martedì 28 settembre 2021

LA CINA E IL COMUNISMO DELL’ECONOMIA DEI CONSUMI

"Arricchitevi" disse, nel 1979, Deng Xiaoping ai cinesi. Così, sotto l’egida del Potere comunista, ebbe inizio l’imponente “accumulazione originaria” cinese. Ci hanno messo un po’ poi, il 23 novembre 2020, il governo cinese dichiara di aver eradicato la povertà assoluta nel paese. Il presidente Xi Jinping diventa il primo leader cinese a essersi impegnato non solo a ridurre l’incidenza della povertà ma a eliminarla totalmente: una migliore distribuzione del reddito sta tra gli obiettivi per il prossimo futuro. D’accordo, se niente più poveri assoluti manco tutti ricchi. Si, è vero, i benestanti ci sono eccome; molti di più quelli che, se non più miseri, sono ancora penanti. Il Presidente a vita lo sa. Sa pure che il peso dei consumi privati sul Pil della Cina sia inferiore alla media mondiale, il 40% rispetto al 58%, con punte del 68% negli Stati Uniti. Detto i dati, fatti i confronti, Xi suona la carica: i mercati vengono colpiti da una serie di repressioni in materia di tutoraggio privato, sicurezza dei dati e non finisce qui. Pechino tenta di limitare gli eccessi dei ricchi e aumentare la ricchezza della classe media, che altrimenti potrebbe frenare le prestazioni delle più grandi e note aziende private del Paese. Già, chi più della classe media si mostra propensa ad acquistare merci di bisogno, pure quelle di passione, altre di emozione, finanche le esperienze e con tal trastulli poter fare la crescita. Cavolo, vuoi vedere che chi comanda ha compreso come quegli “eccessi” sian soldi sottratti alla spesa; vuoi vedere che si comincia a mettere nel conto come sia proprio la spesa, non l’Impresa nè il lavoro, a generare la ricchezza; vuoi vedere che se parte di quella ricchezza la intasca pure chi l’ha fatta può poter rifare prima la spesa poi la crescita? A tal supporre Soros, caposcuola di quelli del Capitale d’occidente, si gratta la testa e dice d’altro: la stretta sui grandi gruppi economici privati, dal blocco dell’Ipo di Ant nel novembre 2020, alle misure disciplinari contro Didi in seguito al collocamento a Wall Street lo scorso giugno, dimostrerebbe come Xi abbia “bisogno di mettere in ginocchio qualsiasi entità abbastanza ricca da esercitare un potere indipendente”. Le reazioni di quelli invece che stanno con il lavoro, “soprattutto e a tutti”, non sono pervenute; forse son fermi al pensarle. Dunque, se l’occidente si mostra arenato tra un tacer taciuto e un parlar d’altro, ad oriente sembra volersi consumare lo scisma nel Capitalismo: da quello delle Imprese a quello dei Consumatori quando si intende dar corso ad una “prosperità comune”. D’accordo provare a cambiare la ragione sociale del Capitalismo ma… il solo redistribuire per via fiscale o confidare nel “buonismo*” imposto alle Imprese può fare il nuovo? Se, come intende, il leader cinese, si vuol tentare la costruzione di “un sistema completo di consumo domestico”, s’ha da passare attraverso il riconoscimento del lavoro di consumazione che faccia saltare il vecchio modo di trasferire la ricchezza generata dalla crescita; essì quest’esercizio, agito, si auto-riproduce e auto-remunera creando e remunerando pure il lavoro nella produzione e quello del Capitale. Riconoscimento pure che, con incentivi fiscali, premi il business di quelle Imprese che rifocillano il potere d’acquisto con la spesa fatta per le loro merci. Per le stesse Imprese si renderebbe spendibile migliorare l'efficienza ottenendo un vantaggio competitivo. Questo possibile si intravvede quando il vice premier cinese Liu He dice che la Cina sosterrà "incrollabilmente" il sano sviluppo dell'economia privata. Manca solo la chiosa. Dentro un Capitalismo, dove varrà più la spesa che l’impresa, un sistema completo di consumo domestico potrà aver bisogno di una nuova moneta di scambio: il “Potere d’Acquisto”! *Alibaba, come avevano fatto in precedenza Tencent e Geely Automobiles, investirà 100 miliardi di yuan ($15,5 miliardi) entro il 2025, a sostegno della “prosperità comune”, allineandosi dunque all’iniziativa lanciata dal presidente cinese Xi Jinping per combattere le diseguaglianze presenti in Cina. Mauro Artibani, l’economaio https://www.amazon.it/s?k=mauro+artibani&rh=n%3A818937031&dc&__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&crid=E9J469DZF3RA&qid=1621952657&rnid=1640607031&sprefix=mauro+a%...2Caps%2C207&ref=sr_nr_n_1

martedì 21 settembre 2021

LE AUTO, IL TAEG E I CINCISCHI

Tra l’acquistare l’auto quando in pochi l’hanno e il non volerla perché tutti l’hanno non ci sta il prestigio di un marchio, sta la distanza tra l’Harry Ford che ieri pagava la domanda per le sue auto e l’oggi che, per riffe o per raffe, si acquista a rate. Con disagio allora penso a quel che un vecchio adagio diceva: “Per mancanza di un chiodo un ferro di cavallo fu perso, mancando un ferro il cavallo fu perso, mancando un cavallo un cavaliere andò perduto; la battaglia fu persa, perdendo la battaglia fu perso l’intero regno”. Dunque, questo ieri; di questi tempi il vecchio adagio si veste di “automotive” dove, al posto del ferro di cavallo, ci sta la ruota; al posto del cavaliere sta chi si propone di acquistarla; quelli che si battagliano per venderla son troppi: si aggregano, si disgregano, fanno patti con il diavolo; nella repubblica stan tutti lì a far moine con i magazzini pieni d’auto ad arrugginire. Bene ora metticaso che, dentro il sistema industrial produttivo, tu non metta in conto che il vecchio chiodo, che fa perdere il reame, sia nella disponibilità di quello che, con l’acquisto, chiude il ciclo e con il consumo dell’acquistato lo riapre. Metti pure che il titolare di quel chiodo sia la chiave di volta per la continuità del ciclo economico ben più degli altri fattori della catena che di questi tempi post pandemici stan lì ammaccati. Chi è il titolare? Beh, quel misconosciuto tizio, surrogato con i succedanei utilizzati di volta in volta come unità aggiunta di un fattore produttivo; si insomma quell’agente che, quando può, sventa il “campa cavallo e salva il regno.” Dunque, con la produttività marginale si deve intendere la quantità addizionale della produzione che si ottiene impiegando un'unità aggiuntiva di un fattore produttivo. Fin oltre un certo limite… poi l'accrescimento del prodotto sarà minore, finché giungerà il momento in cui un ulteriore aumento del fattore non produrrà alcun incremento di prodotto, non potendosi combinare con la necessaria quantità degli altri fattori a meno che…. non venga assunto nel ciclo, senza infingimenti, quel fattore di consumazione che si auto-riproduce e auto-remunera, altrimenti… son cincischi. Si, si cincischia per mettere pezze alla strutturale sovraccapacità, la bassa redditività, e la riduzione del bisogno di mobilità; per trovare i ricavi le Aziende si fanno Banche, con il marketing saturano tutti gli spazi pubblicitari, con il Taeg li incassano. Far lucro, insomma, lucrando sul costo del debito di quelli costretti a contrarlo per l’acquisto dell’auto. Toh, siamo ancor al produrre la ricchezza con il debito! Beh, si può pure far di più. Gli hedge fund che controllano Europcar e Volkswagen tentano l’immaginifico: sono in trattative avanzate per l'acquisizione della società di noleggio auto francese. Bella quest’operazione industriale: produce auto che vende a se medesima che poi affitta. Per strafare ci si mette J.P. Morgan che ha sottoscritto un accordo strategico con Volkswagen Financial Services, per acquisire una quota maggioritaria, pari a circa il 75%, nella piattaforma dei pagamenti della casa automobilistica. Cosa dire dopo cotanti fatti a chiosa? Beh un paradosso del tempo di prima che si fa, in quest’oggi di cattivi presagi, cunetta calda ed accogliente: hanno più bisogno i Produttori di vendere che i Consumatori di acquistare! Bene, il trapassato buon Ford aveva indicato la via per il futuro; dopo cotanti cincischi, se ne dovrà tener conto nel rifare i conti. Essi Signori: “abbiamo chiesto un incontro al presidente Draghi perché le aziende che, in modo da far west, hanno aperto procedure di chiusura degli stabilimenti, sono tutte nel settore automotive". No, non lo dico io, lo ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. Prosit! Mauro Artibani, l’economaio https://www.amazon.it/s?k=mauro+artibani&rh=n%3A818937031&dc&__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&crid=E9J469DZF3RA&qid=1621952657&rnid=1640607031&sprefix=mauro+a%...2Caps%2C207&ref=sr_nr_n_1

martedì 24 agosto 2021

OLTRE LA TERRA INCOGNITA

Solo per il settore auto gli incentivi messi a punto in diciannove paesi ammontano a 50 miliardi di $, come precisa la società di analisi Deloitte. Solo una parte dei 3.600 miliardi stimati per sostenere la crescita e stimolare la ripresa nell’attesa che pandemia vada via. Crescita e ripresa sono insomma i precetti con cui i Consumatori vengono richiamati all’ordine; a cui dobbiamo corrispondere con il nostro esercizio di spesa. Bei tempi quando bastavano gli incanti della pubblicità e le sapienti prodezze del marketing per potervi corrispondere! Bei tempi quando bastava il reddito per poter consumare! Bei tempi quando si poteva abusare dei risparmi! Ancora ieri si poteva, con le scorribande del credito al consumo e con il debito. Oggi, nel tempo pandemico, no! Oggi per quella crescita e quella ripresa si propongono incentivi, magari bonus e ammortizzatori sociali a più non posso*, fatti con montagne di debito pubblico che oscureranno il domani. Bene. Se vogliamo che quel domani sia un giorno chiaro occorre trovare nuovi equilibri, imporre una nuova misura al mercato. Là, dove il lavoro produttivo svalutato e inflazionato non trova reddito adeguato, dove il lavoro di consumo non trova riconoscimento nè ristoro; là in mezzo, tra una produzione in eccesso e un consumo indefesso, il debito ha sostituito la moneta per produrre ricchezza. Qui deve trovare albergo un Reddito di Scopo che integri quelle insufficienze, retribuisca l’esercizio professionale del consumare; dia la stura alla Domanda, per poter stappare il tappo che imballa il meccanismo produttivo. Essì, altro che “terra incognita”, come ebbe a dire tempo fa un Ministro del Tesoro; più cognita di così! * Una delle tante complesse eredità della pandemia di COVID-19 sarà un alto livello di debito del settore pubblico nella maggior parte dei paesi. Ciò riflette l'aumento della spesa dei governi per affrontare la crisi, nonché il crollo delle entrate fiscali con l'implosione delle economie nel 2020. Mauro Artibani, l’economaio https://www.amazon.it/s?k=mauro+artibani&rh=n%3A818937031&dc&__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&crid=E9J469DZF3RA&qid=1621952657&rnid=1640607031&sprefix=mauro+a%...2Caps%2C207&ref=sr_nr_n_1

