mercoledì 27 gennaio 2016

TUTTI PAZZI PER L'INFLAZIONE

Si dice in giro: se l'inflazione non morde è un problema!
Il problema dei problemi insomma?
Questa volta mi astengo, anzi mi mordo la lingua e lascio dire: "Il forte deprezzamento del petrolio, le cui quotazioni in un anno sono scese di oltre il 30%, ha avuto effetti devastanti sull'inflazione, portando il tasso medio del 2015 a fermarsi allo 0,1%. E' innegabile che l'effetto petrolio abbia influito in modo pesante sui listini al dettaglio in tutti i settori. Nel corso del 2015 si è registrato infatti un vero e proprio tracrollo delle quotazioni, che ha provocato effetti a catena sui prezzi al dettaglio e sui costi delle materie prime, determinando una forte frenata nella crescita dei listini al dettaglio in tutti i settori. Se saranno confermati i segnali positivi provenienti dai consumi delle famiglie, che negli ultimi mesi del 2015 sono apparsi in crescita, i prezzi al dettaglio torneranno a crescere, portando il tasso di inflazione a livelli accettabili".
Paura eh?
Ma da dove arriva cotanto allarme?
Da un petroliere che vede ridurre i profitti? Ne avrebbe ben donde!
Ennò, acqua, acqua, acqua.
Dal governatore della Bce, che ha l'incombenza istituzionale di tenere l'inflazione prossima al 2% e non ce la fa?
Macchè, acqua, magari calda, ma ancora acqua.
Da quella Politica che non sa che pesci pigliare?
Nemmeno, ancora tanta acqua, pochi pesci.
Da quelli di Confcommercio, che si barcamenano tra paura e speranza?
Uffa, no!
Signori, non ci siamo.
Vabbè ve lo dico per non tenervi troppo a bagnomaria: Carlo Rienzi!
Chi è costui?
Carlo Rienzi , ovvero il Presidente del Codacons, ovvero di un'associazione per la tutela dei consumatori.
Gulp!
Ma porcoggiuda, se si spera in quell'inflazione che alza i prezzi per contrastare quella deflazione che li abbassa, rifocillando il potere d'acquisto, i conti non tornano.
Se poi questa dannata crisi si manifesta proprio al centro dello squilibrio tra offerta in eccesso e domanda in difetto, si può parteggiare per l'inflazione?
Nossignore: mi tocca rammentarle, in barba agli anatemi, come proprio quella deflazione sia parte di quei dispositivi del mercato efficiente che possono rimediare a quello squilibrio che impalla gli scambi. Già, proprio là dove i denari son pochi e le merci son tante, magari per dare ristoro ai suoi rappresentati!
Se non bastasse la teoria economica, lo dice pure la cronaca: "La drammatica e continua discesa dei prezzi del petrolio è tale, e l’offerta della materia prima è così in sovraccarico, che alcune società di trivellazione dell’impero dei fratelli Koch sono disposte a pagare mezzo dollaro per ogni barile di greggio venduto. È il caso paradossale venutosi a creare nel North Dakota per il business del greggio di bassa qualità".
Tanto le dovevo per debito d'ufficio.

Mauro Artibani



mercoledì 20 gennaio 2016

SE MODERI IL SALARIO, MODERO LA SPESA!

