lunedì 9 dicembre 2019

TOH, DELL’ECONOMIA DEI CONSUMI, IL TRATTATO

"Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. All'improvviso vi sorprenderete a fare l'impossibile". Come sottrarsi all’impeto francescano? No, non mi sottraggo: l’Economia della Produzione ha generato perlopiù ricchezza con il debito mentre quel Mercato, nato con l’eccedenza, proprio di eccedenze rischia di morire; quella dei Consumi manca ancora di un costrutto che tenga insieme le parti. Questo testo intende farsi carico di individuare le regole che rendano possibile fare il prezzo del Valore che sta nella nuova “Offerta”; buono per sanare il gap dell’out put. Toh e magari, senza strafare, fare solo un “nuovo possibile”; raddrizzare le disequità nella distribuzione della ricchezza. Ok, d’accordo, nelle prefazioni non la si fa troppo lunga per non fiaccare chi vuol leggere il resto. La faccio breve quindi: slogan, per mettere pepe nella camomilla, come fanno quelli del Marketing. No scusate, non ce la faccio, mi tocca premettere alla Premessa che dentro questo disfunzionante ciclo economico sta un vecchio anchilosato paradigma recitante la litania “le Imprese generano ricchezza …". In questo testo metto per iscritto la sua abiura; lo corroboro con dati e fatti, lo scandisco, al fin scopro le carte: per non continuare a barare, nel sistema della produzione, s’ha da cambiare l’ordine dei ruoli poi riattribuire oneri e onori. Niente paura, tra le parti in causa resteranno immutati i rapporti giuridici e quelli proprietari. Per far questo, invece che usar ineffettuali teorie, trovo sostegno nelle evidenze empiriche. Prendo a dire in vece degli economisti che dicono d’altro e dei politici che non sanno dire; da economaio, che studia l’Economia dei Consumi, ne faccio un Trattato. Magari solo i prolegomeni, non l’elegia. Bene avevo minacciato slogan, mantengo la promessa; scrivo tweet a destra e a manca: Con la spesa i Consumatori generano i 2/3 della ricchezza, agli altri il misero resto. La crescita rende l'esercizio della spesa indifferibile. I redditi, erogati dall'impresa a chi lavora, sono insufficienti ad acquistare quanto prodotto. Occorre esser prodighi per esser prosperi; prosperi per mantenere la prosperità. L'esercizio di consumazione deve potersi auto sostenere! Sostenere questa spesa che genera lavoro e lo remunera, remunerando tutti! Quando ancor oggi, a fronte di tutto questo, scorgo che i banchieri centrali si arrabbattano per spingere l'inflazione vicina all'obiettivo del 2%, falsando i prezzi, mi piglia un moto di stizza; prendo tutti ‘sti tweet, li stringo, ne estraggo un paradigma nuovo di zecca e glielo tiro: "La crescita si fa con la spesa. Così viene generato reddito, quel reddito che serve a fare nuova spesa. Tocca allocare quelle risorse di reddito per remunerare chi, con la spesa crea lavoro e lo remunera; remunerando tutti, pure quelli del capitale." Ufff, l’ho detto d’un fiato; chi vuole legga il resto piano, piano! Mauro Artibani, l’economaio Link: https://www.amazon.it/Trattato-dellEconomia-Consumi-Mauro-Artibani-ebook/dp/B0825J6KLF/ref=sr_1_2?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&keywords=mauro+artibani&qid=1575225325&sr=8-2

martedì 3 dicembre 2019

LA LINGUA BATTE DOVE IL DENTE DUOLE

La lingua batte dove il dente duole. Fuor di metafora, quella crescita che non cresce sbatte contro un debito che cresce, anzi dilaga. La Penisola è terza al mondo anche per il peso del debito pubblico pro capite con €57.000 a parità di potere d’acquisto, dopo il Giappone (oltre 90mila dollari) e gli Usa (65mila circa), contro una media Ocse di €48.750. E' più che raddoppiato in 20 anni l’indebitamento delle famiglie italiane, passato dai 13mila euro del 1998 ai 27mila euro del 2018. Lo indica il Report del Fondo di prevenzione del sovraindebitamento e dell'usura, gestito da Adiconsum. Se non basta ce n‘è ancora: Continua inarrestabile la crescita del debito globale. Nella prima metà dell’anno ha sfondato la soglia dei €227 mila miliardi di dollari. Se non dovesse bastare lo evidenzia l’ultimo rapporto, pubblicato dall’International Institute of Finance, dal quale emerge che il debito globale è aumentato di €6,82 mila miliardi nei primi sei mesi del 2019. Per fine anno le attese sono per un ulteriore aumento, fino a €231,92 mila miliardi. A trainare la crescita, l’impennata dei debiti negli Stati Uniti e in Cina. E le Imprese, si dirà? Già, le Imprese , imprecano: Negli Usa,l'utilizzo della capacità degli impianti - che misura la produzione industriale rispetto al potenziale - è sceso di 0,8 punti percentuali al 76,7%, contro attese per un dato al 77%; il dato resta sotto la media di lungo termine del 79,8% registrata tra il 1972 e il 2017. Prima dell'ultima recessione, il dato era solitamente oltre l'80%. Dal 2007 a oggi in Italia c'è stato un forte calo degli investimenti, con una perdita di oltre 907 miliardi nella dotazione di capitale. Lo ha sottolineato il vicedirettore generale dell'Abi, Gianfranco Torriero, secondo cui "gli investimenti sono ancora molto inferiori rispetto ai livelli precrisi". "Oggi, ha spiegato Torriero gli investimenti sono il 17% in meno rispetto al periodo precrisi, pari a -68,6 miliardi di euro nel confronto tra il 2019 e il 2007. Se si cumula la perdita segnata in ciascun anno, abbiamo -907 miliardi di minore dotazione di capitale in Italia". Amarus in fundo: Confesercenti commenta i dati sulla fiducia di imprese e famiglie diffusi oggi da Istat. La fiducia delle famiglie segna una pesante battuta d'arresto, un segnale negativo che potrebbe preludere ad un ulteriore indebolimento dei consumi, praticamente fermi, con l'incubo della recessione che torna a pesare sul futuro". Niente paura, la soluzione c’è. Arriva la créme dell’accademia economica, sbircia, confabula poi sentenzia: stagnazione secolare! Ci risiamo, cento anni flat pur di non voler andare oltre quel che blatera quell’appassito paradigma che recita l‘Impresa generatrice di ricchezza… Ennò, cavolo, tutti questi dati dicono d’altro: come la crescita si faccia con la spesa, e quando, mancano i denari per farla, tocca farla a debito. Così quando se n‘è fatto troppo, faccio meno spesa; le imprese, allarmate, smettono di investire e paraponzi, ponzi, pò. Indi percui poscia, per far tornar ad investire lor Signori e rimettere il debito, s’ha da trovare il modo di poter far fare quella spesa che smaltisce, riattivando il ciclo e creando la ricchezza che riduce quel debito; buono per sanare pure il gap dell’out put. Ehi, per non dimenticare vi lascio, più che un promemoria, un paradigma nuovo di zecca che sostituisca quello vecchio: "La crescita si fa con la spesa; quella dei Consumatori ne fa i 2/3. Così viene generato reddito, quel reddito che serve a fare nuova spesa. Tocca allocare quelle risorse di reddito per remunerare chi, con la spesa, remunera tutti; altro che far debito." Mauro Artibani, l’economaio https://www.amazon.it/s?k=mauro+artibani&__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&ref=nb_sb_noss_1

martedì 26 novembre 2019

IL LAVORO DI PRIMA E QUELLO DI POI

Il lavoro, nell'economia della produzione, produceva beni e servizi; merci insomma per dar ristoro ai bisogni. Chi lavorava, per il tempo e la perizia impiegati, riceveva un reddito che veniva speso per dare ristoro.... toh...ai bisogni. Tanti i bisogni, tante le merci da produrre per soddisfarli. Questo mirabile equilibrio mostrava il merito che verrà premiato da un reddito adeguato alla bisogna; meriterà la settimana corta per prender fiato, ferie per sgranchirsi, assistenza pubblica in caso di malattia, il gruzzolo del Tfr per rifocillarsi, la pensione infine per il meritato riposo. Si fecero carico del tutto una Filosofia economica che aveva fatto, di quel "travaglio", elegia. Una parte della politica e quella sindacale ne rappresentarono le istanze mentre, non scorto, con la produttività dell'esercizio reso rigenerava se stesso. Bene, nell'economia dei consumi, sregolata dall'impiego di regole scadute, ci si attarda ancora a riconoscere se si sia prodotto troppo o si sia affrancati dal bisogno. Nel frattempo il lavoro, correo con il Capitale dello squilibrio, da solo ne paga il prezzo, con un reddito insufficiente per fare la spesa. Sia come sia, un lavoro di tal fatta, privato di una taglia contrattuale da far valere, diventa incapace di riprodursi. L'efficacia delle Teorie che lo hanno sostenuto vacillano; la Politica rincorre inefficaci slogan, il Sindacato vivacchia. Così è se vi pare. Prima era funzione della produzione, oggi diventa dipendente dal consumo; solo così può ritrovare la sua riproduzione, il suo remunero. Essì, se nel prima, il reddito da lavoro spesava la spesa e l'esercizio di consumazione trovava il compenso nel ristoro del bisogno, il rapporto produzione/consumo stava in equilibrio. Nel poi, per riffe o per raffe, reso d'obbligo quell'esercizio di consumazione, ch'eppur collide proprio con l'affrancamento dal bisogno, deve trovare un più idoneo compenso per potersi riprodurre e far ri-produrre. Un reddito di scopo insomma, che pareggi il conto di quello insufficiente generato dal lavoro; pagato per l'obbligo dell'esercizio, per l'impiego di risorse scarse e per il vantaggio che ricava il ciclo produttivo con l'azione della "tiritera*". Okkei, signori dal fiato sul collo? Bene, se il prezzo è quello giusto, si vada oltre. *La spesa trasforma la merce in ricchezza, la sua consumazione da spinta alla ri-produzione, genera lavoro e lo remunera; tiene attivo il ciclo produttivo, da sostanza alla crescita economica. Mauro Artibani, l’economaio https://www.amazon.it/s?k=mauro+artibani&__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&ref=nb_sb_noss_1

