mercoledì 26 agosto 2020

I GIOVANI PATIRANNO IL FUTURO, L’ECONOMIA IL PRESENTE.

Il presidente dell'Istat, Gian Carlo Blangiardo, commentando l'intervento dell'ex presidente della Bce Mario Draghi al Meeting di Rimini, dice: "La politica dovrebbe cercare, con un po' di fantasia e professionalità, di identificare delle possibili iniziative che consentano di valorizzare la risorsa dei giovani che sono formati, sono tecnologici e hanno, dal punto di vista qualitativo, gli elementi per poter dare un importante contributo in questa fase, Ma ci devono essere le condizioni per poter cogliere questo contributo. Il mestiere della politica è proprio quello di darsi da fare per capire come valorizzare questa risorsa". Ehi, tra il dire di Draghi, la chiosa di Blangiardo e la Politica c’è il mare in mezzo; bisogna nuotare per non affogare. Provo, magari con un po’ di fantasia, a fare qualche bracciata. Dunque… i giovani, l’impatto sociale di quel che fanno risulta arcinoto. Il loro fare economico meno, eppure sono l’oggi e il futuro; hanno idee, vigore e salute; sono istruiti, flessibili, prolifici. Sono di questo Mondo, hanno disposizione all'acquisto, come mai prima nel consorzio umano, che da' spinta alla produzione che crea occupazione. Dispongono di capacità contributiva: contribuiscono a pagare le pensioni, dovranno governare il domani. Tante risorse e tutte insieme, buone per migliorare la produttività del sistema economico. Risorse tutte loro, buone per tutti; quelle che, con gli 81 milioni di giovani disoccupati nel mondo, si degradano. Poi ci sono i 2 milioni di Neet censiti in Italia, poi quelli sotto occupati, quelli precari e quelli sotto pagati. Brrrrrr! Risorse umane, insomma, sottratte allo sviluppo che diventano zavorra, costo! Per loro oggi salari e stipendi insufficienti, domani pure le pensioni. Non possono fare quel che sprona la crescita. Mal utilizzati, viene sperperato il loro capitale umano; esclusi, viene disperso il capitale sociale. Questo loro disagio genera allarme sociale. Si riduce la capacità contributiva, aumenta il debito pubblico, aumenta pure la domanda di assistenza, sussidi e tutele. Vivono tutto questo dentro un mondo che ha usato la reflazione, in tutti i modi, per dare sostegno a quella domanda che non ha trasferito, però, effetti positivi né sull’offerta di lavoro nè sui redditi di quel lavoro. Quando in questo mondo la cattiva economia si rende evidente, i fatti urlano. Capitani di ventura nelle Imprese, tutti interessati a vincere la battaglia della competizione d’azienda, fanno la gestione separata dei fattori della produzione escludendo quello del consumo, mandando in pezzi la produttività dell’intero sistema. Annichilite le risorse, queste giovani generazioni patiranno il futuro; l’economia il presente. Nel 2017 l'incidenza della povertà nella fascia 18-34 sta al 10,4%, più del doppio rispetto al 2009; per i minorenni sta addirittura al 12,1%. Loro, senza reddito, smettono gli acquisti; non consumando spingono le imprese a ridurre la produzione, alterando la continuità del ciclo. Tenuto fuori dal meccanismo economico-produttivo quel loro esercizio di consumazione*, che fornisce un imprescindibile contributo alla produttività dell’intero sistema non sana il gap dell’out put. Questo è il minimo che possa capitare: remissione per tutti! *Esercizio che, con la spesa, trasforma la merce in ricchezza, con il successivo consumo ne consente la riproduzione; viene fornita continuità al ciclo e sostanza alla crescita; con l’Iva pagata si dà contributo alla spesa pubblica; alla fine della fiera se resta in tasca il resto, investito, finanzia la spesa per gli investimenti delle Imprese. N. B. - non sembri vano ma… per poter garantire la produttività di questo fare, che rifocilla la capacità competitiva delle Imprese, occorre acquistarla. Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA

