giovedì 24 settembre 2009

CHE FA IL CONSUMATORE ? L’IMBELLE, CONSUMA


Chi è il consumatore?
Io no, gli altri!
Che fa il consumatore?
L’imbelle, consuma!
E gli altri?
Bè, si, ma, ecco: non consumano!
Questo quel che si dice in giro, quello che si legge nei forum; che si spera.
Pure questo dice, quel tal “Black Warrior”, tra gli improperi e gli insulti che mi rifila.
Ennò Signori, troppo facile tirarsi fuori.
I Consumatori non sono “altri”, siamo tutti quelli che per agire-fare-ascoltare-dire, insomma vivere, hanno da farsi clienti.
Clienti di tutto, là dove tutto si è fatto merce da dover acquistare per poter esercitare la vita, vieppiù generare la crescita economica.
Crescita necessaria per poter retribuire salari, stipendi, profitti; erogare previdenza, prestare servizi sociali.
Questo il punto: siamo, lo si voglia o no, tutti Consumatori; non una categoria sociologica, Operatori di Mercato invece.
Forti del nostro fare; tanti, tutti potremo correggere gli squilibri che impallano il sistema produttivo, mitigare gli eccessi, scrollare iniquità, fare di più e meglio.
Portatori di un nuovo paradigma economico che restituisca ruolo, responsabilità, oneri ed onori e una più idona corrispondenza economica al nostro fare, per fare meglio.
Questi i Professional Consumers: individui sapienti, consapevoli, responsabili, in grado di dare equilibrio e nuova misura al mercato, alle relazioni umane, all’ambiente; scevri da ideologie fuori luogo, lontani da certo manicheismo che imballa il guardare e non fa vedere le cose da fare.

Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

www.professionalconsumer.splinder.com
www.professioneconsumatore.org

giovedì 17 settembre 2009

GROUND ZERO, CENTRO DI GRAVITA’ DELLA CRISI DI SISTEMA


Ground zero, il centro di gravità della crisi di sistema 2007/08/09….
Quel crollo scrolla l’innocenza del tizio americano, già gravido di affanni e la fiducia di quel consumatore impenitente, già gravido di debiti.
Dentro quella voragine l’offerta rischia di smarrire la domanda: recessione.
Che fare?
Loro fanno.
La politica di lì a poco mette in piedi la “ownership society”.
La banca centrale abbatte il costo del denaro: un fiume di liquido monetario inonda il mercato.
Già se il crollo sfiducia, diventare proprietari di casa edifica fiducia.
Se il denaro costa poco accendo un mutuo, acquisto ed il gioco è fatto.
L’industria finanziaria fiuta l’affare, finanzia tutti: tutti prenditori di credito.
Tutti dai prime ai subprime.
Nelle pieghe del contratto fondiario pure un gadget: il Rifinanziamento.
Funziona così: se aumenta il valore dell’immobile acquistato si torna in banca, quel valore si rende moneta.
Se si presta denaro a tutti, tutti si fanno casa; i valori immobiliari salgono alle stelle, tutti si ri-finanziano, spendono, espandono il PIL.
Con il Credito al Consumo, pressappoco lo stesso giochino
Un trionfo: credito elettorale alla politica, alleluia per Alan Greenspan. Per l’industria finanziaria lauti profitti con il debito impacchettato in torbidi strumenti di cartolarizzazione, proditoriamente spalmato su tutto il pianeta, con l’intento di ridurre il rischio e trovare altro finanziamento: debito che alimenta debito, che alimenta debito….
Gli utili di questi encomiabili signori salgono dal 10 al 36% dell’intera Corporate America.
Per i Consumatori un bell’effetto ricchezza, ovvero aumento del debito. Ma tantè, finche dura.
Dura finquando i livelli raggiunti dai valori immobiliari producono vertigine.
Quando scendono è la fine, anzi l’inizio di un calvario che negli ultimi anni ha bruciato 10.000 mld di $: 1500 per ogni abitante della terra; creato debito inestinguibile, recessione economica.
La finanza prende il potere: ordigni finanziari dal 2001 impazzano per coprire pietosamente lo squilibrio del meccanismo produttivo, disattivare la incipiente crisi economica.
Il costo: una bolla finanziaria che scoppierà dopo aver generato per 7 anni una montagna di ricchezza con una montagna di debito.
Voilà, nobiltà e miseria dell’economia di carta.

Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

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giovedì 10 settembre 2009

A TUTTI UNA DOMANDA SCOMODA


A tutti, sì a tutti, una domanda scomoda.
Acquistare più del previsto, spendere più del dovuto, smaltire tutto fino ad inquinare, aiuta l’economia a crescere?
Okkej. Si spende più del reddito disponibile, però, si sfiora la crisi.
Si inventa allora il debito per crescere, quando quel debito si fa insostenibile quella crisi arriva.
Vabbè, ci abbiamo provato, abbiamo fatto il possibile, taluni l’impossibile, ed ora?
Per uscirne salvi, per diminuire il debito una sola possibilità: aumentare la redditività del nostro reddito.
Sì insomma, meno spesa, meno consumi.
Già, cosi siamo daccapo a 12: meno PIL, più crisi.
E allora?
Allora un cacchio. Allora debito proprio come prima, debito per sostenere la crescita, debito per generare ricchezza. Sic!
Un circolo vizioso.
Basta! Non possiamo sottrarci alle nostre responsabilità.
Non c'è crescita senza domanda? Non c'è PIL senza domanda?
Bene. Allora la domanda comanda!
La domanda, con l'acquisto, genera ricchezza.
La domanda, consumata, genera nuova offerta.
La domanda si fa motore della crescita.
Questa domanda, malnutrita da reddito insufficiente, impone una risposta esemplare.
Vanno redistribuiti i compensi che cotanto fare genera: redditi adeguati alla bisogna del fare, per far sì che si possa fare nuova offerta ad una domanda rinfrancata.
Cosicchè questa nuova domanda possa dare nuove risposte di ricchezza a chi produce, a chi lavora, a chi si riposa dopo tanto lavorare, a chi ha bisogno di servizi e ristoro ai bisogni, per alleviare il debito privato e quello pubblico.
Facile no?
Provate a dire altro!

Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

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venerdì 4 settembre 2009

LA DEFLAZIONE CHE NON C’E’: LECITO INTERROGARSI


Se l’Offerta è in eccesso e la Domanda è in difficoltà senza un reddito adeguato, un mercato efficiente, in grado di fare il prezzo di tal garbuglio, avrebbe dovuto generare deflazione per ristabilire equilibrio.
Già, la deflazione che non c'è: lecito interrogarsi.
L’artificio del debito ha fatto tenere i prezzi, altrimenti per le aziende giù gli utili, gli investimenti, i profitti, il lavoro; meno redditi per stipendi e salari: crisi su crisi.
Quel debito, surrogato del reddito, che ristora i bisogni dei Consumatori ripara il guasto, riattiva la crescita.
Questo si è creduto di dover fare, questo ieri è stato fatto, questo si pensa di dover fare con le politiche monetarie fiscali e di bilancio messe in atto.
Questo arzigogolo, lenitivo per malattie congiunturali, rischia di uccidere il paziente.
Quale medico ha fatto tal diagnosi?
Un tal Paradigma.
Si, quel caro precetto del bel tempo andato, che gironzola nella mente dei più, fa ancora la sua parte: dispone meriti, onori ed oneri; attribuisce ruoli, gerarchie, compensi; legittima politiche distributive non più sostenibili.
Conservatore dell’ordine costituito: con il debito ha difeso privilegi, millantato credito d’esercizio per operatori screditati; garantito rendite di posizione; conclamato lo squilibrio economico che svaluta valore e brucia ricchezza.
Che fare?
Un giovane di bell'aspetto si fa avanti. Un Professional Consumer, armato di un paradigma nuovo di zecca, si propone al mercato.
Con tono avanguardista dice: per Noi che con l'acquisto trasformiamo il Valore in Ricchezza, in un mercato impallato dall'eccesso, solo la riduzione dei prezzi potrà rendere adeguata la capacità di spesa; se così ha da essere, deflazione sia.
Altro che debito!
E chiosa: sì, riduzione dei pezzi, pressappoco un reddito che ristori il Lavoro di Consumo e garantisca a Noi la continuità d'esercizio, altresì ai Produttori di produrre, ai Commercianti di commerciare, a chi lavora di lavorare.
Poi, mai domo: organizzati saremo la lobby più forte di tutte le altre, chi potrà resisterci?
Chi può dargli torto?

Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

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martedì 1 settembre 2009

LECITO DOVERSI ABBIGLIARE QUANTO ISTRUIRSI


Credo del tutto lecito ritenere che vi sia la stessa necessità di doversi abbigliare quanto di istruirsi.
Si, insomma, sottrarsi all’impeto delle variazioni climatiche, poter rappresentare il Se, riconoscersi con gli altri; così come comprendere le cose, le relazioni tra le cose, tra noi ed il mondo, persino i meccanismi che governano le relazioni.
Bene. Perché allora vi è tanto commercio d’abbigliamento e così poche librerie?
Chi non ritenesse di interesse il quesito si alzi e lasci il post ad altri.
Alè, a caccia di risposte.
L’eccesso di offerta di abiti fa il paio con quello dei libri: l’eccesso non spiega la disparità.
Il tempo dedicato ad abbigliarsi pari pari a quello impiegato per istruirsi: neanche il tempo spiega la disparità.
Il costo neppure: il libri costano meno.
Proviamo con l’informazione prodotta sul prodotto di consumo: la pubblicità insomma.
Questo il luogo della comunicazione dove si approntano messaggi, dove come afferma Albert Mehrabian in un messaggio orale- figuriamoci negli altri- il 93% dell’impatto comunicativo risulta non verbale: 55% linguaggio corporeo, 38% paraverbale. Il contenuto: un misero 7%.
Appare un po' di luce in fondo al tunnel.
Facile far credere se vengono utilizzate con sagacia le extra verbalità del messaggio: posture, movimenti dei corpi, gesti.
Per dire altro, oltre l’utile, basta il tono, il volume, il ritmo ed il timbro et voilà costruire sfavillanti pacchetti in grado di sostenere domanda di acquisto, ben oltre il bisogno.
L’abbigliamento alla moda utilizza copiosamente l’opportunità di costruire questi lucrosi orizzonti di senso.
Il prodotto libro, pure esso, contiene tra quelle pagine orizzonti di senso.
Se poi il contenuto, quel misero 7%, sposa tono, volume, timbro e ritmo: voilà una sinfonia di emozioni e conoscenza.
L’informazione sul prodotto libro, invece, risulta povera, basso l’impatto comunicativo; la comunicazione extra verbale difficile da organizzare.
Il libro attonito perde la sfida, i librai fuggono; nelle case guardaroba stracolmi, librerie vuote.
Occhio ragazzi, è in gioco la capacità di discernimento.
Facciamo uno sforzettino e magari qualche maglione in meno, qualche libro in più.
+ Libri +Liberi.

Mauro Artibani
Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE
Paoletti D’Isidori Capponi Editori
Marzo 2009

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