martedì 19 novembre 2019

TRA GLI AGGREGATI C’E’ CHI CI MARCIA

Il presidente della Piccola Industria di Confindustria Carlo Robiglio, durante il Forum della Piccola Industria a Genova, ridice lo stradetto millantando un credito che più non hanno: "Lanciamo da questo luogo un accorato richiamo alla politica, con una richiesta di maggiore attenzione, maggiore vicinanza a chi crea ricchezza per il Paese, chi rende l'Italia un Paese vincente nel mondo". Non ancora pago, lo nega: "Dai primi calcoli con il nuovo codice della crisi di impresa l'intera platea di aziende interessate dalle procedure di 'allerta' in fase di prima applicazione oscillerà tra 25 e 30 mila. Com'è inevitabile, una parte di queste falliranno". Ma come… ma porcoggiuda, muoiono di ricchezza? Orsù, magari della sua cattiva allocazione! Toh, facciamocelo dire da quelli dell'Ufficio studi della CGIA: “Rispetto al 2007 (anno pre-crisi) le famiglie italiane hanno ridotto i consumi per un importo pari a 21,5 miliardi di euro. L'anno scorso la spesa complessiva dei nuclei familiari del nostro Paese è stata pari a poco più di 1.000 miliardi di euro. Nonostante la contrazione, questa voce continua comunque ad essere la componente più importante del Pil nazionale, il 60,3 per cento del totale”. Se insomma seppur con meno denaro le famiglie continuano a fare, in percentuale, la stessa spesa; qualcun’altro marca visita nel dover fare quel 39,3 che gli spetta, se la crescita non cresce! Essì, la ricchezza viene generata dalla spesa aggregata, se non la fanno tutti gli aggregati per quel che spetta loro accade che…. Oltre quel che teme Robiglio, ci sono i conti fatti sempre dalla CGIA: la platea delle imprese artigiane e del piccolo commercio è scesa di numero. Tra il settembre 2009 e lo stesso mese di quest'anno le aziende/botteghe artigiane attive sono diminuite di 178.500 unità (-12,1 per cento) mentre lo stock dei piccoli negozi è sceso di quasi 29.500 unità (-3,8 per cento). Complessivamente, pertanto, abbiamo perso più di quasi 200 mila negozi di vicinato in 10 anni" Brrrrrr! Mauro Artibani, l’economaio https://www.amazon.it/s?k=mauro+artibani&__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&ref=nb_sb_noss_1

giovedì 14 novembre 2019

Un prrr..... a quei generatori di benessere

Il ritratto inedito degli anziani in Italia che emerge dal primo rapporto Censis-Tendercapital sulla Silver Economy: l'economia che ruota intorno agli over 65. Si parte da un dato: negli ultimi dieci anni gli ultrasessantacinquenni sono aumentati di 1,8 milioni mentre la popolazione di under 34 è diminuita di 1,5 milioni. Numeri importanti; colpisce è il fatto che oggi gli anziani sono più ricchi del 13,5% rispetto alla media degli italiani, mentre i millenials sono al di sotto di oltre il 50%. Gli over 65 sembrano avere quindi un ruolo importante nell'economia, a partire da quello di "generatori di benessere", come spiega il presidente del Censis Giuseppe De Rita. "Gli anziani sono più ricchi, hanno redditi particolarmente alti, hanno consumi particolarmente alti e hanno ricchezza patrimoniale". Toh, quegli over che comandano la Politica, l'Economia e la Tecnica hanno tutto; agli under i miseri resti! Dopo però l'apologia dei sempiterni e dell'oggi, il domani, sarà ancor come l'oggi? La metto giù senza farla troppo lunga: quando le giovani generazioni, a differenza di quelle che lo sono state, hanno in tasca a malapena quel-che-serve-per-vivere, non è jella! Essipperchè, quando la Nazione si affida ai loro padri, quei de-ritiani generatori di benessere, si comprende perchè la crescita non cresca, anzi langua, pari pari alla produttività. Giust'appunto produttività improduttiva se di questi giovani, istruiti, vigorosi, "connessi" non impieghi il capitale umano e sociale che possono offrire al lavoro per migliorarne l'efficienza; se svuoti il portafoglio della loro "innata/incontenibile" capacità di far la spesa e resti appeso agli "arzilli" per quello che hanno fatto e che ancor possono fare. Già, quando questo si mostra e chi comanda lo fa, si è colpevoli di stupidità economica, che l'accontentarsi di poter continuare a far le nozze con i fichi secchi tenendo fuori i figli dall'intero processo economico, non monda! Non monda, anzi condanna, come il tentare di riparare al danno con la "paghetta" che, questi benestanti nonni e/o padri, sembrano misericordiosamente far sgocciolare ai malestanti nipoti e/o figli. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s?k=mauro+artibani&__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&ref=nb_sb_noss_1

lunedì 4 novembre 2019

ANIMAL SPIRITS VERSO SOVRACCAPACITA'

Nell'economia della produzione, le virtù degli spiriti animali possono esser state garanti del produrre e generare ricchezza; nell'economia dei consumi, quelle invece di aver sovrapprodotto fino a depauperare quella stessa ricchezza. No, non è tanto una virtù che si fa vizio: l'opposto. Sono i vecchi viziosi della spesa di prima a diventar oggi virtuosi. Pizzico i fatti e ve li mostro: secondo Eurostat, nelle strutture alberghiere l'Italia conta 5 milioni di posti letto la cui occupazione media annua risulta del 46%; quanti, nel ristorante, hanno più tavoli apparecchiati che gente seduta, più lettini da massaggio che gente da massaggiare, più fornelli per cuocere che cibi da cucinare, più palloni da calciare che gente che calcia? Quando poi si trovano in giro sconti del 60% sulle confezioni di profilattico, t'accorgi che si son stimati coiti in eccesso. Tatatà, questa è la sovraccapacità bellezza! Qualcuno la prezza. Essì, quando il mercato dis-funziona nasce Groupon. Si mette in mezzo tra chi ha capacità produttiva inutilizzata e chi ha un potere d'acquisto insufficiente; fa il prezzo dello squilibrio, guadagna facendo ridurre i costi al primo, rifocillando quel potere al secondo: è il mercato bellezza! Fa questo dal Settembre del 2008 diventando leader nella gestione del potere d’acquisto collettivo, nel farlo incassa; a dicembre 2010 Google offre 6 miliardi di dollari per acquistare l’affare. Mette a reddito per sè e per i "grouponer" l'indomito spirito d'altri. Ehi, un momento, quel che appare esser manna è invece il mercato che fa il prezzo del non aver compreso quanto gli spiriti, questi maligni, di quei grouponer chiedano in più per poter fare, quel che spetta al loro esercizio di ruolo, nel tempo dei portafogli mosci. Più di quel che da' Groupon! Niente paura, un Groupon sovraccapace deve di pù. Quel di più lo deve perchè come il "tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino" facendo business dell'altrui sovraccapacità, si rischia la propria; quando si hanno più Deal da smerciare che smerciati, quelli che restano valgono meno. Per sventarla, paga il prezzo: Deal con sconti fino al 70%, fatti già dai sovraccapaci, al quale sempre più spesso si aggiunge il "... fino al 30%" dell'incasso del Groupon sovraccapace. Essì, quando il mercato funziona, del troppo fa il prezzo; quando è doppio, il prezzo raddoppia! Groupon ci sta per continuare a potersi fregiare del marchio: "Azienda Pro-Crescita". Quando poi quel vizio va oltre l'occasione, fino a a farsi regola produttiva, i virtuosi della spesa son costretti ad attrezzare i soccorsi. Barter, il termine: MbsMedia, LogySystem e DigitalBarter sono le agenzie che fanno affari con la "pubblicità in cambio merce". Quelli di MM fanno i conti di quanto valga l'affare: "La diffusione del barter nel mondo è in costante ed esponenziale crescita. Dagli ultimi dati rilevati nel 2006 si può constatare che sono oltre 1.000.000 le aziende che utilizzano questa forma di business. Nei soli USA l'industria del barter rappresenta un giro di affari di oltre 808.42 miliardi di euro, equivalente al 2,9% dell'intero PIL nordamericano, con un incremento medio annuo degli scambi al 19% negli ultimi tre anni. In Italia il corporate barter ha incrementato il fatturato di oltre 2.700 imprese." Una montagna di miliardi, alla fiera del troppo negli Usa, un anno prima dell'inizio della crisi. Sia come sia, gli espositori, pur qui, sovraccapaci di processo e/o di prodotto da una parte; dall'altra i proprietari dell'attenzione. In mezzo, chi per far business, ha bisogno di avere il comodato d'uso* dell'attenzione che serve a rendere efficace quella loro pubblicità per smerciare gli invenduti. Ennò, nel tempo del "non esistono pasti gratis" e con la micragna che gira, quelli s'hanno da scomodare e pagare! Ah già, il baratto non si paga con moneta, si scambia merce con merce poi, per salvaguardare il vantaggio dello smerciante sul mercato chiaro, le merci ricevute devono essere acquistate nei mercati grigi; negli adv store. Bene, se il tutto non viene a configurare un'elusione fiscale si potrà fare: dateci un pass per passare a rifocillare la nostra altrimenti stressata attenzione; conviene a tutti, a noi di più. Fermi tutti, manca un pezzo al puzzle perchè funzioni: nel budget 802.42 mld c'erano già nel 2006, un anno prima della crisi, figuriamoci tredici anni dopo. Di attenzione invece, per fare acquisti e pagare, ce n'è meno, molta meno. Già, vale doppio. Vale per il barterista, come promessa d'efficacia della campagna pubblicitaria dei sovraccapaci ed avere in cambio la merce; vale poi per smaltire il magazzino dei Barter dove proprio quella merce si vende. Dunque cocchi... se l'attenzione vale doppio non si può pagare, con gli spiccioli negli store dedicati, a malapena la metà; magari per poter continuare a dar coccarde a quegli immarcescibili "spiritati"! Si, proprio quando il rischio del suo sovrautilizzo non trova il "ricostituente" in un ristoro economico come si mostra nelle città, dove chiudono negozi, aprono adv, pur se ancora debbono dimostrare di riuscire a far profitti. * Il contratto di comodato, previsto dall’articolo 1803 del codice civile, recita: “una parte consegna all’altra una cosa mobile o immobile, affinché se ne serva per un tempo o per un uso determinato, con l’obbligo di restituire la stessa cosa ricevuta”. Per non sbattere nelle approssimazioni, al tempo dell'immateriale, considerare l'attenzione de facto "una cosa", per giunta di valore, può addirittura apparire un pleonasmo. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 29 ottobre 2019

