giovedì 24 gennaio 2013

CRISI: QUELLI DEL FARE OPEROSO NON POSSONO FARE

Quando il latte nei silos aziendali caglia e con i quotidiani al mercato si incarta il pesce; quando ogni anno 30 milioni di automobili su 90 restano immobili e gli immobili restano vuoti, vuoti come gli sportelli bancari e quelli postali;quando la corrente elettrica non corre nei cavi e i commercianti non saldano i costi nemmeno con i saldi, il fare operoso degli operatori di mercato costa molto, rende poco. C'è chi ha fatto e chi non fa. Chi, solerte, ha prodotto quel latte, quei giornali, le auto; insomma quel che c'è da produrre ricevendo, per quel fatto, danari. Chi poi non può fare quel che gli spetta per acquistare il fatto, perchè trova in tasca pochi denari per farlo. Questo quel che la crisi mostra, nonostante questi operosi facitori siano stati costretti a impudiche fornicazioni con politiche monetarie, fiscali e pure keynasiane con l'intento di turare le falle. Questo quel che accade: vi sono ancora renitenti all'acquisto che così riducono il valore delle merci prodotte, riducendo nel contempo il valore del lavoro impiegato per produrle. Viene ancor più ridotto il remunero di quel lavoro così come il volume delle merci da produrre. Vi saranno ancor più risorse inutilizzate, ancor meno ricchezza da distribuire. Così si entra nel 2013. La Bce prevede e non lascia scampo: “La debolezza dell'economia nell'area dell'euro si protrarrà anche nel 2013”. Nel bollettino mensile indica in particolare che gli aggiustamenti di bilancio necessari, nei settori finanziario e non finanziario, nonche' la persistente incertezza, seguiteranno a gravare sull'attività economica. Non paghi, i banchieri centrali con una botta di ottimismo, seppur al condizionale, chiosano: Nel prosieguo dell'anno si dovrebbe registrare una graduale ripresa; l'orientamento accomodante della politica monetaria, unitamente al netto miglioramento del clima di fiducia nei mercati finanziari e alla loro minore frammentazione, dovrebbe trasmettersi all'economia e la domanda mondiale dovrebbe rafforzarsi. Che dire: chi crede a tal fallacia alzi la mano! Mauro Artibani www.professionalconsumer.wordpress.com

giovedì 17 gennaio 2013

IO, MASTREPASQUA, I REDDITI, LA SPESA E IL PIL

Lui, Mastrapasqua, presidente in quel dell'INPS. Poliedrico, occupa altre 24 poltrone, guadagnando complessivamente 1.200.000 € l'anno. Io, disabile al 100%, inabile quindi al lavoro, vedo risarcita la mia condizione dall'INPS con un assegno annuale di 3.586,31 €. Giusto? Giusto, lui lavora io no! Lavora e molto, tutti i giorni, 24 ore al giorno, deve farlo per riuscire a sedere su tutte quelle poltrone. In quei 57,6 minuti al giorno che fa il presidente, tenta di farlo al meglio: scova una sentenza della Corte di Cassazione del 25 febbraio 2011, la n.4677. La studia, la estende, la applica. Mentre tutti sono in giro a fare spese, il 28 dicembre  2012 Lui fa una Circolare: la 149; sibillino ci ficca dentro un “nota bene”. Dice: “dal 2013 il limite è coniugale». Un leggero prurito mi coglie, cerco di capire. La circolare stabilisce la ridefinizione che ogni anno l'INPS fa degli importi per le provvidenze tenendo conto del costo della vita. Vengono rimodulati anche i limiti reddituali che rappresentano un paletto oltre il quale cade il diritto alla pensione. I limiti reddituali ci sono sempre stati, occorre ricordare che fino all'anno scorso nel conteggio per la pensione con invalidità al 100% si teneva conto del solo reddito personale. Con la nuova regola, se coniugati, va verificato che la somma del proprio reddito più quello del coniuge sia contenuto entro i € 16.746,99. Acc...che botta, cade il mio diritto alla pensione; a casa in quattro con 1.288,23 € lordi al mese. Vista da qui sarà dura: toccherà imprecare all'ingiustizia, magari sperare in un ravvedimento operoso del Nostro epperchennò nella ipersensibilità pre-elettorale di politici a caccia di voti; si può addirittura adire alla compassione di chi sta leggendo questo dire. Un momento però, se mi sposto e guardo da lì, oplà tutto muta. Basta sbirciare ai fatti che la crisi economica mostra e si scorge altro: il maldestro impiego delle risorse produttive, quelle di un reddito mal allocato per esempio, hanno impallato il meccanismo dello scambio, generando una domanda insufficiente ed un offerta in eccesso. Se poi, come dicono quelli che sanno, la propensione al consumo degli individui risulta inversa alla loro capacità reddituale, tra Me e Mastrapasqua occorre rifare i conti. Essipperchè, se è vero che lui lavora ed io no, lui guadagna ed io no, è altrettanto vero che tale regola non rende efficiente il moto del meccanismo produttivo. Ancor meno efficiente quando vengono a mancare, alla mia propensione al consumo, 275,87 euro al mese. Io, insomma, avrò molto tempo da spendere per fare la spesa, non avrò il becco d'un quattrino per farla; a Lui, danaroso, già propenso a risparmiare, con tutto quel che ha da fare, manca pure il tempo per spendere. Risultato: per riffe o per raffe verrà a mancare la spesa, quella privata, che fa tanto crescere il Pil. Che fare? Sssst.. sta facendo. Costretto all'abiura per avveduta disparità nel trattamento riservato agli invalidi totali rispetto a quelli parziali, ai non udenti, e non vedenti, per i quali il limite reddituale resta quello personale, ha fatto revocare quella circolare. In calce alla revoca ci ha appiccicato un Post Scriptum: “viene ripristinata l'erogazione della pensione pure ad Artibani per non inibire la sua propensione a spendere. Rimetto inoltre qualche incarico per avere così meno denaro da dover risparmiare, più tempo per spendere tutto quel che mi tocca”. Giust'appunto, il modo per dare, tutteddue, adeguato sostegno alla crescita economica. Mauro Artibani Studioso dell’Economia dei Consumi www.professionalconsumer.wordpress.com

