giovedì 30 ottobre 2008

SENZA SOLDI NON SI CANTA MESSA, COME SARA’ POSSIBILE CONSUMARE ?


C’è chi ce la mette proprio tutta.
Intervenendo il 23 ottobre ad una audizione al Senato, il governatore di Bankitalia,Mario Draghi, con soave candore dice:
''Calano i consumi delle famiglie, sotto il peso dell'erosione del reddito disponibile a causa dell'inflazione e dell'aumento del servizio del debito. Le inchieste congiunturali rilevano pessimismo tra imprese e famiglie''.
Beh, a questo punto, mi trovo costretto a fare le pulci al suo dire.
L’erosione del reddito era già iniziata al tempo della bonaccia inflativa; pure il debito, già oltre i livelli di guardia, quand’ anche il costo fosse sopportabile.
Il problema è che, da troppo tempo, c’è in giro troppa roba da dover acquistare per far crescere l’economia; troppo poco denaro per farlo: se senza soldi non si canta messa come sarà laicamente possibile consumare?
Se le inchieste congiunturali rilevano pessimismo, quelle strutturali – c’è da scommetterci – rileverebbero depressione.
Il giocattolo si è rotto!
Essì, troppa offerta, poco reddito, troppo debito, poca chiarezza sul credito, troppo alto il costo di una Domanda subita dai consumatori, un mondo già troppo “scarupato” e, per l’amor di Dio, mi fermo qui.
E se, stimatissimo governatore, Lei sembra fare il fintotonto, fintotonto per fintotonto accetto la sfida e da Professional Consumer faccio il fintotonto anch’io.
Se riduco i consumi, magari quelli d’eccesso, si riduce l’inflazione, aumenta il risparmio, si riduce il debito e il costo del debito.
In via subordinata, una moratoria sul debito dei consumatori: si fa pari e patta e si ricomincia.
Altrimenti un bel ricatto: se c’è una cosa appetibile sul mercato è la Fiducia, i Consumatori ne hanno scorte alla bisogna.
Manca solo il prezzo.

Mauro Artibani
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giovedì 23 ottobre 2008

PRODUTTIVITA’ NEL LAVORO DEI CONSUMATORI, QUESTA LA FORMULA



I Produttori recalcitrano nel concedere aumenti salariali.
Vincolano gli incrementi di reddito al miglioramento della produttività aziendale.
Come dire: ottimizziamo i fattori della produzione, otterremo un aumento dei profitti, ne avrete un tornaconto. Sagaci!
Prendiamo la palla al balzo, impariamo da loro: più produttività nel nostro lavoro di Consumatori così, magari, diventiamo pure Grandi.
Aumentare la produttività della nostra azione per migliorare il rendimento dei Redditi residui: questa la formula.
Se do disciplina ai miei istinti, resisto alla variabilità della moda: scarto meno abiti, ne acquisto meno.
Se metto a regime la dieta alimentare non ingrasso, non devo smaltire quel grasso, miglioro lo stato della mia salute, spendo meno: 4 piccioni con una fava.
Fermiamoci qui, già si sentono in giro allarmati vociare:
“Così si affossa il PIL!”.
Quelli delle grida cacofoniche non perdono il vizio: “La crescita non cresce!”.
Ci sono pure quelli un po’ naif: “Così si da la stura alla crisi produttiva!”
Qualcuno aggiunge pure: “Aumenta la disoccupazione!”.
Esimi signori, proprio qui vi volevo: può una crescita economica trovare supporto nell’insipienza gestionale del nostro agire?
Può la ricchezza trovare agio nella nostra incontinenza?
Eh no signori, bisogna cambiere marcia!
Da Consumatori a Operatori di Mercato il passo è obbligato: si deve!
Dal vizio alla virtù si può.
Produttività per produttività, la soluzione eccola qua.
Qual è il Valore della nostra Fiducia in questo tempo di crisi sistemica?
Ed il valore della nostra Attenzione per coloro che la usano copiosamente?
Senza la disponibilità del nostro Tempo, viene meno il tempo del Consumare?
Voilà questi i nostri crediti, questo il loro debito. Confezioniamo un pacchetto Offerta, tutt’ altro che opaco e mettiamolo sul mercato.
Produttori e Venditori, Consumatori nuovi di zecca, faranno Domanda: nuova ricchezza verrà generata e…tutti felici e contenti.