ECCO.... APPUNTI PER LA POLITICA, PER ESEMPIO

Quel che dice in un comunicato l'Fmi fa stringere le chiappe: l’economia mondiale paga prezzo; la crescita si fermerà al 3% nel 2019, lo 0,2% in meno rispetto a quanto previsto a luglio, e ai minimi dalla grande crisi del 2008-09. In termini di Pil quasi il 90% dei Paesi del mondo sta registrando una crescita rallentata; un vero e proprio rallentamento sincronizzato". Toh guarda, proprio quel Pil che si fa al mercato con la tiritera della spesa, dove chi ha prodotto deve poter vendere a chi, per poter acquistare, deve disporre della possibilità di farlo per generare, alla fine della fiera, ricchezza. Si è vero la tiritera può risultare, per il bisogno del singolo, indifferibile; quand'anche senza, la stessa indifferibilità resta un "bisogno del sistema" per poter funzionare! Fiuuu... Dopo dodici anni dall'inizio della crisi, invece che uscirne si entra dentro un'altra. La questione ineluttabile dell'indifferibile si mostra irrisolta. La Politica all'inizio non l'ha scorta, non ne ha gestito lo svolgimento, il domani poi.... figuriamoci! Con quelle ragioni fragili che si ritrova, hai voglia a riattivare la crescita. Orbene l'Hdemia economica, con una parte almeno di quelle ragionicchie c'entra, eccome. Dovrebbe ripensare il suo pensiero e il dire: ce la farà o, peggio, vorrà farlo? Alla Politica, potrebbe toccar fare una bella sedizione contro l'ordine economico da Lor propagandato, per abbeverarsi ad altre fonti, e far la parte che gli spetta. La fonte del Mercato, per esempio, quando funziona disseta. Funziona, se fa il miglior prezzo tra le parti in causa; se remunera , insomma, la produttività di ciascun agente per migliorare la produttività del tutto. Beh, chi legifera può farlo mettendo mano finalmente all'adozione di quella "Legge per un'Economia Resistente" che all'art 3 dispone di allocare le risorse economiche generate dalla crescita per tenere adeguato quel potere d'acquisto che consente l'esercizio di ruolo dei diversi operatori della spesa aggregata. L'art 4, lo conclama, l'atto di poter esercitare l'acquisto dispone una economia più resistente con adeguato beneficio per tutti gli agenti del ciclo. L'adozione della Legge rende, de facto, appetita la costituzione di quell'Azienda "Libero Mercato Spa"* che capitalizza onori ed oneri e.. toh, anticipa in punta di diritto societario i desiderata di quelli di prima dell'Fmi che, tra le righe del comunicato, sibillinamente scrivono: "Offriremo a tutte le persone la possibilità di contribuire all'attività economica e di condividerne i benefici". Ehi, ci sono grandi Imprese che hanno già aderito attrezzando business pro crescita; funzionano, rendono! Per far sì che l'appetito, per le altre, venga mangiando s'ha da metter mano agli attrezzi del mestiere della Politica; la leva fiscale per re-distribuire vantaggi agli aderenti, svantaggi ai renitenti. Un modo per ri-leggittimare l'emolumento che gli "eletti" mettono in tasca, poi un vantaggio elettorale.... perchè cotanta sagacia potrà incontrare l'interesse di tutti. Tutti quelli che votano: la Gente e i loro interessi, concreti e materiali! * Un' azienda pro-crescita che agisce de facto per tenere in equilibrio produzione e consumo, impiegando al meglio le risorse produttive degli addetti e l'adeguata allocazione delle risorse di reddito per sostenere la crescita e generare ricchezza. Agenti economici vi agiscono con ruoli integrati per la produzione dell’offerta, la generazione della domanda, del commercio, dell'acquisto, fornendo distinto contributo a quella spesa aggregata che fa la crescita. Il remunero degli operatori, che compensa quel diverso contributo, andrà speso nel circuito aziendale per rendere fluido e continuo il ciclo produttivo. Giust'appunto, un marchingegno societario che disponga l'adeguata capitalizzazione degli azionisti mediante una diversa allocazione della ricchezza colà generata. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 22 ottobre 2019

CAVOLO, HO POTUTO DIRE L'INAUDITO

Si, l'inaudito, l'ho detto qui: https://www.facebook.com/italiasera/videos/822975078118181/ Perchè non mi viene ancora dato modo di poter smentire quella facezia che attribuisce all'Impresa la generazione della ricchezza? Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

mercoledì 16 ottobre 2019

TRA PANNICELLI CALDI, LAZZI E FRIZZI SIAM SEMPRE LI'

Lo scrive su Facebook il viceministro dell'Economia Antonio Misiani: "Secondo un sondaggio pubblicato ieri la riduzione progressiva del cuneo fiscale, a partire dal 2020, è la misura più apprezzata dagli italiani. Dobbiamo iniziare a farlo il prima possibile, utilizzando tutti gli spazi di bilancio disponibili". Bene, se la Gente non ha in tasca quel che serve, apprezza qualsiasi cosa che gliela riempia. Il vice del Mise, per rendersi ancor più apprezzabile, sciorina: "La priorità, a mio parere, è iniziare ad aiutare i dipendenti a basso reddito: 3 milioni e 700mila lavoratori 'incapienti' che sono rimasti esclusi dal bonus 80 euro di Renzi e che solo in alcuni casi beneficiano del reddito di cittadinanza. Sono i cosiddetti 'working poors': lavoratori poveri, spesso precari, part time involontari, collaboratori a basso reddito, dipendenti con salari orari ridottissimi. In tantissimi casi giovani. Un fenomeno assai più diffuso in Italia rispetto alla media Europa". Con gli occhi umidi e il tono grave chiosa: "Aiutarli è un dovere. Possiamo farlo anche utilizzando lo strumento fiscale, come fanno da tempo Paesi avanzati come gli Stati Uniti". Dal fondo della maggioranza, una voce nota si leva: "due miliardi sul cuneo fiscale non sono una rivoluzione del proletariato, sono un pannicello caldo!" Misiani, tra il cipiglio e il compito d'istituto, ribatte: "Chi pensa che le risorse ipotizzate dalla Nota di aggiornamento non siano sufficienti, non chieda di rinviare questa misura, ci aiuti a trovare ulteriori fondi. Saremo felici di discuterne, con lo spirito costruttivo di sempre". Bene Misiani quel "dovere" non è un dovere, è un obbligo prima che morale, economico. Essì, la crescita si fa con la spesa aggregata, non con la produzione nè con il lavoro. Se per farla fare ad un aggregato ( il consumatore ) la togli ad un altro (la spesa pubblica), riducendo le entrate fiscali, beh... si è fatta una partita di giro. Mi si consenta una nota di colore: il reddito disponibile delle famiglie italiane nel 2013 torna ai livelli di 25 anni fa. L'Ufficio Studi di Confcommercio evidenzia che, in quello stesso anno, il reddito disponibile risultava pari a 1.032 miliardi di euro, rispetto ai 1.033 del 1988. Visto il pregresso, suvvia, non potranno 2-3-5 o 13 miliardi da far girare in tondo a risolvere il problema; possono risolverlo invece quei 1.780 miliardi di reddito generati nel 2018 con la spesa, se riallocati per remunerare la produttività esercitata da ciascuno dei gruppi aggregati. Occhio i consumatori, spenditori di profession,e da soli ne fanno i 2/3; a spesa fatta migliora risolutamente la produttività dell'intero ciclo economico, pure quello del lavoro dove stanno quelli che per "dovere" Lei vuole aiutare. La questione, in questi tempi magri, non sta nel quante risorse impegnare; quante invece attivarne! Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 8 ottobre 2019

STRAFARE, CON L'ECONOMIA CIRCOLARE

Se occorre esser chiari e trasparenti, Kristalina Georgieva sembra lo sia, scelta come nuovo direttore generale del Fondo monetario internazionale al posto di Christine Lagarde. In una nota, a commento della sua nomina, Georgieva ha spiegato che la priorità dell’istituto sarà quella di aiutare i paesi a minimizzare i rischi delle crisi e a essere pronti a fare i conti con una frenata dell’economia. Nello spiegarlo dice: “Sento di avere una responsabilità enorme in un momento in cui la crescita dell’economia mondiale continua a deludere, le tensioni commerciali persistono e il debito è a livelli storicamente alti. Occorre sostenere politiche monetarie, fiscali e strutturali solide per sviluppare economie più forti e migliorare la vita delle persone. Questo significa anche affrontare questioni come le ineguaglianze, i rischi climatici e i rapidi cambiamenti tecnologici”. Georgieva, infine, promette un potenziamento della sorveglianza del Fondo affinché possa anticipare i bisogni dei suoi 189 membri. Dunque, anticipare i bisogni se le ineguaglianze li posticipano; i cambiamenti tecnologici potrebbero invece cambiare le carte in tavola, pure per il clima. Vogliamo strafare? Se vi è ancora chi vuol far le nozze con i fichi secchi, con l'aumentare ancora il debito, perchè non provare a farle con la monnezza? Proviamo: l'economia circolare rigenera gli scarti, ne fa prodotto, lo rimette nel ciclo; circolare appunto. Viene così generata ricchezza. Lo scarto insomma diventa la materia prima; con gli scontrini dell'acquistato possiamo rivendicarne la titolarità; già pure le montagne di residui dell'acquistato, che inzeppano le discariche, sono roba nostra! Daje allora, dalla convenzionale filiera del sistema lineare (estrazione, produzione, consumo, smaltimento) viene sottratto un passaggio: la fornitura sostituisce estrazione e smaltimento. Gli estremi così si congiungono, il cerchio si chiude. Si rende evidente come risplenda il maggior valore del consumare che quello del produrre. Bene, con le tecnologie dell'automazione, nella fattispecie le stampanti 3D, se ne può far prodotto. Venduto si guadagna: un semilavorato serve alle imprese, Consumer2Business; uno finito serve a noi, Consumer2Consumer! Approposito di diseguaglianza, nel circolo della produzione chi è dentro è dentro, chi è fuori è out. Già, resta fuori chi non vuol partecipare a questa joint venture che può farci se non meno diseguali, più uguali di prima! Migliora la produttività del sistema, migliora pure il valore economico generato; una mano lava l'altra, tutte e due puliscono la terra, mitigano i rischi climatici! Dopo tanta gloria, una domanda: e se, con la totale automazione dei processi di trasformazione, l'intera filiera produttiva restasse per intero "cosa nostra"? Bene, se non è vanagloria, in questa direzione sembra compiersi l'impresa: Il Capitalismo dei Consumatori Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 1 ottobre 2019

