martedì 29 marzo 2016

..........., NEL FRATTEMPO BUONA PASQUA

In un mondo frastornato, attonito, incartato nell'indicibile di quel che accade, io corro, tu corri, tutti corrono per produrre al meglio, per acquistare al meglio: concorrenza.
E' okkei per affinare il prodotto, migliorare la qualità, mitigare il prezzo: buona per i Consumatori.
Per i Produttori: una guerra di tutti contro tutti per migliorare i processi, i prodotti, controllare i costi, aumentare i ricavi.
L’innovazione tecnologica il mezzo, l’aumento dell’efficienza il fine; la produttività il must.
Ecco, si produttività.
Per chi mette merci sul mercato: efficienza, novità a più non posso e valore, valore. Valore Aggiunto. Poi fare meglio degli altri, prima degli altri, farlo in fretta: la tecnologia “touch screen”, ancora da vendere, già superata dal meraviglioso ”no touch, point to”; il succedersi rituale delle collezioni della moda per collezionisti Consumatori che indossano il tempo breve del fashion.
Stress.
Collassa così il ciclo di vita delle merci, saltano i tempi di ammortamento, sale il costo per unità di prodotto.
Nell'empireo dell'eccesso produttivo, altro eccesso: si produce invenduto, si ingolfa il mercato, si riducono i margini di profitto, si svaluta valore; si bruciano risorse e ricchezza.
Per chi acquista: la possibilità di avere di più e, magari quel più con meno; di ottenere il nuovo ad ogni piè sospinto ed il nuovissimo appena il giorno dopo, tanto da non riuscire né a pagare, né a godere l'avuto.
Viene alterata la capacità riproduttiva della natura; la capacità di smaltimento della Terra.
Beh, nel frattempo, Buona Pasqua.

Mauro Artibani



mercoledì 23 marzo 2016

DEBITI IMPLICITI E QUELLI ESPLITICI PER ME PARI SON

Guai in vista per l'Europa. Il Sole 24 Ore riprende l’annuale classifica della fondazione tedesca Stiftung Marktwirtschaft (letteralmente ‘Fondazione per l’economia di mercato’) sulla sostenibilità dei debiti pubblici dei Paesi Ue.
Lo studio calcola sia il debito 'esplicito' (quello noto, di cui normalmente si parla) che quello 'implicito' (dato dagli impegni pensionistici, dai costi futuri per la sanità e l’invecchiamento della popolazione), dei vari paesi dell’area euro. Secondo la classifica, stilata da questa istituzione basata a Berlino - un think tank di ispirazione liberista molto vicina agli ambienti industriali e finanziari tedeschi - il debito pubblico totale italiano è l’unico nella Ue ad essere sotto il fatidico tetto del 60% del Pil, precisamente al 57%, mentre quello tedesco è addirittura quasi tre volte più elevato, al 149%. La media della Ue al 266%, mentre le altre posizioni vedono la Francia al 291%, la Gran Bretagna al 498% e la Spagna al 592%! Cifre che secondo il quotidiano dovrebbero far seriamente riflettere sulla irrazionalità del Fiscal Compact.
Questo quel che accade al capezzale di un, più che vecchio, gerontocratico continente.
E Noi del bel paese, che abbiamo fatto i compiti a casa, possiamo tirare il fiato mentre gli altri debbono cominciare a farli?
Bando alle ciance, tocca individuare chi ha fatto il casino.
Dannazione a tutti i Baby Boomers che stanno mettendo in crisi le casse degli Stati prendendo di pensione più di quanto hanno dato. nvecchiando in massa avranno meno spesa da fare; più fragili avranno bisogno di più interventi sanitari. E non finisce qui. Poco prolifici, hanno ridotto il numero dei posteri che dovranno dunque fare più spesa procapite per fare la crescita ma che mancheranno di farla perchè squattrinati e senza lavoro.
Per cotanti dispetti fatti allora, tocca a tutti fare una faroce Spending Review e zitti e mosca!
Oppure, si potrebbe iniziare sospendendo a tempo determinato le regole della democrazia. "Dimissionare" la gerontocrazia al potere con il voto di una minoranza e dimissionati stenderli. Si potrebbero pure iniettare virus sterminatori per riequilibrare la piramide demografica per pagare meno pensioni, ridurre pure i costi sanitari. Essipperchè quelli che restano staranno in salute.
Se qualcuno ritiene necessario avere pezze d'appoggio per giustificare il genocidio e scampare alla forca, mostri come il problema sia rappresentato dall'invecchiamento proprio della generazione dei baby boomers e da quella dei Millennials che non ha ancora raggiunto il massimo delle sue potenzialità. Questi cambiamenti hanno già ridotto dello 0,6% annuo la crescita del PIL USA nel periodo 2004-2014, riduzione che salirà allo 0,8% nei prossimi otto anni.
Per chi si mostra renitente ad impiegare soluzioni hard può ripiegare su più anodine soluzioni soft per risolvere l'inguacchio. Piano piano, sottovoce: Il prelievo fiscale diretto tassa il reddito, quello indiretto tassa l'esercizio della spesa che genera quel reddito; meno tasse sulla spesa, più spesa; più crescita, più reddito; più prelievo fiscale da quei redditi. Toh, meno debito!
Essipperchè, è bene rammentare a chicchessia come la crescita si faccia con la spesa, non con la produzione, nè con il lavoro, neanche più con il debito!

