giovedì 27 novembre 2008

LA CRISI DEI MERCATI DINANZIARI SI E’ TRASFORMATA IN CRISI DELL’ECONOMIA REALE


Intervista rilasciata al sito di finanza: www.soldionline.it

La crisi dei mercati finanziari si è trasformata in crisi dell'economia reale. Che effetto ha questo sui consumi della gente comune?
«La crisi finanziaria è figlia, invece, della crisi dell'economia reale che è rimasta coperta, quasi nascosta, per anni. Le origini di questa crisi risalgono almeno a 10/15 anni fa. I redditi già allora non ce la facevano a sostenere la domanda. Questo ha portato alla pratica del ricorso al debito e il credito ha trasformato questo bisogno in un business evitando così il pericolo di un crollo del sistema. Nel momento in cui il settore immobiliare ha avuto le sue difficoltà, il sistema è collassato. Ma la crisi, era già in atto da tempo. Che cosa sta succedendo quindi oggi? Semplice. I consumatori non ce la fanno più perché non hanno più il supporto del credito per poter tamponare il loro debito e quindi quello che era stato coperto per oltre un decennio è venuto a galla adesso. A questo punto i consumatori devono riuscire a far rendere al massimo quel poco di reddito che hanno».

Quali sono state le cause di questa crisi latente?
«Diverse. Lo sviluppo tecnologico e la globalizzazione per prime. Queste hanno portato ad un eccesso di capacità produttiva, e di produzione da smaltire. E’ qui il nocciolo della questione. Ad una maggiore capacità produttiva corrisponde un aumento dell'offerta a cui la domanda deve adeguarsi. Ma, se c'è una maggiore automatizzazione dei processi produttivi, che aumenta la produttività dell'azienda, diminuisce di contro il potere contrattuale di chi ci lavora. L'azienda aumenta produttività, ma non ne beneficiano i lavoratori che continuano a perdere potere d'acquisto: con la globalizzazione entrano poi in campo eserciti di lavoratori del terzo mondo, che tengono i salari bassi».

La politica ha avuto un ruolo in tutto questo?
«Certo, la deregulation degli anni ’90 ha avuto un ruolo importante. Ha contribuito ha rimuovere i vincoli a far sì che il meccanismo dell'aumento di capacità produttiva potesse prosperare e l’economia potesse produrre sempre di più e mettere sul mercato sempre più merce. La deregulation non è figlia della politica, però, ma del meccanismo economico. E' stata l’economia a pretendere dalla politica la deregulation».

Lei dice che è stato il credito facile la causa vera di questa crisi. Ce lo vuole spiegare?
«Dal 2001 c'è stato un aumento della liquidità. Questo perchè il costo del denaro doveva essere tenuto basso per poter fluire facilmente. Poi Bush ha messo appunto nel 2004 il progetto politico della "società dei proprietari" per far sì che dopo il crollo delle Torri gemelle gli americani riacquistassero fiducia. Cosa c'era di più solido del business del mattone per farlo? La politica, in questo caso, è andata d'accordo con l'establishment finanziario. E' evidentemente una manovra non solo economica, ma anche psicologica: il mattone è solido e sicuro, ideale per dare fiducia».

Come può difendersi il consumatore da questa repentina perdita di potere d'acquisto?
«Una perdita di potere d'acquisto che dura anch'essa da almeno quindici anni, sempre coperta dall'accessibilità del credito. Per dare un'idea di quanto questo business del credito sia grande, basta pensare che per gli Stati Uniti conta per lo 0,7% del Pil. Quindi, c’è una quantità enorme di debito. Se non ci fosse stata tutto questo debito a sostenere i consumi saremmo già nei guai da un bel pezzo. Per difendersi dalla perdita di potere d’acquisto, il consumatore ha un'opzione di lungo termine ed una di breve. La prima, quella di lungo periodo, è realizzabile soltanto se si considera il consumo come mestiere, come faccio io, e quindi, come tutti i lavori, richiederebbe una retribuzione.

