John Taylor, ex sottosegretario al Tesoro degli Stati Uniti sotto George Bush padre, per il posto di presidente della Federal Reserve.
Taylor, 70 anni, è noto per la regola di politica monetaria da lui formulata: la Regola di Taylor. Si tratta di un’esamina per determinare il livello più corretto possibile dei tassi di interesse. Nello specifico la regola, enunciata dal professore di Stanford, sta in una formula matematica che mette a confronto il costo del denaro nominale di breve periodo imposto dalla banca centrale e quello dell’economia reale.
L’obiettivo sta nel far si che il tasso di interesse, determinato dalle autorità monetarie, risulti pari al tasso di interesse reale di equilibrio. Quel tasso reale a cui corrisponde un livello di domanda aggregata pari all’offerta aggregata, in un contesto di piena occupazione,  per poter realizzare il Pil potenziale ed azzarare l'out put gap.
Dunque, senza farla troppo lunga, se toccasse rivedere quelle politiche monetarie, che fin qui hanno alterato il meccanismo di formazione dei prezzi, va bene. Benissimo!
Con questi modi Taylor troverà pure il modo di centrare il tasso di equilibrio?
Beh, che questo delicato equilibrio domanda/offerta aggregata si debba trovare, okkei.
Se si spera che questo lo si possa ottenere con la piena occupazione nel tempo dell'automazione, del 4 punto 0, del part time, della condizione precaria si va knock out.
Essì nell'economia dei consumi, dove quel cacchio di Pil si fa con la spesa, il punto d'equilibrio non si trova con l'occupazione; nel reddito invece, quello dalla spesa generato e speso per acquistare quanto prodotto e far nuovamente produrre, si.
Sta proprio qua la possibilità di azzerare l'out put gap.
Ehi Trump, attento agli abbagli.

Mauro Artibani


martedì 17 ottobre 2017

EHI DELL'FMI, FUORI PIOVE!

Ehi Gente, vedo nuvole, se uscite portate l'ombrello: Le politiche economiche di breve termine, che portano a un aumento dell'indebitamento delle famiglie, possono inizialmente provocare "un'accelerata superiore alla media" della crescita e dell'occupazione poi possono provocare "un periodo di instabilità e crescita contenuta del Pil e dell'occupazione".
Non ho detto che piova; potrebbe quando si legge nei capitoli analitici del rapporto sulla stabilità finanziaria globale dell'Fmi: "ampi incrementi del debito delle famiglie sono associati con crescenti probablilità di crisi finanziarie e recessioni"; tanto più che l'effetto positivo di un incremento del debito delle famiglie "si inverte in tre-cinque anni" ed è associato con una "maggiore probabilità di crisi bancarie. E la cosa peggiora all'aumentare del debito stesso, motivo per cui le economie avanzate corrono più rischi.
Avete capito? Questi tizi stanno scoprendo l'acqua calda quando ormai è diventata gassosa.
Non paghi per cotanta solerzia, quelli del Fondo stimano come il debito delle famiglie sia associato a risultati macroeconomici negativi a partire da livelli "relativamente bassi, a circa il 30% del Pil". Bella no?
Figuriamoci quando nelle economie avanzate il rapporto medio tra debito e Pil risulta aumentato dal 52% al 63% dal 2008 al 2016, mentre in quelle emergenti passa, nello stesso periodo, dal 15% al 21%: gulp!
Pregni di cotanta consapevolezza, a lor dire per mitigare i rischi, auspicano un giusto mix di istituzioni, regolamentazioni e politiche economiche: "una supervisione e una regolamentazione finanziaria migliori, poi una dipendenza inferiore a finanziamenti esterni e, ancora, tassi di cambio flessibili. Dulcis in fundo ma in fundo in fundo, "minori ineguaglianze di reddito potrebbero attenuare l'impatto di un debito familiare crescente sui rischi della crescita".
Eggià, se l'acqua calda diventa gassosa prima i poi piove, governo ladro!

Mauro Artibani



martedì 10 ottobre 2017

PURE I NOBEL CONTINUANO A RECITARE IL GIA' DETTO

Ci risiamo è la solita storia, in un'intervista rilasciata alla Stampa, il Nobel dell'economia Vernon Smith risponde così a due domande che sbirciano nella crisi.
1: «I tagli alle tasse che vuole fare Trump sono giusti?»
«Sì. Non c'è ragione per tassare i redditi delle imprese; tutti i soldi che incassano vengono restituiti, sotto forma di stipendi, bonus, dividendi. Non bisogna tassarli a livello corporate, ma quando diventano redditi personali. Altrimenti si incentiva la pratica di lasciarli all'estero, nei Paesi con tasse basse».
2: «L'insoddisfazione che ha aiutato Trump a vincere è giustificata?».
«Sì. Trump è riuscito a parlare alla gente emarginata dal sistema. Dalla Seconda Guerra Mondiale in poi non avevamo mai avuto un periodo così lungo di bassa crescita e occupazione. Molti si sentivano ignorati, ed era vero".
Risposte esemplari da parte di chi, ortodosso dell'economia, continua a recitare il già detto.
Si, recita quelle regole, scritte a caratteri indelebili, che danno alle imprese il monopolio nell'allocazione della ricchezza generata.
Già, ma generata da chi? Non da queste; fanno beni e servizi che, se invenduti, diventano cattivi e non serviti!
Essì, magari invenduti proprio perchè quel meccanismo, che trasferisce la ricchezza generata, mal funziona non facendo arrivare nelle tasche di Cesare; proprio quel Cesare che con la spesa ha generato e di cui ha bisogno per rifare nuova ricchezza.
Essì, magari proprio ai quei cesari emarginati che, proprio dall'emarginazione, ricevono la stimmate di avere la maggiore propensione a quella spesa che acquista proprio quel che le imprese producono.
Sic.... et sempliciter, vogliamo rivedere il funzionamento di questo meccanismo di trasferimento un po scemo?
Eh Smith? Lei un Nobel, io no; lei può, dica a Trump come l'intera faccenda non sia solo un questione di tasse!

