venerdì 31 luglio 2015

REDDITO & REDDITO PER FARE LA CRESCITA

L'opportunità di fare il punto sul reddito, anzi dei modi di remunerarne il valore, la fornisce il Segretario della Uil, Carmelo Barbagallo ribadendo la validità della proposta, resa pubblica sin dal febbraio del 2015, che fissa l'entità del reddito nei rinnovi del contratto nazionale, al parametro di crescita del Pil.
Si, insomma, più Pil, più reddito e chi non ci crede peste lo colga!
Beh vaccinato, mi avventuro oltre l'anatema, là dove mi par di scorgere il solito novecentesco refrain: se il produrre fa aumentare il Pil, ed il mio lavoro sta dentro quel prodotto, reclamo il resto, se non me lo dai ti ordo una canizza sindacale!
Eggià, si vincola il reddito al merito dell'aver prodotto al meglio, acciocchè quel prodotto generi la crescita economica. Per fare al meglio la crescita, quando al mercato arrivano prodotti per dare ristoro a quel che serve per vivere, occorre avere guadagnato i denari sufficenti ad acquistare quel ristoro.
Okkei, così quel reddito è giusto.
Il giusto merito, insomma, che si consegue dal quel lavoro che ha prodotto.
Quando invece per l'automazione dei processi (con il costante aumento della capacità produttiva) e l'incremento del numero dei produttori si produce di più con meno lavoro e si riduce pure il reddito di quel poco lavoro che resta, perchè sovrapproduce, siamo nei guai: quel guadagno non riesce a smaltire quanto quel lavoro ha prodotto. La prova: buona parte del debito che impazza nel mondo* risulta contratto da chi, per ruolo, deve fare la spesa. Orbene quando quel debito non surroga più il reddito, non si genera altra produzione, ancor meno altro lavoro. Figuriamoci quella crescita economica che s'ha da fare proprio con la spesa.
Eggià, se tocca agli apocalittici pronosticare la fine del lavoro, così come al debito rivalutare il reddito di chi lavora, stiamo freschi!
Tocca invece valutare un reddito per chi fatica a spendere, ben oltre il bisogno, per dare corpo a tutta la crescita disponibile.
Giunti al fin della tenzone il reddito deve rinnovare la propria ragione economica. Magari quello di scopo per smaltire tutto quel prodotto remunerato con redditi insufficienti.
Con lo scopo pure di far rientrare in gioco i politici per attrezzare un ambiente normativo idoneo ad una nuova "Politica dei Redditi" che remuneri tutte, ma proprio tutte, le prestazioni d'opera.
C'è pure il detto e ridetto: ci sono in giro pure Imprese probe che hanno attrezzato business dove si investe, prima per vendere il già prodotto, poi per ri-produrre. Altre: AirBnb, Uber, BlaBlaCar fanno profitto mettendo a disposizione piattaforme internet che consentono di trasformare i beni di consumo durevoli, posseduti e magari sottoutilizzati, in beni di investimento da mettere sul mercato. Guadagna l'offerente, risparmia il richiedente. Tutti e due rimpinguano quel borsellino per fare la spesa.

*Mc Kinsey, società di consulenza finanziaria, stima in 200mila miliardi di dollari il debito che gira per il mondo che, diviso per i 60mila miliardi di dollari del Pil mondiale, fa 3,3. Si, per ogni dollaro 3,3 di debito che, per buona parte , risulta contratto da chi per ruolo deve fare la spesa, privata o pubblica che sia. In questo mondo, il rapporto debito/pil sta al 289%