Un'ipotesi di più breve periodo prevede che il consumatore sia in grado di sfruttare in modo più produttivo il suo reddito per far fronte ai suoi impegni. Come? Selezionando oltre misura la domanda. Se non si segue pedissequamente la moda, per esempio, si comprano meno capi di abbigliamento e si utilizzano per più tempo. Il che non vuol dire astenersi dall'acquistare, bisogna selezionare fortemente l'acquisto! Se mi fornisco di una dieta alimentare adeguata, non ingrasso, non devo spendere soldi per smaltire il grasso, sto più in salute e spendo meno. Così il reddito rende di più».

Lei parla di reddito per l’attività di consumo, ma non è un ritorno a una forma di sussidio?
«No, non un sussidio, ma un reddito. I consumatori fanno due lavori: trasformano con l'acquisto la merce in valore e poi attraverso il consumo di questa merce, inneschiamo il meccanismo della riproduzione. E’ un lavoro che genera 70% del Pil! Pretendere utile da questo lavoro è oltremodo doveroso».
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Mauro Artibani
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lunedì 24 novembre 2008

IN MORTE DI UN CONSUMATORE


La porta chiusa, dentro gli inquirenti in bianche livree si danno un gran da fare.
Fuori, la gente: Massimiliano? Ma quale massimiliano, mi pare Mario.
Forse… ecco si Donato.
Poveraccio. Era uno di noi: la vita spesa a fare la spesa.
Macchì, Donato, er Mollica? Porcoggiuda, era ‘n pezzo de pane.
Al terzo piano le voci si rincorrono; nello scendere sento voci salire: è morto l’acquistone, quello che comprava tutto, mi sorridono ammiccando le due bruttine stagionate dirimpettaie del cadavere.
Prendo al volo l’ammicco: “In morte di un consumatore”, mi sembra okkei per il pezzo
Davanti la guardiola una voce mi rincorre: una giornalista che vuol sapere di Donato, vero?
Si ricorda tempo fa la pubblicità alla televisione del Tizio che, uscendo dal negozio con le buste in mano, riceveva grazie da tutti quelli che passavano?
Beh, quello era lui.
Qui da noi per quel fatto aveva firmato addirittura autografi.
Gli avevano detto che quella reclame significava che se si compra si produce la ricchezza, per questo è importante.
C’aveva creduto e ne faceva una missione, come i preti.
Mi ricordo, diceva: così si fa il PIL!
E per fare ‘sto PIL tutti i giorni mi toccava portargli su, fino al pianerottolo, ‘sti pacchi di roba comprata e poi ‘buongiorno’ e ‘buonasera’ e niente di più.
Poveraccio però!
Mi svincolo e da presso mi lascio risucchiare da un drappello di condomini sulla porta che parlottano: ‘si è suicidato’, biascica un giovanottone di un metro e novanta.
Un inquirente la per indagare, con aria inquisitoria, si frappone ai convitati. Ficca il naso, storce la bocca, squadra pure me e : probabilmente mente!
Nel silenzio sbigottito che accompagna quella sentenza, un rumore anzi due, uno sbattere di porta; poco dopo, in fondo all’androne, la frenata dell’ascensore.
Ne esce una figura in controluce: un colonnello dei RIS.
Mi scorge, lo scorgo. Mi addita: ‘Ficcanaso, Lei vorrà sapere tutto?
Si allunga, mi prende sottobraccio camminando verso l’uscita e,
la porta era chiusa dall’interno con lucchetti e catenacci, pure le finestre sbarrate: era un timorato del prossimo. Nell’appartamento stava tutto in ordine, nella credenza cerano prodotti scaduti, i cassetti pieni di 3x2, gli armadi pieni di saldi ; dei soldi neppure la traccia.
Al centro del soggiorno un televisore ancora acceso, nuovo di zecca, di quelli che si toccano, touch screen mi pare
il Donato sulla poltrona, gli occhi sbarrati, le membra afflosciate; a terra 15 carte fedeltà scarabocchiate, quelle di credito sfregiate, quella revolving morsicata.
Il decesso?
Il PIL lo ha ucciso, sta scritto qua sventoladomi sotto il naso un ritaglio di giornale bagnato e spiegazzato: PER 1 $ DI PIL MONDIALE 3,7 DI DEBITO.
Ha tentato di ingoiarlo, ne è rimasto soffocato.
Si svincola: tanto le dovevo per debito d’ufficio.
Mi saluta ed esce proprio mentre il portiere semichiude il portone per comunicare il lutto a passanti, in tutt’altre faccende affaccendati.