lunedì 16 agosto 2021

GIUST’APPUNTO FERRAGOSTO

Ehi pssst, dico a voi. L’afa vi accalda insieme al vostro reddito che non basta più? Occhio Gente, sarà pure torrido ‘sto ferragosto ma…almeno sul mercato cominciano ad intravvedersi occasioni di guadagno; Reddito da Consumo insomma. Le televisioni commerciali si sono date il compito di intrattenerci per fare business; io mi faccio intrattenere: mi pagano. Incasso 109 euro l’anno: il valore di un canone televisivo non pagato. In ogni angolo di strada ti danno le free press: le acquisto a zero euro. Tanto vale la mia attenzione alla loro pubblicità; non spendo, anzi, mi tengo il costo del quotidiano, lo moltiplico per 365, i giorni dell’anno, guadagno più o meno 365 euro e sono pure informato. Io e la mia famiglia, con altre 25000 in Italia, facciamo Gruppi di Acquisto nel fare la spesa. Massa critica si dice: Domanda consapevole di merci. Si diventa appetiti dai produttori che pagano questo nostro appetito; si contratta il prezzo e pure la qualità della merce. Pure qui si guadagna. Ho sposato la Ikea philosophy: ci guadagno. Vendono mobili smontati, li acquisto, li monto: vengo pagato per farlo. Già, pago meno l’acquisto, guadagno così il prezzo più basso sul mercato dell’arredamento. Ci sono poi, tra i commercianti, quelli che vogliono fidelizzarmi. Io ci sto a più non posso. Prendo tutte le carte fedeltà, acquisto da ognuno di loro solo la merce veramente conveniente. Fidelizzo i fidelizzatori, spendo meno: guadagno. C’è pure lo spazio per il “fai da te”. Chi vuole può farlo. Se, per rispondere alle sollecitazioni di acquisto, invece di cibarmi ingrasso, basta mangiare meno. Sto meglio in salute, spendo meno: ci guadagno. Se, invece di abbigliarmi, vesto alla moda che passa di moda, scarto abiti ancora zeppi di Valore: spreco. Se mi sottraggo agli eccessi della moda, spendo meglio il denaro, aumento la capacità di utilizzo del valore della merce acquistata: guadagno maggiore capacità di spesa per il mio reddito. Bene, tutto questo si può fare. Nel farlo i Consumatori ottengono innegabili vantaggi, si prende in carico pure la responsabilità del nostro ruolo. Attenzione! Vantaggi economici si, da non confondersi però con il risparmio. Il vantaggio si ottiene mettendo in campo attenzione, tempo, perizia, organizzazione: un vero e proprio Lavoro. Questo vantaggio sarà un reddito: Reddito da Consumo. Beh, almeno, tra un’ondata che va ed una che viene, qual cosa si scorge; si vabbè è ancora poco... si può far di più. Mauro Artibani, l’economaio https://www.amazon.it/s?k=mauro+artibani&rh=n%3A818937031&dc&__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&crid=E9J469DZF3RA&qid=1621952657&rnid=1640607031&sprefix=mauro+a%...2Caps%2C207&ref=sr_nr_n_1

martedì 10 agosto 2021

IL LAVORO CHE VERRA’

Dal 20 al 25 agosto, al Meeting21 di Rimini, si parla de “il lavoro che verrà” Cavolo, andiamo, è tempo di sbirciare. Chi ci sarà? Beh, intanto non potrà mancare quel 58% di noi che una occupazione non l’ha; tra questi molti, troppi, giovani. Approposito, si va a sbirciare quel lavoro che sarebbe dovuto arrivare ben prima della crisi economica, per far modo che il fine dell’economia potesse farsi “mio” fine, per il tornaconto di tutti. Tranquilli, dentro l’Economia dei Consumi, non vi sarà neanche mismatching tra offerta e domanda per un lavoro di tal fatta: quello di consumazione. Sa farlo chi fa la spesa, ne ha bisogno l’Impresa. Giust’appunto il “lavoro della domanda” che si svela domandando: Chi acquista merci generando ricchezza? Chi, consumando l’acquistato, fa ri-produrre fornendo continuità al ciclo produttivo? Chi, mediante l’acquisto, distribuisce denaro ai profitti, ai redditi pure alle casse erariali? Chi, per sostenere la Domanda di un’Offerta in eccesso, ha bruciato reddito, risparmio, debito? Chi, pur di adempiere al proprio ruolo, invece di cibarsi ingrassa, invece di abbigliarsi veste alla moda che passa di moda? Chi, consumando l’acquistato, smaltisce l’eccesso inquinando l’ambiente? Suvvia quelli che fanno la spesa! Chi altri sennò? Già, tutto questo si è fatto. Tutto questo, per mancanza di un reddito sufficiente alla bisogna, si rischia di non poter più fare! Costretti a ridurre le spese per compensare questa insufficienza, non si potrà sostenere la domanda, aumenterà quell’offerta già sovrabbondante, si ridurranno gli investimenti; meno lavoro, meno reddito, meno incassi per l’erario. Verrà bruciato valore, verrà bruciata ricchezza; meno crescita economica e... via cantando. Essipperchè, se chi lavora nella produzione lo fa per guadagnare, occorrerà prima aver guadagnato per poter lavorare nel consumo. Astanti, ci siete? Et voilà la chiosa: la crisi prima, la pandemia poi mostrano come l’acquisto non sia solo ristoro ai bisogni, non sia neanche solo un vezzo, forse pure una volgare ancorché irrinunciabile necessità per sostenere la crescita e generare ricchezza. Un obbligo che, per essere esercitato, ha bisogno del conforto di un reddito adeguato. Non un obolo, il giusto ristoro, invece, per un esercizio di necessità; si, un lavoro! Lavoro questo che, ridefinendo il modo di trasferimento della ricchezza generata dalla spesa, si possa auto riprodurre e auto remunerare! No, non sta qui il paradosso; sta invece nell’esser ancora obbligati a dover fare il lavoro di consumazione senza avere i denari per farlo; a debito, insomma. Mauro Artibani, l’economaio https://www.amazon.it/s?k=mauro+artibani&rh=n%3A818937031&dc&__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&crid=E9J469DZF3RA&qid=1621952657&rnid=1640607031&sprefix=mauro+a%...2Caps%2C207&ref=sr_nr_n_1

venerdì 30 luglio 2021

GIOVANOTTO, SE EREDITI IMPRENDI O SPENDI?

Cavolo, la Fed ha ufficialmente adottato un average inflation targeting! Non punta più a ottenere un’inflazione - misurata dalla variazione annuale dell’indice, generale e non più core, delle spese per consumo personali - del 2%, ma «un’inflazione pari in media al 2% nel tempo»*. Questo significa, ha spiegato la stessa Fed, che «in seguito a periodi in cui l’inflazione è stata persistentemente al di sotto del 2%, una politica monetaria appropriata punterà verosimilmente a ottenere un’inflazione moderatamente superiore al 2%». Cavolo, tutto questo arzigogolo che, in modalità tecnica, sembra poca cosa mostra invece uno dei più ingombranti paradossi dell’Economia dei Consumi che fanno specie. Mostra che, per gli stregoni del controllo, i prezzi possono andare oltre quel salvifico, per la baracca economica, 2%. Toh, proprio quel livello dei prezzi che consente di poter fare più o meno spesa con lo stesso denaro; dentro un sistema economico che proprio con la spesa fa la crescita, smaltisce il prodotto e fa ri-produrre: olè! Olè un cacchio! Mettiamo il caso che circa 35.000 miliardi di dollari di ricchezza nella disponibilità degli anziani Baby boomers, come scrive il WSJ, si prepari a passare di mano. Un tesoro che vale quasi il 160% del PIL Usa, il doppio di 30 anni fa, che nei prossimi anni verrà trasferito a eredi e che continua a crescere. Tra il 2018 e il 2042, le stime dicono saranno 70.000 i miliardi di dollari destinati a cambiare tasche; una sessantina in quelle degli eredi e il resto in filantropia e simili. Una montagna di ricchezza, insomma, si prepara a passare di mano; destinatari soprattutto Millennials e Generazione X, che potrebbero ritrovarsi a disporre di una base finanziaria molto importante per far partire, come auspicano i soliti buontemponi, “una nuova ondata di creazione d’impresa”. Un momento! Chi sono i Millenials e la GenX? Beh, son quelli dell'allungamento della durata della vita; giovani lavoratori che vedranno una quota crescente del loro reddito dedicata al sostegno degli altri mentre dovranno anche risparmiare di più per provvedere alla propria vecchiaia, con l'età della pensione che si allunga fino ai 70 anni. Indipercuiposcia dovranno lavorare più a lungo, risparmiare di più con una rete di sicurezza ridotta; dulcis in fundo, dovranno spendere oltre modo per generare ricchezza per tutti: allettante! C'è un'alternativa? Beh non vi sembri blasfemo ma… se la si smettesse di truccare i prezzi, il “tesorone” già ereditato e quello da ereditare, invece che falcidiato dall’inflazione potrebbe rassodare almeno quel potere d’acquisto proprio di questi giovani ereditieri che la spesa sanno fare più di tutti, meglio di tutti. Per far cosa, dite? Buondio ricchezza, poiché non con il far nuove Impresa che si smaltisce il già prodotto che riempie i magazzini; con l’acquisto si, che diventa denaro pure per chi non l’ha! Ehi ragazzi, un occhio alla spesa si, l’altro per farla eco-compatibile, altrimenti son guai. *Di lì a poco la nuova strategia monetaria verrà adottata dalla Bce. Mauro Artibani, l’economaio https://www.amazon.it/s?k=mauro+artibani&rh=n%3A818937031&dc&__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&crid=E9J469DZF3RA&qid=1621952657&rnid=1640607031&sprefix=mauro+a%...2Caps%2C207&ref=sr_nr_n_1