Mauro Artibani



mercoledì 4 ottobre 2017

LA FAMIGLIA ARCOBALENO, PAURA EH?

«Benvenuto: chiunque tu sia, questa è casa tua».
La scritta ti accoglie in una gigantesca radura, dopo quattro ore di ascesa a piedi sulle montagne di Tramonti di Sopra. Per i tremila partecipanti al raduno europeo della «Famiglia Arcobaleno», anche l' impervia salita fa parte del cammino di purificazione spirituale che riporta a contatto pieno con la natura e l' ambiente.
Arrivano da ogni angolo del Vecchio Continente, ma ci sono anche un indonesiano e un australiano. Gli italiani sono circa un terzo, ma è impossibile fare una stima esatta: non c' è alcun censimento ufficiale; nel cerchio attorno al grande fuoco può entrare chiunque. Basta rispettare tre semplici regole: non si usano alcol e droghe, si lasciano fuori convinzioni politiche e religiose, si condivide tutto.
Non circola denaro, salvo due volte al giorno quando i bambini passano con il cappello per raccogliere le offerte, buone per acquistare gli alimenti per pasti rigorosamente vegani. Capita che qualcuno non abbia risorse da inserire nel cilindro, ma vanno bene anche un semplice abbraccio o un bacio.
Beh, loro saranno pure tutti felici e contenti, i policy maker meno, anzi perniente.
Essipperchè questa gente ha voluto orgogliosamente mancare al loro compito d'istituto, quello del dover fare la spesa per fare la crescita economica e vivaddio generare i 2/3 della ricchezza.
Si dirà: me questi sono i soliti quattro gatti... non ce la faranno a grippare la macchina produttiva!
Già, ma, non mancano mica solo loro, mancano pure quelli del portafoglio floscio. Giust'appunto, i working poors. La disoccupazione giovanile, quella dei prodighi nel fare le spesa, dice Draghi, sta “ancora 4 punti percentuali sopra” rispetto a quello registrato “all’inizio della crisi finanziaria nel 2007”.
Altro che arcobaleno, un cielo plumbeo annuvola il domani.
Dannazione, per quanto ancora si potrà pensare di sfidare quella ragione economica che per generare la crescita ha reso indifferibile l'esercizio del consumo mentre differisce il denaro, erogato dalle imprese, a chi lavora per produrre proprio quelle merci da dover acquistare?

Mauro Artibani



martedì 26 settembre 2017

TRENITALIA E I FURBETTI DEL TRENINO

Le regioni italiane raccontate attraverso il viaggio in treno prendendo spunto dai temi dell’economia della creatività. Questo l’obiettivo de “Il viaggio sta cambiando”, il contest di idee per filmmakers, dai 18 ai 35 anni, lanciato da Trenitalia  in collaborazione con Fuoricinema, festival cinematografico di Milano.  
Il progetto prevede la scrittura di una sceneggiatura per la produzione di un cortometraggio, durata massima cinque minuti, nel quale i filmmakers racconteranno luoghi, persone, mestieri, attività economiche e prodotti enogastronomici del Belpaese, prendendo spunto da un viaggio su un treno regionale di Trenitalia.  
Protagonisti di questa particolare esperienza di viaggio saranno il treno e la musica. Il treno dovrà essere l’elemento fondamentale della narrazione. La colonna sonora, invece, dovrà essere ispirata alle flotte dei treni regionali di Trenitalia: Swing, Pop, Rock e Jazz. Linguaggio, ritmo e taglio visivo dovranno essere pensati, soprattutto per la diffusione sul web.  
In palio un abbonamento regionale annuale per i treni di Trenitalia, valido nella regione indicata dal vincitore, e due bonus, 200 euro, per viaggiare sulle Frecce oppure sui treni a lunga percorrenza. Inoltre, i video prodotti sulla base delle sceneggiature premiate saranno proiettati nei roadshow, in programma da ottobre nelle principali città italiane, per presentare i mockup scala 1:1 dei nuovi convogli regionali di Trenitalia: Pop e Rock.
Partecipano in molti, Marilena Iasevoli vince. Viene premiata da Trenitalia con l'abbonamento di un anno per i treni regionali; il secondo e il terzo classificato, Giada Martini e Luigi Ceccarelli, ricevono un bonus da 200 euro ciascuno per viaggiare sulle Frecce e sui treni a lunga percorrenza.