ET VOILA', LE SCORCIATOIE DELLA PROVVIDENZA

L’Associazione Artigiani e Piccole Imprese (CGIA) di Mestre fa egregiamente la sua parte; studia, calcola poi pubblica notizie non sempre belle. Porc... negli ultimi 20 anni la ricchezza del nostro Paese (Pil) è cresciuta mediamente dello 0,2 per cento ogni anno. Un dato preoccupante, riconducibile agli effetti negativi provocati dalla grande crisi iniziata nel 2008. Rispetto a 12 anni fa, l'Italia deve recuperare ancora 4,2 punti percentuali di Pil, ma anche 19,2 punti di investimenti, 5,9 punti di reddito disponibile delle famiglie e 1,4 punti percentuali di consumi delle famiglie. Sempre in questa ultima dozzina d'anni gli occupati sono cresciuti dell’1,6 per cento e, nonostante questo aspetto positivo, il monte orario e il livello medio delle retribuzioni sono diminuite. Le cause: un deciso incremento della precarietà, la disoccupazione che era al 6 e ora si aggira attorno al 10 per cento. Dunque il Pil 2018, ai prezzi di mercato, risulta pari a 1.765.421 milioni di euro correnti. A fare questo gruzzolo concorre la spesa aggregata: quella dei Consumatori ne fa oltre il 60%; agli altri, spesa per investimenti/spesa pubblica/spesa per le scorte, solo il misero resto. Bene quando ai primi son venuti a mancare quei 5,9 punti di reddito, per fare quella maledetta spesa e fare la crescita, e si son ridotti i consumi di solo l'1,4%... o la si è fatta con il debito, con un miracolo o con lo spemere ancor più l'essere prodigo che alberga in noi. Sia come sia, si può continuare a sperare di poter fare la crescita solo con la nostra"incontinenza"? Ma sono da recuperare al Pil pure quei 19,2 punti di investimento, dite? Già, lor Signori stanno decidento cosa... se dal nuovo debito, dai miracoli o dall'incontinenza potrà essere smaltito l'invenduto, prima di poter spendere per investire e riprodurre. Et voilà, le scorciatoie della Provvidenza! Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 24 settembre 2019

L'EUROPA E QUELL'ABBRUTITO STILE DI VITA

In Europa non ci facciamo mai mancare niente, manco con i nuovi commissari: il greco Margaritis Schinas sarà «commissario per la Protezione dello stile di vita europeo», ha annunciato Von der Leyen. Nella conferenza stampa di presentazione, la presidente della Commissione ha precisato che Schinas si occuperà di immigrazione. Se 2+2 fa 4, l'immigrato non ci è grato anzi minaccia lo stile della nostra vita. Quale stile, vieppiù quale vita? Quella che ci accomuna nell'esperienza cristiana, anche se ormai scarsamente vissuta? Quella che ci aveva fatto dichiarare, universalmente, i diritti di tutti gli uomini? Quella che che sta ficcata nella regione occidentale? Quello che ha smesso di farci guerreggiare? O nello stile che si mostra in quella "vita spesa a fare la spesa" che ci ha affrancati dalla fame; ci ha tenuto insieme, arricchito, distinto e .... chi più ne ha più ne metta? Già, tutto questo stile ha brillato fin quando, con la crisi, l'incanto si è rotto e sono cominciati i guai; la coesione sociale e la chiusura agli "altri" pagano il prezzo alla riduzione del benessere. Quel tipo strano/straniero, ci scuote, ci allarma; attenta a quel benessere che ci resta. Si quelli strani, vestiti di penuria, che rischiano la vita per poter vivere con noi la nostra. Ehi, di questi non affrancati dal bisogno, ha bisogno quel bisogno per riattivare il ciclo economico che genera ricchezza con la spesa, non con la produzione nè con il lavoro. Della stessa fava ha bisogno pure il secondo piccione, in un continente che invecchia; importare gente prolifica con il vigore dell'età, che usa poco la previdenza e l'assistenza ma... può rifocillarla, aiuta a farci invecchiare meglio. Non vi sembri un'iperbole ma provare a poter coniugare l'Etica del sè / l'Economia per tutti / l'Estetica, che può farci se non più belli almeno meno brutti, si può! Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 17 settembre 2019

SOLO CON L'ETICA CI FAI LA BIRRA!

Riders, pagati un euro a chilometro o tre euro a recapito guadagnano 300 euro al mese, per questo molti di loro sono costretti a mangiare dai frati dell'Opera San Francesco. Paul, uno di loro, dice: "In tasca alla fine ci rimane poco; sai cosa non considerano mai? Ogni consegna sono tre o quattro chilometri ad andare e altri tre o quattro a tornare. Significa che in un colpo pedalo almeno otto chilometri. Per tre euro alla volta. Se faccio dieci consegne in una giornata, calcola quanti chilometri pedalo. E con quale guadagno". Dunque, siamo alle solite: il reddito, pagato dalle Imprese a chi lavora per produrre beni o sevizi, risulta insufficiente ad acquistare quanto prodotto! Tanto da dover andare dai francescani a prendere il resto. La vedete la nefandezza*, dicono i più? Il solone di turno rimbrotta: Ehi, però non si può pretendere che il meccanico che lavora alla Ferrari abbia la rossa in garage, nè che il muratore dell'impresa di costruzione sia proprietario dalla casa che ha appena costruito. Caro il mio solone, no, non funziona così. Nell'Economia dei Consumi, funziona cosà: "la vita spesa a fare la spesa" non è quel vizio inviso ai moralisti; la responsabilità invece, assegnata a ciascuno, del dover fare i 2/3 della crescita economica per poter generare tutta la ricchezza possibile. Dunque, se l'Etica può consentirci di assegnare colpe, non trova però soluzioni. Anzi se provi a farci la birra, e non trovi chi la possa comprare, sfiatata la butti. Signori benpensanti, spero non vi dispiaccia ma.. l'illecito, nella disavventura di Paul, non sta nel aver violato la questione etica; quella economica, si! Se l'etica riguarda la sensibilità del singolo, il portafoglio floscio dei molti Paul riguarda tutti. Metti insieme il valore economico, generato dall'obbligo della spesa, con il disvalore che sta nel non poter acquistare l'obbligato; beh, l'atto degli "illeciti" deve pagare il danno, remunerandolo. Per quelle imprese si mostra, altrettanto, l'obbligo di dover attrezzare business che consenta loro di fare utili se e quando, il consumatore, acquistando le loro merci, rifocilla il potere d'acquisto! No, non è uno scherzo, ci sono nel mondo grandi Imprese che già lo fanno e non per mondarsi l'anima; per migliorare invece l'efficienza e guadagnare un vantaggio competitivo, si. Ve lo giuro, rende! * Nobilissimo lo stigma etico, quand'anche aristocraticamente ineffettuale. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

mercoledì 11 settembre 2019

Macchè rendita d'eggitto!

Quando non sai più che pesci pigliare, cerchi tra gli economisti chi piò darti ragione. quell'Alfred Marshall che lascia la vita a Cambridge nel '24. Fin lì aveva messo a sistema, in modo coerente, i concetti di domanda/offerta, utilità marginale e costo della produzione. Aveva disegnato grafici, scritto formule mettendo in scena, non un Consumatore, il suo "clichè" al quale riconosce l'appannaggio di una rendita: quel guadagno psicologico che, seppur manca nelle prime unità di consumo pagando un prezzo di domanda superiore al prezzo di mercato, nelle utilità successive c'è. Ci risiamo, con l'utilità marginale decrescente insomma c'è chi mette in tasca un "guadagno psicologico". Psicologico? Già, ma poi per chi? Beh, certamente per chi disponeva della possilità di poter acquistare, oltre le prime unità, pure quelle successive. Non tutti potevano; chi non poteva, ed erano i più, si attaccava al tram. Si insomma, se vera rendita v'era, era di posizione, stava dentro il portafoglio. Ehi, ma... al mercato non v'era un solo Consumatore, non un solo bisogno, nemmeno un solo portafoglio. Il guadagno, per alcuni, non solo psicologico; per altri, psiche dimessa dal non poter incassare quella rendita e poter spendere fin oltre il bisogno. Sia come sia, e ad esser clementi, tutto questo vale fino alla sua dipartita di Luglio poi, in quello stesso '24 a Genova, va in scena il fattaccio di Natale. Magari dopo cominci a veder Gente in giro che passa dal tirar la cinta ad allentarla indipercuiposcia si entra nell'Economia dei Consumi e tutto muta. Ehi, pssst.... proprio mentre tutto muta, accade pure - l'ha detto e ridetto la Fed di St Louis - come, dagli inizi degli anni '30, il potere d'acquisto si riduca costantemente fino ad oggi. Dunque questo dice quanto pochi abbiano potuto godere di qell'appannaggio, gli stessi che son stati costretti a mettere in stand by l'impiego delle loro risorse; non il Consumatore "clichè", quello ciccia, ossa e portafoglio floscio. Quando poi lo sviluppo dei fattori produttivi paga prezzo ad una sovraccapacità di offerta e/o ad una domanda lasca, contesa tra un portafoglio insufficiente e l'affrancamento dal bisogno, haivoglia a pagare una rendita che solo a taluni fornisce entrate, senza dover sopportare costi; ancor più improduttiva poichè intascata da quelli della bassa propensione al consumo. I costi invece ci sono per quei tal'altri: l'innesco della solita tiritera* con l'atto dell'acquisto, prima certifica la qualità/quantità delle azioni svolte poi, con il valore delle risorse scarse impiegate, li misura. Giust'appunto, quei costi generati dal dover fare la crescita. Se e quando, insomma vengono pagati solo spiccioli di rendita e a pochi consumatori, il resto dovrà pagare quel "rendimento del consumare" che, facendo i 2/3 della crescita, garantisce l'altra rendita; quella del produttore, 'sta volta produttiva! Se insomma spesa ha da essere, adeguata al ruolo da ciascuno svolto, sia; magari per ridurre i costi di quella sovraccapacità nella produzione che gli animal spirits non intendono tagliare. * La spesa attribuisce valore alle merci che, acquistate, si trasformano in ricchezza; consumate se ne dispone la ri-produzione. si genera cosi' occupazione e lavoro. viene tenuto attivo il ciclo, si da sostanza alla crescita economica. Mauro Artibani, l'Economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 3 settembre 2019