Mauro Artibani
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giovedì 20 novembre 2008

FINANZIAMENTI SOLO A CONSUMATORI MARITEVOLI ?


La Fed farà tutto il necessario per far sì che il sistema finanziario sia vitale e stabile. Lo ha detto il presidente della Fed, Ben Bernanke, nel corso di un'audizione alla commissione servizi finanziari della Camera, durante la quale ha ribadito il proprio invito alle banche ad assicurare finanziamenti a coloro fra i consumatori che se lo meritano e hanno i requisiti. (Ansa)
Merito e Requisiti? Potrei non aver capito bene.
Da quanto auspicato dal governatore della Banca Centrale americana, risulta lecito supporre che negli USA si stia tentando di selezionare i Consumatori.
Tra chi possa vantare merito per avere credito dalle banche e quali requisiti si debbano vantare per ottenere quel credito.
Tanto per raccapezzarmi nella questione, ho preso in prestito dalla disciplina economica un indicatore sintetico: “la propensione al consumo” ovvero quanta parte del reddito percepito dai singoli viene dedicata all’acquisto, quanta invece al risparmio.
Se ne deduce che il Consumatore benestante sia colui che, pur acquistando, riesce a risparmiare.
Il suo omologo malestante, acquista anch’esso tutto il possibile senza però poter risparmiare.
Onore al merito per il secondo.
Quale banca però vorrà mettere il becco di un quattrino a disposizione di un diseredato?
Lo stesso indicatore rileva che i requisiti che interessano le banche, quelli patrimoniali, sono appannaggio dei primi. A loro le banche darebbero quattrini per Consumare.
Già, proprio a quelli che non hanno il bisogno.
Cortese Governatore, ritiene possibile chiarire a quegli incompetenti come il sottoscritto l’intendimento che sostiene il suo invito alle Banche?

Mauro Artibani
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lunedì 17 novembre 2008

UNA SOLUZIONE PER LA CRISI, ANZI DUE: INGENUA PERO’


Da Professional Consumer una soluzione, anzi due, per uscire dalla crisi economico-finanziaria ce l’avrei.
Magari pure ingenua, come si conviene agli ingenui.
Non c’è mercato per quegli strumenti cartolarizzati che hanno dentro i crediti immobiliari in default?
Non si conoscono i detentori di quegli strumenti ad oggi privi di valore: nessuno quindi si fida più di nessuno ?
Beh allora, se ai Cittadini Consumatori, ex titolari di immobili oramai pignorati e a quei Cittadini Consumatori proprietari di immobili - in difficoltà a pagare le rate del mutuo - venisse riconosciuto un appannaggio in denaro sonante per poter uscire dall’empasse che li attanaglia, il mercato se ne avvedrebbe; restituirebbe valore a quegli strumenti inceppati, quindi prezzo; quegli strumenti potrebbero uscire dall’oblio. Tornerebbero a circolare.
A questo punto due le soluzioni.
Se quell’appannaggio venisse erogato stabilmente, magari sottoforma di Reddito da Consumo, quei prodotti strutturati tornerebbero appetibili, scambiabili, forsanche leciti e…tutti felici e contenti.
Se lo stesso appannaggio venisse erogato a tempo, giusto il tempo necessario perché la FED avesse il tempo di poter imporre alle neonate Banche Commerciali - già banche di investimento, ex emittenti di prodotti divenuti tossici - di rastrellare e riacquistare quei prodotti ringalluzziti, tornati nuovamente ad essere contrattati sul mercato e toglierli di mezzo, si potrebbe così riaccroccare il mondo.
E poi?
La prima soluzione consente ai Consumatori, rivitalizzati dal Reddito da Consumo, di fare un po’ quello che vogliono.
Nella seconda invece i Consumatori tornati privi di reddito adeguato avranno da imparare a resistere alle sirene del credito,
magari riducendo i consumi,
magari dal 70 al 60 % del PIL come viene suggerito da più parti,
magari per stare al riparo dai maledetti rischi che sono sotto gli occhi di tutti.
Ingenuità x ingenuità, perché non adottare tale ingenuo marchingegno con i crediti delle carte di credito e con i crediti al consumo prima che deflagrino puressi?