Dunque, tutto bene madama la marchesa.
Tutto bene?
Diamo un'occhiata, approposito di sceneggiature, sceneggiamo i fatti:
Trenitalia con questa iniziativa aumenta la produttività d'esercizio migliorando la reputazione, il valore assoluto del web; lo fa a costo zero cedendo un posto non occupato in carrozza.
Il Film maker, operatore cinetelevisivo, un professionista esperto di regia, sceneggiatura, ripresa e montaggio video. Realizza videoclip, cortometraggi e elementi multimediali, diffusi attraverso canali Tv e web. Un soggetto, quindi, adeguatamente dotato di capitale umano che, per sceneggiare cinque minuti inpiega giornate di lavoro produttivo; se non vincitore ha lavorato "a gratis" altrimenti intasca buoni viaggio; buoni per andar a cercar lavoro.
I 18/35enni, quelli che hanno la miglior reputazione nel fare la spesa, come lor non l'ha nessuno, hanno in tasca a malapena un improduttivo biglietto di viaggio.
Vuoi vedere che con questa iniziativa, il Gruppo FS Italiane, intende confermare il proprio impegno nel sostenere concretamente i giovani e le loro idee creative?
Già, un innno alla produttività di sistema!
Si, insomma, "Il viaggio sta cambiando"; la cultura d'impresa ancora una volta ha perso il treno.

Mauro Artibani



martedì 19 settembre 2017

GULP, PARIGI MULTA QUEI CONSUMATORI CHE GUADAGNANO

Le multe inflitte ai proprietari che affittano i loro appartamenti di Parigi su Airbnb, violando le regole, sono aumentate di dieci volte nel primo semestre 2017 grazie a controlli più rigorosi. In particolare, fanno sapere le autorità parigine, trentuno proprietari di 128 unità immobiliari sono stati sanzionati con un totale di 615.000 euro di ammenda per aver affittato oltre il limite previsto dalla legge, secondo la quale non si può affittare per più di 120 giorni all'anno.
"Questi numeri non riflettono un'esplosione nel numero di offerte di appartamenti in affitto ma l'efficacia dei controlli effettuati" da un team di 25 agenti dispiegati in città, ha dichiarato alla Afp l'alto funzionario Ian Brossat, che si è detto inoltre "contento di vedere che i tribunali hanno ora una mano più pesante di prima".

Parigi è uno dei principali mercati di Airbnb, con circa 65.000 appartamenti presenti sulla piattaforma online. Altri 35.000 sono disponibili su altre piattaforme simili.
Il governo cittadino ha deciso di imporre limiti per gli affitti brevi di appartamenti e stanze in quanto competono in maniera sleale con gli alberghi, incoraggiando la speculazione immobiliare e riducendo le abitazioni disponibili sul mercato per i residenti.
La pratica di affittare appartamenti su Airbnb e siti web simili, è diventata così pervasiva che in alcuni quartieri parigini sono quasi scomparsi i residenti ufficiali.

"Non si può trasformare il proprio alloggio in un bancomat e se stessi in uno speculatore", ha detto Brossat alla radio France Inter.
Sulla vicenda Airbnb ha dichiarato che le multe "sono tutt'altro che rappresentative della comunità degli host parigini di Airbnb, che in media affittano le proprie sistemazioni 33 volte l'anno".
Sul proprio sito web la compagnia avvisa i proprietari che devono rispettare le leggi locali e ha dichiarato di aver proposto lo scorso anno una soluzione alla Municipalità che avrebbe automaticamente limitato gli affitti a 120 notti all'anno. "Ciò avrebbe semplificato i controlli senza stigmatizzare la grande maggioranza degli host che rispettano le regole", si legge in una nota dellla società.
La Francia vuole anche affrontare la normativa fiscale che consente ad Airbnb e ad altre piattaforme digitali, di evitare di pagare le tasse in Francia sui profitti che fa in Francia. Infatti, dal momento che le prenotazioni e i pagamenti relativi agli affitti francesi sono gestiti attraverso la sede europea del gruppo in Irlanda, Airbnb non paga gran parte delle imposte alla tesoreria francese.
Lunedì scorso il quotidiano Le Parisien ha scritto che Airbnb ha pagato meno di 100.000 euro nel 2016 in Francia, a dispetto degli oltre di 10 milioni di francesi che hanno utilizzato la piattaforma.
Il ministro dell'Economia Bruno Le Maire ha dichiarato che la Francia chiederà un summit alla Ue per affrontare la questione della "web tax".
Le Maire ha detto che Parigi e Berlino appronteranno un piano comune per risolvere la situazione entro la metà di settembre, che riguarderà anche altre piattaforme online come Google, Amazon e Facebook.
"Airbnb ha il diritto di operare in Francia ma noi abbiamo il diritto di chiedere ad Airbnb e a tutte le altre piattaforme digitali un equo contributo alla tesoreria francese", ha detto Le Maire.
Giusto?
Giusto ma..... se alla tesoreria serve di rimpinguare la cassa per fare spesa pubblica, si quella parte di spesa aggregata con cui partecipare alla crescita economica, occorre fare cassa pure su quelli che hanno il portafoglio smilzo per poter partecipare allo stessa spesa aggregata e fare quella stessa crescita economica.
Toh, quegli "speculatori" ne fanno di più però, il 60% contro il misero 18 di quella pubblica.
Ministro, davvero ritiene che multare e porre limiti al guadagno - di quelli che trasformano il possesso di un bene di consumo durevole, magari sott'utilizzato, in uno di investimento - per rifocillare quel potere d'acquisto e fare la crescita, sia il modo migliore di fare quel che le spetta per ruolo d'ufficio?
Non avrebbe invece il suo Brossart, riposta in un cassetto, un'onorificenza da dar loro, che so la Legion d'onore?
Prosit.

