martedì 30 agosto 2011

SOTTO L’OMBRELLONE GIOCHIAMO AL GIOCO DELLA CRISI.

Massì, ad agosto, per chi si attarda sotto l’ombrellone, cosa c’è di meglio che giocare con la crisi?
Un giochino facile facile:
Può governare il meccanismo economico chi per mestiere produce beni, che con la sovraccapacità che si ritrova ne produce troppi; che retribuisce poco chi lavora - quegli stessi che dovrebbero acquistarli - che così facendo viene svalutato il valore di quei beni bruciando ricchezza?
Che per uscire dal guado ha dovuto cedere pezzi di sovranità a chi ha fornito credito per sostenere quei redditi insufficienti che smaltiscono l’eccesso e tenere in piedi la baracca?

Possono governare il meccanismo economico quei nuovi governatori che, oliando con il credito il meccanismo dello scambio offerta/domanda, hanno reso possibile generare ricchezza con il debito e che a fronte di cotanto fare hanno meritato bonus? Ecchè bonus!
Quegli stessi che hanno giocato a rimpiattino, nascondendo il debito in ogni dove, fino a quando ha fatto sboom infettando il mondo?

Possono governare il meccanismo economico quelli che, disponendo delle risorse finanziarie adeguate, acquistano pure l’eccesso restituendo valore alle merci; consumandole ne consentono la riproduzione fornendo continuità al ciclo e sostanza alla crescita?

Tre domande, una la risposta giusta: orsù non è difficile!

Altro giro, altro quiz: chi possiede quelle risorse finanziarie da distribuire a chi non ne dispone?

Ad occhio e croce proprio quelle aziende che hanno retribuito poco e con la risorsa del credito hanno pure venduto l’eccesso, senza ridurre il prezzo delle merci, facendo lauti profitti.
Tra queste, secondo Standard & Poor's, solo le prime 500 aziende americane per capitalizzazione avevano liquidità per 963 miliardi di dollari alla fine del primo trimestre, in progresso rispetto agli 837 mld di un anno fa.

Quelli del credito che, avendo in pancia 6.300 mld di $ di titoli finanziari più o meno “tossici”, non fanno più credito.

Le finanze pubbliche di quegli stati che per salvare quelli del credito sono oramai al collasso.

Facile no?

Già, ma quante risorse finanziarie occorrono?
Quelle necessarie per acquistare tutto quello che sta oltre il bisogno e le emozioni che lo “stile di vita” confeziona e che il reddito disponibile manca di poter acquistare. Quelle insomma che necessitano per acquistare l’invenduto.
Già, proprio quell’invenduto che svalutato brucia ricchezza bruciando pure i profitti di quelle aziende.
Facile no?

Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

www.professionalconsumer.splinder.com
www.professioneconsumatore.org



martedì 16 agosto 2011

CAVOLO: TRA LE PARTI SOCIALI NON CI SONO I CONSUMATORI

Nell’incontro tra Governo e “parti sociali” per scacciare la crisi si recita a soggetto.
Personaggi ed interpreti:
Il Governo, quello governato dai diktat europei per governare il debito e la crescita.
La Confindustria, quelli che mal governano i fattori della produzione; che producono troppo, retribuiscono poco.
I Sindacati, quelli che rappresentano chi lavora per produrre e che non riceve redditi sufficienti per acquistare quanto prodotto.
Le Associazioni bancarie, quelle che hanno messo il credito per surrogare quei redditi insufficienti e fare il debito fino allo sboom e che non hanno più credito per fare altro debito.
Già, tutti insieme appassionatamente. Proprio quelli che non hanno governato la crescita, dicono il già detto, rivendicano ragioni, distribuiscono torti.
Ma porcoggiuda! Ci sono tutti su quel palcoscenico tranne i Consumatori e le loro ragioni.
Si, i Consumatori, proprio quelli che per statuto di ruolo occupano il centro della scena economica; quelli che acquistano trasformando il valore delle merci in ricchezza, che consumando l’acquistato forniscono l’input per far nuovamente produrre dando continuità al ciclo e sostanza alla crescita.
Già, proprio quelli che, disponendo di reddito adeguato, garantiscono i 2/3 di quella crescita e, quando inadeguato, confezionano la decrescita: si svaluta il valore delle merci, si brucia ricchezza, si riduce l’occupazione, pure il prelievo fiscale, aumenta il debito. Si riduce insomma la produttività del sistema economico.
Già quella produttività che si declama sulla bocca di tutti; pure dei Professional Consumer inascoltati.
Danno loro un consiglio a Lor Signori: se, perché non si vende, si teme di investire nella nuova produzione i lauti profitti sottraendoli alla crescita, li si investa per smaltire quanto prodotto.
Date da spendere a chi acquista, acquisteranno tutto; occorrerà nuovamente produrre.
La produttività delle imprese andrà alle stelle, ci sarà nuova occupazione, nuovi redditi, nuova crescita, un maggiore prelievo fiscale; si ridurrà il debito.

Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

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venerdì 12 agosto 2011

PUNTO E DACCAPO: FLOP DELLE POLITICHE MONETARIE E MERCATO ALTERATO

Con la crisi ci risiamo.
Si, siamo punto e daccapo: le politiche monetarie, quelle fiscali, nonché quelle keynesiane, hanno fatto flop.
Fare opera di reflazione non è servito a sostenere gli acquisti: il meccanismo dello scambio domanda/offerta sta lì ancora inceppato, l’equilibrio del mercato alterato; quelle politiche non più spendibili da stati indebitati.
Vestali dell’efficienza, coriacei della concorrenza, integralisti del laissez faire, dove eravate ieri ed oggi dove siete?
Ortodossi della prima ora, dove sta quel mercato che a tutto rimedia?
Perché quella domanda di acquisto, unico bene scarso sul mercato, non trova acquirenti.
Perchè la sola merce di valore, ecchè valore, in barba a tutti gli altri beni offerti in eccesso non fa prezzo?
Eppure vagoni di profitto, buoni da investire per ri-produrre, non investiti perché privi di quella domanda che possa smaltire il prodotto, giacciono inerti nelle casse aziendali, sottratti alla crescita.
Cortesi mercatisti, il tempo stringe. Occorre sollecitare i detentori di quel tesoretto ad investire i loro guadagni nell’acquisto proprio di quella maledetta domanda per poter poi vendere l’offerta e così nuovamente produrre.
Un modo questo per rinverdire l’efficienza del mercato, sbloccare quello stramaledetto meccanismo dello scambio e riprendere a crescere.
In fretta però!

Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

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mercoledì 3 agosto 2011

IL BILANCIO DELLA FAMIGLIA RISCHIA IL CRAC

Quando arriva il tempo in cui l’offerta supera la domanda, al mercato cambiano la regole del gioco. Quel consumare, ormai satollo, perde lo statuto di variabile indipendente, viene cooptato nel processo produttivo, dovrà darsi da fare, ricominciare daccapo.
Eggià, la crescita economica rende indifferibile l’acquisto, obbligato l’esercizio di consumazione.
I Consumatori devono riorganizzare la propria azione; la Famiglia, il proprio statuto per farsi Impresa.
Il meccanismo produttivo ospita questi nuovi addetti e, da lineare aperto, si fa circolare e continuo.
Impresa costituita da addetti che abitano sotto lo stesso tetto. I familiari adulti concorrono con il lavoro a generare reddito, tutti agendo sulla domanda lo spendono; chi lavora produce merci e servizi, tutti impiegano il tempo libero per acquistare quanto prodotto.
Impresa che acquista quel tutto trasformando il prodotto in ricchezza. Non paga, da’ corso alla consumazione della spesa, magari facendo ingrassare, vestire alla moda che passa di moda gli addetti, epperchennò sprecando pur di far nuovamente produrre, dare continuità al ciclo produttivo e sostegno alla crescita economica.
Investe nella prole per garantire la riproducibilità tecnica dell’impresa: più bocche da sfamare aumentano la quantità della domanda; l’ istruisce, la cura, l’assiste, l’attrezza di capitale umano per migliorare la qualità di quella domanda; con la paghetta attrezza la loro capacità di spesa e ne retribuisce l’esercizio.
Flessibile quanto basta per stare sul mercato: quando il costo d’esercizio degli addetti riduce il potere d’acquisto viene ridotta la dimensione aziendale; la contraccezione contrae le nascite riducendo la domanda.
Alta la produttività d’esercizio: genera i 2/3 del Pil. Bassa la redditività: redditi insufficienti, risparmi allo stremo, debito fuori controllo per tenere il potere d’acquisto e fornire input all’intera filiera produttiva.
Ligia al dovere fiscale, sui redditi da lavoro paga fino all’ultimo cent; non paga, accetta di vedere tassato, ancorchè non retribuito, l’esercizio di ruolo con l’Iva sugli acquisti, la Tarsu sul consumato.
Encomiabile nell’impiego delle risorse aziendali utilizzate sul mercato per gestire la domanda:
Il Tempo libero, quello fatto a pezzi, impiegato per acquistare il prodotto, per smaltire il prodotto, trattenuto dai “suggerimenti pubblicitari”; quel che resta per riposare per poi ricominciare.
L’Ottimismo, lo stesso di chi sbircia di sera il rosso del cielo per sperare buon tempo, che ristora la sete in bicchieri mezzi pieni, quello che acquista senza se, senza ma.
L’Attenzione, quella necessaria a dipanare le merci, l’informazione sulle merci e smerciare le merci.
Il Denaro, quello impiegato per acquistare ben oltre il bisogno, oltre la capacità di spesa.
Risorse queste spese, pur esse non retribuite.
Nel sistema circolare della produzione, insomma, tal valore impiegato nell’esercizio del consumare non trova adeguato remunero; ancor meno quando la condizione precaria del lavoro riduce ancor più i margini di redditività del reddito disponibile, proprio mentre balzi di produttività aumentano quell’offerta di prodotto che necessita di maggiori volumi di domanda.
In sede di bilancio si rischia il crac: i flussi di cassa risultano insufficienti a smaltire l’offerta del mercato, viene alterata la produttività dell’intera filiera di sistema. Si mostra così l’inefficace allocazione delle risorse nel meccanismo economico.
Eggià, non basta per uscire dal guado alzare il tetto al debito.

Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

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