OH, OH, CI RICAPITALIZZANO

Co' 'sta, calura vedi in giro solo paglia. Ecco, si paglia, come quella che alla Politica ho fatto annusare per aiutarli ad uscire dal guado del dire nulla o, peggio, del dire il già detto. Massì, di quella Ditta “Libero Mercato spa”, che per Voi ripiglio e distillo in modalità tecnica: Quell' azienda pro-crescita che agisce de facto per tenere in equilibrio produzione e consumo, impiegando al meglio le risorse produttive degli addetti e l'adeguata allocazione delle risorse di reddito per sostenere la crescita e generare ricchezza. Agenti economici vi agiscono con ruoli integrati per la produzione dell’offerta, la generazione della domanda, del commercio, dello smercio, fornendo distinto contributo a quella spesa aggregata che fa la crescita. Il remunero degli operatori, che compensa quel diverso contributo, andrà speso nel circuito aziendale per rendere fluido e continuo il ciclo produttivo. Giust'appunto, un marchingegno societario che disponga l'adeguata capitalizzazione degli azionisti mediante una diversa allocazione della ricchezza colà generata. Oh,oh, ancora una volta dagli accademici si nicchia; a suo tempo, qualcuno avrebbe pure esecrato. Veniamo al sodo. Quando senti dire: "basta con la generazione dei profitti solo a beneficio degli azionisti" salti sulla sedia. Ehi, lo dice la "Benemerita" Business Roundtable, un gruppo che riunisce quasi 200 Ceo delle più grandi aziende americane; fa un elenco delle sue nuove priorità rompendo con la tradizione caldeggiata da Milton Friedman. La "B"BR forse reagisce alla crescente spinta del populismo montante e del cambiamento climatico incipiente cambiando rotta. Sia come sia lo fa spiazzando gli azionisti, ficcandoli tra i cinque impegni che intende prendere con gli altri: dipendenti, fornitori, comunità locali e consumatori. Dicono che tra i nuovi obiettivi della Corporate America ci sia il voler "garantire valore ai nostri consumatori, centrando e, persino superando, le loro aspettative". Fiuuuu, "soci" appunto e ricapitalizzati? Approposito, se non si vuol sol dirlo ma farlo, pure il malloppo ci sta. Vien fuori dall’indice Janus Henderson Global Dividend che mantiene invariate le stime per l’anno a quota 1.430 miliardi. Solo nel secondo trimestre il totale corrisposto dalle Società ai loro azionisti ha segnato un nuovo record a 513,8 miliardi di dollari; quei benemeriti americani dispongono di un tesoretto da redistribuire di 121,7 miliardi. Mauro Artibani, l'Economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

mercoledì 31 luglio 2019

IL LAVORO PARTITA DI GIRO

Così le trovo, così le riporto: « Mio figlio dopo la laurea in ingegneria navale, in Italia ha avuto 4 offerte a 500 euro ed è andato a Brema dove lo pagano 3mila euro al mese». «Un mio giovane parente, laureato al Politecnico di Milano in ingegneria industriale e specializzatosi al Delft in Olanda, ha contattato varie aziende italiane. Una di queste gli ha offerto l’assunzione con uno stipendio di 1.250 euro. Il ragazzo ha rifiutato e due mesi dopo è stato assunto da una grande azienda del nord Europa con uno stipendio iniziale di 3.350 euro». «Ho 42 anni, parlo 4 lingue ed ho esperienza manageriale internazionale e chiedevo un basic salary netto di 3.000 euro al mese piu commission. Com’è che continuo a ricevere offerte da Londra, Dublino, Amsterdam, Berlino, Hong Kong e dall'Italia quasi nulla?» Dunque il lavoro, dall'Impresa, viene considerato un costo. Da ridurre, costi quel che costi; ne va della produttività e della competitività necessarie per stare sul mercato. Lo si riduce mediante l'automazione dei processi, la trasformazione digitale, con produzioni capital intensive, finanche facendo pagare dazio a quel lavoro, reo di aver sovrapprodotto quelle merci invendute. Si ottiene, per quelli dell'alta propensione al consumo, non lavoro e/o lavoro sottopagato. Per riffe o per raffe l'impresa, nel trasferire la ricchezza generata dalla crescita economica, mette in conto al lavoro quel costo, pagato con un insufficiente potere d'acquisto. Un momento: pure il lavoro di consumazione, non svolto per quest'insufficienza, finisce con l'avere un costo che deve essere sostenuto da chi trae vantaggio dall'esercizio invece svolto; magari da pagarsi con quanto risparmiato dai trasferenti nel trasferimento. Suvvia, pressappoco una partita di giro oppure... beh, l'innesco del paradosso della parsimonia! Prosit. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 23 luglio 2019

LA PRODUTTIVITA' DELLA CASA, SENZA L'OSTE

Ogni giorno, nel mondo, vengono fuori dati che non fanno rumore; invece dovrebbero farlo. Nel primo trimestre del 2019 la produttività negli Stati Uniti, relativa al settore manifatturiero, è aumentata al tasso annualizzato del 3,4% rispetto all'ultimo trimestre del 2018; dal 1947 al 2018, la crescita media è stata del 2,1 per cento. Rispetto a un anno prima, la produttività - l'indice viene ottenuto dividendo la produzione per il numero di ore lavorate - è cresciuta del 2,4%, il rialzo maggiore dal terzo trimestre del 2010. Nel primo trimestre, sempre del 2019, il costo unitario del lavoro invece risulta diminuito al tasso annuo dello 0,8%, rispetto ai tre mesi precedenti. Le scorte delle imprese, nel secondo trimestre poi, hanno registrato un +0,8% rispetto a marzo. All'attuale ritmo di vendita, occorrerebbero 1,34 mesi per venderle. Le scorte di auto sono aumentate del 3,8%, il massimo dall'agosto 2018. Che cavolo di produttività è mai quella misurata in casa delle Imprese, gestendo il capitale ed il lavoro, che non sembra far bene a quelli fuori da questa casa se, il Pil reale pro-capite Usa, non sembra far tutto d'oro quel che luccica. L'aspettativa di vita è scesa ben al di sotto di quella di altri Paesi del G7; il reddito mediano di una famiglia americana, al netto dell'inflazione, è salito solo del 2,2% rispetto alla fine degli anni '90, nonostante il Pil reale pro-capite sia aumentato del 23% nello stesso arco temporale; il tasso di povertà è rimasto vicino a quello registrato prima della crisi finanziaria, con quasi 45 milioni di poveri su una popolazione di oltre 300 milioni di persone. Essì, cari padroni di casa della vostra azienda, affinchè non venga sgarupata, occorre saper gestire la produttività, quella di sistema però: la casa dove abitano tutti! Ai Produttori tocca raddrizzare i modi del loro fare rendendo efficiente l’impiego delle riserve di capitale. Se si teme di investire per produrre invenduto, sottraendo denaro alla crescita, si investa per vendere l’eccesso già prodotto; adeguando il prezzo di quelle merci torneranno sufficienti redditi insufficienti, troverà ristoro il potere d’acquisto, mitigato il debito. Si potrà consumare, si potrà tornare a produrre, a lavorare, a crescere, a guadagnare. Eggià, smaltire l’invenduto restituisce scarsità alle merci ripristinandone il valore; l’impresa riacchiappa scampoli di capacità competitiva e.... toh, pure la produttività. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 9 luglio 2019

3x2 = 6 GANZO!

Ehi, economisti, apologeti dell'Economia della Produzione, prendo di petto un vostro attempato concetto: l'Utilità Marginale di un bene. Cardine della teoria neoclassica del valore in economia, misura l'incremento del livello di utilità, ovvero della soddisfazione, che un individuo trae dal consumo di un bene, ricollegabile ad aumenti marginali nel consumo del bene. Che sia attempata non lo mostra solo il settecentesco Daniel Bernoulli, che per primo ne parla e, passando di bocca in bocca, altri che ribadiscono di una utilità non sempre utile. Nella monumentale formula non una sillaba viene spesa per dedurre cosa accada, nel tempo dell'Economia dei Consumi, al valore di una marginalità vieppiù decrescente. Bene, affinchè sia di monimento, diamo un'occhiata ai fatti. Se ho in casa tutto il bendiddio che si possa desiderare, il desiderio ristagna. Bene, l'utilità marginale decrescente* si annusa guardando di traverso: se si è affrancati dal bisogno si riduce quella del dover fare spesa, pure l'utilità del debito per poterla fare; quella del dover produrre e del dover lavorare al produrre merci da acquistare. Et voilà, quando le altre utilità annaspano aumenta invece l'utilità marginale della domanda di merci. Essipperchè se viene a mancare la domanda, manca il contributo fornito dalla "tiritera"** alla crescita. Con una teoria che non misura questo valore, la crisi - che incarta il mondo dal 2007 - è stato il minimo che potesse capitare. Già, la Teoria economica neoclassica non considera il valore marginale della domanda, inversamente proporzionale a quello della spesa, nè valuta gli effetti collaterali che vengono così generati proprio dentro il meccanismo della produzione del valore. La teoria, appunto; il mercato a volte si, magari, quando fa il 3x2. Già, il 3x2 fa il prezzo dell'utilita decrescente della spesa remunerando la domanda: mia moglie, mia madre e mia nonna acquistano il 3, pagano per il 2. Avranno ciascuno l'1 al prezzo di 0,666666. Per le Imprese, un' iniziativa pro crescita; per la mia Famiglia / gli amici / quelli del pianerottolo e quelli in Gruppi d'acquisto si contiene la discesa dell'utilità marginale del prodotto acquistato; migliorando la redditività del reddito speso si rifocilla il potere d'acquisto. Beh, seppur con pazienza, prudenza e perseveranza, insomma: LA DOMANDA COMANDA! A meno che i soliti apologeti, con le stesse 3P, non vogliano ancor tentare, per arrestare la decrescente utilità marginale della spesa, di utilizzare "un consistente stimolo monetario per assicurare che prosegua l'accumularsi di pressioni al rialzo sui prezzi nel medio termine", come dice Mario Draghi, nel rapporto annuale della Bce. Bella, no? Prezzi più alti, meno spesa, per fermare quella decrescenza! *La legge dell'utilità marginale decrescente afferma che, all'aumentare del consumo di un bene, l'utilità marginale di quel bene diminuisce. **La spesa trasforma la merce in ricchezza, il consumo dell'acquistato spinge la riproduzione.... Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 2 luglio 2019

GIGGINO, SO' TUTTO!