Mauro Artibani




martedì 12 settembre 2017

IFLAZIONE SOTTO MENTITE SPOGLIE

Nel ribadire che la politica monetaria della Banca centrale europea deve restare accomodante "per un po'", il Fondo monetario internazionale ha avvertito: il target dell'inflazione dell'Eurotower probabilmente non verrà raggiunto fino al 2020-21 ma questo non significa che il programma di acquisto di bond dovrà durare fino ad allora perché "la politica monetaria non richiede solo un ingrediente per essere accomodante" e può essere tale anche dopo la fine del QE.
Lo ha detto Mahmood Pradhan, vicedirettore del dipartimento europeo del Fondo, nel giorno in cui l'istituto di Washington ha pubblicato l'analisi annuale dell'economia dell'Eurozona.  
Dunque, nel target dell'inflazione sta il problema.
Ancor più problematica la questione quando si fa ricorso a trucchi.
Già, trucchi. Si chiama shrinkflation il fenomeno per cui si riducono le dimensioni di prodotti di largo consumo mantenendo lo stesso prezzo. Un fenomeno che colpisce inevitabilmente, e ancora una volta, quelli che fanno la spesa.
Sono oltre 2500 i prodotti che negli ultimi cinque anni sono stati ridotti per dimensione o peso  ma venduti allo stesso prezzo. Il fenomeno risulta accentuato nel Regno Unito. Dai sacchetti di tè alle barrette di cioccolato fino ai cereali e alla carta igienica che vengono venduti con peso o dimensioni ridotte ma con lo stesso prezzo. Bella no?
Secondo l’Ufficio statistico nazionale inglese il fenomeno non è da imputare alla Brexit .
Il boom non è nemmeno da attribuirsi al costo delle materie prime visto che a ben vedere, facendo sempre l’esempio dei prodotti alimentari sotto accusa, il prezzo europeo d’importazione dello zucchero è calato dalla metà del 2014, raggiungendo un record a marzo 2017. Così come il prezzo del cacao sceso notevolmente nell’ultimo anno.
La riduzione delle dimensioni dei prodotti venduti - mantenendo lo stesso prezzo - è solo il modo per nascondere, ai gendarmi della politica monetaria, l'aumento di quel prezzo a danno di chi fa la spesa, visto che nessuno difficilmente potrà notare come il numero di fogli di carta igienica sia diminuito, a meno che li si conti mentre la si usa.
Eppoi non c'è solo Gb. Tutto il mondo è paese, in Italia, alcune compagnie telefoniche e Sky* tentano di fare pressappoco lo stesso giochino.
Sotterfugi, insomma, che riducono il potere d'acquisto reale, proprio quello che le politiche monetarie vorrebbero continuare a potenziare con il debito.
Cos'è il potere d'acquisto?
Oh bella, è quella cosa attraverso la quale viene smaltito quanto le imprese hanno prodotto, che non fa accumulare le scorte in magazzino, che fa investire per nuovamente produrre, che crea occupazione, lavoro e - mi voglio rovinare - pure quella ricchezza generata dalla crescita e fatta con la spesa.
No, quel potere non è un verbuccio di fila; un sostantivo invece che da' sostanza alla crescita!
Può aver senso e ragione tentare di ridurne la forza facendo operazioni di meschino cabotaggio?
Se si riduce il numero di fogli di carta igienica nel rotolo ne debbo acquistare di più; per salvaguardare il potere d'acquisto, magari, dovrò acquistare meno cibo.
Beh così avrò meno cacca da pulire e pareggio il conto!
Sissignori, quel potere ha la sostanza di un sostantivo!

* Stangata in arrivo per gli abbonati Sky. L’emittente satellitare, infatti, ha annunciato che da ottobre cambierà il sistema di fatturazione, che da mensile passerà a 28 giorni, come in passato già fatto da diverse compagnie telefoniche. Una scelta che, di fatto, obbligherà gli abbonati a pagare una rata in più con un aumento del costo del servizio dell’8,6%.