venerdì 11 gennaio 2013

OCCORRE ESSER PRODIGHI PER MANTENERE LA PROSPERITA'

L'Europa dovra' lavorare ''molto duramente'' per mantenere il suo generoso sistema di welfare e rimanere competitiva. Lo dice il cancelliere tedesco Angela Merkel in una intervista al Financial Times: ''se l'Europa oggi rappresenta il 7% della popolazione mondiale e il 25% del pil ma deve finanziare il 50% della spesa sociale globale e' ovvio che c'è molto lavoro da fare per mantenere tale prosperita' e il suo stile di vita''. Già, toccherà lavorare duramente, e qua iniziano i garbugli: La spesa pubblica deve surrogare una spesa privata insufficiente per mantenere quella prosperità, dicono i keynesiani dello Stato crasso e grosso. Macchè, tocca alla spesa privata surrogare una spesa pubblica altrimenti ipertrofica, ribattono i liberisti dello Stato smilzo. Et voilà, gli economisti della reflazione: col sostenere i consumi gli uni, la produzione gli altri, tentano di attrezzare stampelle per la crescita. Fanno pressappoco cosi: I secondi, duri e puri, al grido di produttività e competitività mettono al centro il lavoro, tutt' intenti a ridurne quantità e costo. Toh, il modo per rendere le risorse di reddito insufficienti ad acquistare quanto le Imprese, così adeguatamente attrezzate, avranno copiosamente prodotto. I primi, bastian contrari, ribattono: altro che ridotte, le quantità di quel lavoro vanno aumentate per guadagnare e poi spendere; costi quel che costi, portano al mercato merci fuori mercato. Per riffe o per raffe insomma troppa offerta, poca domanda, crescita insufficiente e la prosperità, pah... Da cotanto cimento dottrinario non sembra cavarsi un ragno dal buco. E che dire se, per migliorare l'impiego delle risorse produttive di sistema, il da farsi venisse ancorato al meccanismo di trasmissione del tornaconto economico: quello che va dalla produzione al consumo privato, attraverso l'erogazione di un compenso che remuneri quell'indifferibile esercizio di acquisto al fin di rendere prodiga la consumazione? Già, un “compenso di scopo” per dare spinta alla domanda aggregata. Proprio quello che fa ri-produrre, creando pure lavoro e occupazione. Che non aggrava il fardello del debito per le famiglie. Che innesca pure quelle rimesse fiscali, buone per la spesa pubblica, acciocchè lo stato sbrighi il ruolo che gli tocca, senza rischiare il default. Giustappunto, rendere fluido e prodigo il meccanismo produttivo, per tutti gli operatori che vi operano, si può: buono per riportare in equilibrio un sistema economico, ottimo per la crescita. Anzi si deve, perchè occorre essere gente prospera per esser prodighi. Prodighi per mantenere la prosperità. Mauro Artibani Studioso dell’Economia dei Consumi www.professionalconsumer.wordpress.com

venerdì 4 gennaio 2013

PRODUTTORE E CONSUMATORE, PRIGIONIERI L'UN DELL'ALTRO

Assilli da performance per far funzionare l'Economia dei Consumi. Performa più chi lavora alla produzione o chi si esercita nella consumazione? Un bel dilemma. Le cose stanno pressappoco così: quelli che fabbricano beni e servizi producono più di quanto vengono retribuiti; questo non consente, quando tocca acquistare, di poterlo fare trasformando quel tutto in ricchezza. Non smaltito quel fabbricato perderà valore, saturerà la scorte, genererà un eccesso di offerta che non andrà ri-prodotta, ancor meno lavoro; meno remunero ancor più insufficiente. Et voilà, la crisi. Già, eppure proprio in tal sistema produttivo, circolare e continuo, il primo esercizio sta lì per consentire di poter consumare, il secondo per far ri-produrre. Quando, per la bassa resa d'esercizio di tali esercizi, questo non accade, si imballa il meccanismo dello scambio, il mercato si blocca. Si dirà: ma i due tizi sono la stessa persona. Già, prigionieri l'uno dell'altro. Vabbè ma per poter uscire dalla crisi, a chi toccherà fare di più e meglio? Si insomma, chi volete libero? E' severamente vietato lavarsene la mani! Mauro Artibani Studioso dell’Economia dei Consumi www.professionalconsumer.wordpress.com