martedì 13 luglio 2021

DAL CAUSALE AL CASUALE E RITORNO

Acquisteresti cibo se non avessi fame? Produrresti cibo per dar da mangiare a chi fame non ha? Beh, nel tempo dell’Economia della Produzione no; in questo dell’Economia dei Consumi si! Quando, insomma, una relazione di necessità mette in successione il bisogno con la sua soddisfazione, siamo al tempo di prima. In quello di oggi, invece, vedi in giro gente vestita con jeans laceri che non vanno a comprarne di nuovi; quelli che indossano li hanno acquistati. Così, quando non ti raccapezzi sulla causa-effetto provi a scrutare i fatti; ti fai maligno poi ti interroghi: Quanto incidono i costi di marketing e pubblicità sul prezzo che pago per un prodotto di cui non ho bisogno? D’accordo, troppe variabili, difficile da stimare ma… indubitabilmente il costo ci sta quando si viene prima con-vinti, poi in-formati. Da qui, alla resa del “senso comune”, detto/ fatto. Sia come sia, nel passaggio dallo ieri all’oggi, sembrerebbe andare in fumo il nesso di causalità che governa il rapporto con le cose; un nuovo senso, non comune, viene alla ribalta a meno che…. Si, a meno che nel mondo ricco, che non vuol perdere l’abbrivio, il non più utile nesso bisogno/soddisfazione sia stato sostituito da una nuova relazione di necessità ricchezza/spesa. Toh, vuoi vedere che sta qui la “nuova causalità” del mangiare fino ad ingrassare, dell’acquistare la moda che passa di moda e con l’andare in giro in un’auto presa al “nolo che fidelizza”, passando la vita ad acquistarla? Essì, per non far che “noi” ricchi si debba piangere, di questo paradosso non paradossale toccherà far virtù. Dunque, mi viene in mente…. ma questi virtuosi che, fuori dalla ragione, fanno con la spesa la ricchezza daranno la stura ai “soliti noti” per parlarne male, esecrando la logica che sovrintende a quelle spese? Cosa dire di tal stanco ridetto che si appresteranno a dire? Dunque di non farne vanto; fare invece il conto di quanto valore sta in questo vizio e presentarlo ad un mercato che dovrà pur rifarli i conti e pagarlo. Approposito, cortesi Detrattori, conoscete altri che, con il loro fare sbilenco, siano pure in grado di generare lavoro e di remunerarlo? Mauro Artibani, l’economaio https://www.amazon.it/s?k=mauro+artibani&rh=n%3A818937031&dc&__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&crid=E9J469DZF3RA&qid=1621952657&rnid=1640607031&sprefix=mauro+a%...2Caps%2C207&ref=sr_nr_n_1

martedì 29 giugno 2021

NUOVI CONSUMI PIU‘ EQUI, COMPETITIVI E SOSTENIBILI

Più equi, competitivi e sostenibili. Lo dice il presidente Draghi in Parlamento agli eletti, perchè gli elettori intendano; con lo stesso impeto non possiamo mancare! Beh, i Consumatori, per ruolo e quando possono, con la spesa fanno i 2/3 della crescita economica. Così viene generato reddito, quel reddito che serve a fare nuova spesa. Tocca allora allocare queste risorse di reddito per remunerare chi, con la spesa, crea lavoro e lo remunera remunerando tutti, pure quelli del capitale. Più equi di cosi? Okkei, d’accordo ma… non sembra esser tutt‘oro quel che luccica. Da un impegno di tal fatta, al dover fare i conti con un’ambiente che non regge la botta dei ritmi imposti dalla crescita, il passo è breve, anzi grave, tanto da dover pagare dazio. Talmente grave che di questa sostenibilità toccherà farsi carico. Dunque, se la Terra stenta a riprodurre risorse e a smaltire i rifiuti generati dall’attività economica c’è una raponsabilità da dover assumere: l’aver dato, in comodato d’uso, la domanda a quelli del marketing limitando la nostra azione alla sola spesa. Tocca allora pagar pegno. Se la domanda comanda, facendo quei 2/3 della crescita, con la ripresa in carico si può fare ancor di più! Approposito, comanda pure perchè la sovraccapacità dell’offerta, già prima della pandemia, stava imbarazzata dinanzi ai Consumatori del mondo ricco, affrancati dal bisogno. Questi fatti rimescolano le regole: l’offerta ha „bisogno“ che venga acquistata da consumatori senza il bisogno di doverlo fare. No, non è l’ennesimo paradosso che abita l’Economia dei Consumi, piuttosto una cunetta del mercato dove questi nuovi equilibri attendono di poter fare prezzo. Nell’attesa che il prezzo si faccia, facciamo domanda di merci a basso impiego energetico ed eco-compatibili; pure quella di beni immateriali e di prodotti ignudi, svestiti da packaging sfrontati. Suvvia, quando tutti in coro facciamo queste domande beh, pure così, all’offerta toccherà ubbidire. Eggià, questo s’ha da fare per la nostra cara Amica: rassodare la capacità riproduttiva e ripristinare quella di smaltire i residui. Con l’economia circolare si è proprietari della materia prima, il rifiuto da riciclare, e dei 2/3 di quella spesa aggregata: il perno, insomma, attorno a cui far girare il meccanismo per poter funzionare e riuscire a coniugare tornaconto e responsabilità, per tutti; per i Consumatori di più. Ehi, con il guadagnare vantaggio economico dall’aggiustare la Terra si fa bingo; da questa nuova competitività, tombola! Mauro Artibani, l’economaio

martedì 22 giugno 2021

PER NON FAR FIASCO CON LA RIFORMA DAL FISCO

Venghino Signori, venghino a ciurlar di redistribuir. Un ciurlìo che rimbomba tra i diseguaglianti e i diseguagliati. Essì, con la pandemia giungemmo a dover mettere mano a quel marchingegno che, mal funzionando, ha consentito di poter generare la crescita con un debito surrogante redditi mal trasferiti. Cominciamo: gli Stati Uniti godono di leadership su tutta la regolamentazione fiscale e l'annuncio di Joe Biden manda un segnale forte, che avrà sicuramente delle conseguenze per i negoziati in corso all'OCSE. Dunque l'amministrazione Biden da’ le carte con un piano per aumentare le tasse sulle società e sugli americani che guadagnano più di 400.000 dollari all’anno per pagare un piano, forte di investimenti nelle infrastrutture da $ 2 trilioni e quello per le famiglie da $ 1,8 trilioni. Fiuuu: il ritorno di un'economia più gestita con il declino delle soluzioni di mercato privilegiate dall'inizio degli anni '80? I diseguaglianti qualche dubbio l’hanno. Questo rialzo fiscale non rischia di penalizzare gli investimenti aziendali necessari alla ripresa economica? I diseguagliati, per ribattere, gridano il non esser tutti uguali e loro ancora meno! Beh, sia come sia; anzi, per non restare incastrati a stantii refrain, proviamo a fare come credo debba farsi. Se si invoca una riforma fiscale del già traferito si aggiusta forse, non si risolve, lo squilibrio che la connota. Si continuerà a prelevare direttamente e in malo modo dai redditi percepiti dai soliti noti, capitale e lavoro, prelevando indirettamente dal lavoro degli insoliti ignoti, i Consumatori, contravvenendo pure alla progressività del prelievo. Eilà Gente, se la riforma fiscale dovrà pagare i maggiori costi della sanità post pandemica, ri-attrezzare le infrastrutture della terra poi pure ri-sanarla e…. se ci attrezzassimo pure a far la crescita per poter pagarne meglio i costi? Dunque, la crescita si fa con la spesa al mercato, là dove dovrebbe fare il prezzo più alto la produttività del migliore; dove invece il vincente, escluso dalla conta, non prende niente. Essì, incassa il premio chi ha fatto le merci, non il migliore, che acquistandole ha potuto generare quel remunero. Negletto che, per poter tornare a spendere, deve chiedere gli spicci ai remunerati correndo il rischio, stante le iniquità nel prelievo, di trovarsi in tasca più di quanto possa, meno di quanto debba avere per fare quella spesa prodroma alla crescita. Orsù eletti del mondo, il tempo stringe, le iniquità strozzano. Tocca conferire “Premio”, fin qui negato, al più produttivo degli agenti che abitando sine die il mercato fa il più della crescita. Si vuol fare quella crescita che paga i costi post pandemici? Bene, la riforma del fisco dovrà riformare i modi di chi già paga, pure poi far pagare il costo fiscale* guadagnato con il “premio produttività” per aver fatto i 2/3 della crescita. Chi dovrà pagare il prezzo del premio? Beh, ad occhio e croce tutti gli agenti economici che da tal garantita crescita avranno da guadagnare! Come? Con il profitto che, nell’Economia dei Consumi, manca di ragione economica: impiegato dalle Imprese per attrezzare business fa fare utili se e quando i Consumatori, acquistando quelle merci, rifocillano il potere d’acquisto. A proposito di tasse, lo scrivo da tempo. Alla Politica toccherà de-fiscalizzare gli aderenti al nuovo modo di far business; fiscalizzare invece i renitenti! *Poter così ancor più incassare quanto occorre per fare quel che avete in mente di dover fare. Mauro

martedì 15 giugno 2021

DEI DIRITTI E DEI DOVERI DEI CONSUMATORI!

Nella conferenza sul futuro dell’Europa viene previsto un ragionar cortese sui diritti; si, in democrazia, se hai un bisogno devi avere, appunto, il diritto di vederti rispettato. Beh, i diritti dei Consumatori trovano forza nell’indifferibilità dell’esercizio di un dovere: quello della spesa per fare la crescita economica. Da agenti economici, la sola spesa delle Famiglie genera i 2/3 del Pil! Quando poi il sistema economico espone lo squilibrio tra una strutturale sovraccapacità del produrre e l’affrancamento dal bisogno del dover consumare, quanto si può avere voglia di esercitare quel dovere, magari a debito? Dunque, nell’Economia dei Consumi cambia la ragione di quel dovere che deve farsi obbligo. Altrettanto obbligo devono mostrare i Consumatori nel misurare l’utilità marginale residua che un individuo trae dal consumo di un bene prodotto e farne tesoro. Si, tesoro. Se tanto da’ tanto l'utilità marginale dei fattori, Capitale e Lavoro, decresce al ridursi proprio dell’utilità residua della spesa; quella della Domanda, invece, trasale! Si rende pertanto necessario dover ri-misurare il valore e calibrare il remunero dei fattori impiegati nel sistema produttivo. Tutti! Proprio tutti se, come afferma la teoria marginalista, ogni fattore produttivo deve ricevere una quota del prodotto in base alla sua produttività. Agli agenti economici del consumo tocca saper gestire il crescente valore dell'utilità marginale della Domanda per ottenere, dal mercato, un tornaconto; buono per migliorare l’efficienza dell’esercizio di spesa e la produttività di sistema. Per alzare ancor più la posta in gioco, all'arguzia del dilettante, tocca sostituire la perizia del Professional Consumer: un monito e dieci convincimenti dovrebbero bastare per avviare il giro di giostra del nuovo Diritto/Dovere: Io attribuisco valore alle merci; se non trovo “conveniente” farlo resteranno s-valutate. I. La crescita economica, per 2/3 fatta dalla spesa delle Famiglie, rende la pratica dell’acquisto indifferibile; diventa un obbligo l’esercizio di consumazione. II. L’atto dell’acquisto trasforma le merci in ricchezza; l'esercizio di consumazione genera nuova produzione, fornisce continuità al ciclo economico, sostanza alla crescita. III. L’obbligo di consumazione costituisce la nostra risorsa. Offerta al mercato deve produrre quel ristoro economico che fa funzionare il meccanismo dello scambio. IV. Il remunero ricavato dalla pratica del consumo consente di ripristinare il risparmio, controllare il debito, garantire l’esercizio di spesa. V. La produzione, governata dalla domanda, orienta qualità e quantità dell’offerta; tiene in equilibrio il conto economico. VI. La gestione attiva delle azioni di consumo rende possibile eliminare inefficienze e inerzie di processo, aumentando la produttività del sistema. VII. La spesa, intesa come esercizio di lavoro, promuove la responsabilità sociale del consumatore. VIII. L’ambiente è il luogo della pratica del consumo: non si può consumare un mondo consumato. IX. La pratica del consumare dispone le forme della socialità. Occorre governare questi processi. X. Onori e oneri, in un consorzio di interesse che tiene insieme tornaconto e responsabilità. Mi sia consentita una chiosa: Soggetti economici forti, questi, altro che bisognosi di tutele! Dunque, a questa Gente, per il valore crescente dell’utilità marginale della domanda e dell’esercizio di responsabilità che porta al mercato, spetta un premio, questo: "La crescita si fa con la spesa. Così viene generato reddito, quel reddito che serve a fare nuova spesa. Tocca allocare quelle risorse di reddito per remunerare chi, con la spesa, crea lavoro e lo remunera; remunerando tutti, pure quelli del capitale." Premio che dovrà pagare la Politica rappresentando queste istanze per il vantaggio che si intravvede per tutti; gli economisti, nel riaggiornare i paradigmi scaduti con i quali guardano il reale; i sociologi, nel dover riclassificare il consumare da vizio a virtù. Mauro Artibani, l’economaio https://www.amazon.it/s?k=mauro+artibani&rh=n%3A818937031&dc&__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&crid=E9J469DZF3RA&qid=1621952657&rnid=1640607031&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&ref=sr_nr_n_1

