venerdì 27 settembre 2013

QUESTI SONO MATTI

Un dato preso a caso tra i tanti che il mercato offre ogni giorno: Europa, in otto mesi la domanda di auto nuove è stata pari a 7.841.596 unità, ovvero il 5,2% in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il livello più basso del periodo gennaio-agosto registrato dal 1990. Dal 1990? gulp! Altri dati, altro giro: Negli Usa, al netto del tasso di inflazione, il 40% di chi lavora guadagna meno di quello che era il salario minimo nel 68. Non va meglio nel resto del mondo: quelli dell' Ilo scrivono che il tasso degli inoccupati sta attorno al 65%. Beh, vuol dire che il 35% degli attivi mangia la polvere. In Gb il 20% di salari e stipendi sta sotto il reddito minimo garantito: 15% degli uomini , il 25% delle donne. E i 7 milioni di mini job erogati in Germania da 450 euro/mese? Noi in Italia non stiamo a guardare: il reddito disponibile delle famiglie nel 2013 torna ai livelli di 25 anni fa. L'Ufficio Studi di Confcommercio evidenzia che nel 2013 il reddito disponibile e' pari a 1.032 miliardi di euro, rispetto ai 1.033 del 1988. Gulp, gulp ed ancora gulp. Se tento mi da tanto, non si acquista perchè mancano i redditi sufficienti a fare la spesa. Per tutta risposta ed uscire dall'impasse si mette in campo una ipotesi stupefacente: l'Ue raccomanda di spostare il prelievo fiscale dalle persone alle cose, tra queste l'Iva. Gulp! Ennò signori: già, dato! Essipperchè tra i poco invidiabili primati fiscali l'Italia, tra i principali Paesi della zona Euro, ha anche quello del record dell'aumento dell'aliquota ordinaria dell'Iva, cresciuta in 40 anni di 8 volte. Lo afferma l'ufficio studi della Cgia di Mestre. Dall'anno della sua apparizione, il 1973 al 2013 l'Iva e' aumenta di ben 9 punti, portandosi dal 12% all'attuale 21% - dall'11 al 19% invece in Germania, dal 16 al 21% in Olanda, addirittura diminuita, dal 20% al 19,6% in Francia. Come se non bastasse c'è un'altra stangata in arrivo. Dal 1° ottobre, salvo cambiamenti dell’ultima ora, l’aliquota Iva del 21% salirà al 22%. Per il 2013 il costo complessivo a carico dei consumatori sarà di circa 1 miliardo di euro, dal 2014 toccherà i 4,2 miliardi. Ipotizzando che i comportamenti di consumo delle famiglie italiane rimangano immutati, la CGIA di Mestre stima che per un nucleo costituito da 3 persone l’aggravio medio annuo sarà di 88 euro. Nel caso di una famiglia di 4 componenti, l’incremento medio annuo sarà invece di 103 euro. E la tares, già tarsu, che sta arrivando? Già, aumento dell'iva + la tares, ovvero maggior prelievo fiscale sull'acquisto e lo smaltimento del consumato. Toh, tassato proprio il lavoro svolto da chi sta sul mercato per consumare; che proprio con quegli esercizi fa crescere l'economia. Gulp: tassato il lavoro, insomma, non il reddito da lavoro! A conti fatti, per rimpinguare il portafoglio toccherà vendere la vecchia auto altro che acquistarne una nuova: alla faccia della crescita! Mauro Artibani http://www.alibertieditore.it/?pubblicazione=la-domanda-comanda-verso-il-capitalismo-dei-consumatori-ben-oltre-la-crisi

venerdì 20 settembre 2013

LA CRISI CON DENTRO UNA CONTRADDIZIONE GROSSA COSI'

Agenzie di tutela in ogni giurisdizione, “salvagenti”, “help consumatori”. Si insomma ci si dà un gran da fare per far da balia a chi sta sul mercato a fare la spesa. La politica, in tutt'altre faccende affaccendata, abdica a strutture terze il rapporto con questi poveri cristi. Eggià, la politica tutta, di destra, centro e sinistra ha altro da fare. Per dovere istituzionale si occupa di redistribuire i redditi tra i percettori; si disoccupa di chi per ruolo quei redditi li spende! E da bravi, fanno a braccio di ferro tra chi sta con il capitale e chi con il lavoro. L'epica tenzone, ad uso degli elettori, viene però combattuta fuori tempo massimo. Essipperchè il 900 è finito l'altro ieri. Già, non rimarrà agli onorevoli signori molto spazio per accapigliarsi nel tempo della neonata “società dei produttori”, là dove le organizzazioni di categoria di imprenditori e lavoratori hanno deciso di fare la pace. Alla politica toccherà sbirciare quel che accade dentro quella nuova ecumene dove stanno insieme chi, per essere competitivo sul prezzo sotto remunera il lavoro e chi, non potendo disporre di adeguato remunero per fare la spesa, avrà lavorato per produrre merci invendute che svalutano proprio il lavoro. Contraddizioni, insomma, grosse così! Cavolo: due debolezze, seppur associate non fanno una forza e la politica messa all'angolo proprio da chi, per mettere la sordina al quel secolare contraddittorio, misconosce quella contraddizione. Cacchio, per non rischiare il “fuori gioco” istituzionale la politica dovrà fare altro, guardare altrove. Uno spazio v'è. Tocca però cambiare i cavalli da cavalcare, non più quelli del capitale nè quelli del lavoro ormai imbolsiti. Toccherà a Lor Signori farsi promotori di un'istanza economica indifferibile che recita: Chi si adopera nel quotidiano esercizio della spesa dovrà disporre della quantità idonea di reddito che consenta di acquistare quanto viene prodotto. Toh, proprio quella spesa, insomma, che smaltendo l'invenduto evita l'eccesso, fa riprodurre, restituisce valore al lavoro, da spinta alla crescita epperchennò sana pure quella contraddizione. Già, proprio quella che ha generato la crisi. Mauro Artibani http://www.alibertieditore.it/?pubblicazione=la-domanda-comanda-verso-il-capitalismo-dei-consumatori-ben-oltre-la-crisi

giovedì 12 settembre 2013

DOMANDE E RISPOSTE SULLA CRISI

Di crisi ne hanno parlato tutti: professori, politici, persino attori e cantanti. Nessuno ha mai chiesto quale sia il punto di vista dei consumatori. Ne parliamo con un professional consumer, autore del libro “ La domanda comanda: verso il capitalismo dei consumatori ben oltre la crisi” Aliberti Editore – 2013. Ritiene si possa dare una definizione sintetica della crisi? Ci provo: La crisi è quella del reddito, erogato dai Produttori a chi lavora per produrre merci, insufficiente a smaltire quanto prodotto che ha bloccato il meccanismo dello scambio domanda/offerta. Lei allude ad una sindrome da miopia? No. Alludo all’esistenza di mercati asincroni che vanno a braccetto con quei vecchi paradigmi che ancora governano l’economia. Cerchiamo di intenderci: il mercato del lavoro ha ridotto stipendi e salari? Si. Le migrazioni dal sud al nord del mondo hanno affollato di domanda il mercato del lavoro; l’ automazione dei processi produttivi ed i fenomeni di delocalizzazione hanno ridotto l’offerta di lavoro; il basso casto del lavoro nelle economie emergenti hanno fatto il resto. il mercato si mostra efficiente riduce stipendi e salari. Il mercato delle merci ha ridotto i prezzi? No, anzi. Nonostante si sia ridotta la capacità di spesa che ha ridotto gli acquisti, gonfiando il mercato di merci invendute, dentro questo mercato non si sono manifestati fenomeni di deflazione in grado di ripristinare quella capacità. Si sono alterati cosi gli equilibri del meccanismo economico? Già, viene alterato il rapporto di scambio offerta/domanda; non smaltite quelle merci in eccesso perdono valore, bruciano ricchezza. Un momento pero’ sembra si sia potuto ripristinare l’equilibrio? Si: mediante le azioni condotte da politiche reflattive che hanno artificialmente sostenuto la domanda per dar sostegno ai prezzi ripristinando così il valore delle merci garantendo utili alle imprese. Si e’ comunque prodotta ricchezza ! Si: le politiche monetarie hanno abbassato il costo del denaro da prendere a prestito, la spesa pubblica ha fatto la sua parte; pure il “rifinanziamento” dei mutui fondiari ha fornito reddito da spendere per acquistare e smaltire l’invenduto: politiche reflattive alla bisogna, insomma, per surrogare la capacità di spesa attraverso l’assunzione di debito, quello privato e quello pubblico. Si è prodotta, insomma, ricchezza con il debito. Si puo’ andare oltre quello che lei ritiene un misfatto? Si, perché se i Produttori hanno dettato la regola al mercato del lavoro, quando salta il tappo il debito si fa inattingibile e l’offerta invendibile , subiscono la regola- prima negata- dell’altro mercato, quello delle merci: hanno più bisogno loro di vendere che i Consumatori di acquistare. Muta lo statuto delle convenienze; è tempo di ridefinire il ruolo degli operatori della domanda e dell’offerta: Ai Consumatori, tocca il compito di dover acquistare, ben oltre il bisogno, per trasformare il valore delle merci in ricchezza; di consumare l’acquistato per far nuovamente produrre dando continuità al ciclo produttivo e sostanza alla crescita economica. Ai Produttori tocca fornire merci ancorchè l’adeguato supporto alla capacità di spesa di chi acquista quelle merci. C’e’ chi dovra’ pagare il conto per riavviare una crescita non drogata? Facciamoli due conti: per i Consumatori tutti clienti, clienti di tutto - tutto è stato reso merce, tutto deve essere consumato per far crescere l’economia - necessario disporre di reddito adeguato alla bisogna per sostenere tal obbligo. Ai Produttori tocca oliare il meccanismo che smaltisce il prodotto sottraendo rischio all’impresa. Ecco, appunto, sottrarre rischio all’impresa, un bel guadagno. Il costo? Lo paga il profitto: vanificato il rischio occorre rimettere in circolo quel reddito che lo retribuisce. Quel remunero, redistribuito per dare sostegno alla domanda, tiene attiva la funzione consumo che rende efficiente la gestione dei fattori della produzione garanti dell’utile d’impresa; fa scendere il prezzo delle merce, rende competitivo il prodotto: il rendimento appezzabile! Come vede cambiando la regola degli oneri e la gerarchia delle relazioni produttive che genera la prosperità economica si può fare meglio. Gia’, lei auspica un cambiamento: in francia a livello istituzionale si discute di “nouveau monde, nouveau capitalism”, cosa ne pensa? Mettiamola così: un nuovo esercizio economico per un mondo nuovo; nuovo pure l’esercizio del comando. I Produttori da comandanti a dipendenti; l’industria finanziaria, ridimensionata la funzione creditizia, torna d’acchito all’intermediazione che ben gli stà; alla funzione consumo, che occupa il centro della scena produttiva, tocca governare la crescita economica. Occorre aggiornare la ragione sociale del capitalismo: prima, dei Produttori poi dei Creditori oggi , che la domanda comanda, dei Consumatori. Essipperché cambiando l’ordine dei fattori produttivi il Prodotto Interno Lordo cambia, eccome; può tornare a salire. Per garantirne la salita occorre rispettare una regola nuova di zecca: “La crescita si fa con la spesa. Così viene generato reddito, quel reddito che serve a fare nuova spesa. Tocca allocare quelle risorse di reddito per remunerare chi, con la spesa, remunera.” Mauro Artibani http://www.alibertieditore.it/?pubblicazione=la-domanda-comanda-verso-il-capitalismo-dei-consumatori-ben-oltre-la-crisi

venerdì 6 settembre 2013

CRISI: SE LA SUONANO, SE LA CANTANO

Appunti e spunti dei tempi incerti. Oltre un mese fa, il presidente della Fed di New York, William Dudley, durante un discorso a New York ebbe a dire: "Le circostanze economiche potrebbero divergere significativamente dalle aspettative del Fomc. Se le condizioni del mercato del lavoro e lo slancio della crescita dovessero essere meno favorevoli rispetto alle prospettive della Fomc - e questo è ciò che è accaduto negli ultimi anni - mi aspetterei che gli acquisti di asset continuino ad un ritmo più elevato e per un periodo di tempo maggiore". Buontemponi questi della Fed, c'è da fidarsi. Non paghi di cotanta preveggenza, dalle minute della loro riunione del 21 agosto si legge: I membri del comitato hanno espresso preoccupazione per l'andamento dell'inflazione. Dai verbali emerge come "una inflazione costantemente al di sotto della soglia del 2%, fissata dal Comitato, potrebbe porre rischi alla performance dell'economia Usa.” Inflazione bassa = danno! Ed il reddito insufficiente allora? Già, proprio negli Usa e proprio al netto del tasso di inflazione, il 40% di chi lavora guadagna meno di quello che era il salario minimo nel '68. Sta scritto nel sito Zero Edge che rielabora i dati riferiti dalla Social Security Administration sulle “statistiche salariali 2011”. Quelli dell' Ilo scrivono che se il tasso degli inoccupati nel mondo sta attorno al 65% vuol dire che il 35% degli attivi mangia la polvere. Ci sono pure quei 40.0000.0000 di Usati e dismessi che vivono con i sussidi statali senza fare granchè. Con l'Obamacare Full Frontal, poi, dei 953 mila posti di lavoro creati nel 2013, il 77%, pari a 731.000, è a tempo parziale. Qualcuno dice insomma che gli Usa si stanno trasformando in una società di persone che ha tempo perchè lì si fa il part-time. Dunque, se tanto mi da' tanto, mancano salari, stipendi, soldi spicci insomma e senza soldi non si canta messa! Quale messa? Quella della spesa. Chi adesso vuol prendersi la briga di ricordare quante, per numero e volume, nuove merci e servizi sono arrivate sul mercato dal '68 che devono essere acquistate? Tante, ma tante; tante, che quelle ridotte capacità di spesa non riescono a smaltire. Già, e quelli della Fed rimestano con l'inflazione. Non scherziamo, con questi chiari di luna, non v'è traccia di aumento dei prezzi, anzi. Un momento però, inflazione per inflazione si potrebbe che so...”sollecitare” quella salariale; far crescere questa. Massì, una mossa per rifocillare il potere d'acquisto. Toh, proprio quello che fa il 70% della performance dell'economia. Già, proprio quella che pur quei signori faticano ad immaginare se non spinta dal debito generato dalle loro politiche monetarie. Mauro Artibani, Economaio www.professionalconsumer.wordpress.com