venerdì 28 ottobre 2011

I GIOVANI PATISCONO IL FUTURO, L’ECONOMIA IL PRESENTE

L’impatto sociale di quel che fanno risulta arcinoto, del loro fare economico meno, eppure sono l’oggi ed il futuro; hanno idee, vigore e salute; sono istruiti, flessibili, prolifici; hanno disposizione all’acquisto che poi consumano dando sprone al produrre che sprona l’occupazione; dispongono di capacità contributiva, contribuiscono a pagare le pensioni; governeranno il domani. Risorse a iosa, insomma, buone per migliorare la produttività del sistema economico. Risorse appannaggio di queste generazioni, quelle che… massì gli 81.000.000 di giovani disoccupati nel mondo, il 10% in Eu il 18% negli Usa. Poi ci sono quelli inoccupati, quei 2.000.000 di Neet* censiti in Italia; ed ancora quelli sottoccupati, quelli precari e quelli sotto remunerati. Risorse, quelle, non utilizzate, sottratte allo sviluppo che diventano zavorra, costo! Già, per loro salari e stipendi insufficienti oggi, le pensioni domani; mancando pure di “affidabilità creditizia” non confezionano quella domanda che sprona la crescita. Mal impiegati, viene sperperato il loro capitale umano; esclusi, disperso capitale sociale. Questo loro disagio genera allarme sociale. Aumenta con loro il debito privato, si riduce la capacità contributiva, aumenta il debito pubblico, aumenta pure la domanda di assistenza, sussidi e tutele. Vivono tutto questo dentro un mondo reflazionato in tutte le salse che se ha sostenuto la domanda, non ha trasferito effetti positivi sull’offerta di lavoro, ancor meno sui redditi di quel lavoro. Quando quel mondo annaspa le diseconomie si rendono evidenti, i nodi vengono al pettine. Capitani di ventura randagi, tutt’intenti a vincere la battaglia della competizione d’azienda, fanno la gestione separata dei fattori della produzione, confliggente con quella del consumo, mandando in mille pezzi la produttività dell’intero sistema. Annichilite le risorse, i nostri patiscono il futuro, l’economia il presente. Già, senza reddito smettono di tirare la volata agli acquisti né, consumando, spingono le imprese a riprodurre alterando la continuità del ciclo. Tenuti fuori dal meccanismo economico-produttivo, questo il minimo che potesse capitare: remissione per tutti! * NEET acronimo inglese di "Not in Education, Employment or Training" Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.splinder.com www.professioneconsumatore.org

giovedì 20 ottobre 2011

18 OTTOBRE, A CHE PUNTO E’ LA CRISI ?

Il 18 ottobre, un giorno qualsiasi, a quattro anni dallo scoppio della crisi economica globale, prendo al volo dalla rete un resoconto e due proclami istituzionali e ve li mostro. Nelle minute dell'ultima riunione del 20-21 settembre della Fed, Ben Bernanke e soci scrivono: "I partecipanti alla riunione vedono una considerevole incertezza in vista di una graduale ripresa della crescita economica". Dunque non solo graduale ma pure considerevolmente incerta la crescita. Dopo che quei tizi hanno tentato di mettere pezze a più non posso, non è un bel sentire. Niente paura: la Commissione europea presenta la road map per uscire dalla crisi finanziaria, restaurare la fiducia nell'area euro e nell'Europa nel suo complesso. “La road map - dice il presidente della Commissione Ue, Jose' Manuel Barroso - è la risposta per una svolta”. Poi chiosa: ''La fiducia puo' essere ristabilita solo attraverso una immediata implementazione di tutte le misure di cui c'è bisogno per risolvere la crisi''. Non pago richiosa: ''Soltanto in questo modo saremo capaci di convincere i cittadini europei, i nostri partner e i mercati che abbiamo le soluzioni alle sfide che l'economia sta affrontando''. Ma porc..convincere i cittadini che la soluzione passi per l’implemento delle misure di cui c’è bisogno? Ms. Barroso la prego, ha dimenticato di dire quali siano quelle di cui c’è bisogno? E ancora: Juncker, presidente dell’eurogruppo, annuncia 10 proposte per scacciare la crisi. Ullallà! al punto 6: "Un programma di crescita economica per i paesi più in difficoltà". UN programma insomma, non IL programma delle cose da farsi, per la crescita economica. A quattro anni di distanza qualcosa, non meglio specificato, viene auspicato, non fatto! Brrrrrr. Che Lor Signori non sappiano che pesci pigliare? Io, Professional consumer un’idea l’avrei: Che ne direste di farvi promotori e gestori di una ricapitalizzazione dell’azienda “Consumatori spa”, una multinazionale che, quando ha la capacità di spesa la spende per smaltire quell’invenduto che fa riprodurre, che fa lavorare, che genera occupazione, poi reddito, insomma, che fa crescere almeno di 2/3 del Pil ? Un bell’aumento di capitale al quale dovranno essere sollecitati ad aderire quelli che hanno riserve di reddito non investite né spese; quelle insomma sottratte alla crescita. Vi sia buona consigliera la notte. Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.splinder.com www.professioneconsumatore.org