Mauro Artibani


venerdì 24 luglio 2015

DIETROLOGIE, DI DIETROLOGIE CINESI

Quando vendi le merci in tutto il mondo e quelli del mondo rallentano gli acquisti ma hai in casa Gente che potrebbe rimpiazzarli, bèh li doti della capacità di adeguata capacità di spesa ed il gioco è fatto, altrimenti....
Altrimenti, sono cacchi, per tutti: governanti, governati; chi produce, chi vende, finanche chi spende!
Li doti, appunto, dai loro quel necessario per stare al gioco della spesa.
Già, se per dotarli, aumenti stipendi e salari, aumenti il costo del lavoro che si stampa sui prezzi delle merci e riduce la capacità competitiva delle Imprese che vendono nel mondo, rendendo vieppiù competitive in casa quelle straniere, fin ieri sopraffatte nella competizione, non fai un buon affare.
In Cina lo sanno e attrezzano alambicchi finanziari per fare altro.
Ci risiamo. Quando i redditi insufficienti impallano il meccanismo dello scambio, nel sistema produttivo vengono magnificate le sorti progressive dell' investimento finanziario. Vengono creati all'uopo ambienti normativi adeguati, liquido monetario comincia a scorrere. Arrivano le truppe camellate della finanza con la gobba zeppa di quel liquido che si traforma in credito da erogare a debito. Ma tant'è.
Quando c'è una vorace domanda di denaro, gli offerenti si specano. Se poi con quel credito acquisti azioni e come te lo fanno pure gli altri, i titoli in borsa salgono, si guadagna, si crea quell'effetto ricchezza che invoglia a spendere. Questo hanno fatto le oligarchie cinesi per dare propellente e spinta ad orientare l'economia verso un nuovo modello per la crescita, guidata dalla domanda, non potendo più contare su quella alimentata unicamente dagli investimenti.
Beh, allora tiè: a 90 milioni di risparmiatori privati viene spianata la strada per aprire conti online e poter scommettere sulla ruota della fortuna. 350 miliardi di dollari di indebitamento vengono erogati ai privati per comprare azioni che vengono lasciate a garanzia del debito. Et voilà, il classico meccanismo speculativo che crea l’effetto leva permettendo di speculare senza soldi e gonfiare bolle.
Bolle, appunto: L’indice di Shanghai SSE Composite, in quasi un anno, è salito del 155%, mentre il PIL cinese misurava il lento ma costante rallentamento della crescita, che quest’anno potrebbe non raggiungere nemmeno il 7%.
Poi le bolle scoppiano. In questi giorni sono stati bruciati l’equivalente di 3mila miliardi, dopo che un popolo di milioni di euforici traders, con gli occhi a mandorla, si è indebitato per quei 350 miliardi speculando su titoli che possono offrire ritorni superiori ai normali investimenti bancari, buoni per aumentare il potere d'acquisto; buoni pure per mettere capitale di rischio nelle tasche delle imprese.
Toh, a voler fare il dietrologo, quasi quasi come per i sub prime.
Toh, toh, a voler rifare il dietrologo, ieri negli Usa, oggi in Cina, per non pagare il conto della riallocazione della ricchezza tra Produttori e Consumatori si preferiscono i pasti gratis, cotti dentro cucine shamane.
Terza dietrologia, ci ho preso gusto: invece che fare la guerra al debito perche non fare la guerra con il debito?
Una Cina potente, risoluta e fragile per evitare il tracollo, invece di stampare denaro, potrebbe usare le sue riserve: 4mila miliardi di dollari in valuta e 2,6mila miliardi di obbligazioni Usa. Una forza d'urto atomica, messa all'incasso stenderebbe chiunque, figuriamoci chi negli Usa deve spendere in ogni modo per fare la crescita economica. Uno sconquasso.
Soldati senza soldi, i consumatori, Usa-ti per assaltere i forni governativi di Washington. Una chicca!
Gulp: e pensare che detesto i dietrologi.

Mauro Artibani



giovedì 16 luglio 2015

LA DANNAZIONE DELL'AUSTERITA'

Ve lo giuro, non centro. Quando venni al mondo l' Economia dei Consumi già aveva iniziato a mettere sotto stress le condizioni per fare la crescita, cambiando le carte in tavola.
Prima, per massimizzare l'impiego dei fattori produttivi, quel che veniva prodotto doveva essere interamente consumato.
"Costei" ratificò il precetto, non paga lo portò all'estremo.
Eggià, quando l'Impresa cominciò a produrre troppo remunerando poco, l'offerta superò la domanda. Questa, più impoverita che indispettita, si face renitente alla spesa. Prese i Consumatori li ficcò d'imperio tra quei fattori produttivi. Il costo, per garantirne l'esercizio, fu un altissimo debito, i ricavi ancor più alti. Così gli abitanti di ampie porzioni del mondo si incamminarono, per la prima volta, oltre il bisogno. Arrivati in quell'eden, vollero restarci.
Dovevano restarci perchè non esistono pasti gratis, e se la crescita si fa con la spesa, occorre intascarne i proventi per rifare altra spesa.
Un meccanismo perfetto, ancorchè perfido: ricchi per forza, magari a debito, per non impoverire.
Già, e qui arriviamo a bomba. Ai Greci insomma: "hanno speso sopra le loro possibilità"
Austerità, austerità per quei prodighi là!
Portati a giudizio da chi predica parsimonia, a chi fa debito pur di fare la spesa, inveendo ancorpiù contro la spesa in eccesso.
Un mix di moralismo, etica da salotto e tanta ipocrisia li condanna.
Orbene, spero lo sappiano quei guidici, come la temperanza in economia venga considerata "Peccato".
Oh beh, lo sapevono eccome quando esportavano armi e bagagli ed ancora: moda, auto, champagne. Tutto insomma quel che avevano da vendere a chi, producendo poco o nulla, acquistava proprio quel "disdicevole" sovrappiù di merci altrui.
Sanno pure che, se invendute e reimportate, quelle merci si svalutano, svalutando la loro crescita.
Quella crescita che offre occasione irripetibile per ridurre il debito nel quale sono incastrati tutti, pure i giudici. Buona pure per creare quell'occupazione che a tutti manca e magari anche per poter garantire quel welfare, pubblico o privato che si voglia.

Mauro Artibani


giovedì 9 luglio 2015

BAMBOCCIONI UN CORNO!