Mauro Artibani
https://www.facebook.com/133670339996087/photos/a.1032884836741295.1073741825.133670339996087/1032884756741303/?type=1



http://audio.radio24.ilsole24ore.com/radio24_audio/2015/150506-versioneoscar.mp3

martedì 15 marzo 2016

EGGIA', DEFLAZIONANDO SI IMPARA!

Secondo l’economista di Harvard Niall Ferguson il mondo è malato di deflazione e gli obiettivi in fatto di prezzi al consumo stabiliti dalle banche centrali sono ancora ben lontani dall’essere raggiunti. “Le banche centrali ci hanno detto per decenni che potevano spingere l’inflazione quando e come volevano. Scopriamo come non sia così, la crescita sarà più bassa anche per chi procede e i banchieri hanno sbagliato. Dorothy scopre solo alla fine come, il Mago di Oz, sia solo un povero ometto, proprio come la Janet Yellen, la presidente della Federal Reserve, solo una povera donnetta”.
La mette giù dura, i fatti del mondo sembrano dargli ragione: Dopo nove mesi, i prezzi sono tornati a scendere. A febbraio in Europa -0,3% rispetto allo stesso mese del 2015. In calo il carrello della spesa. Nuova pressione sulla Bce di Draghi che dovrà intervenire di nuovo per far risalire l'inflazione verso l'obiettivo del +2%.
Già, la deflazione, se ne parla e straparla; la si nega, la si invoca.
Cos’è, cosa fa? Ma soprattutto del “male” è causa o effetto?
Beh, la deflazione la si può definire quel dispositivo del mercato efficiente, buono per ripristinare l'equilibrio di prezzo tra domanda ed offerta, in presenza di un eccesso di capacità produttiva ovvero di redditi insufficienti.
Per la vulgata economica è invece danno. Danno derivato dalla riduzione generalizzata dei prezzi, che rimanda gli acquisti, generando stagnazione economica e recessione.
Danno perchè vengono a ridursi gli utili delle aziende ed i redditi di chi lavora.
Il contrasto operato dalle politiche reflattive tenta di ridurre questi danni.
Ahi noi: invertire la caduta dei prezzi, mediante politiche monetarie e fiscali, gonfia il debito.
Debito privato e debito pubblico che avvicina pericolosamente la soglia di innesco di quella che Irving Fisher teorizzò come Debt-Deflation: quell’inferno economico abitato da gente e istituzioni che quanto più pagano per rimborsare il debito, tanto più si trovano gravati di debiti.
Si tenta con le tecniche di reflazione, insomma, di rimuovere gli effetti della deflazione misconoscendone le cause.
Per Lor Signori sembrano essere i prezzi più bassi, non i bassi redditi, a tagliare gli acquisti!

