mercoledì 29 dicembre 2010

I CONSUMATORI VENDONO ATTENZIONE E ACQUISTANO CRONACA NERA


Ci si lagna e ci si indigna perché la televisione trasmette informazioni di cronaca, più o meno nera, per 11 ore al giorno.
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/11/11/la-cronaca-occupa-la-tv-per-undici.html
Ma santiddio, cortesi Consumatori, cosa volete che faccia l’industria dell’intrattenimento se non intrattenervi.
Quale miglior modo per tenervi inchiodati al video se non con programmi di facile lettura: azioni svolte dentro fatti agiti in luoghi più o meno noti da persone consuete che compiono atti inconsueti. Notizie, come la fiction, come il varietà, prive di quei contenuti astratti che l’80% degli spettatori mancherebbe di dipanare.
Si attraggono così spettatori a iosa. Catturata la loro attenzione la si vende ai pubblicitari quindi giù pubblicità come se piovesse. Il commercio dell’attenzione: questo il prodotto dell’industria televisiva; i televisivi la acquistano, gli spettatori la vendono ricavando utili attraverso la gratuità del servizio e degli spettacoli che li intrattengono.
Questo è business bellezze, è business.
Eggià: dal momento che hanno più bisogno loro di acquistare l’attenzione che noi di venderla si può ricontrattare un più lauto rendimento economico per farci intrattenere.
Business appunto!

Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

www.professionalconsumer.splinder.com
www.professioneconsumatore.org

venerdì 17 dicembre 2010

I CONSUMATORI CONDANNATI DALLA VULGATA SOCIOLOGICA


Ce l’ho con la vulgata sociologica che abbietta tutti ma proprio tutti gli acquirenti.
Ce l’ho con tutti quegli acquirenti che nascondono di acquistare.
Ce l’ho con gli intellettuali che chiosano ogni discorso denigrando chi consuma.
Ce l’ho con gli antropologi che mettono in ballo l’anima dannata dei consumatori.
I sociologi poi hanno sentenziato “la vista spesa a fare la spesa”.
Facile tal fare, ancor più facile tal dire: come bere un bicchier d’acqua!
Certo il dilettantismo dei consumatori non giova. Non giova spendere, magari fino a fare debito; neanche ingrassare nel cibarsi, oppure vestirsi alla moda che passa troppo in fretta di moda. Indi sprecare e nello smaltire inquinare.
Tutto vero!
Già, tutto vero; vero anche che tutti gli atti della nostra vita sono stati resi merce e che quella vita, per essere vissuta, occorre acquistarla.
Gli ultimi acquisti: l’acqua, ormai divenuta merce; pure far la pipì nei bagni delle stazioni si è fatta merce. Si paga per farla.
Troppo facile, egregi signori, esecrare gli esecrati.
Anzi, già che ci sono, esecro voi!
La vita spesa a fare la spesa un cruccio?
Sopraffà cotanto fare?
Vero! Ma oltre l’atto che consente di vivere la vita anche gesto economico che genera da solo i 2/3 del PIL. Quell’atto che smaltisce e fa riprodurre per far lavorare e generare occupazione; che crea reddito. Con l’IVA finanzia l’istruzione, la sicurezza, la sanità. Atto che arricchisce tutti, pure i detrattori!
Quella vita così spesa mette in campo una forza straordinaria che, sottratta al fare dilettante, corregge distorsioni di sistema, approssimazioni e squilibri che impallano i gesti di acquisto, migliora l’impiego del denaro e, mi voglio rovinare, sottrae spazio ai detrattori.
Un consiglio a lor signori: togliete zavorra dalle vostre bisacce; il vostro fare è prezioso.
Si può camminare insieme: prosit!