martedì 8 giugno 2021

MA QUALE INFLAZIONE D’EGITTO

Dannata Pandemia! La botta c’è stata, i rimbombi si scorgono: l'economia globale sta entrando in una terra incognita? Essì, questa volta tocca all’incognita dell’inflazione; dopo un decennio di preoccupazioni per una domanda e un potere di spesa inadeguati, all'indomani della crisi finanziaria globale, stanno ora emergendo segnali di offerta insufficiente. La mancanza di beni, servizi e persone significa che la domanda viene soddisfatta sempre più lentamente o per niente. Ci sono già segnali che le strozzature dell'offerta potrebbero portare a brutte sorprese fino a sconvolgere la ripresa post-pandemia. Da nessuna parte le carenze sono più acute che in America, dove è in corso un boom. La spesa dei consumatori sta crescendo di oltre il 10% a un tasso annuo, poiché le persone mettono in pista i $ 2 trilioni di risparmi extra, accumulati nell'ultimo anno. Cavolo, però, mentre la domanda in forte espansione si scontra con l'offerta limitata, l'inflazione sembra farsi strada. Ad aprile i prezzi al consumo americani sono aumentati del 4,2% su base annua, dal 2,6% di marzo. Le banche centrali non ci stanno e insistono sul fatto che il loro stimolo monetario deve continuare per non mettere a repentaglio la nascente ripresa. Jerome Powell, il presidente della FED, vede poche ragioni per preoccuparsi. Verrà tollerata per un po’ un'inflazione al di sopra dell'obiettivo, in parte perché si aspetta che i prezzi scendano presto. Toh, vuoi vedere che ‘stavolta i banchieri centrali ci pigliano? Essipperchè co’ ‘sto malCovid-19 si son messi in piedi gli accrocchi che non possono aver arrestato i danni economici: nel 2020, in Italia, sono stati persi quasi 2.000 euro di consumi pro capite, il dato emerge dal rapporto Confcommercio-Censis sui consumi delle famiglie; l’indice di fiducia dei consumatori elaborato dall’Università del Michigan si è ridotto del 6,2% a quota 82,8 punti a maggio. Si, vabbè ma questi sono i riflessi di una contingenza…. che non ti raccapezzi; quelli delle banche centrali conoscono invece i fatti strutturali che s-governano l’economia dei Consumi; le hanno provate tutte per reflazionare il mercato e rintuzzare la deflazione senza riuscirvi granchè. Lael Brainard, membro del consiglio dei governatori della Fed, va dritto al sodo: dice che il recente aumento dell'inflazione, in alcuni settori dell'economia degli Stati Uniti, dovrebbe indebolirsi una volta che i prezzi si saranno allontanati dai minimi raggiunti all'inizio della pandemia e gli squilibri temporanei tra domanda e offerta saranno riassorbiti. Fiuuu, lui sa. Già… ma cosa? Beh, che la crescita dovrà continuare a doversi fare con la spesa, pur di fronte ad una capacità produttiva sovradimensionata e all’affrancamento dal bisogno* e che, a fronte di questo, lo stampare moneta resta l’obbligo di ruolo della Fed non per fare inflazione, al contrario, per sventare quella deflazione che, rifocillando il potere d’acquisto, fa fare più spesa. Et voilà, così un altro paradosso viene servito ad un Mondo che si adegua impiegando la moda, il marketing, la pubblicità, il credito al consumo persino le merci “usa e getta” per fare reflazione; tutto, non per far salire i prezzi, per non farli scendere… alla faccia dell’inflazione! *Affrancamento che segna il discrimine tra opulenza e penuria. Mauro artibani, l’economaio https://www.amazon.it/s?k=mauro+artibani&rh=n%3A818937031&dc&__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&crid=E9J469DZF3RA&qid=1621952657&rnid=1640607031&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&ref=sr_nr_n_1

martedì 25 maggio 2021

PNRR: PER NON RISCHIARE DI RICADERE!

PNRR, ovvero il fare per la Ripresa della Nazione; tutt’altro che Piano però, in fretta! La Resilienza invece, come lo scroto, puoi tirarla dove vuoi; pure non usarla. Dunque, andiamo al sodo: la ripartizione delle risorse per Mission: Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura: 40,32 miliardi dal PNRR + 0,8 miliardi da React-EU + 8,74 dal fondo complementare. Rivoluzione verde e transizione ecologica: 59,47 miliardi dal PNRR + 1,31 da React-EU + 9,16 dal fondo complementare. Infrastrutture per una mobilità sostenibile: 25,4 mld da PNRR + 6,06 dal fondo complementare. Istruzione e ricerca: 30,88 miliardi dal PNRR + 1,93 mld da React-EU + 1 miliardo dal fondo complementare. Inclusione e sociale: 19,81 mld dal PNRR + 7,25 da React-EU + 2,77 dal fondo complementare. Salute: 15,63 miliardi dal PNRR + 1,71 da React-EU + 2,89 mld dal fondo complementare. Draghi, dopo cotanto snocciolato, chiosa: "il governo stima che gli investimenti previsti nel piano avranno un impatto significativo sulle principali variabili macroeconomiche e sugli indicatori di inclusione, equità e sviluppo sostenibile (Sdgs). Nel 2026, l'anno di conclusione del Piano, il prodotto interno lordo sarà del 3,6 per cento più alto rispetto all'andamento tendenziale e l'occupazione di quasi 3 punti percentuali. Gli investimenti previsti nel Piano porteranno inoltre a miglioramenti marcati negli indicatori che misurano la povertà, le diseguaglianze di reddito, l'inclusione di genere e un marcato calo del tasso di disoccupazione giovanile". Fiuuu! Grande se riesce a disporre così l’adeguamento della produttività totale dei fattori dell’intero sistema Paese! Dunque, Esimio Premier: se, ben prima della pandemia, si stava inerti davanti agli squilibri di sistema, occorre pure ricalibrare l’equilibrio marginale dei ruoli di produzione e consumo, trasformando il problema in opportunità! Essì se la sovraccapacità dell’Impresa confligge con l’affrancamento dal bisogno dei Consumatori, diventa opportuno pigliare al volo quel che ne viene: la crescita dell’utilità marginale della domanda; farne il fuoco per disporre un nuovo equilibrio del sistema e ridurre l’out gap. Per farlo, occorre metter mano ai modi del funzionamento di quel meccanismo, utilizzato nel trasferimento della ricchezza generata dalla spesa, per il remunero dei fattori produttivi che fin oggi ha retribuito chi ha concorso a generarla*, non chi ne genera i 2/3. Il paradosso, insomma, rimbomba; nella cunetta, dove ristagna la produttività totale dei fattori, si annaspa! *La distribuzione della ricchezza sembra seguire un modello: "La regola '80-20-80. L'80% della popolazione possiede solo il 20% del capitale totale, mentre il restante 20% possiede l'80% dello stesso capitale". Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 18 maggio 2021

ALLA CLASSE MEDIA CHIEDO VENIA!

In Italia, nella classe media, sta il 67 per cento delle persone. Loro, i più; io, il meno insieme al carezzevole paradosso fatto di lazzi e frizzi. Si, nel ’71 e i miei 20 anni, stavo da una parte: con chi penava, contro chi dall’altra faceva penare; in mezzo i detestabili che avevano più dei miei, meno degli altri ma… a loro andava bene così. Ora come allora i Moderati stanno in mezzo, votano per chi garantisce, con calma, che potrebbe andare pure meglio. Va meglio, mangiano e bevono, hanno la casa, vanno in vacanza, si muovono in auto. Già, mentre li detestavo accade pure che, di soppiatto vennero cambiate le carte in tavola*. Debito in tutte le forme venne offerto, come se piovesse; magari a debito, i penanti diminuirono, la classe media aumentò. La mia sinistra non governava; la “maggioranza silenziosa” si! Quei detestabili “piccolo borghesi”, stavano vincendo contro quell’austerità per la quale Berlinguer, tre anni dopo il ’71, si era speso ed io, conformato, mi spendevo per attribuire ragioni e torti. Loro, smodati, avevano cominciato a vestire alla moda che passa di moda, ad andare sovrappeso; avevano ingurgitato, senza batter ciglio, il senso prodotto da quei neofilosofi del Marketing, si sono tolti la sete con gin fizz pubblicitari, ma tant’è. Se s’ha da spendere hai pur bisogno che qualcuno ti suggerisca come farlo. Io no, me ne frego. Cavolo però, sembrava non s’avesse da far altro che spendere. Poi di colpo mi avvidi: dentro l’Economia dei Consumi, non con il Capitale né con il Lavoro si genera ricchezza per tutti; con la spesa invece si, poi con l’Iva viene rifocillato pure quel Pantalone che ti serve i servizi; il risparmio l’investi per pagare la spesa in conto capitale delle Imprese. Loro, insomma, lo facevano; pur’oggi, magari a debito, lo fanno! Beh, così posso continuare a star sulle mie. Si, mentre loro continuano, io mi faccio bello: con ancora in dosso il cachemirino, un pensare, il dire e un fare fatto così. Ecco, oggi per tutto questo, chiedo loro venia! *Salta la convertibilità della moneta con l’oro, viene stampato denaro ad libitum; il debito pure. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 11 maggio 2021

DOPO IL PRIMO MAGGIO VIENE IL POI!