Mauro Artibani



martedì 8 marzo 2016

LA CRISI, L'INCASTRO PERFETTO E I FORCONI

Se gli attori economici, nella fattispecie quelli che mettono in scena la spesa aggregata, si sono inzeppati di debiti ben oltre il lecito per fare la crescita, ci si ritrova in mezzo ad un guaio. Guaio che ne riduce l'azione e che la deflazione conclama. Gli ultimi dati pubblicati, sui prezzi al consumo, in Francia e Spagna, sono un indice chiaro di come l’area euro sia entrata in una fase di deflazione a febbraio. In Italia pure. Secondo le stime preliminari dell'Istat, l'inflazione è diminuita dello 0,2% su base mensile e dello 0,3% su base annua. Le vendite al dettaglio in Germania hanno registrato un aumento dello 0,7% su base mensile e una contrazione dello 0,8% su base annuale.
La deflazione, con il conseguente aumento del valore del denaro, inquieta gli inguaiati possessori di quei 200.000 mld di $ di debito che vedono aumentare il costo della remissione.
L'arrembaggio, all'arma bianca, dei Policy Maker verso i deflattori si fa risoluto e senza sconti: il quantitative easing, come se piovesse, azzera il costo del denaro. Più sconto di così si muore!
Buono per far aumentere la spesa, quindi i prezzi, quindi l'inflazione per diminuire il costo del debito. Meglio di così si muore!
Non prendete denaro da spendere perchè non ne avete bisogno in quanto affrancati dal bisogno?
Non prendete denaro perchè avete l'invenduto che straripa in magazzino e non avete voglia di investire per produrne altro?
Peggio per voi, la pagherete cara.  Alla riunione del 10 marzo la Bce dovrà suonare la carica. Mario Draghi ha già promesso che la banca centrale “non esiterà ad agire”.
I Previsori dicono che la Bce continuerà ad aumentere la potenza e la capacità del programma di acquisto di titoli di Stato e altri asset. Non pago, farà ancor di più, taglierà ancora di almeno lo 0,1% i tassi di deposito, portandoli al - 0,4.
Ritirerete allora i soldi depositati, tassati dalla banca per metterli sotto il materasso?
Bene, se volete la guerra, che guerra sia!
I Nostri stanno organizzando la sparizione del denaro di carta per sostituirlo con un file da tenere in banca.
Cavolo, un file di denaro non si può mettere sotto il materasso! Per poterlo impiegare devi solo spenderlo!
Et voilà, l'incastro perfetto. L'ultima spiaggia per ravvivare l’inflazione che svaluta il debito.
S'ha sperare che quelli dei forconi si divincolino spaccando omeri e facendo pisciar sotto tutti?
Bando alle ciance, in una economia sana il debito si rimette con la crescita altrochè sobillando inflazione; meno ancora con i forconi.
Già, la crescita, quella fatta da quegli eroi che, proprio con la spesa, generano ricchezza per tutti.
Non tocca rimirare gli eroi, fare in modo invece che possano continuare a farlo anzichè perder tempo a rimirarsi.
In una economia fortemente integrata a livello globale i segni del rimirarsi si mostrano in ogni dove. Pechino prevede di tagliare 1,8 milioni di posti di lavoro nel settore siderurgico e quello del carbone, all'interno di un piano che punta alla riduzione della sovracapacità industriale.
Eggia, questi, per riaggiustare i conti, la spesa non la fanno, la tagliano. Pure quelli che hanno hanno speso per acquistare di tutto e di più ora nicchiano poichè se con l'iflazione si riduce il loro debito, si riduce altrettanto la capacità di spesa.
Si, dannazione, deflazione e inflazione per me pari son.
Toh, un pertugio: se e quanto viene prodotto e offerto al mercato trova domanda adeguata, si genera tutta la ricchezza possibile. Tutti quegli eroi del mercato reclameranno una madaglia, per cotanto fatto. Nessuno potrà negargliela.
La condizione necessaria e sufficiente perchè si arrivi a decorare quei Tizi e quei Caii sta nel riallocare quella ricchezza in ragione del loro concorso alla spesa, così da poter continuare a farla. Farlo rimette a regola il dispositivo deflazione/Inflazione, generando una crescita senza zavorre di sorta, mettendo pure i forconi in resta!