"Sono pronto a fare la legge di bilancio, anche in deficit, se crea centinaia di migliaia di posti di lavoro". Lo ha detto il Premier politico dei 5 stelle, il vicepremier della presidenza del consiglio, il Ministro del Lavoro, il Ministro dello Sviluppo economico; si, ex Steward dello stadio San Paolo, Luigi di Maio. A Taranto, al tavolo istituzionale permanente sull'ex Ilva, ha sottolineato come si debba intervenire sul cuneo fiscale. "Se togliamo un po' di tasse dagli stipendi, a lavoratori e imprese, si generano posti di lavoro". Orbene "se crea", dice il Nostro, si insomma sennò ciccia? Quel tagliare 'npo' di tasse poi sarebbe il modo per ridurre la spesa pubblica e far trovare alle Imprese quelle risorse per fare spesa in conto capitale? Proprio quella spesa che non vogliono fare, perchè quello che arriverà in più nelle tasche di chi lavora sarà del tutto insufficiente a recuperare il reddito perduto, con la crisi, per fare la spesa? Sicuro, sicuro? Essipperchè, mi risulta come la crescita si faccia con la spesa aggregata, non con la produzione nè con il lavoro. Essì, così viene generato reddito, quel reddito che serve a fare nuova spesa. Conciossiachè, tocca allocare quelle risorse di reddito per remunerare chi, con la spesa, crea lavoro e lo remunera, remunerando Tutti. Tutti, nessuno escluso! Quando gli aggregati - spesa per investimenti, spesa pubblica, spesa privata - non possono/vogliono farla, la spesa si disgrega e finisce tutto in vacca. Si, insieme al disperante deficit che diventa debito! Prosit. Mauro artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 25 giugno 2019

SOGNO DI UNA NOTTE DI INIZIO ESTATE

Permettetemi di darvi conto del vantaggio di tutti che ho contratto in sogno con Nonno Rizieri, un tard'ottocentesco che abita il novecento. Un individuo singolare, con nome plurale che si fa maiestatico. Monarchico per induzione, me lo trovo al capezzale abbigliato con la stola di ermellino, la corona in testa e un denaro in alto alla sua sinistra. La "matta" insomma con in una mano il libriccino "Bureaucracy"* del '44, che inaugurava la dinastia reale di quelli della spesa, e nell'altra il Times del marzo del '33 con su "The means of prosperity", sottolineato alla riga 123, che a quella spesa attribuiva Valore**. Non ebbi il tempo di dire che si intromise: "Si, con questi venimmo alla luce negli anni ottanta dell'ottocento; compagni di lignaggio: Von Mises da famiglia nobilitata ed il 1° Barone Keynes di Tilton. Il primo fornisce l'identità che ci incorona; l'imperativo invece del Sir del Leicestershire, riconsegna a questa corona il potere assoluto". Regale, comanda:"Prendi questo foglio e annota "Se la Nostra spesa diventa il reddito di cui tutti avete bisogno, si ha un obbligo: farla! Più siamo a farla, più se ne fa, più alto sarà il guadagno dei Capitalisti per riprodurre il capitale, come quello di chi lavora, non solo per poter imbandire il desco! Bene, tra quel che i Nostri han scritto, per quel che ne abbiamo dedotto e il tuo appezzato riflesso si può arrivare ad imperativo dire che l'offerta dipenderà ancor più dalla domanda, la produzione dal consumo, il Produttore dal Consumatore!" Conciossiachè, ti dò mandato di proferir per vece con taluni, acciocchè tal'altri scrollino dalle radici quell'appassita credenza che altrimenti copre la vista." In altro ordinario mi prolungherò di più. In questo, per verità, non me ne sento la forza. Adunque lo faccia chi, ad usum Delphini deve, e farlo con fiero cipiglio! Con lealtà di Re e con affetto di Nonno ti congedo. Rizieri Congedatomi, con incedere regale e un imbarazzante effluvio, lasciò il sogno. Bene, se da repubblicano non dovrei, da nipote debbo, e con il cipiglio richiesto mi accingo a dover dar esito al "Paradigma del Vantaggio Comparato": LA CRESCITA SI FA CON LA SPESA, NON CON LA PRODUZIONE NÈ CON IL LAVORO. COSÌ VIENE GENERATO REDDITO, QUEL REDDITO CHE SERVE A FARE NUOVA SPESA. TOCCA ALLOCARE QUELLE RISORSE DI REDDITO PER REMUNERARE CHI, CON LA SPESA, CREA LAVORO E LO REMUNERA, REMUNERANDO TUTTI. PURE QUELLI DEL CAPITALE! Non me ne vogliano gli epigoni ricardiani se, parafrasando questa teoria del loro diletto, vien fuori che il costo opportunità, così definito, definisce un incomparabile vantaggio per tutti gli agenti economici implicati nel ciclo. Beh, non so quanto di mio ci sia nei pensieri del Regal'Avo o dei suoi nel sogno; sia come sia, glielo devo tal lapideo paradigma affinchè si mondi, giust'appunto, quello negletto di prima. *Ludwig Von Mises nomina il consumatore Re. **Sir John Maynard Keynes dice: La mia spesa è il vostro reddito! Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 11 giugno 2019

IL PUNTO D'EQUILIBRIO DELLA PRODUTTIVITA' MARGINALI

Una nuova crisi si mostra alla vista: Alla vigilia del direttorio della Bce si moltiplicano i segnali di debolezza sull'area euro. Il commercio al dettaglio ha iniziato il secondo trimestre con la retromarcia ingranata. Ad aprile le vendite sono diminuite dello 0,4 per cento rispetto al mese precedente, secondo i dati diffusi da Eurostat, dopo una variazione nulla registrata a marzo. Bene, per non girare a vuoto e a caso, in un sistema produttivo circolare qual è il punto d'equilibrio delle produttività marginali? Un eterodosso, avvezzo all'esperienze empiriche del prima e del poi, costretto a rispondere la metterebbe così: Se prendi il miglior grano, l'acqua migliore e il lievito madre, poi la macchina per trafilare al bronzo e quel che vien fuori lo metti dentro il miglior contenitore; poi incarichi quelli del Marketing di confezionare la domanda e ai pubblicitari di strillarla al mondo; porti infine tutta questa meraviglia al mercato, dove sta il consumatore che non vuol perdere l'occasione di poterla gustare, beh, hai fatto al meglio quel si doveva fare. Già, tutto questo poteva accadere in quel "prima" dell'economia della produzione, quando a valore si aggiungeva valore, portando il livello di ciascuna utilità marginale impiegata al top. Quando si giunge al "poi" nell'economia dei consumi e su quello stesso mercato arriva quella stessa Impresa con un troppo, seppur "fatto bene", che vuol vendere ad un consumatore che ha già tutto e ad un'altro che non ha i soldi per averlo, beh, si è fatto il peggio. Visto? Sconquassi, questi che sconquassano le competenze impiegate e le sagacie mostrate; le fatiche messe in campo e le speranze di tutti. Dunque la fase dell'Economia dei Consumi, caratterizzata da redditi erogati per produrre e insufficienti ad acquistare il prodotto, segnala lo squilibrio nell'impiego dei fattori produttivi. I gestori dell'Offerta stanno in ambasce, le merci restano invendute generando sprechi; viene così alterato il Valore di quelle merci, annullata la scarsità del bene, mal usate le risorse naturali. Stesse ambasce per i gestori della Domanda: l'obbligo di surrogare il reddito mediante il credito, acquistare oltre la capacità di spesa ed oltre il bisogno. Alterato l'equilibrio delle singole unità produttive, l'intero si squassa. In un sistema circolare e continuo di tal fatta nuove “unità minime” di produzione devono entrare nel circuito, aggregate nel sistema, devono eliminare gli attriti, rendere fluida la successione, sostenibile la vicenda economica: Ai Produttori tocca rifocillare un potere d'acquisto adeguato al sostegno della domanda. Adeguata la capacità di spesa, si restituisce valore al bene, torna appetibile la merce; migliora la resa produttiva delle risorse impiegate. Ai Consumatori tocca erogare responsabilità. Fornire misura agli acquisti, aumentare la redditività del proprio reddito, diminuire il debito. Si riducono gli sprechi, le quantità smaltite, l'inquinamento. Tra interessi confliggenti e forza contrattuale dispari, insomma, si deve incontrare l'equilibrio. Un adeguato poter acquistare, unito ad altrettanta responsabilità, sono le unità minime lubrificanti per consentire di migliorare il livello di efficienza di quelle unità marginali già impiegate e restituire una prospettiva di efficienza all'economia. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

mercoledì 5 giugno 2019

STANNO PROVANDO A FARE AUTO ANTIRUGGINE?

Dopo la notizia, Fca in Borsa fa + 7,98; Renault + 12,09". Urrà, gli investitori ci credono e comprano. Cosa? Beh, comprano quel che ha detto John Elkann: "Con Renault creeremo il terzo più grande produttore di automobili al mondo. E con i partner giapponesi, Nissan e Mitsubishi, il più grande. In base all'esperienza avuta siamo molto incoraggiati da quello che si potrà fare insieme, è la ragione della nostra proposta". L'auspicio di Elkann è che si ripetano "gli ultimi 10 anni che abbiamo vissuto, che hanno fatto di Fca uno dei più grandi operatori auto al mondo". Il numero uno del gruppo ha ricordato che "l'automobile è in fortissimo mutamento, gli anni che abbiamo davanti sono anni con tantissimi sfide e noi queste sfide le prendiamo perché siamo convinti che ci sono tante opportunità". Già fortissimo mutamento nei sistemi di automazione dei processi, nei modi di guida autonoma, nei sistemi di alimentazione. Dunque fare gruppo per fare massa critica, economie di scala anche migliorare la produttività e la competitività va benissimo. Bene, bravi 7+; non 8 però. Essì, meno bene se il settore auto, nel mondo, deve fare i conti con una sovraccapacità superiore al 30%. Lo disse, prima di lasciare questo mondo, il compianto Sergio Marchionne. Con modestia lo confermo se il reddito, erogato a chi lavora, risulta insufficiente ad acquistare quanto quello stesso lavoro abbia prodotto. Orbene, ce la farà l'affare che si sta mettendo in piedi ad aumentare quella produttività, tanto quanto occorre, per sanare in busta paga l'ampio gap del potere acquistare quel sovrappiù? Se così non dovesse essere, le auto invendute non genereranno ricchezza; ruggine si, che nessuna mirabil vernice riuscirà a coprire. Esimi investitor di Borsa, occhio alla penna! Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 28 maggio 2019

QUEL MINISTRO NON PERDE NE' IL PELO NE' IL VIZIO!