giovedì 13 ottobre 2011

PER USCIRE DALLA CRISI TOCCA RICAPITALIZZARE I CONSUMATORI

Le Imprese producono troppo, retribuiscono poco, impallano il mercato svalutando il valore delle merci che hanno prodotto; bruciano ricchezza, bloccano la crescita. Sottraggono a quella crescita riserve di capitale che non vengono investite. I Consumatori hanno acquistato tutto, hanno poi smaltito fino ad inquinare pur di far crescere l’economia, ora affogano in un mare di debito. Ci sono ancora quelli del credito, screditati, che non fanno più credito. In ultimo gli Stati, anch’essi indebitati, che debbono risanare i conti e mancano di spendere per la crescita. Insomma, il meccanismo dello scambio risulta bloccato: non si vende, né si acquista. In un mercato di tal fatta si mostra come i Produttori abbiano bisogno di acquistare quella domanda che smaltisce l’offerta. Questo il fatto nuovo, questo quello che la crisi dice, proprio mentre l’economia di mercato rischia il default. Per ripristinare l’equilibrio agli Imprenditori, azionisti di riferimento della società “libero mercato s.p.a.” , tocca insomma ricapitalizzare i soci Consumatori. Massì, un bel aumento di capitale che doti gli associati di adeguata capacità di spesa mettendo sul piatto i profitti d’impresa, quelli tenuti in cassa e non spesi per gli investimenti produttivi. Per quegli Imprenditori che aderiscono, un investimento: abbassando il prezzo delle merci, per smaltire il prodotto, viene rifocillato quel potere d’acquisto che smaltisce. Così investiti quei profitti consentiranno di poter nuovamente produrre, riprendere a crescere e tornare a fare utili. Per questa via si va oltre la crisi; percorrendola fino in fondo si risanano le casse pubbliche. Approfittando del profitto si può fare centro, altro che sterilizzarlo dentro prelievi patrimoniali! Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.splinder.com www.professioneconsumatore.org