Mauro Artibani,
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giovedì 16 ottobre 2008

ENCOMIABILI CONSUMATORI: LA CRISI E’ COSA NOSTRA


Encomiabili consumatori: la crisi e’ cosa nostra.
Certo, possiamo starcene accucciati dietro un dito, non farci scorgere.
Possiamo….. dagli all’untore.
Possiamo additare a quelli del Credito, come fan tutti, il rischio sistemico di quanto sta accadendo.
Possiamo pure far finta di nulla, tanto arriva qualcuno a mettere le pezze.
Certo, si può fare.
Quando però abbiamo con ingordigia preso, speso pure offeso la nostra intelligenza sprecando e smaltendo in ogni dove, per quanto potrà restare incognito tutto questo?
Dove stava la nostra capacità di discernimento, la nostra misura, il nostro fare responsabile quando si imperversava sul mercato acquistando l’acquistabile?
Magari ingrassando prima, consumando poi il fitness per tornare in forma?
E quando si scartavano i nostri guardaroba perché fuori moda?
E quando si cambiava il telefonino ad ogni piè sospinto?
Dove stavamo quando Lorsignori hanno ridotto a bella posta il ciclo di vita dei prodotti per ingolfarci di merci?
E quando i redditi sono diventati insufficienti, chi l’ha notato?
E quando abbiamo depredato il nostro risparmio e poi ci siamo indebitati?
Chi ha deprecato la politica dei Sussidi al Consumo che, più o meno sotto mentite spoglie, ci veniva elargita per consumare Domanda in eccesso?
Chi si è interrogato sulla provenienza di cotanto Credito?
Essisignori, imbambolati dalla “vita spesa a fare la spesa”, abbiamo fatto acquisti non corroborati da sapienza economica, vissuti invece come ingordi esercizi di “senso”.
Questo si è fatto, questo non potremo più fare.
Governare la Domanda, Misurare gli Acquisti si deve.
Avari con i redditi, prodighi con i risparmi si può.
Per il debito poi… un’occasione vissuta a prezzo del pericolo.
E così magari, se non proprio godersi la vita, almeno poter tornare a riveder le stelle.

Mauro Artibani
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lunedì 13 ottobre 2008

LA CRISI NASCE DALL’ECONOMIA REALE


Si è iniziato nei corridoi delle banche, poi nei salotti televisivi, pure nelle cucine della povera gente, persino, con comprensibile pudore, nei gabinetti dei ministri delle finanze e nelle stanze da letto di insonni abitanti.
Tutti a chiedersi: la crisi finanziaria che scrolla il mondo finirà con il contagiare l’economia reale?
I più, con supponenza, dicono si; i meno, con comprensibile imbarazzo, dicono ni; i professional consumers, con spudorata franchezza, dicono no!
Essipperchè la crisi del credito opaco non è genitrice ma generata.
Figlia di un genitore reprobo, quel Debito abbondantemente in eccesso che sostiene il mercato dei Consumi.
Pure il debito è figlio, di un genitore scuro in volto, affranto, immiserito: il Reddito.
Sempre più insufficiente a sostenere la Domanda di chi deve smaltire l’eccesso di Offerta che staziona in ogni dove.
La crisi nasce qui nel ganglio più sensibile proprio dell’economia reale.
Sta qui il bubbone a cui si è tentato di dare soccorso con il debito, che si è trasformato in credito, che si è trasformato in business, che si è trasformato in dis credito: Una famiglia, insomma, che ha mostrato comportamenti non proprio dabbene.
Il cortocircuito iniziale sta tutto negli squilibri che da anni stazionano nell’economia reale e che si è propagato all’intero meccanismo economico stabilendo un circolo vizioso che si autoalimenta.
Se non si interviene sulla causa, quel reddito insufficiente: non c’è trippa per gatti!
E, vi prego, questa non è faccenda che ha da fare con l’Etica, semmai con la matematica.
Anch’io preferisco un’etica che fornisce misura all’agire ad un’economia che propone lo smisurato del vivere oltre le possibilità.
Questa crisi è crisi però di una matematica ideologica incline alle addizioni, senza mai tirare le somme.
Per questo se , nel breve, per tornare a far scorrere la liquidità può essere utile dare ricostituenti al virus del debito, occorre fare attenzione a curare la malattia con il virus.