Quando, all'oggi, siamo al "Bambole non c'è una lira" si vuol dire che siamo alla frutta. Forse manco a quella, costa! Bene, allora tocca fare il gioco delle tre carte: In Italia sarebbe meglio avere una ricomposizione del prelievo fiscale accentuandolo di più sulle imposte indirette, come l'Iva, per alleggerire le imposte dirette. Lo riridice il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, dopo averlo già detto e ridetto, precisando che queste sono sue opinioni da economista: "è una mia posizione scientifica, una opinione sulla composizione del prelievo fiscale, per cui è meglio avere più imposte indirette, come l'Iva, e meno dirette come l'Irpef". "Ma questo - ha poi precisato durante la trasmissione Agorà su Rai 3 - non ha niente a che vedere con l'ammontare delle tasse". Giust'appunto le tre carte, forse due: le tasse non possono essere diminuite, visto l'ammontare del debito che grava sulle spalle del Bel Paese; possono però essere scambiate, purchè a saldo invariato. Bene diamo un'occhiata: se le riduci al lavoro, tagliando l'Irpef le aumenti alla spesa, aumentando l'Iva = stesse entrate. Fin qui, pressappoco, una partita di giro; non cambia l'entità del prelievo nè l'ammontare del potere d'acquisto. Gira che ti rigira, si torna sempre allo stesso zeppo: + reddito in tasca a chi lavora + capacità di spesa + crescita! Carissimo Prof Ministro non possono essere i marchingegni contabili il modo per riaggiustare una crescita che ristagna. Il basso prezzo del lavoro sta in quella sovraccapacità dell'impresa che lo taglia per tentare di recuperere margini di profitto e in un pessimo meccanismo di trasferimento della ricchezza - generata dalla spesa - che fa tenere in tasca, ai veri rei del sovrapprodurre, proprio quei margini. Sta tutta qua pure pure la tanto esecrata diseguaglianza. Ministro, non s'ha da fare le nozze con i fichi secchi; per farle felici s'ha da cambiare registro: "La crescita si fa con la spesa, non con la produzione nè con il lavoro. Così viene generato reddito, quel reddito che serve a fare nuova spesa. Tocca allocare quelle risorse di reddito per remunerare chi, con la spesa, crea lavoro e lo remunera, remunerando Tutti. Tutti, tutti!" Ben oltre l'Irpef/Iva! Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 21 maggio 2019

LA GRANDE FAKE DELL'ECONOMIA

Si dice in giro che l'Impresa produca beni/servizi generando valore, che venduti si trasformano in ricchezza. Per questa via si genera occupazione, lavoro che quella ricchezza remunera; viene infine fornito ristoro ai bisogni della Gente. Chi non crede che tutto questo corrisponda alla verità del sistema produttivo, alzi la mano! Nessuno? Et voilà, la fake news dell'economia a cui credono tutti. Chi sono i creduloni: gli Impresari, a loro conviene crederlo; a chi lavora, perchè quello che intascano arriva dall'impresa; ai Sindacati, che contrattano il quibus, per chi lavora, con le Imprese che hanno in tasca il malloppo; alla Politica che, devendo redistribuire, sa chi ha intascato quel malloppo; a Trump e Xi che ci credono e li aiutano a suon di dazi; gli Economisti*, di ogni grado e risma, responsabili di aver messo in giro la fake. Smontiamo la fake: l'automobile è un bene; di valore se ne ho bisogno e se ce ne sono poche in vendita. Un male, invece, se ce ne sono tante e io, già ristorato, ce l'ho. Invenduta arrigginisce, non genera ricchezza; non vi sarà chi dovrà lavorare per riprodurla. Stessa cosa vale che so... per quel latte invenduto che caglia, per l'abito invenduto che passa di moda, per il giornale del giono dopo che incarta il pesce. La diceria, nientepopodimenoche il paradigma dell'Economia della Produzione, non è stata sempre una fake; lo diventa pressappoco dopo il '71, quando viene eliminata la convertibilità tra dollaro e oro. Bene, per il tempo d'oggi c'è un'altra diceria non ancora detta, che attende ratifica; paradigma, questa, dell'Economia dei Consumi: "La crescita si fa con la spesa, non con la produzione. Così viene generata ricchezza, quella ricchezza che serve a fare nuova spesa. Tocca allocare quelle risorse di ricchezza per remunerare chi, smaltendo fa riprodurre, creando lavoro e con la spesa lo remunera." Beh, fact checkers di tutto il mondo all'opera. Provate a smontarla! Buon lavoro. *Si dice vi siano tante Teorie economiche per quanti Economisti stanno in giro. Tutte diverse, tutte in contrasto. Un solo paradigma le associa tutte, propio quello della fake. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 14 maggio 2019

C'E' UN CEO IN EU CHE FA L'INDIANO!

L'indiana e multinazionale ArcelorMittal ha annunciato l'intenzione di sospendere temporaneamente la produzione negli stabilimenti siderurgici di Cracovia in Polonia e di ridurre la produzione nello stabilimento delle Asturie in Spagna. Inoltre l'aumento previsto del livello di produzione a 6 milioni di tonnellate, in ArcelorMittal Italia, subirà un rallentamento a seguito della decisione di ottimizzare i costi e la qualità della produzione. "La difficile decisione di ridurre temporaneamente la nostra produzione europea di prodotti piani - commenta Geert van Poelvoorde, CEO di ArcelorMittal Europa-Prodotti Piani - non è stata presa alla leggera. Comprendiamo l'impatto che questa scelta ha sui dipendenti e sulle comunità locali. Lavoreremo per garantire che vengano adottate misure sociali volte a supportarli durante questo periodo. Queste azioni riflettono un contesto europeo caratterizzato oggi da una carenza di domanda; una situazione, questa, ulteriormente aggravata dall'aumento delle importazioni, nonostante le misure di salvaguardia introdotte dalla Commissione europea. Stiamo collaborando con le parti interessate per chiedere che le salvaguardie siano rafforzate con l'obiettivo di impedire un ulteriore aumento delle importazioni dovuto alla continua sovraccapacità globale e a un indebolimento dell'economia nei Paesi limitrofi alla Ue, inclusa la Turchia. L'industria siderurgica in Europa può avere un forte futuro ma è necessario garantire parità di condizioni affinché non venga concesso un vantaggio sleale ai concorrenti extra Europa". Bel discorso eh? Un'invocazione mercatista con il mercato degli altri. Essì, fa l'indiano l'europeissimo Ceo: si lagna per i "lavoratori" e per le comunità locali. Lavorerà per garantire che vengano adottate misure sociali volte a supportarli durante questo periodo (vengano, ma da chi? Ndr). Poi ammette pure le responsabilità: carenza di domanda; sovraccapacità produttiva. Spudorato, invece di contrirsi, preme dall'alto del suo potere contrattuale per l'applicazione delle tariffe di salvaguardia permanenti, introdotte quest'anno dalla Commissione europea. Temo di si, quando chiede che le salvaguardie vengano rafforzate con l'obiettivo di impedire un ulteriore aumento delle importazioni dovuto alla continua sovraccapacità globale e ad un indebolimento dell'economia. Dunque, dazi per far aumentare i prezzi dei prodotti importati e non far scendere quelli interni. Ma non c'era carenza di domanda, magari per il ridotto potere d'acquisto? Ma.. non c'era pure una palese sovraccapacità che, in un mercato efficiente, dovrebbe far scendere i prezzi per magari migliorare proprio quel malnato potere d'acquisto.... magari dei lavoratori, magari pure di quelli delle comunità locali? Già, vuoi vedere che un mercato opaco funziona meglio? Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 7 maggio 2019

FESTA DEL LAVORO CHE NON CE', ANZI C'E'!

Maggio, per i credenti il mese mariano; per i creduloni del "lavoro per guadagnare", pure. Mirabili Hdemici, sento un rumor di fondo; una risposta si deve a quelli che.... nicchiano. Bene, ammesso ma non concesso che ci si debba arrendere ad un passato dove si è stabilito che il denaro - per far la spesa - dovesse provenire dal reddito pagato per il lavoro svolto; considerato che la faccenda risulta incastrata tra l'automazione dei processi produttivi, 3D/5G/4.0..., le migrazioni inarrestabili dal sud al nord del mondo e il Clup che detta la legge: quanto lavoro c'è, quanto vale e, ancor più, quanta spesa ci si fa? Beh, proviamo a sbirciare: La Spesa Pubblica per gli investimenti, serve per migliorare la produttività di sistema del paese, vieppiù spesa a termine, come il lavoro che impiega e il reddito che paga. Se invece la si vuole sine die, facendo buche e ricoprendole, non resta niente di produttivo. Far di meno in più? Nell'economia di mercato la riduzione dell’orario di lavoro, a parità di retribuzione, deve trovare sostegno nei recuperi di produttività d'impresa, altrimenti annaspa la capacità competitiva di quella stessa Impresa che già annaspa nella capacità produttiva inutilizzata. A meno che i teorici della "work-sharing" non dicano la loro, ignari di come funzioni il nuovo universo produttivo. Non li reggo, la dicono: "per un determinato livello di produzione, ridurre il numero di ore per lavoratore, anche a salario invariato, permette di aumentare il numero di persone che lavorano". Beh, seppur di soppiatto quel vecchio slogan, “lavorare meno, lavorare tutti”, continuerà a restare indifferente al quanto poi quei tutti avranno da spendere mentre, quegli stessi teorici, potranno continuare a dirlo alla luna. Dunque? Un momento! C'è il passato e il nuovo, così come lavoro e lavoro. Quello nella produzione paga il prezzo dell'utilità marginale decrescente, quello svolto nell'esercizio di consumazione dove l'utilità marginale cresce, oh oh se cresce, deve far prezzo. Pagato spende, spendendo smaltisce; smaltimento che crea lavoro. Con la ricchezza generata lo remunera! Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 30 aprile 2019

IL MINISTRO, GLI ACCADEMICI, L'INFLAZIONE E L'IVA

Signori, ci siamo, il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, ha chiarito la sua posizione in merito all'aumento dell'Iva dicendosi personalmente non contrario: "E' la mia posizione scientifica ma non posso confonderla con la posizione della maggioranza di governo. Ritengo sia meglio spostare l'imposizione sui consumi piuttosto che sui redditi perché è un tipo di peso fiscale più favoreveole alla crescita" di questi tempi e questa congiuntura, il dichiarante, accademico/scentifico, la dice talmente... bò, che vi sottopone un processo aleatorio; volendo tassare i consumi, pressappoco stocastico. Suvvia, non dite 'sto cavolo, quello del Ministro, come dei colleghi accademici è solo un giochino, pari pari all'inflazione "indotta" dalle politiche monetarie. Proviamo ad andare oltre: sull'utilità marginale decrescente, per esempio. Si, quella della spesa, lo scheletro nell'armadio del sistrema produttivo. Cerchiamo le cause che la impongono all'attenzione e che i disattenti disattendono. Tiriamo i dadi, il pari la intravvede nella sovraccapacità dell'offerta; il dispari, nell'affrancamento dal bisogno dei consumatori. Okkei, ma... pari e dispari, per me pari son! Per voi? Scusate, si, è vero, ho dimenticato di metter tra le cause l'invarianza del reddito disponibile: celo metto. Peggio che andar di notte ma... sempre quel pari e quel dispari, per me pari son! La prima causa, per uscire dal guado, pretende un'azione inflattiva; la seconda, deflattiva. Essì, siamo tornati a bomba: inflazione/deflazione. Dispositivi, tutteddue, del mercato efficiente per ripristinare, nei modi del possibile, l'equilibrio tra domanda e offerta. Voi accademici, sponsor dell'inflazione / voi di quella tassa occulta, buona per non far scendere i prezzi, per salvaguardare gli utili d'impresa, per non ridurre l'occupazione e/o i salari pure per ridurre il valore dei debiti: si, per voi: "chissenefrega del potere d'acquisto". Io, sommessamente, che 'sto potere voglio salvaguardare, tifo per quella deflazione che attribuisce il "Potere vero" a quelli della spesa. Si, solo così, i sottoposti potranno smaltire l'eccesso; dovranno così riprodurre, potranno assumere e/o remunerare i loro sottoposti. Tutti, magari pure, potranno meravigliosamente far aumentare le entrate tributarie per rintuzzare, l'aumento del valore del debito. Buon lavoro, accademico Ministro, buon lavoro. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 16 aprile 2019

QUEL DECRETO CRESCITA CHE NON PREVEDE LA CRESCITA!