giovedì 6 ottobre 2011

USCIRE DALLA CRISI GOVERNANDO LA PRODUTTIVITA’ DI SISTEMA

La crisi che dal 2007 impazza per il mondo mostra come la gestione efficiente dei soli fattori capitale/lavoro, risulti insufficiente a governare l’efficienza dell’intero sistema produttivo. Dentro un sistema economico, circolare e continuo, il rapporto che allinea produzione e consumo rende necessario istituire sinergie di processo tra gli operatori operanti, per tenere fluido il meccanismo dello scambio domanda/offerta e rimuovere le aporie che si generano nelle fasi negative del ciclo produttivo. Fin quando l’automazione dei processi e l’innovazione tecnologica hanno espanso la capacità produttiva delle imprese, riducendo nel contempo l’impiego di lavoro, quei gestori dei fattori della produzione passavano all’incasso: efficaci gli input, buono l’output. Quando quella sovraccapacità genera un eccesso di offerta non smaltito dall’insufficienza del reddito - risultato della riduzione del costo del lavoro, della contrazione dell’offerta di lavoro, della precarietà di quel lavoro - la produttività di quel produrre collassa. Fin quando il credito ha rifocillato l’insufficienza di quei redditi, consentendo ai Consumatori di smaltire l’offerta, si è confezionata la crescita, si è generata ricchezza: efficace l’input, buono l’output. Quando il debito supera il livello di guardia ed il credito si mostra inattingibile si contrae la domanda, l’offerta torna invenduta; si svaluta il valore di quei beni, si riduce la crescita, viene bruciata ricchezza. Gli output: dalle stelle alle stalle. Quando, insomma, risulta alterato proprio quel rapporto tra la quantità dei fattori impiegati e le quantità di prodotto ottenuto e consumato, la necessità di un coordinamento nella gestione dei fattori di produzione e consumo torna a farsi prepotente. I gestori della produzione e quelli del consumo hanno la necessità di calibrare nuove azioni operative sul mercato; mettere a regime le risorse di ruolo, comporre sinergie per recuperare l’empasse. Ai Produttori tocca raddrizzare i modi del loro fare. Rendere efficiente l’impiego delle riserve di capitale*: se si teme di investire per produrre invenduto sottraendo denaro alla crescita, si investa per vendere l’eccesso già prodotto; riducendo il prezzo di quelle merci torneranno sufficienti redditi insufficienti, troverà ristoro il potere d’acquisto, mitigato il debito. Si potrà consumare, si potrà tornare a produrre, a lavorare, a crescere, a guadagnare. Eggià, smaltire l’invenduto restituisce scarsità alle merci, ripristinandone il valore; l’impresa riacchiappa scampoli di capacità competitiva. Anche ridurre l’impiego di quegli strumenti di reflazione, ormai inefficaci nel sostenere la domanda per contenere i costi, è utile; migliora gli utili. Ai Consumatori tocca produrre domanda, la risorsa più appetibile sul mercato, altro che acquistare quel che si trova. Buona per sottoporre a controllo qualità e quantità dell’offerta, migliorare la redditività del reddito disponibile; rendere ineffettuale pubblicità e marketing nel confezionare il prodotto, come pure il ricorso al credito: si accorciano ipertrofiche filiere produttive, si contengono costi e prezzi. Prodotti domandati, eco-compatibili, limitano l’impiego delle risorse naturali, contraggono i volumi di smaltimento, contengono i costi per i Produttori e il prezzo per i Consumatori; migliora pure la produttività sociale del mercato, magari solo un pizzico. Il riequilibrio, poi, della propensione al consumo tra chi ha più e spende meno di chi ha meno e spende di più, elimina ristagni di reddito, rimette in circolo denaro, dispone una maggiore capacità di spesa di chi sovracquista per aggredire l’eccesso di offerta. Tornato l’acquisto si riproduce, aumentano gli utili di impresa, viene fornita spinta allo sviluppo economico. Tal riequilibrio, non una imposta patrimoniale cheppur non rimette il debito, deve disporre una diversa allocazione delle risorse economiche tra gli stessi operatori del consumo. Riequilibrare proprio la capacità di spesa riattiva il circuito della crescita; quella crescita che sostiene le entrate fiscali che risanano quel debito: due piccioni con una fava! * Le aziende americane continuano ad accumulare liquidita'. Nel secondo trimestre le loro riserve sono salite del 4,5% a 2.047 miliardi di dollari. Si tratta del livello maggiore dal 1945. Lo riporta la Fed. (ANSA 16/09/11) Mauro Artibani Per approfondire il tema trattato: PROFESSIONE CONSUMATORE Paoletti D’Isidori Capponi Editori Marzo 2009 www.professionalconsumer.splinder.com www.professioneconsumatore.org