Il primo Maggio il Presidente Mattarella, per dovere costituzionale, dice quel che si deve dire: "Il lavoro è fondamento della Repubblica. La Repubblica non potrebbe vivere senza il lavoro. Sarà il lavoro a portare il Paese fuori da questa emergenza”. Già, il lavoro fonda, sul piano costituzionale, la Repubblica; quella struttura politico/istituzionale che deve garantirlo. Oggi, dentro quest’emergenza, per quale lavoro si deve invocare il rispetto del mandato costituzionale? Quello impiegato nella produzione di beni e servizi, ficcato dentro un mercato del lavoro globale contratto dall’automazione, digitalizzato nei processi e dal sovraffollarsi della Domanda di chi cerca lavoro, migrata da ogni dove. Quello impiegato nell’esercizio di consumo che, con l’acquisto, genera i 2/3 della ricchezza; consumando l’acquistato fa ri-produrre, creando occupazione; spinge il ciclo, da’ continuità alla crescita economica. Lavoro, si; quello esercitato da tutti, non riconosciuto né retribuito! Bene tocca prendere al volo la speranza del Presidente: "L'Italia ha bisogno, anche oggi, di nuove generazioni di costruttori, facciamo appello a loro”. Presidente mi consenta l’ardire. Nell’economia dei consumi le nuove generazioni son le stesse misconosciute di prima, quelle che la crescita la fanno con la spesa. Così generano reddito, quel reddito che serve a fare nuova spesa. Tocca allocare la ricchezza così generata per remunerare chi, con la spesa crea lavoro e lo remunera, remunerando tutti, pure quelli del capitale. Dunque, a 74 anni dalla scrittura costituzionale, quando del Lavoro si invoca il rispetto, occorre fare di necessità virtù tenendo insieme quello nella produzione, affannato dagli anni e quello svolto nel consumo; un ricostituente, questo nuovo lavoro, che ri-genera il primo e ancor più lo remunera! Essì, svolto dalla stessa Gente tosta che fa tutto il possibile, senza manco avere una giornata che la rammemori ma potrebbe ridare lustro a quella ammaccata dell’antico Maggio. NB. A quei politici, a cui parrebbe di poter scorgere il modo per poter andare oltre gli interessi contrapposti tra capitale e lavoro, scorgano; scorgano pure. Scorgano pure come fare norma perchè a questa Gente che spende arrivi adeguato ristoro, per il servizio reso e la ricchezza generata. Si, Signori, poiché se questi perdono l’abbrivio fanno danno a tutti, ancor più a quegli “interessati” che vi hanno eletto. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 4 maggio 2021

IL PREZZO GIUSTO DELLA SPESA

Nell’anno del Covid, per quel che dicono le tabelle Eurostat, gli italiani hanno avuto un consumo individuale pari a 98,7, in calo rispetto al 102,1 del 2019, su un valore medio di 100. Quelli di Eurostat confermano pure la battuta d’arresto della spesa, per consumi finali delle famiglie, diminuita dai 1.087,25 miliardi nel 2019 a 958,493 nel 2020 con un calo dell’11,84%. Cavolo Signori, tocca trar conseguenza dai fatti: gira per il mondo un detto, che non tutti sembrano voler ascoltare. Dice: “la mia spesa è il vostro reddito”. Se c’è qualcuno rimasto senza un quattrino, insomma, qualcun altro non deve aver fatto tutta la spesa che toccava fare! Bene a quei qualcun’altro, nel tempo della pandemia, son rimasti in tasca oltre 180 mld di euro. La penuria, toccata ad altri, la dice lunga sulla “verità” di quel detto; anzi dice del fatto: Pil sotto dell’8,9 %! La povertà, nel 2020, arriva al 9,4 %. Dunque, Apostoli della Sociologia, ricordate il vostro impeto scagliato contro chi spende come “gente prodiga e men che mai satolla”? Bene, dopo quel tanto detto fin ieri, oggi fatto! Certo, fatto con i lock down, non per ravvedimento dal vizio a virtù…. ma tant’è. Lo stesso fatto ha disfatto pure il sagace fare del Marketing; quel ridurre gli sfridi delle catene produttive, confezionando la Domanda dei Consumatori, pure di quelli che, non sedotti da cotanta confezione, hanno preferito mettere i soldi della spesa al pizzo. E… quell’aumento della capacita produttiva delle imprese, inutilizzata? E… rotto con la reclusione pandemica l’incanto pubblicitario, i nuovi morigerati si lasceranno re-incantare? In questo scenario di non speso, le erogazioni del credito al consumo, lo dice AssoFin, si riducono del 21,1%. Detto il fatto ai tutti coinvolti, una domanda rimbomba: la responsabilità sta in capo a quelli di noi che non hanno fatto la spesa? Bene, se tanto ci dà tanto, quanto vale al mercato ‘sta cacchio di spesa? Giust’appunto proprio quel mercato, dove viene generata la ricchezza attraverso lo scambio tra chi domanda e chi fa offerta, dovrà scovare e fare il prezzo giusto di quel valore! Si, non quello sperato con il “ritorno alla normalità”, farcita da quelle asimmetrie informative che inquinano la stima. Prosit! Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

mercoledì 28 aprile 2021

RICCHI, PRESTATORI DI ULTIMA ISTANZA

Stavamo, stiamo, ancor più staremo affogando in un mare di debito. Ad oggi, son già 280.000 mld di $. Per non andare a fondo, una quisquilia sembra mettere d’accordo tutti: fare crescita, ovvero Pil, quindi ricchezza. Toh, proprio quella ricchezza da decenni generata con il debito! Debito che poi s’ha da ripagare. Già, ma… da chi? L’incremento delle tasse sui redditi delle società dal 21 al 28%, incluso nel piano per le infrastrutture pro-crescita presentato da Joe Biden, non convince i capi d’azienda americane. Secondo un sondaggio Business Roundtable, quelli del capitalismo degli stakeholder, il 98% dei 178 sodali intervistati, ritiene che questo incremento danneggerà la competitività delle loro società; il 75% del campione è convinto che l’inasprimento fiscale ridurrà gli investimenti in ricerca della propria compagnia, mentre un altro 71% teme che a ridursi saranno anche le assunzioni. Mica micchi! Loro sanno come la crescita si faccia con la spesa, non con l’impresa, quindi rifiutano di pagare dazio. Capito l’antifona? Bene tocca sbirciar oltre, in quel 2020, “l’anno come nessun altro”. Lo scrive Forbes: “non stiamo parlando della pandemia ma dei super ricchi, i miliardari. Nel mondo sono 2.755, 660 in più rispetto al 2019. In mano hanno 13.100 miliardi di dollari. L’Organizzazione mondiale della sanità stima tra 119 e 124 milioni di poveri in più a causa del Covid e un’escalation delle diseguaglianze. I miliardari, invece, hanno incrementato l’incasso durante la pandemia: ottomila miliardi di dollari in più”. Lo giuro, leggere Forbes “scandalizzato” per le diseguaglianze mi stringe il cuore ma… lo scandalo non sta nell’esser ricchi; ricco, nell’Economia dei Consumi, definisce quel soggetto dotato di un ampio potere d’acquisto non esercitato. Un tizio insomma, che non fa tutto quel che gli tocca per generare ricchezza per tutti. Ok, se non si possono toccare i profitti delle Aziende, allora va tassato proprio quel potere d’acquisto non esercitato magari da chi, proprio in quelle aziende, comanda. Essipperchè, dico a voi: se il debito impiegato per creare quella ricchezza, che avete intascato più d’altri, dev’essere rimesso, credo sia il tempo di restituire la cortesia spegnendo pure la miccia di quel “paradosso della parsimonia” che potrebbe bruciare parte del vostro benessere senza migliorare quello d’altri. Dunque se si vuol ridurre il gap, che per fare la crescita aumenta il debito, occorre prendere prestito da quei “prestatori di ultima istanza”*; quelli del potere d’acquisto non interamente esercitato, applicando la progressività delle imposte, anche a quelle indirette, dove sono meno evidenti le manifestazioni della capacità contributiva. Magari ristrutturando l’Iva che fin qui ha tassato solo il lavoro di consumazione, non il denaro di chi ha una bassa propensione alla spesa; qui dev’essere prelevato quel contributo: dalla capacità di spesa non spesa! Un paradosso, dite? Fa niente! * Prestatore di ultima istanza, qualsiasi soggetto a cui ci si rivolga quando si ha urgente necessità di credito e si sono esaurite tutte le altre possibili opzioni. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 20 aprile 2021

Luce? In fondo al tunnel ci stanno i migranti!

Della pandemia c’è l’oggi, ci sarà un domani e un dopo ancora ma…. i problemi di ieri saranno ancora dinnanzi a noi insoluti. Le migrazioni, per esempio, di gente ancor più disperata e manco vaccinata; noi, esausti da cotanto virus, contrapposti tra fobìe e filìe varie ed eventuali. Sai, quando sei per l’inclusione sei progressista; ti pensi solidale, stai con chi lavora, con chi ha bisogno; ti scorgi fuori luogo in un luogo che non accetta l’altro. Sai come sei: ti vuoi bene, vuoi bene al tuo bene, al bene che fai. Fai incetta di onore se accetti quei guai: un fare senza prezzo. Altri di noi invece no, non ci stanno. Escludono. Chiusi nelle comunità di se stessi, pseudo speciosi; timorati del prossimo che preda lavoro, attenta al benessere, mangia il nostro mangiare. Voi, che fate il prezzo, voi: brutti sporchi e cattivi. In mezzo stanno loro: gli altri. Chiari a noi, scuri a voi; disoccupati e occupanti. La fame, il lavoro, la dignità li muove fuori di casa, fuori da loro. In questo sogno disperato, sono. Questo sogno divide, questo sogno sconfigge tutti: buoni, cattivi, diseredati. Noi, sopraffatti da un afflato diseconomico, scorgiamo nulla di una crisi che morde, ignari di redditi vieppiù insufficienti, di acquisti in pressione. Voi, appesi ai vostri interessi, che delle virtù economiche fate misfatto, negate il Pil degli esclusi, il loro focillo ad un erario ingordo e quel tanto lavoro mal pagato. Loro e il loro migrare; costretti dal ricatto economico ad umanità disumanate. Occorre andare oltre quest’oggi infame, gravido di affanni e cattivi presagi. Tocca fare vessillo di un tornaconto immediato. Di voi compagno, di voi vicino, mi faccio mentore. Il tono, quello ad uso ai saccenti. Tra il lusco e il brusco di una notte in “zona arancione”, sogno un’impresa titanica e risoluta che allevi povertà, scuota inerzie, scardini barricate, appiani differenze, coccoli identità; disilluda i buoni, stemperi fobìe. Un sogno cinico: la domanda comanda! Domanda potente, risoluta di chi, per mestiere, spende, acquista, produce ricchezza smaltendo l’eccesso di merci che ingrassa, inquina, spreca, indebita. Se accade che insieme a quella folla migrata si saturi il mercato del lavoro, si riducano i redditi; se tutti insieme si consumi quell’eccesso di merci e non scendano i prezzi; il meccanismo si impalla, l’equilibrio salta, et voilà la crisi: nulla di più, nulla di meno. Questa l’agenda del nostro fare, del fare in fretta: tocca investire, facciamo debito, altro debito, debito tattico. La strategia: la nostra forza, un po’ di mosse, scacco matto. Un contratto di gestione farcito di adempimenti, vantaggi, oneri e penali per smaltire quell’eccesso di offerta. Chi consuma lo scrive, chi produce lo firma. Acquistiamo tutto, consumiamo il possibile; quel che resta, impacchettato ed inviato verso lidi poveri. Avrà meno sprechi chi ha più, più opportunità chi ha meno; meno obesi nel mondo ricco, più nutriti nell’altro; meno moda che passa di moda, più vestimento per gli ignudi; troppo informati per conoscere di qua, quel troppo di là per informare chi non sa. Elisir per le nostre filìe. Elisir per le vostre fobìe: così se ne stanno finalmente a casa loro, finalmente si respira. Loro che stanno ancora lì potranno tirare il fiato: vivaddio scegliere. Spicchi di possibilità: fuggire, restare, partire. Risultato: gestione del rischio, riduzione della condizione precaria. Ce n’è per tutti, pure per chi scalpita per avere ristoro dagli investimenti di capitale fatti a debito. Voilà les jeux sont faits: controllo dei flussi migratori; diminuzione della pressione sulla domanda nel mercato delle merci e su quello del lavoro; gestione dei prezzi. Ullallà, una cuccagna. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 13 aprile 2021