Di questi tempi chi non ha incontrato un bamboccione? Chi non lo ha per figlio? O peggio, non lo è stato? E quelli che sotto mentite spoglie ancor lo sono?
Ieri, no: non far nulla non si poteva. Un anatema grosso così impediva di poter stare in panciolle. Eggià! Con l'ozio padre dei vizi erano scappellotti!
Quegli scappelloti faranno addirittura saltare le aristocratiche teste di noti perdigiorno che il mondo borghese, aduso a faticare, taglia a destra e a manca.
L'impresa, figlia di quella temperie del neg-ozio, mette fatica nel produrre per dare ristoro ai bisogni. I bisognosi pure hanno da lavorare, per guadagnare quel che serve a dare ristoro proprio agli stessi bisogni.
Non andò sempre così: quando l'aumento della capacità produttiva delle Imprese fece troppo, venne svalutato il valore del lavoro proprio mentre toccava, invece, acquistare oltre il bisogno.
Cambiò il mondo: in quella nuova temperie vennero forgiate le nuove generazioni. I Sociologi del lavoro vennero zittiti, i Filosofi andarono ramenghi. La produzione di senso fu presa in comodato d'uso da quelli del Marketing, così come la domanda. Filosofando attrezzarono tutt'un altro mondo, rendendolo appetibile. Ai bamboccioni non restò che consumare, più che lavorare.
Il precetto della vita spesa a fare la spesa orientò il loro fare; fissò il target per garantire la crescita economica.
Nuove generazioni, così generate, si mostrano: 2.300.000.000 Neet (Not in Education, Employment or Training) già stanno in giro; in giro stanno pure il 41,5% di giovani disoccupati.
Bivaccano? Tutt'altro!
Per scelta i primi; giacchè costretti pure i secondi girano per i centri commerciali, spendono con i soldi di papà per dare ristoro alle emozioni, alle passioni epperchennò alle asperienze; si informano, sbirciano. Tutto questo fanno e rifanno tutti il giorno, i mesi, gli anni, senza ferie ne' la previdenza, manco l'assistenza. Si spendono e quando possono spandono, per fare quella crescita, buona per tutti: Bamboccioni un corno!
Eppoi, saranno pure quel che saranno ma, se si avvedono di quel che fanno con il loro fare, magari presenteranno il conto per cotanto lavoro.

Mauro Artibani


giovedì 2 luglio 2015

ALE', SI TORNA AL MERCATO

Un vecchio adagio recita: "Senza soldi non si canta messa" che di questi tempi vissuti in fretta e furia, diventa " al verde non si può far quel che ci spetta".
Ei Gente, non è una novità: ci spetta che, seppur affrancati dal bisogno, non ci si possa affrancare dal fare la spesa. Così, quando i redditi da lavoro che vengono rifilati non ricostituiscono il potere d'acquisto, anzi lo ammosciano, tocca cambiare registro. Essipperchè se la crescita si fa con la spesa e più se ne fa più si cresce non possiamo sottrarci dal dover rivedere proprio il registro della spesa prima di poter tornare al mercato.
Il Presidente di Confindustria Squinzi se ne avvede quando dice "ci hanno sollecitato ad investire di più ma non possiamo investire se non c'è mercato"
Eggià, nell'altro registro, quello delle presenze, spiccano le assenze: i consumatori latitano, le imprese recalcitrano; sacrosante le ragioni economiche del loro dis-fare.
Giust'appunto, tocca intercettare nuove convenienze per poter tornare a fare; cambiare registro, appunto:
Per le Imprese si fa conveniente acquistare la domanda. Eggià, quando la liquidità, tenuta in cassa per fare investimenti, non trova adeguato remunero toccherà investirla nel ridurre i prezzi per smaltire il già prodotto e poter riprodurre, lucrando pure il recupero della capacità competitiva.
Per i Consumatori trasformare i beni di consumo posseduti in beni di investimento, per farne nuovi beni ed intercettare nuovo reddito, si può.
Magari proprio quelle merci di status a cui teniamo molto: la casa, l'auto, finanche la pelliccia.
Mediante le innovazioni di processo, consentite dalle piattaforme web condivise, si trasforma una merce, magari sottoutilizzata, in un servizio per fare profitto.
Chi lo offre, così rifocilla il potere d'acquisto per poter tornare al mercato, chi lo cerca pure.
"Airbnb" consente di affittare la casa, la stanza, addirittura il divano, a chi in vacanza vuole spendere meno. Con "Uber" si fa la stessa cosa, prendo a bordo chi in città va da qui a lì e vuol spendere poco. Con "BlaBlaCar" si fa lo stessa ma fuori città. Nei siti che spacciano l'usato chi vuole, colpito da improvviso animalismo, può vendere quelle insopportabili pelli e pellicce che affollano il gurdaroba. Quelle merci fanno per la seconda volta prezzo, senza impiego di nuove risorse, senza smaltimento; viene così generata nuova ricchezza, si intasca.
Bene, un siffatto nuovo fare di Produttori che acquistano e Consumatori che vendono, può riequilibrare il mercato e riportarci quella Gente che ne era uscita.
Ops, mi è parso di scorgere pure Squinzi.

Mauro Artibani