Mauro Artibani




martedì 5 settembre 2017

DRAGHI E I NODI AL PETTINE DEI VECCHI PARADIGMI

Il presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, evita per ora qualsiasi indicazione su come e in che tempi il suo istituto possa ridurre e concludere la politica di stimolo monetario in corso. Intervenendo, il 23 agosto, a Lindau, in Germania, alla riunione dei primi Nobel, il banchiere centrale, in un discorso tutto dedicato all'interdipendenza tra la ricerca economica e le politiche concrete, si è limitato a segnalare, in una chiave storica, la portata delle sfide per la politica monetaria.
"Quando il mondo cambia come ha fatto dieci anni fa le politiche, specialmente la politica monetaria, devono essere adattate. Tale adattamento, mai facile, richiede valutazioni oneste senza pregiudizi sulla nuova realtà con sguardo libero, non gravato dalla difesa di paradigmi precedentemente osservati e che hanno perso ogni potere esplicativo. Dobbiamo essere consapevoli dei vuoti che permangono nella nostra conoscenza".
Porc... l'avevo già detto, il 24/3/14. Anzi, proprio quei paradigmi, li avevo già sostituiti.
Essì, già in quell'epoca cerano già notizie gustose che lo facevano presagire: “Cento trilioni di dollari sono tanti, troppi soldi e in soli 7 anni sono lievitati come il pane: dal 2007 ad oggi, il debito è aumentato del 40%, passando da 70 a 100 trilioni.”
E, come per le ciliegie, una notizia tira l’altra:
Secondo la Bri, il "lievito madre" di questo debito sono stati i Governi mondiali e le loro politiche economiche, intenti a salvare il sistema finanziario dal default. Basta guardare la situazione degli Stati Uniti d'America, Paese da cui la crisi ha avuto origine: qui il debito è passato dai 4.500 miliardi di dollari agli attuali 12 mila miliardi.
Poi un’altra ancora:
“Dal 2007 la base monetaria degli Stati Uniti è salita da $800 miliardi a $3.7 bilioni. Quantitative easing come se piovesse”
Fiuuuuuuu, questa maledetta crisi!
Ennò, cocchi, questi non sono gli effetti, queste sono le cause della crisi!
Già, le cause, quelle della strutturale sovraccapacità produttiva che ha imposto dazi al mondo. Cos’altro sono le tecniche di reflazione, messe in campo per dar sostegno alla domanda; che spandono moneta da dare a credito che diventa debito?
Dazi appunto, da pagare per ripristinare il valore di merci altrimenti svalutate.
Tal credito rifocilla portafogli smilzi che acquistano quel che possono: si smaltisce l’eccesso, non scendono i prezzi. Due piccioni con una fava: quella del debito.
Quel debito passato di mano in mano; quando si fa inattingibile diventa debito sovrano. Così si è giunti a bomba.
Ricominciamo daccapo, dall’alterazione del meccanismo di formazione dei prezzi.
In un mercato efficiente, quando la domanda si mostra in eccesso perché i redditi erogati sono insufficienti ad acquistare quanto prodotto, i prezzi scendono, si ripristina l’equilibrio.
In un mercato inefficiente, invece, grida disumane accompagnano il fatto: deflazione, deflazione!
Giammai, gridano i più. Armati di un vecchio paradigma* che accredita i produttori generatori di ricchezza, rivendicano il credito, armando una canizza che confonde valore e prezzo.
Eggià, quando il liquido monetario comincia a scorrere il gioco è fatto: quel valore incontrando un potere d’acquisto dopato, fa un prezzo fasullo; viene così generata ricchezza, altrettanto fasulla.
Venuti al pettine i nodi; indebitati oltre misura gli indebitabili, quella ricchezza, già fasulla, immiserisce.
E quando si arriva alla fine della fiera in un mercato così fatto; liberato dagli anabolizzanti deflattivi, si scorge l’altro, l’inaudito. Un nuovo valore, per un nuovo paradigma, anzi due,** quello delle risorse messe in campo per fare la crescita, impiegate da chi fa la spesa e l'altro, afferma si debba remunerare chi con la spesa remunera tutti.
Ristorato quel valore della spesa, che smaltisce sovraccapacità, viene rivalutato pure quello della produzione.
Toh, pure così due piccioni con una fava ma senza debito!
Ok, il prezzo, quello giusto conviene a tutti, pure per rimettere quel debito già fatto.
Governatore, i paradigmi che dicevo sono quì sotto, ne approfitti.
Buon pro le faccia!

*Il vecchio paradigma recita: Le imprese producono beni, valore che genera ricchezza; creano occupazione, con il lavoro forniscono reddito; danno ristoro ai bisogni.

**Il nuovo paradigma recita: L’acquisto trasforma il valore in ricchezza, la consumazione del prodotto genera input per nuova produzione, viene così fornita continuità al ciclo, sostanza alla crescita. L'altro: "La crescita si fa con la spesa. Così viene generato reddito, quel reddito che serve a fare nuova spesa. Tocca allocare quelle risorse di reddito per remunerare chi, con la spesa, remunera tutti."