Giorni addietro sono state rilasciate una serie di raccomandazioni per l’Italia, destinata a non crescere (-0,2%) nel 2019 ma che potrebbe invertire la marcia (+0,5% nel 2020) qualora si puntasse con determinazione sull’aumento della produttività e del sostegno alle imprese- Questo il quadro che emerge dalla presentazione del Rapporto Ocse Economic Survey of Italy 2019 illustrato dal Segretario Generale, Angel Gurria e dal ministro dell’Economia Tria, dopo averne preso atto, ha così proferito: “Condivido la necessità di dover tenere presente gli aspetti indicati dall’Ocse nel suo rapporto e ricordo come ne abbiamo tenuto conto fino ad oggi, ad esempio, nella scelta del reddito di cittadinanza: siamo intervenuti sulla parte più fragile della forza lavoro italiana. Il reddito di cittadinanza è stato concepito con il duplice intento di consentire alla popolazione a rischio di emarginazione sociale di entrare nel mercato del lavoro e aumentarne la propensione al consumo”. Il ministro ha poi ribadito che, con il Decreto per la crescita, sono state “adottate tutte le misure per contenere il rallentamento e tenerci in area crescita positiva anche nel 2019. Manterremo gli obiettivi di deficit” ha concluso. Bene, ma.... da quando in qua la crescita si fa per decreto? Per tutta risposta, la mette giù dura: Il decreto crescita, approvato salvo intese dal Cdm, rafforza gli incentivi fiscali per il rientro delle eccellenze italiane, emigrate all'estero, e introduce ex novo il 'marchio storico' per la salvaguardia dei brand italiani dall'assalto di aziende straniere. Nel provvedimento rientrano anche la sanatoria su tasse e multe per gli enti territoriali, la revisione del regime Ires, l'incremento del fondo per la prima casa, i mini bond per le imprese, la rottamazione ter; vengono accelerate le dismissioni.  Cavolo, quando tutto quanto programmato per decreto verrà fatto si sarà raschiato il fondo del barile. A barile raschiato, gli estimatori, stimano un + 02% di Pil. I detrattori manco quello, detraggono. Sulla copertina del Def, comunque, sta scritto + 02 di crescita. Bene, anzi male! Con un costo del debito maggiore del Pil, si avrà più defict, pronto a diventare debito e poter, con gaudio, partecipare al nuovo record per il debito mondiale. Quello che, secondo i dati del Fiscal Monitor del Fondo monetario internazionale, nel 2017 è arrivato a 184.000 miliardi di dollari, pari al 225% del Pil globale. Nella versione autunnale del rapporto, il debito era stimato a 182.000 miliardi. Orsù Ministro, nell'economia dei consumi vige un paradigma che, seppur misconosciuto dai più, impone la regola: "La crescita si fa con la spesa. Così viene generato reddito, quel reddito che serve a fare nuova spesa. Tocca allocare quelle risorse di reddito per remunerare chi, con la spesa, crea lavoro e lo remunera, remunerando Tutti. Dunque, per far si che questa possibilità abbia a compiersi, s'ha da metter mano a quel vecchio, anchilosato, meccanismo di trasferimento della ricchezza generata dalla spesa ai soggetti produttivi, indipercuiposcia pure ai consumatori, che quella spesa fanno, per poterla rifare tenendo così attivo il ciclo. Ministro, provi a vedere se, una tal trasformazione del tresferimento, possa esser fatta per decreto; per farlo non s'ha fare nè deficit nè debito! Prosit. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 9 aprile 2019

OLTRE IL VECCHIO, IL NUOVO, L'AZIONE DI CLASSE!

Fiuuuuu! L'Aula del Senato ha approvato a larghissima maggioranza la riforma dell'istituto della class action. Il disegno di legge, composto di sette articoli, riforma l'attuale disciplina trasferendola dal Codice del consumo al Codice di procedura civile. In questo modo lo strumento avrà un'applicazione e una portata più ampia. In particolare, con il provvedimento si introduce nel Codice di procedura civile un nuovo titolo VIII-bis 'Dei procedimenti collettivi', composto da 15 nuovi articoli. Si amplia l'ambito d'applicazione soggettivo e oggettivo dell'azione di classe: l'azione sarà sempre esperibile da tutti coloro che avanzino pretese risarcitorie in relazione alla lesione di 'diritti individuali omogenei'. Cavolo! Da soggetti deboli da tutelare a Gente che, per far valere i propri diritti, fa valere l'Azione di Classe. Si di classe, avete capito bene. Classe, non ceto, ancor meno soggetto singolo, ancor più soggetto collettivo. Se questa Gente, con quel che fa, fa la crescita e nel farla ne fa i 2/3, consentire per legge che all'occorrenza possano farsi Classe per reclamare il dovuto se il dovuto risulta insufficiente, beh, 'sti politici hanno fatto quel che andava fatto. Niente di più, niente di meno! Giust'appunto, proprio quel dovuto che manca per fare il dovuto. Dovuto, trasferito dalle imprese al capitale ed al lavoro ma che non fa i cesari tutti uguali per capacità di spesa Ehi, della Classe, vogliamo farla roboante? Facciamola! Prendiamo di petto le diseguaglianze, quelle che pur restano intatte dopo giaculatorie etiche. Orbene la crescita si fa con la spesa, non con la produzione nè con il lavoro. Per farla al massimo, tutto quel che viene prodotto deve poter essere acquistato. Se ho in tasca meno di quel che serve per fare la spesa che mi tocca, sono un renitente alla leva della crescita. Attenzione, dentro 'sta Classe ci stanno pure altri renitenti; quelli che hanno in tasca più di quel spendono per contribuire alla crescita. Dunque, renitenza per renitenza, credo possa ritenersi legittimo avanzare pretese risarcitorie, nei confronti dei responsabili*, in relazione alla lesione di diritti individuali omogenei dei "povericristi". Orsù, sottoClasse di scalcinati, diamoci da fare! * Responsabili, sono da intendersi i mal traferenti ricchezza, i troppo intascanti e poco spendenti o.... quelli che hanno la stessa tasca nella sovraClasse? Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

martedì 2 aprile 2019

NELLA STAGNAZIONE, GLI IMPANTANATI, GIOCHINO!

Uffa! Un buco sempre più grande quello del debito pubblico che in un anno, da gennaio 2018 a gennaio 2019, è cresciuto di 71 miliardi di euro, un ritmo impressionante pari a circa 6 miliardi al mese, in crescita del 3,10 per cento. Il calcolo è quello elaborato da Unimpresa sulla base dei dati di Bankitalia. Pantalone, insomma, non cela fa a sottrarsi al debito; con la stagnazione che si scorge, poi: brrrrrr! Orbene, in mezzo al pantano chi, tra i Consumatori, crede di potersi sottrarre al gioco al massacro, lo faccia. Gli impantanati, nell'attesa, giochino. Belleppronto un gioco sapiente, magnifico ancorchè munifico per entrare dentro il meccanismo produttivo che ha generato questa stagnazione. L’intento: riparare il guasto. Si inizia passando in rassegna i punti critici che mostrano lo stress del sistema. Un tour dentro gironi infernali. Si inizia dal mercato del lavoro superaffollato che riduce i redditi. Si passa poi a quell'eccesso di capacità produttiva che riduce i margini di profitto delle aziende e le risorse disponibili per i redditi. Si da' un'occhiata alla riduzione del ciclo di vita dei prodotti che moltiplicano l’offerta; pure qui i redditi diventano insufficienti. C'è poi la moltiplicazione dell’offerta e quella degli offerenti che mitiga i prezzi, contrae gli utili delle aziende quindi i redditi da lavoro. Si scorge pure come l’aumento della disoccupazione riduca il reddito complessivo disponibile. Prima di uscire a riveder le stelle non ci si può sottarre al rapporto della BRI: certifica le disparità tra profitti e redditi. Queste le condizioni di stress per i redditi che hanno generato la crisi e che dalla crisi verranno aggravate. Superato tra grida, improperi e qualche bestemmia il guado di quel mercato, brilla con forza la debolezza della Gente che lavora. Ci si scorge tristi, avviliti, immiseriti, pronti a gettare la spugna. Poi d’un tratto un bottone. Schiacciato, illumina una scritta multicolore che rischiara ed infonde vigore: TUTTI CONSUMATORI. Una tecnica di anamnesi insomma, messa lì a bella posta. Sottratti d’imperio all’imperio dell’happy hour, alè di corsa per rinverdire la memoria, scorgendo al fine le nostre Risorse. Esposti a caratteri cubitali i nostri punti di forza, si debbono attraversare: si passa per l'affrancamento dal bisogno che sottrae l'acquirente al consumo di necessità si prende atto come il lavoro di consumazione disponga, confezioni, garantisca la crescita economica ed ancora, come i 2/3 del PIL ratifichino il contributo dei Consumatori alla generazione della ricchezza. Un grido ci accompagna all'uscita: Hanno più bisogno i Produttori di vendere che i Consumatori di acquistare. Usciti fuori zuppi di orgoglio, rigenerati dal transito nelle ragioni economiche del nostro Fare, avvinti da rinnovato vigore: quel drink, un obbligo. Siamo prossimi all'apoteosi. Prima, l'ultima prova: la "sintesi degli opposti". Trovare la migliore combinazione acciocchè la nostra debolezza reddituale, combinata con la forza del nostro ruolo, trovi soluzione per il nostro vantaggio. Esercizio non facile, non impossibile. Ci si lambicca, si improvvisa, si recalcitra; qualcuno scuote la testa; tutti ce la mettono tutta, avvinti da un fervore costituente. Eccola l'apoteosi, la ratifica della costituzione di una lobby: “la lobby più forte di tutte le altre”. La lobby di tutti, quella dei Consumatori dove si mostrano i muscoli, si impostano nuovi equilibri, si vince al gioco del reddito per uscire dall'economia della crisi. Il premio? Il Reddito di scopo che compensi l'insufficenza del reddito da lavoro e così tornare a recitare da protagonisti e senza affanni il nostro ruolo. Essì, conviene, a tutti! Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA