Stimo la competenza dei policy maker , sottostimo
l’efficacia di quella competenza nell’ affrontare la crisi.
Proprio quella competenza costruita sul dettame di
un paradigma vecchio come il cucco, che l’avvicinarsi della crisi non l’ha scorta, manco aiuta a comprenderne lo
svolgimento, ancor meno i modi per uscirne.
Così quando dopo 6 anni finalmente quei portatori di
quella competenza scorgono, nell’insufficienza della domanda aggregata, la
causa della crisi si danno un gran da fare per attrezzare alambicchi capaci di
estrarre soluzioni adeguate.
Nel discorso, del 22/8/14, di Draghi a Jackson Hole,
vi sono due frasi che danno conto del
ristagno della spesa. La prima: «I dati più recenti sul Pil confermano che la
ripresa nell'eurozona è debole ovunque, e la crescita dei salari è minima anche
nei paesi meno colpiti dalla crisi; ciò indica una debolezza della domanda».
L'altra: «Le politiche di intervento sulla domanda non sono giustificate
soltanto dalla significativa componente ciclica della disoccupazione. Esse sono
rilevanti perché, data l'incertezza che prevale in questo momento, queste
politiche contribuiscono ad evitare il rischio che la depressione della domanda
distrugga la capacità produttiva.”
La Bce conviene quindi che: tocca agire sugli
investimenti e sull’occupazione!
Lo ribadisce a novembre
il vicepresidente designato della
Commissione Ue con delega a crescita e investimenti e attuale commissario agli
Affari economici, Jyrki Katainen: "E' necessario un rinnovato slancio per
crescita e occupazione attraverso gli investimenti, ma senza creare nuovo
debito".
Eggià, questo il modo
che dovrebbe dar sostegno alle politiche di intervento sulla domanda: c’è
bisogno di occupati che guadagnano così poi spendono. Occorre quindi investire
nel fare merci per occuparli.
Lo ribadisce il presidente del Parlamento
europeo, Martin Schulz.
Il programma da 300 miliardi prospettato dal
futuro presidente della Commissione Ue Juncker "deve essere un programma
di stimolo" alla crescita e all'occupazione "per fare in modo che gli
investimenti possono essere effettivamente mobilitati".
Non manca proprio nessuno, dall’Fmi, anche
Christine Lagarde auspica crescita ed occupazione.
Oibò, questi competenti pensano che la crisi
della domanda, che sta distruggendo capacità produttiva, si possa superare con gli
investimenti.
Solo una competenza scaduta può credere che siano
le imprese, magari investendo, a poter produrre quella ricchezza, che
distribuita, sia in grado di riattivare la domanda.
Ennò Signori, a questa contrazione della domanda
privata pagano fio la produzione che va in surplus, il lavoro che ha prodotto
quelle merci che va in sovrappiù. Così se si riduce l’occupazione ed il reddito
di chi ancora lavora figuriamoci la domanda: chi diavolo, in tali condizioni di
sistema, vorrà investire per nuovamente produrre?
Si sta spending review, Signori. Essì, rivede la
spesa chi vuol rassodare il potere d’acquisto, pure le imprese per limitare la
sovraccapacità e le tante famiglie già satolle.
E qui mi duole ma, al fin qui detto e ridetto, occorre
ancora dire per far vacillare le certezze di quei competenti.
Orbene, a meno che non si voglia credere che la pandemia
dell’avarizia abbia infettato i consumatori e con gli investimenti delle
imprese si possa fornire quel vaccino che redima il vizio, tocca credere ad
altro.
Ecco, per esempio, che sia invece venuto a mancare quel
sostegno economico che remunera l’impiego delle risorse produttive messe in
campo proprio da chi, facendo quotidianamente la spesa, tiene attivo il ciclo.
Si, insomma, proprio quel remunero con cui fare la spesa.
Quella spesa che genera reddito, buono per fare altra spesa.
Toh, se a spesa fatta resta pure il resto, con questi
risparmi si finanziano proprio quegli investimenti delle Imprese.
Così si fa la crescita nell’ Economia de Consumi; così fatta genera
pure occupazione.
Così si intravvedeno lampi di vigore economico nella notte
della crisi, il resto è noia.
Noia competente, anzi mortale.
Mauro Artibani