Mauro Artibani

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giovedì 9 ottobre 2008

CONSUMATORI, IL NOSTRO FARE NON E’ UN AFFARE


EssiSignori Consumatori, che il nostro Fare non sia un Affare risulta facile da mostrare.
Ecco, per esempio, nell’universo del “fashion” si va ben oltre il Costume: scostumati, privati di qualunque identità di appartenenza, di genere , ceto, censo, gruppo oplà, si sgonfia il portafoglio.
Ah, quando c’era il Gusto: questo è bello, quello è brutto, così non acquistavamo tutto.
Un filtro che la cultura singolare, di ognuno, poteva mettere in campo per selezionare, decidere, spendere.
Sottratto l’ausilio della nostra discrezione, siamo un pò nei guai.
Essipperchè l’andare angusto che propone il mercato è il prodotto del dis-gusto.
Privati i Consumatori dei connotati di discernimento, tutto si rende possibile, bello, desiderabile e senza tregua.
Non tutto ma di tutto arriva al Mercato. Tutto questo ci tocca consumare.
Così la velocità supersonica della “moda sempre pronta” smaltisce l’ eccesso delle merci agli allegri dilettanti che le stanno dapresso.
Dilettanti allo sbaraglio del ticchettio assordante degli abiti che passano di moda, dei guardaroba stracolmi di abiti intonsi e svalutati.
Le diseconomie del nostro fare producono sprechi e rifiuti e portafogli vuoti.
Sudditi di un business senza misura mettiamo al mondo debito, proprio quel debito che per surrogare redditi insufficienti ha finito per accendere la miccia che rischia di far esplodere il mondo.
Quel debito è in capo alla nostra responsabilità, frutto della nostra inadeguatezza.
Il tempo delle vacche magre che si profila all’orizzonte, dispone un necessario ripensamento.
Basta con il consumo dilettante, facciamoci Operatori di Mercato, magari di quello del “fashion”.
Si possono rimescolare le carte e iniziare una nuova partita.
Privati di identità?
Ottima risorsa.
Possiamo assumere “faces” a nostro piacimento, identità di comodo.
Come nei trastulli sartoriali sarà possibile confezionare tendenze, costruire attese, produrre Domanda, disporre persino l’Offerta.
Con ritirate tattiche e avanzate strategiche, in slalom tra le proposte commerciali, imporre il Prezzo, stabilire durata delle mode, la varietà, gli accadimenti a nostro piacimento.
Fare moda a modo nostro insomma.
Si può fare.
Certo occorre talento, vivacità eccelabbiamo, forse un po’ di cinismo. I cinesi ce l’hanno, noi possiamo imparare.

Mauro Artibani

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lunedì 6 ottobre 2008

IL MONDO VA A ROTOLI: PAUSA CAFFE’


Il mondo va a rotoli? Vado in pausa caffè.
Nel mondo reale dove vado- vedo- voglio- vivo, nel quale cammino- parlo- agisco- cerco, trovo le mie “necessità” in forma di merci.
Andiamo al sodo.
Nella carta igienica, espressione di lucido acume, trovo solenne conforto a queste mie necessità: lenisce il bisogno, colorata sollecita passioni, profumata esprime emozioni, illustrata accompagna il tempo della mia vicenda fisiologica, placa la mia sete di esperienza.
Nel mondo virtuale invece tuttunaltra storia.
Se afflitto klicco “cordoglio”, con “Google annunci” trovo il banner di un cimitero virtuale.
Se cerco “cacca” trovo “bagni chimici”, “la pipì a letto” persino “nolo bagni”.
Se annoiato sbadiglio, trova soluzione il “problema del sonno”, “ausili per polmoni affaticati” persino “pulizia intestinale” toh…come per la “cacca”.
Sei felice? Cerco conforto in Internet, trovo “l’arte della ricchezza”, “dimagrire con zerodiet”, “dediche d’amore” fino a “do you speak English?”.
Sorprendenti quelli di “Google”, efficaci i loro Annunci, per il diretto collegamento che consentono con il Consumatore finale.
Nel cyberspazio basta che so… un malumore, un pensiero, un tic e questo si fa prodotto, servizio, merce impacchettata.
Si, pure qui merce.
Nel mondo reale e in quello virtuale, insomma, tutto è merce: Sogni e Bisogni.
Non c’è scampo.
Acquistare: il destino del nostro vivere.
Assediati, invasi, frastornati: la vita spesa a fare la spesa e poco altro ci tocca.
Certo, si può esecrare tutto questo. Sociologi ed antropologi già lo fanno; gli economisti no.
Giova rammentare a questi ultimi che, se con l’acquisto viene prodotta ricchezza, le tasche dei Consumatori sono pericolosamente stracolme di debito.
Eggià, perché per smaltire cotanta profusione i Redditi non bastano.
Non basta nemmeno il Risparmio.
Il mondo che va a rotoli non è solo quello finanziario. E’ in crisi il modello economico incentrato sul rapporto produzione/consumo alimentato con il debito.
La crisi è crisi del Reddito.
Bevuto il caffè, rifocillato, butto là due soluzioni.
Posso ridurre il consumo: aumento così il mio reddito disponibile.
Posso reclamare utili da cotanto lavoro di consumo: rifinanzio il mio reddito.
Facile no?