Mauro Artibani
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giovedì 13 novembre 2008

DOBBIAMO RISPARMIARE, COME? ACQUISTANDO MENO!


I redditi sono insufficienti, i risparmi ammaccati, debiti a mucchi e le banche non ci fanno più credito.
Non c’è più trippa per gatti: non solo non possiamo spendere, dobbiamo risparmiare
Già, ma come?
Facilissimo. Acquistando meno: possiamo farlo.
Prima però occorre rendere l’onore delle armi a quella traballante Economia dei Consumi che ha affrancato dal bisogno i Più.
Essiperchè, quando le associazioni dei consumatori rilevano sprechi negli acquisti alimentari per 561 € annui a famiglia; quando, nel nostro Paese, ogni giorno vengono gettati 4000 tonnellate di cibo, quell’affrancamento si esprime in maniera imbarazzante.
Ad onor del vero, altrettanto imbarazzante, si mostra la nostra insipienza.
Qui però si intravvede anche la nostra Risorsa: risparmiare si può senza dover fare la fame.
Si possono anzi prendere due piccioni con una fava: spendere meno e mettere a regime una idonea dieta alimentare.
Avanti miei prodi: c’è dell’altro.
Affrancati dal bisogno si, ma non dalle emozioni, dalle passioni neppure dalle esperienze: queste le nuove frontiere del consumare, qui dove dobbiamo agire.
Qual è il Valore di una passione, di una emozione? Inestimabile!
Ennò Signori, questo è un lusso che difficilmente potremo ancora consentirci.
Dovremo imparare a stimare, fare i conti con i desideri, anzi farci tornare i conti perché non bastano gli sconti.
L’informazione è un prodotto di esperienza. Le free press abbinano l’utile, il dilettevole, il tempo scarso e il risparmio.
Rinunciare alle emozioni? Giammai!
Se proprio non si riesce ad acconsentire al precetto gandhiano della rinuncia ai desideri almeno, in tempo di crisi, si può metter loro la sordina che so… due giorni su sette?
Fare insomma di necessità virtù.
In epoche di carestia economica, se non proprio per passione, Consumare si faccia almeno Professione.

Mauro Artibani
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lunedì 10 novembre 2008

CHIARISSIMO MR. OBAMA, ENNO’, COSI’ NON VA.


Insieme a gran parte del mondo ho gioito della sua vittoria elettorale; come i suoi elettori ho riposto fiducia nella sua iniziativa di cambiare le carte in tavola.
Confido nella sua capacità di discernimento; trovo condivisibile l’intenzione politica di dare sostegno alle famiglie e al ceto medio: quelli de “la vita spesa a fare la spesa”, quelli che più risentono della crisi economica e che rischiano di dover abdicare al ruolo produttivo di consumatori, per l’insufficienza del reddito disponibile.
Non di meno, spulciando nel suo programma elettorale alla ricerca di proposizioni operative, mi imbatto in quella che può essere considerata una forma di sussidio al consumo: il consentire ai lavoratori di prelevare fino al 15%, e non oltre i 10.000 $, dai propri fondi pensione senza alcuna penalità.
Ennò Mr. Obama, così non va.
L’ autosussidio al consumo, mediante prelievo dal proprio fondo pensione, equivale ad indebitarsi con se stessi.
Un brillante, ancorché fantasioso, precetto che ci porterebbe daccapo a dodici: DEBITO!
Proprio quello su cui ha prosperato il credito, ancor più quello che sta spingendo il mondo a carte quarantotto.
Mi permetta l’ardire: i consumatori del suo paese non hanno “bisogno” di consumare, debbono farlo perché questo è il modo per generare ricchezza, PIL.
Un esercizio obbligato: un lavoro quindi.
Se i redditi risultano insufficienti, per dare corso a cotanta Domanda, si rende manifesta ed improcrastinabile la necessità di retribuire quell’esercizio.
Di primo acchitto, un Reddito di Scopo che integri stipendi e salari insufficienti per dare sostegno alla spesa.
Le risorse ci sono.
L’indagine 2008 della Banca dei Regolamenti Internazionali sulla distribuzione del reddito le espone.
Disporre una diversa distribuzione di quelle risorse risulta quindi possibile.
Un nuovo capitalismo insomma: quello dei consumatori, che ponga al centro la gestione dei Fattori del Consumo.
Faccia in fretta, il mondo lo auspica e prima che riprendano fiato i suoi detrattori.