CON LA PANDEMIA, I CONSUMATORI USA, ANCORA DI ULTIMA ISTANZA?

La crescita economica viene fatta con la spesa! Le famiglie americane, nel farla, fanno oltre i 2/3 della crescita complessiva. Mica solo quella in casa Usa. A metà degli anni '90 il segretario al Tesoro, Robert Rubin, accusava i partner commerciali di considerare gli americani ‘consumatori di ultima istanza’ del pianeta su cui far affidamento per vendere beni e servizi. D’accordo ‘sta gente, con la spesa che fa, dovrà generare reddito pure per gli altri nel mondo ma…. Il reddito per farla l’hanno? Oddio, se si dà retta a quelli della Fed di s. Louis mica tanto, anzi poco o niente; con un grafico mostrano come, dalla metà degli anni 30 del ‘900, il potere d’acquisto deficiti! Questa deficienza aumenta il peso del debito delle famiglie e delle imprese statunitensi, esaurisce il capitale finanziario del paese, rende la crescita dei salari più difficile. Beh, dopo ‘sto avanspettacolo verrebbe da dire: Bambole, non c’è una lira! Mica vero, Bambole, i soldi ci stanno! Essì, in questo mondo del paradosso le Fed non son tutte uguali. Qualche giorno fa il WSJ, sulla base dei dati della madre delle Federal Reserve, ha stimato: grazie anche ai guadagni di Wall Street, alla valorizzazione degli immobili e al sostegno fiscale ai redditi le famiglie americane non sono mai state così ricche. Cavolo, il valore stimato raggiunge i 119.000 miliardi di dollari, quasi sei volte il Pil; il 6,8% in più di fine 2019 quando il virus non c’era. In pratica quasi 400 miliardi di dollari in più da destinare, almeno in parte, ai consumi. Oh bella, sennò a cosa servono tutte queste politiche di reflazione messe in campo da “mamma Fed” per non far scendere i prezzi? Il mercato immobiliare, per esempio, fornisce un buon esempio della monetizzazione dello stimolo fiscale nel ridurre costantemente i tassi sui mutui che, a loro volta, hanno causato un aumento del prezzo del patrimonio immobiliare esistente. Per quanto riguarda poi le politiche monetarie, che hanno alterato il meccanismo di formazione di prezzi, per l’amordiddio lasciamo stare. Ehi, le famiglie americane hanno fatto pure meno spesa con la pandemia. Secondo le stime disponibili, il liquido in eccesso ammontava a circa 1.600 miliardi di dollari alle fine del 2020, e potrebbero crescere fino a 2.500 miliardi nel 2021. Fiuuu, una barca di soldi da spendere per far guadagnare il mondo! Basteranno? Oddio, potrebbero se non si dovessero pure investire epperchennò usarli per ridurre il debito; già, pure questo s’ha da dover fare per non tirare solo a campare. Cavolo un bel dilemma: Consumare, risparmiare o ripagare i debiti? Toh un’altra Fed, quella di NY, ha fatto i conti con i corni del dilemma; vien fuori che le famiglie hanno speso una quota del 29% entro giugno 2020, hanno allocato il resto, nel risparmio il 36% e nella riduzione del debito il restante 35%. L’incastro perfetto: ce la si è fatta l’anno passato a fare quei 2/3 del Pil del mondo facendo quel 29% di spesa e quel 36% di risparmio, che serve alle Imprese per fare spesa per gli investimenti? E quel 35% rimasto in tasca ridurrà il debito per farci ritrarre dal baratro? Jamie Dimon, Ceo di JPMorgan, nella lettera annuale agli azionisti sembra voler rispondere d’acchito: "Ho pochi dubbi che con i risparmi in eccesso, i risparmi derivati dalle nuove misure di stimolo, una maggiore spesa in deficit, un più alto Qe, un possibile nuovo disegno di legge sulle infrastrutture, una campagna vaccinale di successo e l'euforia per la fine della pandemia, l'economia statunitense possa registrare un boom. Tale boom potrebbe durare tranquillamente fino al 2023 poiché tutta questa spesa potrebbe essere estesa anche fino al 2023." Alla lussureggiante risposta di Dimon mi preme far commento: Il suo conto non tiene conto del l’affrancamento dal bisogno dei Consumatori che li dis-obbliga a spendere; manco del dis-obbligo per le Imprese stante la capacità produttiva inutilizzata. Per il debito da rimettere faccia lei; nel mondo ne gira per 280.000 mld di $! Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 6 aprile 2021

GREEN GREEN, CHE BELLO!

Tutti green? Mica tutti. Sembra che… più si sia ricchi, più si inquini. Lo scorso anno, una ricerca condotta dalle Nazioni Unite ha messo in evidenza che l’uno per cento più ricco del mondo rappresenta più del doppio delle emissioni di C02 del cinquanta per cento più povero. Ma chi sono i super-ricchi che inquinano di più? Una risposta arriva da un’analisi recente, condotta da due antropologi dell’Indiana University, che ha passato in rassegna 2.095 miliardari elencati nella lista Forbes 2020. Il rapporto, pubblicato su ‘The Conversation’, ha rivelato che “i miliardari lasciano impronte di carbonio che possono essere migliaia di volte superiori a quelle dell’americano medio”. Nota bene, anzi molto bene: sono quelli che non spendono tutto quel che hanno! Notato? Cavolo, quelli che hanno meno, allora, inquinano meno? Fiuuuuu, roba grossa la questione ambientale. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, lo sa: "Questo è un governo che ha preso l'impegno di fare progetti nella transizione ecologica, nel digitale, nella lotta al cambiamento climatico. Un'altra sfida: attuare il vecchio che va bene e aprire il nuovo che va bene". Nuovo che va bene, vediamo: quella transizione ecologica, appunto, che ha in mente Roberto Cingolani, responsabile del nuovo Ministero, quando dice: “La biocapacità del Pianeta si è esaurita tra luglio e agosto; viviamo un’era spaventosa di debito ambientale, non solo economico. Il percorso della transizione ecologica parte da un momento particolarmente complesso determinato dalla pandemia e dovrà essere capace di conciliare istanze diverse”. Dunque, istanze diverse da conciliare: quelle di chi, con il malloppo intascato, paga il debito ambientale conrtatto con quelli che hanno poco ma… molto credito ambientale? Massì, i capitali ci sono, le risorse pure; c’è anche l’indifferibilità dell’agire per una Terra che stenta a riprodurre risorse e a smaltire i rifiuti. La materia prima sta in quel rifiuto che l’Iva e la Tari attribuiscono a quelli della spesa; al Capitale sta invece l’investire nella trasformazione/riciclo di quei residui in nuove merci; chiude il cerchio un consumo nuovo che genera quel residuo/risorsa. Circolare, appunto e palla al centro! Si riduce la filiera, meno costi, meno profitto da distribuire; prezzi più contenuti e guadagni dalla vendita della “nostra” materia, rifocillano il potere d’acquisto per tenere attivo un ciclo economico finalmente virtuoso. Ehilà, si rende alfin conveniente fare una “domanda eco compatibile” per poter poi disporre di miglior residuo da portare al mercato e vendere e, alla fine di ogni ciclo, poi rivendere e ancora ri ri vendere: la responsabilità, insomma, incontra il tornaconto. Ai governanti, intesi a salire sulla giostra, toccherà de-fiscalizzare i già seduti su questo carosello ch’è tanto bello; ci sarà da dover produrre, lavorare e guadagnare! Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 30 marzo 2021

DAJE AL MANAGER POST PANDEMIA

Il 2020, l'anno di guerra in tempi di pace, per le perdite di vite umane e per la recessione che ha colpito l'intero pianeta. Il Paese ha registrato una caduta del Pil dell'8,9%. In valore sono andati perduti 150 miliardi di Pil; disaggregato, fanno 108 miliardi di consumi, 16 miliardi di investimenti, 78 miliardi di esportazioni. Ceto medio* sotto pressione, anzi peggio, come riportano i dati dello studio Ipsos-Flair 2021, il numero degli affiliati si riduce dal 40% del pre-pandemia al 27%. Fiuuuu! Dunque, se fossi un Sociologo prenderei a discettare dei processi di “proletarizzazione” in atto tra i ceti. Sono un economaio, una domanda mi rimbomba: quanto valore aveva la spesa fatta fin ieri da questo ceto e che oggi non si fa? Bene, ieri valeva quanto gli adepti avevano in portafoglio per farla, oggi vale di più; quel più, occorre remunerarlo! Ehi Manager post pandemia, che state lì per portare al picco la produttività totale dei fattori impiegati nell’azienda: davanti ai cocci, sparsi in ogni dove, dovrete prendere la giacca per il bavero potendo metter mano ai nuovi precetti della sostenibilità, della digitalizzazione financo blandire i nuovi trend di consumo ma… far sì che il ceto di mezzo debba/possa tornare a recitar la parte che gli spetta avendo, come aveva, in tasca il quibus giusto per farlo. Daje! Un manager non spera, fa, per governare i nuovi processi d’azienda imposti dal mondo pandemizzato. La gestione dei fattori produttivi, per esempio, dovrà prendere atto del maggiore valore espresso dal consumare più che dal produrre affinchè quel ceto, oltre al merito, incassi per la produttività che l’azione svolta richiede. Essipperchè nell’impresa che verrà, verranno adeguati i prodotti offerti, lo saranno pure i processi; potrà magari esser automatizzato il ruolo manageriale, non altrettanto quello di chi dovrà spendere per tenere attivo il ciclo produttivo; si, toccherà continuare ad acquistare, magari merci green e servizi immateriali purchè lo faccia. Alla faccia del nuovo! Poi, suvvia, quando quel machine learning fornirà l’indicazione sul da farsi, diverrà facile automatizzare le attività. Signori d’azienda, detto tra noi, credo possa esser più facile che un algoritmo prenda il vostro posto che quello di un consumatore nel fare la spesa al supermercato poi la fila alla cassa e pagare; ancor più, la stessa intelligenza sintetica potrebbe disporre pure quel remunero del valore indefesso della spesa, che farlo a voi pesa. *Dunque, se la crescita si fa con la spesa, questo ceto sta lì a farla. Sta in mezzo, tra quelli che hanno poco da spendere e chi ha più di quel che spende. Affrancati dal bisogno i valorosi si impegnano a spendere per acquistare quel 70% d’altro che affolla il mercato. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 23 marzo 2021

EHI BOND, BOND VIGILANTES… GIA’ SVEGLI?

“Reflation trade”: paura eh? Ok bond vigilantes*; ben tornati nel mondo reale. Oddio svegli; dopo vent’anni, intorpiditi, v’accorgete solo ora come il mondo reflazionato a più non posso mostri qualche scricchiolìo? Essì, sentinelle che non sentite, come la mettiamo con lo stock mondiale di obbligazioni a rendimento negativo salito a $ 16,3 trilioni? Suona bene e mette una pezza al costo del debito che ha raggiunto i 260 trilioni. Voi dove eravate quando politiche monetarie e quelle fiscali poi le tecniche pubblicitarie, quelle del marketing, la moda, il credito al consumo finanche i prodotti “usa e getta” hanno alterato il meccanismo di formazione dei prezzi? Suvvia, non fate gli gnorri: reflazionano quegli atti che scientemente agiscono per non far scendere i prezzi. D’accordo, di questi tempi grami, quando si vuol prender fiato della pandemia sanitaria, ci si trastulla sul quel che potrà accadere con i massicci programmi di stimolo fiscale e monetario negli Stati Uniti e in altre economie avanzate: magari una maggiore inflazione potrebbe esser dietro l'angolo? Tata tà, i rendimenti decennali del Tesoro USA e i tassi ipotecari stanno già salendo sulla previsione che la Federal Reserve statunitense possa essere costretta ad aumentare i tassi facendo scoppiare bolle dei prezzi degli asset in tutto il mondo. Vabbè, tutto questo nel breve può pure starci… nel lungo? Beh, se ci saremo ancora potrà capitare di vedere cose che già oggi stan lì. Inflazione dai prezzi alla produzione? Difficile con quella sonora sovraccapacità produttiva immagazzinata dalle Imprese. Inflazione da costo del lavoro? Con l’automazione dei processi, la produzione immateriale, le migrazioni non controllate ed eserciti di manodopera di riserva accampati in ogni dove? Inflazione da prezzi al consumo? Si, vero ci saranno i 1900 mld di dollari dell’American Rescue Plan Act 2021 negli Usa, i 182 mld di euro messi al pizzo dalle famiglie italiane; c’è pure però la necessità di risparmiare per dar fiato ai bassi salari pure perché, affrancati dal bisogno, non hanno bisogno di dover acquistare. Vabbè se inflazione ha da essere inflazione sia, come quella che ha ridotto all’osso gli interessi che intascate con i vostri bond; quella detta da nessuno, sperata dai soliti, che riduce il valore del debito da dover ripagare per salvare la baracca del mondo e quei burattini che non sanno sperare altro. Ehi pssst: se questo sarà, prima di cominciare a tuonare, attenzione! Se ancora avete quei titoli vigilati in portafoglio, laute minusvalenze potreste dover mettere in conto. *bond vigilantes: investitore del mercato obbligazionario che, in base alle politiche monetarie o fiscali che considera inflazionistiche, vende obbligazioni aumentando così i rendimenti. Sentinella, insomma, del mercato obbligazionario che fa da freno alla capacità del governo di sovra-spendere e indebitarsi eccessivamente. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 9 marzo 2021

LA MALEDIZIONE DEL BENESTANTE

Toccati i 1.744 miliardi di risparmio. Lo rileva il rapporto dell’Abi che stima un aumento di 181 miliardi rispetto a gennaio 2020. Il dato tiene conto di tutti gli strumenti liquidi. Eggià, vien da dire che, in tempo di crisi, gli italiani continuano a risparmiare ed accumulare liquidità nei conti bancari. Da un lato pesa l’incertezza economica legata alla pandemia, dall’altro le misure restrittive che riducono anche le spese delle famiglie. Emm…. sento già fischiettare di “domanda repressa”. Tutto vero ma… c’è pure una quisquilia che, seppur non nominata, impone la sua cifra: l’affrancamento dal bisogno. Essì vi è una parte del Mondo, quello abbiente, dove il bisogno, vivaddio, attacca poco. Attacca molto invece che so… la Moda quella fatta, per dirla con Coco Chanel, per passare di moda! Bene. Si bene, se la determinazione del prezzo avviene attraverso la legge dell'utilità marginale decrescente, quanto varrà una maglia che, chiusa in casa, non potrò mostrare o il rossetto che la mascherina non farà vedere? Quanto varrà il lavoro del far maglie o del far rossetti? Quanto vorranno investire queste Imprese per produrre l’invenduto, vieppiù passato di moda? Quanto, co’ ‘sta penuria, potrà incassare l’Erario per pagare i Servizi che eroga? Et voilà, la maledizione dei benestanti: quella che si svela quando viene fatto il prezzo del superfluo dis-prezzando il lavoro fatto dagli altri. Si, insomma, viene messa in stand by la spesa, quella riserva di valore necessaria all’intero sistema della produzione. Una risorsa, vieppiù scarsa. Un momento, se benestanti si vuol restare, s’ha da dover spendere; se si vuol star pure bene al Mondo domani e ancora dopo, con quei soldi messi al pizzo e una domanda fatta acconcia per correggere i misfatti inferti alla terra, lo si può fare; si deve! L’occasione è ghiotta pure per rispedire al mittente quella vulgata sociologica che dice la spesa esser fatta da “gente prodiga e men che mai satolla”. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 2 marzo 2021

LA PANDEMIA DELL’ECONOMIA E DELLA SALUTE

L’Istat, per il 2020, ha previsto un calo del Pil pari all'8,9%; nello stesso arco di tempo i decessi per covid-19 sono arrivati ad oltre 90.000. La Politica, di fronte allo sfacelo, sembra mettere da parte gli interessi di parte ma… torna ai fondamentali: la destra sta con l’IO, la sinistra con il NOI. Al centro stanno i distinguo, faceti per non cavar il ragno dal buco. Dunque l’Impresa da una parte, la Gente dall’altra. Bene, diamo un’occhiata: l’economia di un Paese risulta dall’insieme delle azioni, fatte per gestire le risorse scarse, con l’intento di generare ricchezza per i paesani. Azioni fatte da Agenti, all’uopo impiegati, a produrre beni e servizi per poi doverli prima acquistare, dopo consumare. Nella salute sta la condizione sufficiente per poter compiere quegli atti che generano ricchezza; necessaria poi per poterne godere. Essì, se il decesso ecatomba la salute, la ricchezza invece immiserisce e la crisi economica resta sempre lì, imperterrita. A meno che non si possa continuare a sperare di farla franca, magari affidandoci alla prosa della Bce*: "Le rose sono rosse, le viole sono blu, manterremo condizioni finanziarie favorevoli fin a quando la crisi non ci sarà più”. *Questo il messaggio, “Roses are red, violets are blue, we'll keep financing conditions favourable, til the crisis is through”; una sorta di poesia sulla politica monetaria (il mantenimento di condizioni finanziarie favorevoli è un impegno preso dalla Bce sulla crisi pandemica) con rima finale, twittato dalla Bce lo scorso 14 febbraio. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 23 febbraio 2021

IL PARADOSSO DELL’ETICA

C’è un paradosso che si cela sotto mentite spoglie, quello che ruota attorno alla questione dell’Etica. Nelle vicende dell’economia sembra intromettersi in due modi; nel secondo sta quel che non t’aspetti. Dunque, se vado tre giorni a Bruxelles debbo prendere prima l’aereo poi il taxi, infine l’albergo. Tatatà, questo mi costa; devo scegliere poi spendere. Qui mi assale una vocina: sei disposto a sacrificare il tuo tornaconto o vai dritto a risparmiare? Già, Alitalia o Ryanair; taxi o Uber, albergo o Airbnb? Quella vocina insiste: se vuoi solo risparmiare l’Alitalia resta a terra, i tassisti restano a casa, gli alberghi chiudono. Ci penso su poi sbotto. D’accordo se voglio esser solidale, a spese mie, posso; se non sono solo ma lo fanno tutti so’ cacchi. Essipperchè tutti insieme promuoviamo l’inefficienza, mal usiamo il denaro che abbiamo in tasca, domandiamorevolmente e… per l’amordiddio, mi fermo qui. Anzi no, che fine farà chi avrà fatto volare pure quelli che non volavano e chi ci avrà fatto guadagnare, scarrozzando il nostro deretano in giro spendendo meno e, ancora, chi ci avrà aperto una porta ospitale offrendo un divano, una stanza o la dependance a prezzi modici? Beh, quest’esser solidale fa male; confisca quelle produttività che competono sul mercato migliorando il tenore del vivere di chi ne approfitta. Chi potrebbe approfittarne? Beh chi, nel farlo, avrà aguzzato la domanda; potrà spender meno per poter migliorare il potere d’acquisto, non dover più compatire la propria insipienza. Nota bene, vocina che mi abiti, quando il mio tornaconto coincide con quello di tutti, faccio bingo; incasso/iamo il premio; risplende pure la nobiltà di un’etica sottratta a quella aristocratica minorità che la esilia dall’ambito economico. Regole insomma, non quelle di uno Stato Etico fatte per regolare l’esistenza di tutti; quelle non scritte della responsabilità invece, per garantire il tornaconto economico di questi tutti; pure del mio. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 16 febbraio 2021

PER UNA NUOVA POLITICA, SENZA I POLITICI.

Eilà, tutti a festeggiar la nuova stagione Politica che si prospetta. Lo fanno tutti, pure i Politici tenuti fuori dal gioco stagionale: bella no? Un nuovo Governo fatto con l’alambicco del “manuale Cencelli”, per incastrarli tutti. Con i cordoni della borsa, promessi del Recovery Fund, tenuti dal Ministro Mef ; gli altri senza portafoglio o solo spicci. No, non siamo di fronte all’ennesimo irritante paradosso del tempo perduto; paradossale è che si stia solo in mezzo ai fatti. Bene, era il14/04/2015, Mario Draghi in un'audizione alla Camera evidenzia, ai politici colà assisi, come non toccasse alla politica monetaria avviare una ripresa strutturale, quando invece alle riforme strutturali farlo. Trattò, in quel consesso, “di riforme essenziali e assai più importanti per via dell'elevato indebitamento presente in diversi Paesi e per via dell'invecchiamento demografico”. Nella fattispecie chiese crescesse il tasso della produttività del sistema paese, allora troppo modesto. Bene, un evo dopo e con i politici confinati, con un “ci vediamo in Parlamento” a dire ‘gnorsì, sembra tocchi a Lui, dopo la bisboccia “monetaria” e il suo dire d’allora, far quelle riforme strutturali e metter mano alla questione della produttività. Quella produttività misurata, per esempio, tra chi va già bene vendendo a quei pochi che han di più e chi va già male, vendendo ai più che hanno meno e che, per stare sul mercato, ha bisogno che altri facciano debito. Dunque, per non menare il can per l’aia, l’esempio dell’automotive: i dipendenti degli stabilimenti italiani della Ferrari riceveranno un premio di competitività, per il 2020, di complessivi 7.500 euro lordi. Per il 2021 si registra già l'inserimento di 50 nuovi addetti nello stabilimento di Maranello, con il passaggio sui due turni del reparto Carrozzeria 8 cilindri previsto tra aprile e maggio. Pure Stellantis, Fiat + Chrysler + Peugeot + Citroen + DS + Opel, si stringe per provare a migliorarla quella competitività. Tira avanti con le “rottamazioni” fatte con il deficit di pantalone; pure con quelle politiche monetarie che hanno azzerato il costo del denaro che, preso dalle Banche delle stesse case automobilistiche, finanzia a debito l’acquisto al fin di poter fare profitto con il Taeg. Ecco, a proposito di debito, quello di 240.000 miliardi di $ che gira per il mondo a fronte di un Pil di 78.000 e che Draghi rammenterà esser pure il costrutto del surrogare l’insufficienza dei redditi, necessari a far la spesa, per generare i 2/3 della ricchezza. Surroga fatta da un indomito reflazionismo che, falsando i prezzi per non farli scendere, premia la sovraccapacità strutturale delle tante, troppe, imprese fuori mercato. Già, eppur proprio Lui ebbe a dire: “servirebbe la creazione di nuove imprese più efficienti, anche tecnologicamente e la riallocazione produttiva delle risorse di imprese esistenti”. Lo prendo in parola: forse intende roba nuova… tipo “Libero Mercato Spa”? Si, quell'azienda pro-crescita che agisce de facto per tenere in equilibrio produzione e consumo, impiegando al meglio le risorse produttive degli addetti e l'adeguata allocazione delle risorse di reddito per sostenere la crescita e generare ricchezza. Agenti economici vi agiscono con ruoli integrati per la produzione dell’offerta, la generazione della domanda, del commercio, dell'acquisto, fornendo distinto contributo a quella spesa aggregata che fa la crescita. Azionisti di maggioranza, i Consumatori. Massì, quell’un sacco di gente che dispone dell'unica merce scarsa sul mercato: la domanda. La si organizza, raccoglie e dispone in pacchetti "offerta" da mettere sul mercato. Così quando la politica monetaria avrà abdicato alla sua inefficacia nel sostenere la domanda, quella domanda varrà ancor di più. Essipperchè, con la pandemia, se sono aumentate le sovraccapacità dei già sovraccapaci, se ne sono pure aggiunti di nuovi: se un albergo dispone di venti stanze e ne occupa solo otto, un ristorante occupa venti tavoli ma ne ha sessanta ed una piscina con dieci corsie risulta semivuota, sono cacchi. Questa sovraccapacità costa, eccome, se non viene smaltita costerà ancor di più. Problemi eh? Essì problemi. Distinti, non distanti però. Stanno sulla stessa zattera che può navigare nel web; una bella piattaforma condivisa per consentire lo scambio. Et voilà: un'impresa che, per ridurre i costi della sovraccapacità, acquista quella domanda* che si è fatta offerta; i Consumatori, rifocillati da cotanta vendita, acquistano e smaltiscono quelle sovraccapacità. Ci sono Imprese, che hanno attrezzato business che consentono loro di guadagnare quando i consumatori, con l’acquisto delle loro merci, rifocillano il potere d’acquisto. Altre potranno farlo se il nuovo governo vorrà defiscalizzare questo nuovo ardore impresario, “fiscalizzando” invece quelle renitenti al nuovo e che vivacchiano con il debito. Sanati gli eccessi, così come i difetti, migliorerà la produttività degli attori economici. Il ciclo potrà ripartire, la crescita pure; Lui potrà far bene al nostro bene! *Dall’inizio della pandemia stanno aumentando i risparmi messi al pizzo dalle Famiglie. Dunque, se l’utilità marginale della spesa tracolla, quella marginale della Domanda, al contrario, trasale! Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 9 febbraio 2021

NON C’E’ DUE SENZA TRE, MACRON!

Del capitalismo degli stakeholder cominciano a dirlo dalla Business Roundtable, poi quelli del World Economic Forum si fanno sponsor e a Davos ne fanno vetrina; lì arriva Macron, ex banchiere d’affari, scopre le sue carte e ci mette il cappello politico: Il modello del capitalismo e dell’economia di mercato “non può più funzionare” in quanto “l’accelerazione” della finanza e della digitalizzazione hanno spezzato il “compromesso” che lo legava “alla società democratica, alla libertà individuale e all’espansione della classe media”. Si, beh.. non vuol certo buttare i bimbi con l’acqua sporca, dal momento “che hanno tirato fuori dalla povertà molti milioni di persone e offerto accesso a beni e servizi in un modo senza precedenti”. Monseur le President, un fiume in piena, ha poi puntato il dito sulla “disconnessione tra la finanziarizzazione e la catena del valore come una cosa negativa quando concentra troppi fondi in attività poco rischiose. I social network hanno globalizzato l’immaginazione, facendo sì che le persone si confrontassero l’una con l’altra su scale mai viste prima”. Alfin giunge a quel che non t’aspetti: “In questo modo abbiamo creato due re del sistema, i produttori e i consumatori, a spese dei lavoratori e ciò ha creato esternalità negativa per l’ambiente e ha alimentato la crisi della democrazia”. Uh uh, un turbinio o… il solito paradosso? Vede Premier non in quei re, rei di far bisboccia a spese di chi lavora, che sta il reato, non in una conventio ad excludendum. Sta invece nel meccanismo di trasferimento della ricchezza, generata dalla spesa, con cui viene remunerato il capitale e chi lavora, non a chi l’ha generata. Così nell’economia di mercato, quando politiche e tecniche di reflazione falsano il meccanismo di formazione dei prezzi per non farli scendere, accade che per far la spesa, se hai poco in tasca, devi farla a debito. Quando il debito va oltre la misura si riduce la spesa. Meno spesa, meno ricchezza da trasferire. Chi l’ha in cassa (?) traferisce meno al lavoro; et voilà ne resta più al capitale che, vista la malaparata, invece di usarlo per investire nell’impresa lo finanziarizza. La “disconnessione” creata oggi da un re nudo sta qui, anzi no: nei piazzali di un concessionario dove le sue auto invendute arrugginiscono, nelle vetrine dove la sua moda passa di moda ed al mercato dove i suoi quotidiani invenduti incartano il pesce. Toh… proprio mentre i Barter, quelli della “pubblicità in cambio merce”, fanno profitto. Colpa dell’altro re, impoverito da quel malfunzionante trasferimento; quel ceto medio deputato ad acquistare tutti i sovrappiù? Approposito Presidente, di quel suo timore per la democrazia. Tema ancor più l’incapacità del sistema economico di generare ricchezza ed ancor più nell’allocarla. Sta qui il problema! Lo stato dell’ambiente pure la preoccupa? Beh, ne convengo: un mondo consumato dalla crescita non si potrà ancora consumare! Vede però, nell’esercizio di consumazione sta la risorsa per poter invertire il ciclo: la domanda. Se ecocompatibile, la Natura potrà tornare copiosamente a generare risorse e a smaltire i residui. Nell’Economia Circolare poi, con i consumatori titolari del rifiuto da riciclare, sta pure il profitto da intascare. Un modo regale insomma, per questi stakeholder di poter coniugare la responsabilità con il tornaconto. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 2 febbraio 2021

CASHBACK E RIMBORSI PER ME PARI NON SON

L’ultima, in ordine di tempo, l’emendamento in arrivo in Commissione Bilancio a firma di Italia Viva: l’idea è spostare i 4,7 miliardi dal cashback ai rimborsi per le attività chiuse a causa del Covid-19 Nonostante qualche intoppo iniziale sulla registrazione delle carte e sulla contabilizzazione dei pagamenti, il cashback di Stato sembra essere ormai entrato a regime. Superata la fase sperimentale del cashback di Natale quasi 6 milioni di italiani, iscritti al programma, stanno accumulando bonus per i rimborsi previsti dopo giugno. Ma un emendamento promosso da Italia Viva potrebbe far saltare l’intero programma cashback. Il motivo, come il solito refrain, presto spiegato: il partito di Renzi non ha mai nascosto le proprie perplessità e ora che non si trova più al governo sta pensando di dirottare i 4,7 miliardi di euro destinati al cashback sui ristori per attività commerciali e lavoratori autonomi colpiti dalla crisi. Bene aldilà della solidarietà, che pur si deve a questi operatori, il problema più che nel poter operare, sta nel non poter spendere! Indi per cui poscia, spostare le risorse del “premio” cashback ai ristori per le attività chiuse a causa del Covid-19, oltre ai 10 mld già erogati dall’inizio della pandemia, sembrerebbe compatibile invece con il remunero per un lavoro non svolto per legge. Remunero poi pagato da Pantalone che vedrebbe così ridotta la sua spesa, quella pubblica, dei 4,7 miliardi presi dalla cassa, senza vederla riempirsi delle nuove tasse che i pagamenti elettronici, dovrebbero scovare. Si, scovare gli evasori sguinzagliando consumatori spronati a spendere, ben oltre il bisogno, pagando con denaro immateriale; pagati, per cotanto lavorio, con una cifra del rimborso fiscale che magari finirà spesa proprio in quei servizi di ristoro semi chiusi/aperti per legge. P.S. per non dimenticare: la crescita si fa con la spesa, non con la produzione ne’ con il lavoro! Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA