martedì 31 maggio 2016

NEL TEATRO DELLA CRISI SI RECITA A SOGGETTO

Nel Teatro della crisi ci sono personaggi che interpretano:
Le Imprese che fanno merci, profitti, creano lavoro, remunerano chi lavora;
La Gente, che con l’acquisto, trasforma quelle merci in ricchezza; quando le consuma fornisce l’input per farle riprodurre, da spinta al ciclo economico e sostanza alla crescita.
Per far dialogare tali soggetti, vengono portati alla ribalta della scena economica quelli che forniscono il credito per fare la spesa.
Così andava il mondo prima della crisi; quando quel credito/debito ha superato il livello del lecito, ha provocato lo sconquasso.
Cosa fanno oggi, questi signori in mezzo alla crisi?
Le imprese guadagnano meno, investono meno, producono meno, danno meno lavoro, retribuiscono meno chi lavora.
La gente cliente, cliente di tutto, prodiga oltre ogni dire: viziosa come dicono i Sociologi; virtuosa invece se così fa crescere l'economia, sta in stand by per mancanza di denari.
I primi bruciano risorse*; i secondi, affrancati dal bisogno**, hanno risorse da vendere.
Et voilà, hanno più bisono i produttori di vendere che i consumatori di acquistare. Il mondo alla rovescia! Anzi di più: La domanda comanda!
Indipercuiposcia se, per fare quella spesa, alla Gente tocca prestare Tempo, Attenzione, Ottimismo e chi vende ha bisogno di questo prestito per svuotare i magazzini non ha che da chiederlo. I denari per pagarlo ci sono: una quota parte di quei pressappoco 1600 miliardi di euro l'anno, che la crescita genera ed il Pil misura, vanno assegnati per retribuire chi, con quella spesa, prima smaltisce quanto prodotto, poi retribuisce. Ci sono imprese che hanno colto al volo l'occasione: Ikea, le freepress, Groupon, gli Outlet, Uber, Airbnb, fanno profitti quando i consumatori aumentano il loro potere d'acquisto.
Essipperchè, giova rammentarlo, la crescita economica si fa con la spesa non con la produzione.
Questi domandanti che con la spesa retribuiscono, non fanno ciance, fanno di quel Pil il 60%.
Giacchè ci sono, oltre che fare- con quella spesa- il reddito d'altri, se quella domanda assume pure la responsabilità del ruolo e si fa immateriale, ecocompatibile, pure magari eticocompatibile, beh, allora si può risollevare il destino di questa sgarupata Terra, così come dei terrestri che ci abitano.
Fiuuuuu, un bel tornaconto per tutti!
Da domandanti a comandanti, poi magari capitani del Capitalismo.
L'Eresia si compie. Se, chi governa il Capitalismo, con quel che fa genera ricchezza per tutti, questa volta tocca a Noi! Chi altri sennò?
Tutto questo alla faccia:
Dei Sociologi che imprimono stigmate a chi consuma;
Degli Economisti che non sanno misurare la forza economica dei domandanti;
Dei Politici che non scorgono questa forza, ancor meno la rappresentano;
Di quei Consumatori tremuli che obbediscono invece di comandare.

*Confezioni di latte invenduto dopo tre giorni cagliano, con il quotidiano invenduto il giorno dopo incarti il pesce; le auto invendute non sono ricchezza, stanno arruginendo.
**Quando invece che cibarsi ingrassano, vestono alla moda che passa di moda, vanno a zonzo in Suv.

Mauro Artibani


martedì 24 maggio 2016

I CONSUMATORI, LA PRODUTTIVITA' E LA CRISI

I Produttori recalcitrano nel concedere aumenti salariali.
Vincolano gli incrementi di reddito al miglioramento della produttività aziendale.
Dicono: ottimizziamo i fattori della produzione, otterremo un aumento dei profitti, ne avrete un tornaconto. Sagaci!
Prendiamo la palla al balzo, impariamo da loro: più produttività nel nostro lavoro di Consumatori così, magari, diventiamo pure Grandi.
Aumentare la produttività della nostra azione per migliorare il rendimento dei Redditi residui: questa la formula.
Se do disciplina ai miei istinti, resisto alla variabilità della moda: scarto meno abiti, ne acquisto meno.
Se metto a regime la dieta alimentare non ingrasso, non devo smaltire quel grasso, miglioro lo stato della mia salute, spendo meno: 4 piccioni con una fava.
Fermiamoci qui, già si sentono in giro allarmati vociare:
“Così si affossa il PIL!”.
Quelli delle grida cacofoniche non perdono il vizio: “La crescita non cresce!”.
Ci sono pure quelli un po’ naif: “Così si da la stura alla crisi produttiva!”
Qualcuno aggiunge pure: “Aumenta la disoccupazione!”.
Esimi signori, proprio qui vi volevo: può una crescita economica trovare supporto nell’insipienza gestionale del nostro agire?
Può la ricchezza trovare agio nella nostra incontinenza?
Eh no signori, bisogna cambiere marcia!
Da Consumatori a Operatori di Mercato il passo è obbligato: si deve!
Dal vizio alla virtù si può.
Produttività per produttività, la soluzione eccola qua.
Qual è il Valore della nostra Fiducia in questo tempo di crisi sistemica?
Ed il valore della nostra Attenzione per coloro che la usano copiosamente?
Senza la disponibilità del nostro Tempo, viene meno il tempo del Consumare?
Voilà questi i nostri crediti, questo il loro debito. Confezioniamo un pacchetto Offerta, tutt’ altro che opaco e mettiamolo sul mercato.
Produttori e Venditori, Consumatori nuovi di zecca, dovranno fare Domanda: nuova ricchezza verrà generata e…tutti felici e contenti.
Ci sono imprese che già lo fanno e fanno affari: Ikea, le freepress, Groupon, gli Outlet, Uber, Airbnb.

Mauro Artibani



mercoledì 18 maggio 2016

NAUFRAGA IL POTERE D'ACQUISTO



Naufraga il potere d’acquisto dei Consumatori.
Manca il reddito per sostenere la Domanda. Hanno provato con il debito, è finito tutto in vacca: crisi nera.
Eppure, li vedete i commercianti ed i produttori in attesa, rinvigoriti e speranzosi?
Si è sparsa la voce che il prossimo anno, a seguito della riduzione del costo di petrolio, gas, energia e del debito, le famiglie italiane potranno disporre di 24.000.000.000 di risorse finanziarie aggiuntive da spendere.
Verrà rinvigorito così il potere d’acquisto: alè, di nuovo clienti, baci e abbracci.
C’è di più, se ne parla meno: in sede di Commissione Europea si sta concordando, alla spicciolata, un testo-direttiva per portare gli orari di lavoro settimanale da 45 a 65. Bella no ?
Così si potranno arrabattare incrementi di reddito, buoni per non perdere il vizio di consumare.
Ci risiamo: si tenta di fare le nozze con i fichi secchi; insomma tutto come prima.
Quelli del “potere” miopi come talpe.
Sì, avrò più soldi in tasca ma ,con quell'orario di lavoro, più fatica da smaltire da non avere voglia di andare a zonzo a spendere soldi. Tanto sonno da non riuscire ad abbeverarmi di informazione pubblicitaria vieppiù necessaria per gli acquisti. Mi lascerò anzi intrattenere dalla calde lenzuola; calmerò i prodighi ardori tra le braccia di Morfeo.
Non c'è che dire, un bel guadagno!
Della miopia si è detto e di una dabbenaggine che appare sospetta?
Si continua a ritenere che i Consumatori consumino, consumando reddito, risparmio, tempo; accumulando stress pure inquinando per dare ristoro ai loro Bisogni.
Bisogno?
Quello di ingrassare mangiando, come fanno quei 75.000.000 di americani obesi e non so quanti europei?
Quello di abbigliarsi, vestendo alla moda che passa di moda, scartando più abiti di quanti si riesca ad indossarne?
Ma quale bisogno d'Egitto: provate a chiedere ai pubblicitari e a quelli del marketing cosa ne pensano.
Si deve consumare perché questo il nostro ruolo nel meccanismo economico; questo il modo per generare ricchezza: non possiamo sottrarci.
Operatori di mercato, altro che Consumatori!
Mi sembra del tutto evidente che i meccanismi che si “sperano”, che si ingegnano, che si tenta di disporre, risultano del tutto inadeguati per oliare i meccanismi del sistema: quando cala la Domanda la crisi affonda il mondo.
Credo pertanto debba essere riconsiderato, per intero e senza infingimenti il Valore, la quantità, l'insostituibilità del nostro esercizio.
Il nostro ruolo, la nostra forza e un adeguato ristoro economico, potranno invece garantire la continuità del ciclo della crescita al riparo di ogni stormir di fronde