Mauro Artibani
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giovedì 2 ottobre 2008

BASTA CON IL DEBITO DI SUSSIDIO AL CONSUMO


C’era una volta il 2001.
Annus horribilis : fine dell’innocenza e del sogno dell’immortalità per le famiglie americane.
Il Consumatore USA con redditi insufficienti, risparmi allo stremo, debiti fuori controllo si aggirava annichilito tra quelle macerie. Depresso.
Buio pesto.
Altro che crescita economica: recessione!
Un mare di liquidità potè tener testa alla sfiducia.
Debito insomma: Sussidio al consumo.
Su quelle macerie si edificò un business immobiliare, alimentato oltre misura, per fornire altro sussidio al consumo.
Tutto bene.
Cresceva il valore delle case, con il meccanismo dei rifinanziamenti veniva elargito altro sussidio per gli acquisti, poi…sboomm!
Daccapo a dodici: ancor più indebitati e la liquidità prosciugata.
E siamo ai giorni nostri.
Per mettere una pezza Bush “inventa” i rimborsi fiscali: altro sussidio, sotto mentite spoglie però.
Per un po’ funziona poi vengono al pettine nodi inestricabili, i meccanismi implodono, si chiudono i rubinetti del credito e…buonanotte ai suonatori.
Non si fa più credito nessuno; si paventa stagnazione, recessione, forsanche depressione.
Brrrrr……
Si ingegnano poderosi alambicchi. Apprendisti stregoni si danno da fare per ridare fiducia.
L’ultima alchimia: con il Piano Paulson si tenta di separare il grano dall’oglio ,il buono dal cattivo.
Divide et impera, insomma, per tornare a far scorrere il liquido monetario.
Tutto per fornire altri sussidi al consumo ed altro debito.
Ancora quel debito oltre misura, gravame che ingolfa il meccanismo: basta?
Basta!
Si, basta con i pannicelli caldi, basta con la finanza d’assalto, basta con l’ottusa idea che si possa dar sostegno alla crescita con il debito smisurato.
I redditi non ce la fanno a sostenere il consumo necessario alla crescita economica: questo il problema.
Problematiche quelle soluzioni che prevedono altro credito/debito; avvilente l’ipotesi del sussidio.
Ricominciamo daccapo.
Per garantire la crescita economica il consumare deve farsi pratica indifferibile: esercizio obbligato.
Un Lavoro quindi.
+ crescita + consumo = lavoro.
Un Reddito, che compensi il ruolo produttivo di questo esercizio, risulta possibile. Lecito.
Si può estrarre dagli extra profitti degli ultimi 20 anni scovati della B.R.I.
Reddito di Scopo per quella quota di consumo che eccede la capacità di spesa dei singoli.
Magari per dar sollievo a quegli individui ciccioni, compulsivi, spossati, stressati che popolano il mercato; per risarcire gli sprechi epperchenno, confortare le allucinate solitudini di chi garantisce quella stessa crescita economica.
Qui si colloca il nostro lavoro, proprio qui si producono quegli Utili che vanno redistribuiti.
Certo, ne soffriranno i titoli in Borsa. Potrà trovare sollievo il borsellino però; si troverà ringalluzzito il Risparmio buono per finanziare gli investimenti produttivi, per acquistare il deficit di bilancio Yankie, dare un ricostituente alle smagrite pensioni: un nuovo equilibrio per l’intero sistema insomma.
Altro che sussidi, altro che debito.

Mauro Artibani
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