Mauro Artibani


martedì 1 agosto 2017

CHE GENTE; MAMMA MIA CHE GENTE

Nel rapporto annuale sull'Occupazione e gli Sviluppi sociali in Europa, pubblicato a Bruxelles dalla Commissione, Ue l'Italia continua ad avere la percentuale più alta nell'Ue (19,9%) di giovani nella fascia tra 15 e 24 anni che non cercano lavoro né studiano o sono in formazione (Neet, Not in Employment, Education or Training), un record che detiene orami ininterrottamente dal 2013.
La media dell'Ue a 28 è all'11,5%, e quella dell'Eurozona all'11,7%. Fra gli altri grandi paesi, la Germania è al 6,6%, la Francia all'11,9% e il Regno Unito al 10,9%.

Figli degeneri, che hanno deciso di andare a zonzo, di passar la vita a non fare un piffero.
Il ministro del lavoro Poletti, allarmato dai dati, è intervenuto dicendo che servono “politiche di accompagnamento” per facilitare l’incontro fra la domanda e l’offerta di lavoro.
Accompagnamento?
Già, accompagnati da fratelli e magari dai padri; questa gente quà: L'Italia risulta lo Stato membro con il più basso incremento di attività nel 2016. La popolazione attiva era il 64,9% degli abitanti fra i 15 e i 64 anni, contro una media Ue del 73%, con la Germania al 78%, il Regno Unito al 77,3% e la Francia al 71,7%.
Talis padri, talis filius, talis "cuginus", talis "amicus" insomma quel 35,1% che passa il tempo a pettinar la bambole.
E i nonni?
Toh, i nonni, quelli che fanno imbestialire il presidente dell'Imps per le pensioni pagate all'estero dall'Istituto: "Su 160 Paesi sono state 373mila, per un valore poco superiore a 1 miliardo di euro".
Per l'imbestialito si tratta, in sostanza, di una "anomalia": "Le prestazioni assistenziali" pagate all'estero "vanno a ridurre gli oneri di spesa sociale di altri Paesi, è quindi come se il nostro Paese operasse un trasferimento verso altri" senza "avere un ritorno in consumi". Le somme, infatti, sono erogate "dall'Italia invece che dal Paese in cui si risiede e si paga le tasse" e quindi "non c'è un quadro di reciprocità".
Mamma mia che gente, tutta 'sta gente quà: non sono attrezzati, lavorano poco, spendono ancora meno. Selo sono meritato, li addito: tra chi non fa, chi non può a chi fa all'estero, siete responsabili dell'ampliarsi di quell'out-put gap*. Con voi, la produttività totale dei fattori collassa, altro che Pil!

Un momento, forse mi sbaglio, c'è un ultim'ora: La crescita del Pil italiano sarà superiore alle previsioni, perché dopo l'estate emergerà "una forte spinta" dalla domanda interna. Lo ha affermato il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, al termine del comitato esecutivo. "Dopo l'estate gli incrementi del Pil saranno consuntivati superiori rispetto alle previsioni, perché emergerà una forte spinta dai consumi".
"Consuntivati"?
Cavolaccio, quelli dell'Abi sanno cose che noi non sappiamo!

* l'out-put gap misura la differenza tra il prodotto interno lordo effettivo e quello potenziale.

Mauro Artibani


martedì 25 luglio 2017

UN RUBINETTO BEN CHIUSO NON SGOCCIOLA

Facciamo i conti in tasca alla gente.
L'Italia conta 307mila famiglie milionarie, pari all'1,2% del totale, che possiedono il 20,9% della ricchezza finanziaria nazionale (azioni, obbligazioni, depositi e strumenti di liquidità).
Nel 2021 saranno 433mila, l'1,6% del totale e con uno stock pari al 23,9 per cento.
Già, eppur il solito refrain continua a dire: non si redistribuisce!
Si redistribuisce invece, eccome, se aumenteranno da 307mila a 433 mila le famiglie di gente ricca.
Mica solo da noi. A livello globale il numero di famiglie milionarie è cresciuto in un anno del 7%, arrivando a quota circa 18 milioni. Si tratta dell'1% delle famiglie che detiene il 45% della ricchezza.
Sono questi alcuni dei principali risultati della ricerca realizzata da Boston Consulting sulla ricchezza delle famiglie.
Poi stimano che nei prossimi anni si assisterà ad una ulteriore distribuzione della ricchezza finanziaria. Tra le famiglie milionarie il 12% detiene patrimoni superiori al milione di dollari e nel 2021 la percentuale salirà al 16%. La maggiore crescita riguarderà le famiglie con una ricchezza tra 1 e 20 milioni di dollari (incremento del 6,1% medio l'anno) seguita dai super ricchi (patrimoni oltre i 100 milioni) con un tasso di aumento del 4,6% l'anno.
La ricchezza finanziaria privata continua a correre in tutto il mondo: a livello globale la corsa di Wall Street e degli altri principali mercati finanziari ha portato il valore totale di azioni, obbligazioni e depositi bancari alla cifra di 166.500 miliardi di dollari. Rispetto al 2015 si tratta di un incremento del 5,3%, superiore al +4,4% registrato l'anno precedente. Nel 2021 si dovrebbe toccare la quota di 223.100 miliardi di dollari, con una crescita media annua del 6%, derivante in parti uguali dalla creazione di nuova ricchezza e dalla valorizzazione degli asset esistenti.
Lo scrive il report "Global Wealth 2017: Transforming the Client Experience" di The Boston Consulting Group (BCG), giunto alla 17esima edizione.
Le famiglie italiane milionarie in termini di azioni, obbligazioni, depositi sono quindi destinate a crescere ed è un fenomeno che si registra a tutte le latitudini.
Bene, ricapitoliamo: La ricchezza aumenta; aumenteranno i ricchi, l'1% della gente, che ne avrà in tasca il 45%.
I soliti ben informati stimano che, tra l'aumento del numero dei ricchi e la "teoria dello sgocciolamento"*, arriverà qualche spicciolo pure a quelli del 55%.
Dunque se, come mostrano quelli della Federal Reserve Bank of St. Louis, dai primi anni 30 ad oggi il potere d'acquisto subisce una costante riduzione, lo sgocciolamento non v'è stato. Vi sarà?
In attesa di risposte convincenti, mi preme rammentare che: "La ricchezza si fa con la spesa. Così viene generato reddito, quel reddito che serve a fare nuova spesa. Tocca allocare quelle risorse di reddito per remunerare chi, con la spesa, paga tutti".
Altro che un misero sgocciolamento!