Mauro Artibani


martedì 10 maggio 2016

LA CRISI E L'INDIFFEREBILE ESERCIZIO DEL CONSUMO

Se la spesa fa la crescita, quella che il Pil misura, ta ta tan: La crescita economica rende indifferibile l'esercizio del consumo. Diventa istituto il lavoro di consumazione.
Questo il precetto che fonda la ragione economica dell'esercizio dei Consumatori. Sta qui il carattere di servizio fornito al sistema della produzione e il ruolo svolto nel consesso civile.
La vita spesa a fare la spesa esprime compiutamente la quantità di esercizio messo in campo. Il 60% del PIL prodotto dalle azioni di consumo riferisce il valore economico dell'azione, l'insostituibilità della nostra pratica, la responsabilità del ruolo.
A fronte di cotanto, indomito fare la patente insufficienza di una pratica dilettante altera risolutamente l'efficacia dell'azione: un esercizio di consumazione che genera sprechi, montagne di rifiuti, debito; quella vita così spesa  impoverisce e disarticola le reti informali di relazione tra le persone, svaluta le azioni condivise, il sentire comune.
Un esercizio insomma che mostra rilevanti diseconomie incagliato tra un acquisto prono e indifferente e l'insufficienza delle risorse economiche.
Soggiogati dal totem del PIL, stretti tra l'obbligo di esercizio ed esercizio dilettante si rileva un corposo deficit che scredita la nostra azione e ne sollecita il riscatto.
Le risorse ci sono, la responsabilità lo impone, non mancano le opportunità.
Nell'eccesso di offerta, che connota l'economia dei consumi, si rende patente uno squilibrio: hanno più bisogno le Imprese di vendere che noi di acquistare,  questo è un nostro vantaggio.
L'affrancamento dal bisogno, derivata prima di quell'eccesso, ci consegna un secondo vantaggio.
E se l'indifferibilità della pratica di consumazione esalta questo vigore, la ricchezza e la continuità del processo produttivo generate dalla pratica di consumazione, lo consacrano: che forza ragazzi!
Questi vantaggi dobbiamo saper spendere per rendere conveniente l'agire.
Il consumare deve essere recuperato alla pratica di un esercizio produttivo: occorre raccogliere le forze, le opportunità, le prerogative di ruolo, la capacità di azione.
Saper mitigare gli eccessi, calibrare i gesti, estirpare i vizi, esaltare le virtù.
La sequenza di un esercizio di consumazione disposto mediante rigorose competenze professionali deve poter trovare efficacia di azione. Lo dobbiamo al mondo; il mondo dipende da questo nostro fare per andare oltre la crisi.
Prosit.

Mauro Artibani



martedì 3 maggio 2016

PIU' CONTRIBUENTI DI COSI' SI MUORE

Contribuenti? Si, contribuenti. Cos'altro sono quelli che devono acquistare quanto viene prodotto, più di quel che serve per vivere, facendo il 60% del Pil?
Beh, oltre il mero dato statistico, fanno ancor di più:
  • attribuiscono valore alle merci, altrimenti svalutate;
  • con l'acquisto le trasformano in ricchezza;
  • con l'Iva pagata concorrono in parte a finanziare la spesa pubblica (18% Pil);
  • consumandole, danno l'imput per la nuova produzione;
  • con nuova occupazione, nuovo lavoro;
  • con nuovo reddito da lavoro e da profitto si fa prelievo fiscale, buono per fare l'altra parte di spesa pubblica;
  • se, alla fine della fiera, restano in tasca risparmi si finanziano le spesa in conto capitale (20%
    Pil)
Io, tu, noi, tutti clienti, clienti di tutto insomma. Tutto è fatto merce, tutto deve essere acquistato per fare la crescita.
Poi arrivano quelli di GFK, dicono: Il livello di fiducia dei consumatori europei ha registrato un calo di 3,2 punti, attestandosi a - 9 punti.
Adesso evadono, insomma, altro che contribuenti. Nell'ultimo anno circa 24 milioni di italiani dichiarano di essere riusciti a tagliare le proprie spese: quasi un italiano adulto su due ha trovato un modo per risparmiare rispetto al 2014. I maggiori risparmi sono stati ottenuti al Sud Italia (50%), fra i giovani (57%) e presso le famiglie più numerose (49%). La cifra media che ognuno di loro è riuscito a tenere da parte ammonta a 625 euro, tra spese accessorie e obbligatorie. Questi i fatti che si mostrano nella ricerca che, in occasione del suo quinto anno di attività, il comparatore Facile.it ha commissionato all'istituto mUp Research.
Fiuuuuuu: ad oggi, 15 miliardi di spesa andati in fumo!
Da domani meno Iva, meno produzione, meno occupazione, meno reddito, meno prelievo fiscale sul lavoro, meno investimenti; ancor meno crescita: brrrrrrrr!
Helicopter Money allora?
Ennò, uno squilibrio di tal fatta mostra come abbiano più bisogno le Imprese di vendere che i clienti di acquistare. Questa condizione deve fare prezzo; il mercato deve remunerarlo.
Perchè il mercato agisca, tocca mondarlo di tutte la politiche di reflazione che hanno alterato il meccanismo di formazione dei prezzi. Gli elicotteri in volo mancano di poterlo fare; gli svolazzi poi, fanno peggio!

Mauro Artibani