Gulp! Ogni anno, stima The Boston
Consulting Group, nel mondo si buttano via circa 1,6 miliardi di
tonnellate di cibo per un valore di 1.200 miliardi di dollari. Un
terzo della produzione globale. Se accumulato, il cibo che finisce
nella spazzatura occuperebbe un’area dieci volte più grande di
Manhattan.
Et voilà, l'economia d'oggi sta in
quel luogo geografico dove hanno più bisogno le Imprese di vendere
che i Consumatori di acquistare, abitato da Aziende affette da
congenita sovraccapacità produttiva e da Gente satolla ed affrancata
dal bisogno.
Un posto dove, per rimediare a questo
squilibrio, si insufflano anabolizzanti in grado di dar sostegno alla
domanda.
Già, a cosa servirebbero altrimenti
le politiche monetarie e quelle fiscali? E la moda? E l'usa e getta?
E il credito al consumo? Finanche la pubblicità e il marketing?
Giust'appunto "atti" che
danno sostegno alla spesa per non far scendere i prezzi.
Essì, tutto questo si mostra dentro i
confini del mondo sviluppato dove ancora detta legge un vecchio
paradigma: "le Imprese generano la ricchezza."
Balle!
Si, balle perchè se nel produrre sta
la condizione necessaria per generare quella ricchezza, risulta
niente affatto sufficiente se quel produrre, divenuto merce, resta
invenduto.
Frutta e verdura marciscono, la moda
passa di moda; il latte in magazzino caglia, l'auto sul piazzale del
concessionario arrugginisce. Altro che ricchezza, ci si impoverisce!
Non paghi della balla, fanno pure del
Pil menzogna.
Essì, nel grande testo che misura la
crescita, in copertina sta scritto Prodotto Interno Lordo: il valore
di mercato di tutti i beni e servizi finali prodotti in un paese in
un dato periodo di tempo.
Bella la balla no?
Essipperche nelle pagine interne, dove
la ricchezza generata tocca misurarla, è un tutt'altro dire; qui si
recita invece il consumo aggregato: Y = C + I + G + X . Altro che
produzione.
Dove invece quella produzione figura, a
mio avviso, in modo improprio nella variazione delle scorte*, tutto
il resto è spesa. Sì spesa dove, quelli satolli di prima, ne fanno
i 2/3; tutti gli altri - la spesa per gli investimenti delle Imprese
e la spesa pubblica - solo il misero 1/3.
Ciò detto tocca andare oltre la
dannazione di quel vecchio paradigma.
Essì, la crescita si fa con la spesa
non con la produzione; così viene generata ricchezza e smaltito il
prodotto. Ricchezza che viene incassata dalle Imprese e trasferita ai
soggetti economici.
Un consiglio ai trasferenti: alla
Gente, prima ancor d'esser satolla, tocca esser stata prodiga; ancor
prima avere un' adeguata parte di quel trasferimento in tasca da
spendere.
Già, e tutti quegli sprechi di cibo?
Beh quei satolli, se adeguatamente
remunerati, avranno tutto l'interesse a far domanda nuova, magari
cercando proprio beni dei quali son digiuni.
Suvvia, fa bene a tutti: a chi produce,
a chi lavora; pure ad un ambiente, magari così meno puzzolente.
*Scorte appunto, prodotte ma non ancora
vendute.
Mauro
Artibani, l'Economaio