* La teoria del trickle-down , o della goccia (in italiano: "effetto sgocciolamento dall'alto verso il basso"), indica, negli Stati Uniti, un'idea di sviluppo economico che si basa sull'assunto secondo il quale i benefici economici dei ceti abbienti favoriscono necessariamente, e ipso facto, l'intera società, comprese la middle class e le fasce di popolazione marginali e disagiate.

Mauro Artibani



martedì 18 luglio 2017

IN UN MONDO DI FAKE NEWS TUTTI FACT CHECKER, PUR IO

Gli italiani, da sempre: «Un popolo di poeti di artisti di eroi / di santi di pensatori di scienziati / di navigatori di trasmigratori».
Fin ieri di Commissari tecnici.
Oggi, in un mondo di fake news, tutti fact checker. Da italico nato, pur io.
La notizia da "facttare" è questa: La riduzione dei lavoratori delle banche andrà avanti e dovrà essere accompagnata da un taglio delle remunerazioni "a tutti i livelli".
Lo ha detto il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, secondo cui "dal 2008 il numero dei dipendenti è sceso del 12%. È un processo destinato a proseguire, anche con il ricorso a ben calibrate misure di accompagnamento all'interruzione anticipata del rapporto di lavoro".
"La riduzione dei costi - ha aggiunto il governatore all'assemblea annuale dell'Abi - dovrà in questa transizione riguardare anche le remunerazioni complessive, a tutti i livelli, e ridurre sul piano organizzativo ridondanze ancora diffuse".
Vero o falso?
Già si è a - 12% con la riduzione del numero di chi lavora in banca. Beh, se non lo sa lui?
Si dovranno ridurre ancor di più? Beh, se lo dice lui?
E la riduzione dei costi, mediante la riduzione delle remunerazioni complessive? Beh, questa non è una previsione, già si fa!
Insomma, tutto vero o falso?
Vero, se il pensiero del Governatore risulta governato dal paradigma che attribuisce all'impresa la generazione della ricchezza mediante il miglioramento della produttività!
Se invece si verifica quel dire, con il paradigma che governa l'economia dei consumi, lì insomma, dove la ricchezza viene generata dalla spesa, tocca fare una nuova valutazione:
Se non lavoro non ho reddito da prestare alla banca, indipercuiposcia la banca mancherà del denaro da poter prestare.
Se ho un basso reddito per fare la spesa e vado in banca per avere quel che mi manca, non avendo il merito di credito per averlo, quel credito rimane inutilizzato.
Altro che miglioramento della produttività, altro che ricchezza!
La prova del 9?
Tutto questo accade dentro le banche; fuori, la mancata spesa, fa ancora peggio: il latte invenduto caglia, la moda passa di moda, le auto nel piazzale del concessionario addirittura arrugginiscono.
Eggià quando, mancando la spesa non si può generare ricchezza, questo è il minimo che possa capitare.
Il massimo sono 10 anni di crisi.

Mauro Artibani



martedì 11 luglio 2017

NON HAI DA SPENDERE? ENTRA IN NEGOZIO E GUADAGNA!

Disoccupati, sottoccupati, perdigiorno, la pacchia è finita!
Più negozi visiti e più tempo vi trascorri più accumuli punti e dunque sconti attraverso buoni acquisto e carte regalo, oltre ad offerte e promozioni.
Beh, non male, dal momento che nell'economia dei consumi questo si viene chiamati a fare dopo aver lavorato, se si lavora.
l meccanismo di CheckBonus, la app per fare acquisti che conta oltre 2mila punti vendita convenzionati in Italia e 10 catene tra le più importanti come Ovs, La Feltrinelli, Toys Center. La startup omonima è stata fondata nel 2013: il principio è quello di incentivare l'ingresso in negozio, e di conseguenza l'acquisto, premiando i consumatori. Beh se non hai da spendere entra lostesso, puoi guadagnare: "Sull'applicazione l'utente vede i negozi convenzionati, entrando viene rilevato e raccoglie punti: può farlo anche in fase successiva provando dei prodotti e facendo la scansione del bar code ma anche facendo acquisti e inviando lo scontrino sempre tramite la app". L'idea è nata perchè nel 2014 non esistevano degli strumenti mobile che funzionassero come tessere fedeltà, per semplificare la vita dell'utente e dare alle catene e ai marchi uno strumento per portare le persone nel punto vendita di ogni tipo di prodotto, dagli alimentari all'abbigliamento. Il tipico utente di CheckBonus è una donna tra 20 e 45 anni, spesso mamma, con possibilità di spesa ma che cerca occasioni di risparmio e sperimenta strumenti nuovi. "Il meccanismo piace perchè parla ai giovani e ai millenials e a tutti quelli che hanno uno smartphone, abbiamo stretto tantissimi accordi con catene e brand. Le app scaricate sono quasi 500mila anche grazie al marketing tv. Piace la possibilità di raccogliere punti senza necessariamente cominciare con l'acquisto ma anche la semplice scoperta del negozio o di un prodotto nuovo porta valore all'utente e ai nostri clienti perchè li fa conoscere". È un tipo di azione che crea soggetti fedeli; lascia all'utente la sensazione di libertà. I prossimi obiettivi della società sono continuare a sviluppare la app e stringere altri accordi con marchi e catene commerciali.
Fidelizzazione, insomma. Già, ma chi è il fidelizzatore e chi il fidelizzato?
Diamo un'occhiata a quel mondo nel quale si è clienti; clienti di tutto, dove tutto si è fatto merce da acquistare, dove con l'acquisto si fa la crescita economica quindi la ricchezza, che va trasferita in modo che si possa rifare la spesa, quindi la cresc...... e vai col tango!
Beh, dentro 'sto mondo ci stanno quelli che vogliono fidelizzare chi da loro spende perchè continuino a farlo e chi per continuare a fare da loro la spesa deve trovare vantaggio a farla.
Dunque, per trovare l'equilibrio debbono trovare tutti vantaggio, i primi nel poter vendere i secondi di poter acquistare.
Seppure in nuce, lo vogliamo chiamare un nuovo modo di allocare le risorse di ricchezza generate dalla crescita economica?
Vogliamo dire che può venir così generata finalmente sana ricchezza, magari senza debito e chi ci rimette ci rimette?

Mauro Artibani



lunedì 3 luglio 2017

LA POVERTA' GENERA ALTRA POVERTA'

In questi ultimi anni di crisi, il divario economico e sociale tra il Nord e il Sud del Paese è aumentato. A questo risultato è giunto l'Ufficio studi della Cgia che ha messo a confronto i risultati registrati da 4 indicatori: " Il Pil pro capite; il tasso di occupazione; il tasso di disoccupazione; il rischio povertà o esclusione sociale.
In termini di Pil pro-capite, ad esempio, se nel 2007 (anno pre-crisi) il gap tra Nord e Sud del Paese era di 14.255 euro (nel Settentrione il valore medio era di 32.680 e nel Mezzogiorno di 18.426 euro), nel 2015 (ultimo anno in cui il dato è disponibile a livello regionale) il differenziale è salito a 14.905 euro (32.889 euro al Nord e 17.984 al Sud, pari ad una variazione assoluta tra il 2015 e il 2007 di +650 euro).
Se nel 2007 la percentuale di popolazione a rischio povertà nel Sud era al 42,7 per cento, nel 2015 (ultimo anno in cui il dato è disponibile a livello regionale) è salita al 46,4 per cento. In pratica quasi un meridionale su due si trova in gravi difficoltà economiche. Al Nord, invece, la soglia di povertà è passata dal 16 al 17,4 per cento. Il gap, pertanto, tra le due ripartizioni geografiche è aumentato in questi 8 anni di 2,2 punti percentuali.
Questo è quanto dicono i dati; per farla semplice possiamo affermare come tutto questo andazzo siano gli effetti della crisi.
Già, le cause sono invece altre. Nell'economia dei consumi, condizione necessaria ancorchè obbligata che la gente disponga di un potere d'acquisto pari alla spesa da farsi per smaltire le merci prodotte. Così si genera tutta la ricchezza possibile, altrimenti verranno a generarsi sacche di povertà.
Povertà vieppiù contaggiosa, perchè chi non ha, non potendo fare la spesa che gli tocca limiterà la produzione di ricchezza generando altri poveri.
Toh, proprio quello che, sbirciando meglio, quei dati miseramente illustrano.
Già, mi tocca rammentarlo: "La crescita si fa con la spesa. Così viene generato reddito, quel reddito che serve a fare nuova spesa. Tocca allocare quelle risorse di reddito per remunerare chi, con la spesa, paga tutti, pure i poveri."
Essì sennò, alla lunga quel contagio finirà per aggredire pure i ricchi!

Mauro Artibani