Mauro Artibani
www.professionalconsumer.wordpress.com

martedì 1 marzo 2016

INATTIVI E SENZA PAROLE

Lievita il numero di inattivi: individui che non lavorano e non sono in cerca di occupazione.
Si tratta di una popolazione più vasta dei disoccupati, quasi la popolazione degli occupati: secondo gli ultimi dati Eurostat, gli occupati nel terzo trimestre ammontavano a 169,6 milioni, i disoccupati a 12,9 milioni e gli inattivi a 105,1 milioni.
Uno sguardo alle dinamiche del mercato del lavoro nazionali mostra invece profonde divergenze. L'Italia, ad esempio, risulta il Paese europeo con la maggior crescita di inattivi: si contano almeno 4 su 10 disoccupati che hanno abbandonato la ricerca. Solo il 14,3% ha trovato un'occupazione.
Dopo il nostro Paese, la Finlandia ha visto crescere gli inattivi del 34%, l'Olanda del 27,8% e la Svezia del 25,6%. Mancano i dati della Germania.
Dunque, se la crescita economica vien fatta con la spesa e, con questi chiari di luna, la spesa non si può fare, beh....tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino: L’indice che misura la fiducia dei consumatori di Eurolandia a febbraio ha evidenziato un calo da -6,3 a -8,8 punti, il livello minore da oltre un anno. I consumi globali restano fermi al palo. L'inflazione non riparte. E la ripresa perde slancio.
A farne le spese sono anche i colossi mondiali come Procter & Gamble che in Italia commercializza decine di prodotti (da Gilette a Mastrolindo, dalle Pringles al dentifricio Az). Il colosso americano si prepara dunque a stringere ulteriormente la cinghia, tagliando costi per altri 10 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni.
L'annuncio è arrivato dalla prima uscita pubblica dell'amministratore delegato David Taylor, in carica dallo scorso novembre, che punta a rendere più agili le attività del gruppo e a fare salire le vendite. Per il gruppo il momento resta complicato: i nuovi tagli, infatti, si vanno ad aggiungere a quelli per 7 miliardi già effettuati dal 2012, anno in cui era stato annunciato un piano di riduzione delle spese da 10 miliardi.
Brrrr! Riduzione dei costi. Tra questi non è difficile prevedere quella dei posti di lavoro, così come il remunero del lavoro.
Così, risiamo daccapo a 12: Il commercio globale continua da dare segnali di rallentamento. Il Baltic dry index, indice che traccia i costi di noleggio delle navi cargo per il trasporto di materie prime, mostra che gli scambi sono ancora in fase di frenata. Da novembre, mese nel quale l’indice era sceso per la prima volta sotto quota 500, il Baltic dry ha proseguito la sua caduta: al momento si trova a 315, quando solo lo scorso agosto segnava 1.222 (un picco recente, invece, era stato di 2.330 a fine 2013).
Per tutta risposta il Presidente Renzi sparge fiducia come se piovesse, per far spendere i renitenti alla spesa.
Renitenti, magari, proprio quegli inattivi o i figli, o i padri, o le mogli; i disoccupati con figli e mogli a carico e perchennò quel 46% di pensionati "al minimo" o i disabili con assegni mensili di 280 Euro e gli incapienti e quelli che hanno messo i soldi al pizzo perchè vedono nero?
Presidente, lei ha il diritto di provarci, io mi arroco quello di restare pessimista.
E Rienzi, non Renzi, proprio Rienzi, cosa fa questa volta?
Prende lucciole per lanterne: Il Codacons giudica "insufficiente" il rialzo dell’inflazione a gennaio al +0,3% dallo 0,1% di dicembre. “I numeri sull’inflazione sono ancora deboli e crescono a ritmo eccessivamente lento – spiega il presidente dell'associazione, quel Rienzi. Ciò che più preoccupa è tuttavia la brusca frenata del carrello della spesa che passa dallo 0,9% allo 0,3%. Anche i beni alimentari e quelli più acquistati dalle famiglie subiscono quindi un pesante stop che non aiuta la nostra economia e non rappresenta un vantaggio per nessuno. Risulta necessario, per far ripartire l’inflazione, puntare sui consumi delle famiglie, incentivando gli acquisti attraverso misure specifiche e strutturali e creando occasioni di acquisto per i cittadini”.
Glielo dite voi che la crescita si fa con la spesa e che i suoi rappresentati, per poterla fare, o lavorano e guadagnano quanto serve per acquistare tutto il prodotto, cosa oggi difficile, o i più - quelli che dispongono dello stesso reddito da 28 anni - avranno da guadagnare dalla deflazione che rifocilla il potere d'acquisto?

Mauro Artibani