venerdì 28 settembre 2012

SE NON LO SANNO LORO

Zitti, tendete le orecchie. 2007/2012, a cinque anni dall'inizio della crisi, Robert Fischer, presidente della Federal Reserve di Dallas, intervenuto in un convegno a New York dice: ''La verità è che le persone in seno al Comitato di politica monetaria della Fed non sanno cosa realmente ostacoli l'economia. Non sanno quello che davvero può funzionare per rimettere l'economia sulla giusta strada''. Ma come non lo sanno. Lo sanno, lo sanno. Sanno che debbono continuare a tenere il tasso di interesse basso perchè facendo costare meno il denaro qualcuno lo compri per poter fare quella spesa aggregata che fa crescere il Pil. La solita vecchia storia cominciata al volgere del millennio, mai terminata. Iniziata per dare soccorso ad una economia afflitta da un eccesso di capacità produttiva e dal difetto reddituale di chi acquista, esautorando il mercato dal fare prezzo. Proseguita per riparare al danno del debito, conseguente proprio all'alterazione del meccanismo di formazione dei prezzi. Oggi quella trasmissione del credito all'economia non funziona più perchè qualcuno, Produttori e Consumatori, fa orecchie da mercante e non acquista. I primi non prendono denari per investire perchè i secondi, tutt'intenti a rimettere il debito, non prendono e non spendono. Il cane si morde la coda, la crisi morde i polpacci. Si, insomma con il debito non si fa più la crescita. Hei Voi. Si proprio voi, signori della Fed, voi custodi della stabilità dei prezzi, che con i ricostituenti monetari li avete alterati, questo vostro fare ostacola la crescita. Per rimettere in moto l'economia occorre andare contro corrente, navigare di bolina: rimuovere le politiche di reflazione, approfittare della deflazione. Bestemmia? Macchè, la deflazione è quel dispositivo del mercato efficiente buono per ripristinare l'equilibrio di prezzo tra chi vende e chi acquista. Si, buona per rifocillare la capacità di spesa che smercia, che fa riprodurre generando lavoro e, mi venga un colpo, occupazione. Proprio quell'occupazione, che il fare di LorSignori non raccapezza. Mauro Artibani www.professionalconsumer.wordpress.com www.professioneconsumatore.org

mercoledì 12 settembre 2012

LA SPESA, PIU’ PRODUTTIVA DEL PRODURRE

Se, nell'acquistare per intero quanto prodotto, si scorge la condizione necessaria al funzionamento del meccanismo economico, cosa c’è di più produttivo del produrre? Lo spendere; quello delle famiglie fa il 60% del Pil. Tal spesa trasforma il prodotto acquistato in ricchezza, fa riprodurre, dà continuità al ciclo economico, sostanza alla crescita. La prova del 9: quando mancano i redditi sufficienti a sostenere la spesa, la produttività del meccanismo economico si impalla. Non si produce, non si lavora; meno occupazione, meno reddito. Cacchio! Questo condanna tutti a consumare senza se, senza ma? No. Gestire la domanda, si. Da operatori economici questo tocca fare, ben più che consumare. Eggià, se la domanda comanda occorre governare le questioni che agitano i processi economico- produttivi! Riequilibrare, per esempio, quel processo che alloca le risorse economiche generate dal sistema per sottrarre gli operatori del mercato dagli squilibri di reddito che impallano lo scambio domanda/offerta. Giustappunto il modo per andare oltre la crisi. Mauro Artibani www.professionalconsumer.wordpress.com www.professioneconsumatore.org

giovedì 6 settembre 2012

LA BENZINA COSTA TROPPO, DIAMOCI DA FARE

La vita spesa a fare la spesa non basta. Dobbiamo imparare a farla la spesa. Questo ci manda a dire Pasquale De Vita, Presidente dell’Unione Petrolifera Italiana. Per questo impavido signore siamo pigri, incapaci di comprare al meglio e via di questo passo. Non ha tutti i torti. Tutti i torti no. Qualcuno si: almeno due. Il primo: che il capo della lobby scarichi d’imperio la sua responsabilità sulle inefficienze della distribuzione e dei “distributori” e non dica nulla invece dell’accusa di fare “cartello” comminandoci i prezzi più alti d’Europa. E’ il caso allora di dire noi, anzi di fare noi: “una lobby più potente delle altre” per esempio. Una lobby la cui potenza si mostra con i voti elettorali; ad occhio e croce circa 48 milioni. E se per poter avere quei voti i politici dovranno contrattare una revisione delle accise; i petrolieri, per farci rifornire, sul loro cartello dovranno scriverci il ribasso del prezzo dei carburanti. Il secondo torto poi ha dell’imperdonabile, riguarda la nostra azione di consumo. Il nostro lavoro non si esplica, come sembra credere il De Vita, nel cercare sul mercato il prezzo più basso: se tra il benzinaio Tizio e il benzinaio Caio c’è una differenza del 6% nel prezzo dei carburanti andiamo da Tizio e, costringiamo Caio, ad abbassare il suo. Tizio però, vedendo aumentare la Domanda, alza il prezzo e così siamo daccapo. Nossignore! Dobbiamo agire perché il prezzo, di tutti, si riduca. Qui sta il nostro lavoro, questo sarà il nostro guadagno. Eggià, se riscoprissimo, di tanto in tanto, il camminare come azione strategica, economica, fors'anche salutistica; se utilizzassimo, seppur con parsimonia, il trasporto pubblico e facessimo tesoro del car-sharing e se, non sia di troppo disturbo a lorsignori, reclamassimo un aumento delle stazioni di servizio, tutto questo inciderebbe sulla domanda; potremmo modularla a nostro piacimento . La gestione tattica dell'intero spettro della nostra azione di Consumo: il percorso dalla prodigalità all’avarizia, così come l'impiego delle tecniche del mordi-e-fuggi, faranno il resto. Anzi dovranno darci il resto: un centesimo in meno, nel costo dei carburanti, equivale a un risparmio di 463 milioni di euro l’anno; 2 centesimi a 926 milioni di euro e 4 centesimi a 1,852 miliardi di euro. Vogliano chiamarlo Reddito da Consumo? Possiamo fare di più: visto il ruolo civile delle nostre azioni di Consumo potremmo anche ridurre il costo della bolletta energetica nazionale; diminuire l’inquinamento, salvaguardando l’ambiente delle nostre azioni. . Insomma, 3 piccioni con 1 fava. Mauro Artibani www.professionalconsumer.wordpress.com www.professioneconsumatore.org