giovedì 6 agosto 2020

RICCHI, TRA PENTITI E IMPENITENTI

Bill Gates, Warren Buffett, George Soros lo chiedono a gran voce da tempo. In quest’ora pandemica un gruppo di 83 milionari internazionali, sotto il nome di Millionaires for Humanities, ha firmato una lettera aperta sollecitando i governi a tassarli di più per fronteggiare la crisi del coronavirus. Toh, magari perché una tassa permanente sulle persone più ricche del pianeta potrebbe “assicurare un finanziamento adeguato al sistema sanitario, alle scuole, e alla sicurezza”. Accorati, avvertono che la fase di ripresa dei prossimi mesi potrebbe rappresentare una delle ultime occasioni per “riequilibrare il mondo prima che sia troppo tardi”. Non paghi, si mondano: “A differenza di decine di milioni di persone in tutto il mondo, non dobbiamo preoccuparci di perdere il nostro lavoro, le nostre case o la nostra capacità di sostenere le nostre famiglie… Quindi, per favore. Tassateci. Tassateci. Tassateci. È la scelta giusta. L’unica scelta!* Ehi, ci siamo! In questi tempi magri torna a farsi prepotente la questione delle diseguaglianze. Beh, sarà la pandemia o quel che sarà, questa volta si entra a piedi pari nella questione pagando una bella penitenza. Dunque, se fossi maligno sarei indotto a pensare che… se ‘sti ricchi con le tasse legittimano il reddito guadagnato, con una sovrattassa legittimerebbero quel sovrappiù intascato dal mal trasferimento della ricchezza generata dalla spesa che, non remunerando chi l’ha generata, stressa il potere d’acquisto. Si, il sovrapprofitto del quale scrivono di pentirsi. Mentre da benigno sto riflettendo su come uscire dalla questione, una malizia mi passa per la mente ma… se con il fisco si redistribuisce, si pareggiano pure i conti con quel potere d’acquisto? Toh, proprio mentre rifletto, Mark Zuckerberg, non pentito nè espiante, anzi annuncia la sua innovazione. Inizia con i senior engineer che potranno esercitare l’opzione di lavoro da remoto, dai nuovi assunti, oltre ai dipendenti con le migliori valutazioni di risultato. Zuckerberg ha dichiarato che Facebook punterà aggressivamente alle assunzioni da remoto, un modo per ampliare il bacino del capitale umano acquisibile. Prevista anche la creazione di hub fisici regionali, per i momenti di interazione in presenza. Con una avvertenza: le retribuzioni dei dipendenti “remoti” di Facebook verranno parametrate al costo della vita ed alla fiscalità delle località in cui vivono. Pressappoco una “gabbia salariale”, riferita alla localizzazione dei lavoratori di un’azienda, anziché tra aziende. No, non si configura come una discriminazione salariale; qui quel che conta è il potere d’acquisto, una grandezza reale e non nominale, ottenuto rapportando la retribuzione nominale al livello dei prezzi. Si dirà, nuovo eh? Macchè, vecchio come il cucco! Essipperchè, così Mister Facebook riducendo il salario sembra voler pareggiare il potere d’acquisto, magari tagliandolo dov’è più alto. Un bel modo per continuare a far aumentare le entrate nelle tasche di quelli dalla bassa propensione alla spesa; dimentico di come la crescita economica si faccia proprio con quell’acquisto. Orsù penitenti e impenitente, per non menare il can per l’aia e nessuno pagar penuria, tocca poter creare il massimo della ricchezza. Per farlo serve una propensione alla spesa, non bassa, nè alta; quella giusta a far acquistare tutto quel che viene prodotto e poter dare a tutte le persone la possibilità di contribuire all'attività economica e di condividerne i benefici. *La litania del pentimento prosegue: “I milionari hanno un ruolo fondamentale da svolgere nella guarigione del nostro mondo. No, non siamo noi a prenderci cura dei malati nei reparti di terapia intensiva. Non stiamo guidando le ambulanze che porteranno i malati negli ospedali. Non stiamo rifornendo gli scaffali dei negozi di alimentari o consegnando cibo porta a porta. Ma abbiamo soldi, molti. Soldi che sono disperatamente necessari ora e che continueranno a essere necessari negli anni a venire, mentre il nostro mondo si riprende da questa crisi. Oggi noi milionari chiediamo ai nostri governi di aumentare le tasse su persone come noi. Subito. Sostanzialmente. In maniera permanente.” Mauro Artibani, l'economaio https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_ss_i_3_7?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=mauro+artibani&sprefix=mauro+a%2Caps%2C207&crid=E9J469DZF3RA