Sinceri auguri di buon lavoro.

Mauro Artibani
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giovedì 6 novembre 2008

BENESSERE DEI CONSUMATORI: UN CACCHIO!


La mia sfrontata supponenza, nel ritenere che il meccanismo economico non regga la prova di un reddito insufficiente, trova nella crisi sistemica che squassa il mondo, limpida ragione.
Per i rimedi si può trovare in giro ogni tipo di medicamento.
Quello più a buon mercato: le flebo di liquidità.
Un appannaggio quasi gratuito erogato dal sistema politico: cura la recessione, l’effetto.
Lascia intatte le cause.
Già, le cause. Quella serie di circostanze economiche fondate sul congenito eccesso di produzione e consumo per sostenere, anzi incrementare, il livello di benessere dei singoli.
Benessere dei Consumatori: un cacchio!
Se in Italia vengono gettate quattromila tonnellate di cibo ogni giorno e nel mondo, per ogni $ di PIL ce ne sono 3,7 di debito, il meccanismo mostra segni evidenti di stress. Occorre una terapia d’urto, altro che ricostituenti.
I Professional Consumers avvezzi all’azione temperata e responsabile annunciano l’indispensabile riforma del Fare: calibrare i gesti d’acquisto, misurare quelli di consumazione, ottimizzare le scarse risorse, incrementare l’Attenzione, far tesoro del Denaro per coloro che non l’hanno.
Insomma, migliorare la produttività dell’ azione.
Da operatori economici qual sono è un obbligo; il miglioramento dell’efficienza del sistema un’opportunità.
Si possono ottenere corposi miglioramenti nel rendimento del reddito: altro che debito!
Dall’altra parte dell’Atlantico, invece, con il solito pragmatismo si va per le spicce.
Si intravede per i Consumatori una dieta senza eguali: “si sta discutendo in ambito accademico e di mercato sulla necessità e ineluttabilità di una riduzione dei consumi dal 70 al 60% del PIL” parola di Alessandro Fugnoli.
Certo c’è anche una terza via: si può anche scrutare il cielo nella speranza di veder volare finalmente quel fantaelicottero, del burlone Ben Bernanke, pieno di denaro da scaricare su consumatori intirizziti.
Beh, se sentite il rombo chiamatemi!

Mauro Artibani
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lunedì 3 novembre 2008

ROTTAMATEVI IL CERVELLO !


Rottamazioni?
Sarei tentato di dire: rottamatevi il cervello!
Temo non si sia capito granchè di quel che sta accadendo.
Lo rammento tuttodunfiato: ma come noi, e quando dico Noi, intendo i Consumatori, soggetti Economici del mondo abbiente, che abbiamo acquistato in ogni dove, ogni cosa, in ogni momento perché questo è il meccanismo in uso per generare ricchezza; Noi che abbiamo speso più del reddito disponibile, depredato risparmi, indebitati oltremodo dando fuoco alla miccia che sta facendo deflagrare il mondo, proprio a Noi viene lanciata l’esca delle rottamazioni per farci abboccare all’amo dell’acquisto e così, magari, continuare a spendere denaro preso a prestito, ricominciando quella catena di Santantonio che si è appena spezzata.
Signori, la storia della crisi sistemica che sta sconvolgendo il mondo, comincia da fatti esattamente uguali a questi.
Al reddito insufficiente si è trovata soluzione con il credito e gli arzigogoli finanziari più suggestivi e pericolosi che hanno nascosto il debito per diciassette anni o giù di lì.
Ora, per tutta risposta con una sagacia che imbarazza, ci viene proposto di rimediare alla crisi acquistando, magari automobili.
L’intento di ridare spazio al consumare, per aiutare le imprese ad investire e produrre, non mi giunge del tutto nuovo. Dover poi acquistare quel prodotto, aumentando il nostro debito, sembra un film già visto.
Mentre rifletto per scrivere la chiosa a questa nota, mi chiama Guido Mastrobuono e mi dice: “puoi tosare una pecora mille volte, la puoi scannare una volta sola” e mi accorgo, con disappunto, come mi abbia sottratto d’imperio il finale.
Grrrrr!!!!

Mauro Artibani
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