Mauro Artibani
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giovedì 9 dicembre 2010

CAPITALISMI DI IERI, DI OGGI. DOMANI QUELLO DEI CONSUMATORI


Fin ieri sono stati i Produttori i capitani del Capitalismo: quelli che producevano merci, mettevano sul mercato beni che vieppiù scarsi generavano ricchezza, erogavano reddito a chi per loro lavorava, che consentiva l’acquisto dando ristoro al bisogno di lor Consumatori.
Accadde poi che la loro capacità di fare fece troppo e venne il tempo dell’eccesso della capacità produttiva: all’aumento dell’offerta non corrispose una adeguata remunerazione del lavoro che produce. Quel reddito, non in grado di smaltire per intero il prodotto, gonfiò i magazzini di invenduto; bloccò il meccanismo dello scambio. I Comandanti, allergici alla deflazione, ordinarono politiche reflattive per spingere la domanda e sostenere i prezzi, mettendo in scacco il mercato.
Quelli del credito subdorarono l’affare, quella congiuntura politica li favorisce, presero la palla al balzo gestendo e fornendo liquido monetario e non solo a chiunque ne volesse.
Al grido di “finanziarizziamo l’economia” i finanzieri prensero il comando.
Furono rinnovate le cariche del Capitalismo, vennero anni di sviluppo, si vendette tutto, si acquistò tutto; fu prodotta ricchezza con il debito.
Debito in tutte le salse, per tutti gusti ed ogni tasca; solo negli Usa dal 2000 al 2006 gli utili dell’industria finanziaria passarono dall’8 al 36% dell’intera Corporate America.
I nuovi capitani per cotanto fare ebbero riconosciuto l’onore al merito: altrettanto in bonus.
Ma come i sogni svaniscono all’alba, così quella fragile ricchezza smise di arricchire: il debito tracimò, il credito si fece inesigibile, la domanda crollò, l’offerta si svalutò.
Ciò che troppo in alto sal cade, sovente, precipitevolissimoevolmente.
Orbene in questo tempo di frontiera matura il domani: svalutate le merci dei Produttori, screditato il credito dei creditori viene rivalutato il reddito che acquista: unico bene scarso offerto al mercato.
Rivalutato quel bene, torna attivo il ruolo dei Consumatori: acquistano, restituiscono appeal alle merci, generano ricchezza; il consumo di quelle merci dispone la riproduzione fornendo continuità al ciclo produttivo, sostanza alla crescita economica; viene sottratto spazio al debito, la funzione creditizia torna d’acchito all’intermediazione che ben gli stà.
Tra gli operatori di mercato si muove tutto: vecchi comandanti ora dipendenti, nuovi comandanti degradati sul campo; nuove funzioni dirigenti reclamano spazio, potere, comando per il governo dei processi produttivi: il potere della Domanda che sollecita gli investimenti, dispone la produzione; ergo lavoro, occupazione, reddito. Ad esser pignoli sollecita anche la responsabilità dei produttori nell’impiego delle risorse, pure la qualità delle merci magari ecocompatibili, nonché il prezzo.
Vieppiù in cotanta domanda ritrova albergo il Noi, sodale e/o muscoloso, esiliato l’Io impotente ed ineffettuale.

Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

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giovedì 2 dicembre 2010

CONSUMATORI: OCCORRE FARE IL PUNTO SULL’OCCUPAZIONE E SUL REDDITO


Per i Consumatori cambia tutto se l’occupazione diviene funzione del reddito.
Diamo un’occhiata.
Quando, dentro il processo produttivo, l’occupato percepisce un reddito adeguato a smaltire quanto prodotto, il meccanismo risulta in equilibrio. Quel reddito si mostra funzione dell’occupazione che produce.
Quando la Domanda manca di reddito sufficiente per smaltire il prodotto, si riduce il numero degli occupati necessario a riprodurre quel prodotto; il meccanismo perde equilibrio, l’occupazione diviene funzione del reddito che acquista.
Le politiche del lavoro che sollecitano sgravi al costo di quel lavoro per rimpinguare il reddito, ancorchè residuali, risultano insufficienti. Insufficienza che non smaltisce le scorte, che riempie i magazzini rendendo altresì inefficaci le proposte di sostegno alla produzione.
Si rende necessario ripristinare l’efficienza del mercato: sospendere le politiche reflattive per ridurre i prezzi ed aumentare il potere d’acquisto, rintuzzando la riduzione dei redditi da lavoro ovvero si può fornire un reddito che remuneri l’esercizio di acquisto della domanda in eccesso. Reddito estratto da quel profitto che remunera il rischio di impresa, da barattare con la garanzia di smerciare quanto prodotto.

Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

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