martedì 30 agosto 2016

TOH, UN PERTUGIO DA DOVE GUARDARE LA CRISI


La crescita economica si fa con la spesa.
Tra gli spenditori ci sono le Imprese che fanno investimenti in conto capitale. Se non vengono fatti viene a mancare il 18% di quella crescita.
Dall'inizio della crisi gli investimenti in Italia sono crollati di quasi 110 miliardi, con un balzo indietro di 20 anni.
Lo sostiene quella sempiterna Cgia di Mestre, secondo cui "al netto dell'inflazione tra il 2007 e il 2015 gli investimenti sono scesi di 109,7 miliardi, pari in termini percentuali a una diminuzione di 29,8 punti. Nessun altro indicatore economico ha segnato una contrazione percentuale così importante".
"L'ammontare complessivo - sottolinea l'ufficio studi - degli investimenti fissi lordi reali registrati l'anno scorso (258,8 miliardi) è quasi lo stesso che avevamo nel 1995 (264,3 miliardi): siamo ritornati allo stesso livello di 20 anni fa.
I settori che hanno subito la riduzione più pesante "sono stati i mezzi di trasporto (auto, mezzi aziendali, bus, treni, aerei), in flessione del 49,3% (-12,4 miliardi), e i fabbricati non residenziali (capannoni, edifici commerciali, opere pubbliche), con un calo del 43,5% (-44 miliardi). I comparti dei computer-hardware e dell'abitazione hanno fatto segnare una variazione negativa del 28,6%". Pesante anche il calo per il settore degli impianti e dei macchinari, con un -27,5%. Solo le telecomunicazioni (+10,2%) "e le attività riconducibili alla ricerca e sviluppo (+11,7%) non hanno risentito della crisi".
Se impiegassimo l'Etica per giudicare tale andazzo dovremmo dirli codardi, quasi tutti.
Se valutiamo invece l'apetto economico, tuttun'altra musica: gli investimenti lor Signori li fanno se c'è luce nell'aria, al buio manco per niente!
Al buio dei redditi insufficenti di chi con il fare la spesa dovrebbe accendere quella luce ma non può.
Luce, che quando illumina, fa il 60% della crescita.
Già, proprio quegli stessi che nello stesso arco di tempo (2007-2015) stanno in penombra, avendo tagliato la spesa del 10%.
Tutti tagliano; tagli su tagli che hanno ridotto le entrate fiscali, proprio quel foraggio di chi fa la spesa pubblica, costretto a farla in deficit, aumentando il debito.
Crisi+ crisi + crisi: bella no?
Un momento, guardando dal buco della serratura si scopre un pertugio.
Tra tutte le Imprese, che non investono perchè in sovraccapacità, c'è chi sa far di meglio e va controcorrente: "le telecomunicazioni (+10,2%) "e le attività riconducibili alla ricerca e sviluppo (+11,7%) non hanno risentito della crisi".
Toh, quelle stesse che, riducendo i prezzi, hanno rifocillato il potere d'acquisto proprio dei loro beni; che si fanno competitive, smaltiscono sovaccapacità, investono, creano occupazione, forniscono reddito per fare la spesa, pagano tasse per rifocillare chi fa l'altra spesa, quella pubblica , ecc, ecc.
Visto quanto si scorge da quel pertugio?
Mauro Artibani


martedì 2 agosto 2016

CRISI, NOI CONSUMATORI LA SOLUZIONE CE L'AVREMMO

"L'indice di fiducia delle imprese (Bci) e dei consumatori (Esi) della zona euro e dell'Ue ha segnato un nuovo calo. Il Bci nella zona dell'euro é sceso a 0,78 punti dallo 0,89 precedente, mentre l'Esi é sceso sia nella zona dell'euro che nell'Unione, passando in Eurolandia da 2,6 punti a 1,7 punti. Lo ha reso noto la direzione Affari economici e finanziari della Commissione europea.
Secondo la Commissione, il calo di fiducia delle imprese è dovuto soprattutto, stando alla valutazione dei manager, all'andamento degli ordinativi negli ultimi mesi e agli stock dei prodotti finiti che restano invariati.
Il calo della fiducia dei consumatori riguarda in particolare il settore dei servizi, del commercio al dettaglio e delle costruzioni".
Non è finita qui.
C'è  anche il restringimento del credito: per l'industria finanziaria più che sfiducia, depressione.
Si sfiduciano tra loro, non si fidano a prestarsi reciprocamente il danaro.
E allora siamo alla frutta?
No, ma....
Noi consumatori una soluzione ce l'avremmo.
Scambiamoci i ruoli e vediamo cosa succede.
Noi vendiamo le nostre risorse: tempo, attenzione, passioni, ecc.
I produttori le acquistano.
Noi rifocilliamo i portafogli.
Ripaghiamo il debito.
Quelli del credito rifocillano le loro finanze.
Noi riprendiamo a consumare.
I produttori smaltiscono gli stock invenduti.
Sarà una pezza ma anche una possibilità.
Così si rabbercia la barca e si può  tornare a navigare.
Un navigare però sempre più periglioso che consiglia di cambiare registro prima del naufragio.
Si dice in giro che i consumatori professionisti stiano mettendo a punto una risoluzione che indica la svolta.
Sbirciando tra le bozze si legge: dalla Ricchezza al Benessere, dalla Quantità alla Qualità, dalla Ingordigia alla Temperanza fino alla Responsabilità.
C'era scritto anche Rinuncia ma è stato cancellato.
Obiettivo: il BENE COMUNE.
Proprio quello invocato di tanto in tanto da Confindustria.
Si intravvede la luce in fondo al tunnel?

Mauro Artibani