Moderazione salariale e flessibilità del lavoro, recita la BCE nel bollettino mensile.
Dicono: “esiste il rischio che la creazione di posti di lavoro risulti insufficiente a ridurre la disoccupazione per un periodo di tempo significativo se la moderazione della dinamica salariale non sarà sufficiente a stimolare l’offerta di lavoro.”
La Banca Centrale Europea sembra intendere che solo redditi moderati e flessibilità possono dar corso ad occasioni di occupazione. Si, insomma, chi deve produrre produrrà perchè ha un costo del lavoro al minimo e la flessibilità al massimo.
La regola: bassi redditi, gente disposta a tutto pur di lavorare; così si produce, si cresce.
Altro giro, altra corsa.
Dalla Banca d’Italia, intravvedono: “consumi insufficienti ed investimenti deboli perché i redditi ristagnano e le prospettive di occupazione sono incerte”. Insomma, non si cresce.
La regola: occorrono redditi adeguati per far consumare quanto prodotto; così si cresce, si investe, si produce, si crea occupazione.
Ricapitolando: per la prima, si cresce se il costo e la flessibilità della forza lavoro rendono conveniente produrre; per la seconda si cresce se i redditi da lavoro sono sufficienti a smaltire quanto prodotto.
I banchieri europei chiedono che si produca anche se verranno a mancare i redditi adeguati per acquistare quanto prodotto; la banca italica auspica redditi adeguati che faranno consumare ma appesantiranno il costo delle merci prodotte rendendole poco appetibili.
Fiuuuuu: contraddizioni.
Due ipotesi di scuola, due mezze verità.
Essipperchè nell’economia dei consumi - quel sistema circolare e continuo dello scambio offerta/domanda che genera ricchezza - produzione e consumo legati da un patto di necessità hanno l’obbligo, l’uno di sacrificare il reddito al costo del lavoro per rendere competitivo il prodotto; l’altro disporre del reddito adeguato che consenta di acquistare quanto prodotto.
Per uscire dall’assillo occorre individuare il punto di equilibrio tra cotanto contrasto: si può contenere il costo del lavoro di produzione per mantenere i margini di utile e continuare a produrre; si deve retribuire altresì quel lavoro di consumazione che smaltisce e fa nuovamente produrre.
Il costo di questo equilibrio deve essere ascritto alla voce profitto dei bilanci aziendali.
Già, il profitto, quella forma di reddito che remunera le incertezze ed il rischio di impresa.
La pratica di consumazione retribuita, assume l’onere dello smaltimento del prodotto et voilà meno incertezze, meno rischio d’impresa.
Essì, redistribuiti i rischi ed i carichi di lavoro, stessa sorte tocca ai redditi: un riequilibrio economico tra le parti, insomma. Tutto qui.
Mauro Artibani



martedì 12 gennaio 2016

ULALLA', PAGHE RIDOTTE PER GLI OBESI

Negli USA si prospettano riduzioni di stipendio perché sale il colesterolo; perché si ingrassa e si rischiano malattie cardiocircolatorie e diabetiche.
Questo incide sui costi delle polizze sanitarie sostenute dalle aziende.
2/3 degli americani sono sovrappeso; il 30 % dei cittadini ha una massa corporea che li colloca nella categoria degli obesi.
Il 62 % dei 135 top managers, in un vecchio sondaggio della Pricewater House Coopers, non trova di meglio che ritenere giusto far pagare contributi più elevati ai fumatori e ai dipendenti obesi dalle abitudini poco salutari.
La Clarian, un’ azienda dell’Indiana, ha deciso che dal 2009 i dipendenti che non si daranno da fare per rientrare nei parametri di peso, colesterolo, pressione sanguigna avranno una riduzione di stipendio di 30 dollari ogni due settimane.
Signori, vi ha dato di volta il cervello?
Ingrassiamo, si, questo il nostro mestiere. Stiamo ingrassando per rispondere convenientemente ai dettami del meccanismo economico: si produce, si deve consumare il prodotto; si produce di più si deve consumare di più.
Già lo facciamo con i nostri Fuffy, Pallina, Dik. Un animale domestico su tre è a rischio obesità, proprio come Noi. E non finisce qui.
Perché, altrimenti, acquistare 109 telefonini ogni 100 abitanti? Ad esserci improvvisati Multitasker: individui, che fanno cento cose tutte assieme, privi di concentrazione? Colpa Nostra avere gli armadi ingolfati? Colpa Nostra per le discariche che scoppiano? Colpa nostra, insomma, se Consumiamo? Questo il Nostro lavoro. La Nostra forza ! E’ vero, l’attitudine ci sostiene. La voglia non ci fa difetto; saremo in grado di essere pure recidivi.
Nel 2015, le persone con 10 o 15 kg di grasso in più sembra siano il 75 % ; gli obesi , invece, il 41 % .
Bene, per rispettare la tabella di marcia dovremo continuare a nutrirci con piatti ricchi di grassi e zuccheri; cibarci, rigorosamente, di derrate industriali; pranzare, possibilmente, nelle friggitorie o nei fast foods. E per non inficiare tale esercizio: stile di vita sedentario!
Poi mettiamo giù l’asso: ” le risorse economiche sono sempre state distribuite sulla base del principio del contributo alla produzione” afferma J.R.Oppenheimer.
Giust’appunto chiediamo, risolutamente, di essere assoldati da Lorsignori che producono per non far mancare questo nostro innegabile contributo produttivo, che potrebbe venir meno se solo decidessimo di sottoporci a dieta.
A buon intenditor, poche parole.

Mauro Artibani